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The pros and cons of teen spirits
The pros and cons of teen spirits
The pros and cons of teen spirits
E-book213 pagine2 ore

The pros and cons of teen spirits

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Info su questo ebook

La Vita è un viaggio.....

Questo è un viaggio in un Amore infinito tra due folli, due disgraziati (senza Grazia) capaci di darsi e togliersi tutto.

Tutto? Si può fare!

Separazioni, lotta contro un tumore, il rapporto con i figli, il lavoro, la continua analisi di se stessi... le grandi peripezie dei giorni d'oggi.
LinguaItaliano
Data di uscita4 ago 2015
ISBN9786050403282
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    Anteprima del libro

    The pros and cons of teen spirits - Filippo Lo Nigro

    Epilogo

    Prefazione

    In prima di copertina particolare di:

    Apollo e Dafne del Bernini

    Galleria Borghese – Roma

    Un ringraziamento di cuore a:

    Rita Capodicasa e Giuseppe Compagno

    per le correzioni apportate alla bozza ed i loro suggerimenti

    The pros and cons of teen spirits è un’opera di fantasia.

    Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o persone

    realmente esistite o esistenti è puramente casuale

    Diritti riservati

    .. il vaso ermetico, il contenitore più adatto per l’emersione della propria personalità autentica, si conosce soltanto nella relazione.[..] sosteniamo che è possibile visualizzare e toccare con mano la propria soggettività, il proprio essere, quelli che siamo, soltanto se accettiamo la dimensione del sentimento. L’indegnità, i propri aspetti perversi, la possibilità di comportarsi nel modo peggiore possibile emergono soltanto nell’unione con un altro. Non dobbiamo fidarci delle persone corrette, che siano tali solo perché non si avventurano su questo terreno. E’ molto facile essere fedeli alla verità, capaci di non volere il male dell’altro ed essere generosi, quando si è fuori dalla relazione: la verità è che la propria indegnità di uomini, il proprio lato oscuro, emerge solo in questa situazione. Dicendo emerge si sottolinea che a nessuno di noi è concessa la possibilità di sottrarsi a questo tipo di test che è strutturale al rapporto. Ciò fa emergere i nostri lati peggiori che è necessario conoscere e attraversare per poterci entrare in contatto.

    Jung afferma nei suoi lavori sul transfert, che nel rapporto analitico emergono gli aspetti più alti e più bassi dell’umana spiritualità. Nella simbologia alchimista che Jung utilizza per la sua tesi, il basso e l’alto sono la stessa cosa. In questo tipo di rapporto dove emerge la nostra malvagità e sperimentiamo fino a che punto possiamo essere violenti, scopriamo anche quale può essere la nostra forza, la nostra luce, perché se siamo capaci di fare una cosa siamo anche capaci di fare il suo opposto.

    La mia luce e la mia forza posso vederle soltanto attraverso il mio buio.

    ALDO CAROTENUTO

    0 – Reo

    Ieri l’ho schiaffeggiata e l’ho spinta fuori di casa. Qui a Catania. Stavolta non ero ubriaco. Avevo dimenticato la mattina di assumere il Cypralex, ma non credo che in qualche modo questo abbia influito sul mio stato. O no? Boh! Comunque è andata così.

    Pentito? Sconvolto? Qual è il mio stato d’animo? Torpore, disorientamento .. Sono un fiume che ha rotto tutti gli argini..

    Mi sembra sia stata una cosa gravissima, allo stesso tempo non posso non pensarla come un’azione risultante di tutta una serie di sollecitazioni di una violenza e di una gravità inaudita.

    E’ una giustificazione? No, non credo. Non c’è giustificazione. Tra l’altro proprio un’azione, oltre che grave, stupida, perché come si suol dire mi sono fatto più torto da solo che altro.

    Giorni fa lei ha ..scassato a legnate (parole sue) sua figlia Cinzia. Stesso rapporto di forza? E’ una situazione paragonabile?

    I suoi occhi pieni di sufficienza, di distacco, di stanchezza, mi hanno fatto ri-entrare in uno stato totalmente folle.

    Non ci rendiamo conto, ogni giorno, quanto lavoriamo per stare dentro i cosiddetti canoni della normalità. Siamo costantemente sottoposti a sollecitazioni, discorsi, domande, situazioni, .. intollerabili e che, invece, tolleriamo, accettiamo, sopportiamo. Sì, sopportiamo, con stoicità direi.

