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Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora
Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora
Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora
E-book195 pagine2 ore

Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora

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Info su questo ebook

Sul pianeta Laxyra, dopo due secoli di pace, in cui i 5 Regni, sotto la saggia guida di Wald-Hur hanno avuto modo di prosperare, succede qualcosa di imprevedibile, che sconvolgerà lo stato delle cose.
Il sottile velo tra bene e male è squarciato, nulla sarà più come prima, è giunto il momento delle grandi scelte.
Zhora, Flor-Hjan, Ma-Tek, Go-Liah, Wald-Hur scenderanno in campo su fronti opposti e tutto muterà, drammaticamente...
LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2015
ISBN9786050375152
Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora

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    Anteprima del libro

    Dark side (Cronache di Laxyra) - Zhora - Giuseppe Floriano Bonanno

    Prologo

    Il lungo e faticoso inseguimento nell'intricata foresta era arrivato all’epilogo. Dopo diversi giorni, davanti allo squadrone di cacciatori Elfi, si offriva finalmente la preda.

    La calda notte di fine estate, appena illuminata da un quarto crescente di luna, celava i giacigli ed i carri degli uomini della Regina Nera. Nella radura, che si apriva nell’intricato bosco di querce e noccioli, un centinaio di orchi e troll si erano accampati in attesa dell’ultima tappa del viaggio che li avrebbe condotti a destinazione.

    Argolas, il comandante della compagnia di elfi, dopo aver sommessamente esposto ai suoi uomini le linee dell’attacco, diede il segnale convenuto e, invisibili come ombre, gli assalitori sciamarono verso l’accampamento. I cacciatori, silenziosi e letali, eliminarono le inconsapevoli sentinelle tagliando loro le gole con affilatissimi coltelli di ossidiana.

    Nessun grido e nessun rumore squarciarono il silenzio della notte, i troll e gli orchi continuarono a dormire, ignari del pericolo. L’assalto che la compagnia di elfi portò, con ferocia e precisione, colse tutti di sorpresa. La resistenza opposta dai soldati dell’Orda Nera fu ben poca cosa, nessuno di loro sopravvisse alle affilate lame degli assalitori.

    In poco meno di un quarto d’ora era tutto finito, Argolas si avvicinò ai due carri su cui erano tenuti rinchiusi una cinquantina di giovani umani ed elfi e provvide a farli liberare dai suoi soldati.

    Laxyra

    I regni di Laxyra

    Darkland

    Capitolo I -  Zhora

    Flor-Hjan, intontito dal sonno e dai bagordi notturni, aprì con fatica gli occhi e gettò lo sguardo intorno a sé. Su uno specchio ovale di pregevole fattura si riflettevano le forme accattivanti di una figura dalla carnagione chiarissima, quasi diafana. I suoi soffici capelli bianchi scendevano sulle spalle solide, la schiena finiva sui glutei sodi che sembravano quasi sfidare la gravità poggiando sulle lunghe gambe, diritte ed atletiche.

    «Buongiorno Padrona.» sussurrò l’uomo.

    La figura si mosse attorno al letto ed occupò tutto il campo visivo di Flor-Hjan. I suoi occhi color ghiaccio ed il naso aquilino, che sormontavano le labbra carnose, regalavano al suo viso un aspetto che non poteva lasciare indifferenti. La sua bellezza era sconvolgente, affascinante ed inquietante al tempo stesso. Il seno prosperoso, l’addome piatto ed il pube glabro completavano l’immagine di una vera Dea: Zhora, la Regina Nera.

    Lei sorrise e, sbirciandogli il corpo muscoloso, lo osservò con uno sguardo, lascivo e gelido al tempo stesso, che gli fece accapponare la pelle.

    La donna raggiunse l’uomo sul soffice letto e lo avvinse in un abbraccio complice mentre le loro lingue, impegnate ad esplorare le bocche avide, si preparavano a nuove schermaglie amorose.

    Tre tocchi decisi contro la porta di rovere mandarono però in  frantumi l’incanto del momento.

    «Regina?» chiese una voce in falsetto

    «Sì...»

