Acqua su Marte
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Anteprima del libro
Acqua su Marte - Stefano Bandera
Acqua su Marte
di Stefano Bandera
racconti
Meligrana Editore – Priamo
Copyright Meligrana Editore, 2013
Copyright Priamo, 2013
Copyright Stefano Bandera, 2013
Tutti i diritti riservati – All rights reserved
ISBN: 978-88-6815-047-1
Immagine di copertina: Marco Crestani
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
info@meligranaeditore.com
Priamo
www.priamoedit.it
info@priamoedit.it
INDICE
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Stefano Bandera
Copertina
STORIE
Denti - Il terzo giorno - Il primo uomo sulla faccia della Luna - Iperuranide - Un decimo di caloria - Tramonto - Ossigeno - Lights off - Tiro a due - Magneti - La voce delle antilopi - Zippo - Non dire cappio… - La ragazza biscromica - Testaccio - Ginocchia di mucca - La scuola di Elea - Uri Geller - La porta chiusa - Il lupo 1 - Il lupo 2 - Se almeno non ci fosse questa luce - L’uomo più piccolo del mondo - Il gioco del mondo - La porta - Quarantena - Nothing - Il mio nome è Bond? - Burundi - Il barattolo di miele sonoro - Ablefaria - La prima bomba alleata su Berlino - Piccioni - La discesa - Sul ring
CRONACHE
Due - Houston, abbiamo un problema. - Canzone del maggio - Autogrill - Il Papapà - Anatre - Montesole - Le variazioni Goldberg - Odio l’estate - La caduta - Generazione zero euro - Il manuale delle giovani marmotte - Tra la vita e la morte avrei scelto l’America - Bebel 80 - Scarafaggi - C=Cospirazione - Il gabbiano – Pojechali
RITRATTI
La grande astronave madre - Full of Grace - Zolder 1982 - La leggenda del re pescatore - Concerto per sedia e pianoforte - Paso - Merda - Il vate - Ferro - One of us, one of us - Gatto - Mio zio - Tartari - Frost - Parigi in agosto - Gli occhi del poeta
BAMBINI
La storia del bambino con le ali - La storia del bambino senza nome - La storia del bambino senza ombra - Nella tasca del vestito di Anna - Gagarin
Priamo
Meligrana
Licenza d’uso
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Stefano Bandera
Scrittore in proprio e conto terzi
, Stefano Bandera ha pubblicato una dozzina di libri, quasi tutti per ragazzi. È anche manutentore del blog Circomedusa
e collabora al Webmagazine, La rivista Intelligente
, per cui pubblica pezzi di costume, attualità, poesie e altro. Ha scritto un romanzo che nessuno gli pubblica (forse a ragione) e ne ha un altro in cantiere (scrive tra un mattone e l’altro). Se qualcuno glielo proponesse scriverebbe volentieri guide turistiche.
Contattalo:
stefanobandera@tin.it
Seguilo su:
https://www.facebook.com/stefano.c.bandera?fref=ts
STORIE
Denti
Soltanto l’uomo che friggeva cavallette aveva una parvenza familiare. Gli altri si somigliavano l’un l’altro, mostravano lucide sinuosità serpentiformi, fisionomie dai tratti di medusa, arti le cui dita suturate parevano frattaglie di oltremondi, di immoti cespiti anneriti dal tramonto. Inerpicandosi lungo la scala di Giacobbe, si avvicinò alla donna che vendeva scolopendre. Erano vive, con la gola resa tumida dall’asma e dalle flebo di clorosorbitolo che le facevano assomigliare ad unicorni. Ne prese una tra le zampe posteriori e se la mise davanti allo sfintere: le sette chiostre dei crisoelefantini denti anali si avventarono sulla corazza argentea e in pochi istanti la ridussero a brandelli. Quando depose il primo uovo nella scatola, capì che l’uomo era una transizione e un tramonto, e una lucertola che corre sulla cera.
Il terzo giorno
Gli guarda le mani.
Le unghie sono mangiate fino alla metà.
«… ma il peggiore di tutti è il terzo giorno», le dice. «Il primo ti senti come Dio, capace di fare ogni cosa. Di smettere e ricominciare quando vuoi. Il secondo ti senti come morto, ma il terzo…»
Mentre lo ascolta, lei pensa a L’uomo dal braccio d’oro, quando Frank Sinatra si libera dalla droga in una sola notte e poi si rialza dal letto chiedendo zucchero, tanto zucchero.
«… il terzo giorno scopri che non sei morto e vorresti solamente suicidarti, suicidarti di continuo, ininterrottamente…»
«Tu a che giorno sei?», gli chiede la ragazza.
«Non ho ancora cominciato», dice lui.
Nel corridoio passa un ragazzo su una sedia a rotelle e lei si chiede se il fratello sa chi sia. Poi torna a osservare la stanza. Sopra il letto c’è un piccolo quadro con quello che sembrava il disegno di un bambino: una casa, un sole pallido, due esseri umani ridotti all’essenza di uno scheletro. Dalla finestra chiusa entra una luce bianca e opaca.
«Hai visto papà?», le chiede lui.
«Non ancora», risponde la ragazza.
«Ti ricordi quando gli dicevamo sempre tutto?»
«Quando tu gli dicevi sempre tutto.»
«Come quella volta del tuo gatto.»
«Non era il mio gatto, era il nostro gatto. E comunque non avresti dovuto dirgli nulla!»
«No, cara, era il tuo gatto.»
«D’accordo, era il mio gatto. Quindi… quando cominci?»
Lui si alza e va verso la sedia dove si trova lei.
«Come si chiamava il tuo gatto? Non mi ricordo più.»
«Mafalda… era una gatta.»
«Papà la odiava.»
«Lo so.»
«È stato lui ad ucciderla.»
Lei si guarda le mani.
«Odia sé stesso, per questo odia tutti.»
Si alza, si avvicina alla finestra, guarda fuori.
«Domani pioverà», dice guardandolo. «Adesso devo andare.»
«Ritorni?»
«Ritorno.»
«Quando?»
«Il quarto giorno.»
Il primo uomo sulla faccia della Luna
Mentre volava sopra la Casa Bianca, a trentamila piedi d’altitudine, Richard Nixon pensò di nuovo al primo uomo sulla Luna. Se non sbagliava si chiamava Gorsky, ma nessuno aveva mai saputo del suo viaggio, del suo atterraggio sul suolo lunare due giorni prima di Armstrong e Aldrin, della sua faccia, non poi così sorpresa, quando gli dissero che non sarebbe stato il primo. Cosa faceva in quel momento il signor Gorsky? Coltivava girasoli nella sua dacia sulle rive del Mar Nero, portava a spasso il bassotto tedesco che gli aveva regalato il presidente Kruscev o raccontava a un nipotino dalla faccia incredula quella sua inutile impresa sulla Luna? Quello che Richard Nixon ignorava era che Gorsky non era mai tornato sulla Terra, che mentre risaliva in astronave era caduto morto a faccia in giù, sul fondo grigio del Mare Tranquillitatis, colpito da un infarto fulminante. Il primo uomo sotto la faccia della Luna.
Iperuranide
La osservo attraverso la finestra: stesa sul letto, con la faccia in giù. Quando la luce del primo pomeriggio penetra attraverso le persiane, vedo il profilo della guancia destra proiettare un’ombra quasi trasparente sulla trama del copriletto chiaro. Indossa ancora i