    Quante volte ti verrebbe da dire: non me ne importa un cazzo di quello che stai dicendo, che vuoi da me, non ti voglio sentire, non me ne frega niente di quello che dici, non voglio fare quello che sto facendo, che ci faccio qui, voglio andare via, chi è questo o questa, …. quante … cazzate, quante cazzate, quante cazzate..

    E li sopporti, li sopporti, pensi di farcela, no, non ci pensi neanche, pensi che sia normale. Normale?! Ed invece probabilmente ti si erode, attimo dopo attimo, un serbatoio che è ‘finito’, finisce ..

    Ora, per reagire, mi sono messo qui a scrivere, non so cos’altro fare. Ho fatto qualche partita a scacchi, ho bloccato tutti i contatti che in qualche modo potessero avere a che fare con lei su whatsapp, …. mi devo difendere da me stesso perché so che starò male senza lei … non ne voglio più sapere niente! Mi ha distrutto la vita!

    No! Sbagliato! Gliel’ho consentito. Che minchiata dare la colpa agli altri. Agli altri, in genere, non gliene frega niente di noi (quanta acredine in me!).

    Sì, gesti, solo gesti di un qualche affetto, per il resto è solo un mettere come priorità più alta se stessi e, poi, a scalare, tutto il resto.

    Ho parlato solo con Enrico e Germana, ne ho accennato a Ruggero …. i miei figli maggiori. Saranno miei figli sempre, volenti o nolenti, un punto fermo cazzo!

    L’altro giorno sua figlia, la piccolina, parlando di Titti, mentre era arrabbiata mi ha detto che sua madre è la sua ex mamma. La sua ex mamma!!. Stiamo insegnando, abbiamo insegnato ai nostri figli che non c’è niente di certo, tutto può diventare ex.

    Cauto, molto, quando ho parlato con Germana, non voglio caricarla di pensieri (sto pensando a lei prima che a me, prima eccezione rispetto all’affermazione perentoria fatta prima: c’è qualcuno a cui si pensa prima di se stessi!), sta studiando. Oggi a Berlino è più fresco, nei giorni scorsi si sono sfiorati i 40°.

    Io rappresento – ho detto ai miei figli – un futuro che non è più importante. Consolidare, ha bisogno di consolidare, ciò che c’era prima di me. Io sarò un Malaussène..

    Titti, mente sopraffina, ti sta passando per la testa qualcosa di strano?

    Una volta mi hai detto: Una situazione straordinaria potrebbe essere quella che mi vede gravemente ammalata, allora potrei prendere in considerazione un ritorno al passato.

    PARTE I

    1 - Incontro

    Erano i primi giorni di maggio del 2011. La prima volta che l’ho vista.

    Che mesi di lavoro, quei primi mesi del 2011! Non credo di essere mai stato, né credo riuscirò mai più, ad essere così bravo al lavoro. A gennaio di quell’anno ero diventato Capo dello Stabilimento di produzione di Isola delle Femmine. Che onore, che orgoglio!

    Raramente era successo che un non laureato arrivasse a quel punto. Non lo so se per questo, perché dovevo dimostrare che me lo meritavo, o perché effettivamente il mix esperienza, preparazione, intelligenza, maturità, capacità relazionale era al suo picco nella mia vita, ma in termini assoluti difficilmente sarebbe stato possibile fare di meglio, per chiunque.

    La manutenzione corrente, l’esercizio, la sicurezza, l’ambiente, i progetti, l’attenzione agli obiettivi economici, la collaborazione con la nostra struttura che stava preparando il rinnovamento dello stabilimento, i rapporti tra tutti, direzione e lavoratori,.. tutto al top!

    Governo e condivisione delle azioni, implementazione di una serie di tools gestionali efficaci, massima attenzione alla motivazione dei collaboratori ed una mia profondissima conoscenza dell’impianto e delle sue criticità erano gli ingredienti di quel periodo di proficuo lavoro.

    Ottima azione riconosciuta da tutti, anche da quelli che erano molto scettici o prevenuti nei miei confronti.

    Gabriella e Fabrizio (due miei primi collaboratori) mi avevano confessato che, prima che io arrivassi, avevano stretto un patto di alleanza tra loro per difendersi da me, nel caso in cui ce ne dovesse essere bisogno.