    «Ho importanti e gravi notizie da riferire.» continuò la voce, sempre più titubante.

    «Aspettate solo un momento.» rispose la donna infastidita.

    Zhora, dopo aver indossato una vestaglia trasparente di seta nera, andò ad aprire la porta facendo entrare Fellow, il Gran Ciambellano di corte.

    L’ometto, imbarazzato, dopo essersi profuso in inchini e salamelecchi, iniziò a parlare balbettando: «Lo squadrone di Antras è stato intercettato nella Foresta di Endar da una compagnia di elfi… C’è stato uno scontro e… non ci sono stati superstiti. Il carico è andato… purtroppo… completamente perduto.» terminò quasi tremante.

    Un vaso di terracotta, scagliato rabbiosamente da Zhora, dopo essere passato a meno di un palmo dalla testa di Fellow, si andò ad infrangere contro lo stipite della porta.

    «Dannazione! Questi maledetti elfi sembrano divertirsi a crearci dei problemi. A questo punto non possiamo che rispondere alle loro azioni con egual forza e durezza!» esclamò furiosa la regina.

    Zhora, rivoltasi poi a Flor-Hjan, che stava osservando la scena, comodamente adagiato sul letto a baldacchino, lo investì con un fiume di parole: «I tempi sono ormai maturi, se è questo che vogliono, daremo loro una lezione che non dimenticheranno tanto facilmente. Sospendi subito ogni altra attività ed azione e dedicati a pianificare una campagna in grande stile contro le terre di confine di Evyland. Non curarti d’altro se non di infliggere loro il maggior numero possibile di danni a cose e  persone. Uccidete chiunque vi contrasti il passo, devastate terre e villaggi, fate tabula rasa alle vostre spalle e portatemi  nuovi schiavi!» urlò la donna in preda ad una crisi isterica  « I nostri vicini devono sapere, una volta per tutte, chi è davvero la Regina Nera!!! E ora andate via, lasciatemi sola!» li congedò, il volto paonazzo.

    Flor-Hjan, ormai avvezzo alla ferocia e agli scatti d’ira della sua padrona, si alzò, si rivestì con calma e, dopo un formale saluto militare, girò i tacchi.

    L’uomo si diresse poi, a passo spedito, verso la zona dei dormitori, situata nella parte più occidentale di Vahel, l’imponente e sinistro borgo fortificato, da cui Zhora governava Darkland.

    ***

    Flor-Hjan ‘il rinnegato’, così era conosciuto in quelle lande selvagge, da quando, un paio di cicli prima, in una sanguinosa rissa di taverna aveva ucciso per futili motivi un elfo piuttosto in vista. Per sfuggire alla pena capitale si era dovuto dare alla macchia lasciando la milizia di Nysok e rifugiandosi poi presso la Regina Nera.

    Alto e robusto aveva circa trenta cicli, portava i capelli rasati ed un pizzetto sempre ben curato. Nel suo viso da duro, deturpato da una profonda cicatrice sulla guancia sinistra, spiccavano due profondi occhi nocciola, tristi e melanconici, che da sempre gli facevano mietere successi con le femmine di qualsiasi razza.

    Mai avrebbe però pensato di poter un giorno far colpo addirittura sulla Regina Nera!

    Quando si era trovato al suo cospetto, la prima volta, lei lo aveva trattato con freddezza, quasi con indifferenza, liquidandolo dopo pochi istanti, come si fa solitamente con chi non conta nulla o non desta alcun interesse.

    Era stata grande, dunque, la sua sorpresa, quando, qualche giorno dopo il suo arrivo a Vahel, era stato nuovamente convocato, questa volta addirittura nei suoi appartamenti privati.

    La regina lo aveva accolto fasciata in un vestito nero che aderiva alle sue forme procaci esaltandone la prorompente sensualità. Dopo i convenevoli di rito la donna aveva subito iniziato a bersagliarlo con decine di domande, alcune di mera cortesia, altre molto più intime.