    Dopo solo pochi mesi di mia gestione vennero a dirmi che si sentivano diretti da un vero capo.

    L’entusiasmo coinvolgeva un po tutti.

    Fofò Riolo, il più anziano tra i Capi Reparto, vedeva inizialmente di malocchio la riunione giornaliera che avevo istituito la mattina tra esercizio e manutenzione, poi non potè più farne a meno, mi venne a trovare per dirmi che, per la prima volta, gli erano perfettamente chiari gli obiettivi e le azioni del breve, medio e lungo termine, che era possibile concertare, condividere le priorità di azione. Quando si ritrovò a frequentare, in altra sede, un corso di management, mi raccontarono che, arrivato ad un certo punto, lui, così restio e timido nel parlare in pubblico, si alzò per dire: Ma il mio capo queste cose le fa tutte!

    L’attenzione non veniva prestata solo per le cose all’interno del nostro recinto. Lo Stabilimento sorge proprio dentro la città, prestavamo, quindi, massima attenzione per tutti i processi che in qualche modo potevano avere a che fare con l’ambiente. Analoga attenzione c’era per la situazione sociale del territorio a noi vicino.

    Cercavo in ogni modo di coinvolgere le maestranze ed i tecnici locali. Una direzione di cantiere, un giardiniere, .. per qualsiasi cosa che non fosse troppo specialistica veniva privilegiato il conterraneo.

    Prima di divenirne Responsabile, conoscevo già molto bene quell’impianto. Dal 2008 al settembre 2010 avevo avuto un doppio incarico: Responsabile delle officine nelle isole Eolie e Capo Manutenzione proprio lì, a Isola delle Femmine.

    Quel periodo di doppio incarico era stato faticosissimo. Grandissima quantità di lavoro, di mia energia contesa tra due incarichi complessi. Con i siti di mia competenza a 6 ore di distanza (tra auto e traghetti) l’uno dall’altro. Le mie giornate, a quei tempi, cominciavano a volte alle 4 di mattina per finire alle 23. Circa 50000 km/anno in auto e centinaia di ore sui traghetti.

    In quel precedente periodo a Isola delle Femmine, a causa del mio sovraccarico, avevo avuto rapporti difficili con alcuni colleghi, in primis con il capo stabilimento mio predecessore, Michele Vinci. Per questo, memori del mio carattere difficile, sia Gabriella che Fabrizio temevano il mio arrivo al posto di Michele.

    Il doppio incarico era finito nel settembre del 2010. Mi era stato chiesto dalla Società quale dei due incarichi avessi voluto tenere ed, anche per quel rapporto difficile con Michele, avevo chiesto di mantenere il solo incarico alle Eolie.

    Sennonché, dopo solo 2 mesi, nel novembre, la Direzione Centrale se ne era uscita con un’altra proposta, una promozione: prendere il posto di Michele che, a sua volta veniva trasferito altrove.

    Renato, uno dei miei colleghi, nel corso del mio saluto al termine del mandato di Capo Manutenzione, mi aveva regalato un boomerang con su scritto Per non dimenticare la strada del ritorno. Essendo ritornato come Capo Stabilimento dopo solo 3 mesi, ritenemmo quel boomerang magico.

    Ritornando a quel maggio 2011, tra le tantissime innovazioni pensate e realizzate in quel fervido periodo, c’era pure quella di migliorare, visto che la maggioranza delle azioni della nostra società erano transalpine, la conoscenza del francese per tutti i componenti dello staff direzionale: Gabriella, Fabrizio, Renato ed io.

    Anche per questo incarico, per scovare qualche candidato, ci rivolgemmo alle istituzioni locali. Cercavamo un docente di francese disponibile a venire nella nostra sede, per tenere lezioni di circa due ore, per due volte alla settimana.

    Avevo posto come referente della cosa Gabriella che avrebbe avuto il compito di vagliare le candidature ed organizzare i colloqui di selezione.

    Avendo avuto sentore di questa nostra esigenza, venne a trovarmi in ufficio, dopo una telefonata di contatto, Mauro Messineo, precedente e discusso capo stabilimento di metà degli anni 90. Discusso perché la sua gestione, per i canoni dell’epoca, era durata molto poco a causa di una quiescenza che ai più apparve coatta, e perché, inoltre, si riteneva succube di uno dei suoi collaboratori. Mi venne a trovare in quanto suocero di una delle candidate che avevamo convocato per qualche giorno dopo, Tiziana Mineo.