    Dopo un tempo che a Flor-Hjan parve infinito, Zhora lo aveva infine invitato ad accompagnarla e lui, titubante e preoccupato, l’aveva assecondata seguendola lungo un dedalo di scale, camere e corridoi. Nei locali, fiocamente illuminati da torce infisse nelle pareti di roccia, regnava un’atmosfera cupa e lugubre. Dopo un intricato percorso i due erano alfine giunti in una grotta con un alto soffitto a volte, in cui sinistri fuochi ardevano in giganteschi bracieri.

    Al centro del locale, nel pavimento, si apriva una grande piscina, colma fino all’orlo di un liquido rosso cupo.

    Zhora, volgendogli le spalle, si era spogliata con grande naturalezza e si era poi immersa fino al collo in quel liquido ribollente, invitandolo a fare altrettanto. Il rosso vivo delle acque faceva risaltare maggiormente la sua carnagione bianchissima e lui ne rimase letteralmente stregato.

    Poco dopo, però, quando, liberatosi dei suoi abiti impolverati, era entrato nella grande vasca, con profonda sorpresa e crescente inquietudine, aveva avuto l'angosciosa sensazione di immergersi in una enorme pozza di sangue.

    ***

    Flor-Hjan si riscosse improvvisamente dai suoi ricordi, era infatti arrivato nella caserma dove alloggiavano le truppe scelte dell’Orda Nera.

    All’ingresso del corpo di guardia due sentinelle, un orco ed un troll, si fecero da parte dopo averlo salutato con deferenza. L’uomo infatti aveva  scalato rapidamente i vari gradi della milizia di Darkland ed era, ora, il comandante in capo delle truppe di Zhora.

    Il grande salone aveva le pareti completamente celate da rastrelliere che alloggiavano lance e scudi, elmi e balestre, picche e spade. Tutto lo spazio interno era occupato invece da grandi tavolacci di legno intorno ai quali decine di soldati parlavano, bevevano e giocavano a dadi tra urla, ingiurie e risate.

    Uomini e troll, elfi e gnomi, nani ed orchi, erano mescolati in un coacervo di razze e lingue, accomunati solo dall’essere reietti della società. Senza patria né ideali, feroci e duri, malvagi ed assetati di sangue, erano temuti ed odiati dagli abitanti di tutta Anaos.

    Flor-Hjan, entrando, impose il silenzio con la sua voce autorevole e profonda.

    «Ogni giorno, quando metto piede qui dentro, assisto sempre alle stesse scene. Vedo la solita accozzaglia di indisciplinati perdigiorno che spreca il suo tempo in alcol, gioco e risse. Vi state rammollendo, questa è la verità! Ma per vostra fortuna le cose stanno per cambiare. Vi porto infatti buone notizie: è giunto il momento di tornare in azione, la Regina mi ha ordinato di attaccare in forze i confini di Evyland! E, a parte i nuovi schiavi da portare a Zhora, avrete carta bianca. Chi è con me?» chiese, da navigato capopopolo.

    La risposta alla chiamata alle armi fu entusiasta, tutti si alzarono, alcuni salirono addirittura sui tavolacci, per esprimere con maggior forza tutto il loro entusiasmo.

    Flor-Hjan chiamò i suoi due luogotenenti, Alexar e Ghur, e, con essi, dopo essersi rinchiusi nella mensa degli ufficiali, si mise a studiare e ad elaborare i piani d’attacco per la campagna.

    I tre ufficiali decisero di suddividere la milizia  in due centurie da mille soldati ciascuna, e, per evitare problemi di relazione tra le diverse razze, una sarebbe stata formata interamente da orchi, troll e gnomi, e l’altra da elfi, uomini e nani.

    Alexar, un’elfa di una ventina di cicli, di incredibile bellezza, fasciata nel suo corpetto di pelle verde, che ne esaltava le  forme provocanti, lo ascoltava attentamente. I suoi occhi blu cobalto, dello stesso colore dei suoi soffici capelli lunghi, non lasciavano però trasparire dolcezza, ma solo una grande forza e indipendenza. Il suo sorriso aveva invece un che di forzato, tutt’altro che rassicurante.

    «Finalmente si torna in azione, Flor-Hjan, non ne potevo davvero più di stare con le mani in mani!» sussurrò entusiasta.

    «Così ha deciso la regina. Questa missione è proprio quello di cui avevamo bisogno, in queste ultime settimane stavamo ormai perdendo il controllo sugli uomini! Ad Evyland avremo abbondantemente modo di toglierci la ruggine di dosso.» convenne il comandante.

    «Anche io ero proprio stanca di dover fare da balia a tutti quei pazzi scatenati, e, lo ammetto, non vedo l’ora di menare un po’ le mani sul serio.» ribattè l’elfa con un sorriso malizioso.

    «Allora avrai di che divertirti, la Regina Nera è in preda ad uno dei suoi proverbiali accessi d’ira ed è stata molto precisa in merito. Vuole dare agli elfi dei territori di confine una dura e sanguinosa lezione e ci ha dato praticamente carta bianca sulle modalità.» la solleticò sorridendo il generale.

    «Dunque è finito il tempo delle blande schermaglie… il sangue questa volta scorrerà a fiumi…» disse un po’ turbata l’elfa.

    «Temo di sì, Alexar, ma è il nostro mestiere e ci piace, no?» concluse il generale.

    ***

    Flor-Hjan aveva un debole per Alexar. Era da poco giunto a Vahel, quando, una mattina di primavera, la fanciulla era arrivata nella fortezza, trafelata, ferita, il volto scavato dalla fatica e dalle privazioni. Aveva balbettato una storia confusa, convincente abbastanza, però, per essere accolta nell’Orda Nera.

    In seguito, entrati in confidenza, la giovane gli aveva poi raccontato cosa le era davvero successo. Un ricco e potente senatore elfo aveva perso la testa per lei, e, una notte, dopo una fastosa festa nella sua magione, in cui l’alcol era scorso a fiumi, aveva tentato di possederla con la forza. La reazione di Alexar era stata istintiva e violenta, afferrato un pesante candelabro d’argento, lo aveva fracassato sulla testa del senatore e si era poi dileguata. La successiva morte del potente politico l’aveva costretta a fuggire lasciandosi definitivamente alle spalle la famiglia, una delle più illustri del paese, ed il ruolo di rilievo che le sarebbe spettato, per diritto di nascita, nella sua città, Edar.

    Flor-Hjan, da allora, l’aveva presa sotto la sua protezione, in parte perché ne era visibilmente attratto, ma, essenzialmente, perché era davvero un’abile guerriera. Ogni suo approccio per approfondire ulteriormente la loro conoscenza era invece sistematicamente naufragato in un rifiuto netto e deciso, fino a che, fattosene una ragione, aveva lasciato perdere. L’elfa era diventata, comunque, il suo braccio destro. Coraggiosa ed esperta, era infatti una combattente efficiente, spietata e sanguinaria, perfetta per eseguire gli ordini di Zhora e per guidare in battaglia i famigerati soldati dell’Orda Nera.

    ***

    Il giorno successivo, mentre Alexar stava facendo a Flor-Hjan un minuzioso rapporto sulla preparazione della centuria assegnata al suo comando, si avvicinò loro Ghur, l’altro luogotenente. Era, questi, un orco pallido, alto quasi sette piedi, un’autentica montagna di muscoli distribuiti su un corpo coperto di cicatrici, il cui volto, davvero spaventoso, incarnava il peggiore degli incubi notturni.

    «Comandante, la mia centuria è pronta, sono tutti ansiosi di partire ed assetati di sangue, aspettiamo solo i tuoi ordini. Ci muoveremo domani al sopraggiungere delle prime ombre della notte.» comunicò con la sua voce gutturale.

    Poco dopo si sedettero tutti e tre ad uno dei tavolacci della sala mensa ed iniziarono a sorseggiare una birra gelata e schiumosa.

    Flor-Hjan, illustrati loro quali fossero i rispettivi obiettivi e quali le zone di competenza, fece le ultime raccomandazioni del caso e, infine, li congedò: «Ghur, voi vi muoverete ed agirete prevalentemente con il favore delle tenebre; mentre tu, Alexar, potrai agire con maggior

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