    Dopo le presentazioni, l’anziano Capo mi aveva detto che riteneva quel luogo casa sua. L’ufficio, nell’assetto strutturale che trovai, lo aveva realizzato lui, ed era fiero in particolare del piccolo bagno privato interno all’ufficio.

    Vantandosi pure di essere stato il committente di buona parte degli arredi ancora presenti, si congratulò per la mia personalizzazione. Nel locale, oltre alla scrivania ed al tavolo da riunione esistenti, avevo collocato due divanetti ed un tavolinetto dove non mancava mai un cesto con frutta fresca.

    Non era venuto per fare una raccomandazione, o meglio, non nel senso tradizionale del termine, mi volle anticipare che sarebbe venuto ad accompagnare sua nuora, brava e preparata, che attraversava un momento particolare: aveva terminato solo da qualche giorno una cura chemioterapica.

    Chiaramente manifestai dispiacere per la cosa ed assicurai che la selezione dei candidati si sarebbe svolta a breve e che avrei accolto con molto piacere la visita sua e della congiunta.

    Dopo qualche giorno eccoli. Avevo appena finito una delle tante riunioni e Simone (il portiere) mi avvisò dell’arrivo degli ospiti, disposi che fossero accolti per le prime verifiche da Gabriella.

    Espletate le prime formalità, Gabri mi chiese se potevo riceverli e si accomodarono da me sui divanetti: Gabri, Messineo e questa donna un po’ titubante. In imbarazzo, per come mi avrebbe raccontato tempo dopo, perché accompagnata, contro la sua volontà, da un pensionato che voleva dimostrare di essere ancora in qualche modo influente, in una casa non più sua.

    Tiziana aveva capelli biondi, non mi accorsi che era una parrucca, graziosa ma non le dedicai una particolare attenzione, restai cordiale distaccato (maschera 2c).

    Vorrei utilizzare il metodo Funambule - diceva - credo sia quello più indicato per questo tipo di lezione. Molto interattivo e perfettamente calzante per un gruppetto di 4 alunni. Chiaramente dovremo fare un test per stabilire il vostro livello di partenza. Comunque, se pure il livello dovesse risultare variegato, il metodo potrebbe essere comunque efficace.

    Gabri, osservai, era colpita, sapeva del serio problema di salute di Tiziana e ne venne influenzata più di quanto lo fossi io. La mia massima priorità era cominciare al più presto le lezioni.

    Tenuto conto che gli altri candidati avevano avuto problemi a conciliare le loro con le nostre esigenze, detti il mio ok. Proviamo! Vediamo di effettuare il test di livello entro una, due settimane al massimo.

    Messineo ne fu molto contento, lei un po’ più rilassata ma non troppo. Sempre dopo tempo mi dirà che era stata colpita subito da me, sia fisicamente che dai miei modi.

    2 - Sinossi

    Cominciò, di lì a poco, un’estate movimentata; come tutto quel periodo (… veramente come tutti i miei periodi da molto tempo a venire qui).

    Al lavoro, dopo pochi giorni da quell’incontro con la Mineo, era giunta la novità che Gabriella sarebbe andata via, a Ravenna. Avrebbe preso il suo posto Michele, un junior livornese, molto sveglio, molto furbo.

    A casa mia, con Anna, mia moglie, non certo principalmente per colpa sua, le cose andavano in modo altalenante. Quell’anno sarebbero stati 27 di matrimonio. 27!! Una vita, tutta una vita insieme. Coetanei, fidanzati quando eravamo tredicenni. Sposati quando ne avevamo appena 20. Cinque splendidi figli, i nostri tre gioielli grandi, di età variegata e i due gemelli, i più piccoli, che ci richiedevano sia tanti pensieri che tanta fatica.

    Anna era ed è una donna straordinaria, seria, sempre a disposizione di tutti i figli. Sempre triste da un certo punto del nostro rapporto. Per causa mia.

    Non la trattavo male, anzi, forse proprio per questo ero ancora più crudele. Aveva suo marito accanto, sempre affascinante (per come mi definiva) e, però, palesemente alla ricerca di, sognante, qualcos’altro.

    Avevamo avuto tre crisi serie. La prima senza disturbi esterni le altre due per la presenza di una terza persona.

    La prima crisi quando avevamo 32 anni e solo i nostri due figli

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