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Il cammino delle streghe
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Il cammino delle streghe
E-book223 pagine3 ore

Il cammino delle streghe

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Info su questo ebook

Il Cammino delle streghe accompagna il lettore lungo un percorso che attraversa le 20 regioni italiane alla scoperta di storie e leggende di donne/streghe della penisola italiana valorizzando la ricchezza culturale e paesaggistica del territorio.
Ogni autore, spaziando dal medioevo fino al contemporaneo, ha fornito una sua personale interpretazione sempre mettendo al centro della narrazione la figura femminile insieme alle sue lotte e conquiste più faticose.
LinguaItaliano
Data di uscita21 giu 2022
ISBN9791259990808
Il cammino delle streghe

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    Anteprima del libro

    Il cammino delle streghe - Collettivo Creativo Latina

    Collettivo Creativo Latina

    Il cammino delle streghe

    ISBN: 9791259990808

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    colophon

    Indice degli autori

    Prefazione

    Il supplizio di Nicolina: il male è altrove

    L'ultima Agana

    La strega del monte Ciamoseira

    La strega di Ponte di Legno

    Il dipinto di Ofelia

    Il lago delle streghe

    Franchetta Borrelli

    L'aborto

    Rosada. La strega fanciulla venuta dal nulla

    L'albero delle streghe

    Rimedi d'amore

    Francesca e sua madre Ernestina

    Le amiche di Juanna

    La statua della strega

    Il fantasma dagli zoccoli di legno

    Il noce di Uggiano

    La cura

    Mi chiamo Amina la strega dall’occhio guercio

    La sentenza storica che fece giurisprudenza

    La gelsominaia

    colophon

    Il cammino delle streghe

    del Collettivo Creativo Latina

    ISBN 9791259990808

    redazione@edizioniallaround.it

    www.edizioniallaround.it

    Indice degli autori

    Luca Albanese

    Vanessa Carmen Bertolami

    Alessia Bulgarelli

    Sabrina Cardullo

    Laura Cianfarani

    Daniela Di Dato

    Neresa Dracullo

    Barbara Fabrizio

    Rita Fonfasa

    Lola Giuliano

    Sarra Marzuki

    Veronica Mastrillo

    Lorella Micheli

    Francesca Montagner

    Michela Quagliariello

    Clara Rafunnai

    Maria Teresa Sampietro

    Ghada Soliman

    Sara Taffoni

    Simonetta Zago

    Prefazione

    di Sara Taffoni

    L’antologia Il cammino delle streghe è il terzo progetto letterario, pubblicato dalla casa editrice All Around, nato dall’incontro di 16 allievi dei corsi di scrittura creativa di Rossana Carturan, ma è anche la terza raccolta di racconti creata dall’Associazione di Promozione Sociale Collettivo Creativo Latina, nata nel 2021 e istituzionalizzata nel 2022.

    Quest’ultima ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale, nella sua ampia accezione, e l’espressione artistica a partire da stimolanti sperimentazioni di lettura e scrittura.

    Il cammino delle streghe è una raccolta rappresentativa degli intenti dell’associazione perché ha iniziato a delinearsi dal desiderio di dare voce a storie e leggende delle Regioni della nostra ricca Penisola, in primis con l’intento di recuperarle e valorizzarle ma anche per fornirne nuove interpretazioni e per stimolare riflessioni più che mai attuali.

    Il cammino delle streghe da un lato si pone come una ideale escursione tra il patrimonio culturale e paesaggistico italiano, alla ricerca di storie di donne-streghe che permeano la nostra identità, e dall’altro come una antologia che mette al centro delle narrazioni la figura femminile dall’alba dei tempi fino a oggi, le sue lotte, le prevaricazioni e violenze subite insieme alle conquiste più faticose. Il progetto del Collettivo Creativo Latina è una raccolta simbolica dei cammini femminili passati, presenti e futuri che non dimentica di strizzare l’occhio al contesto storico, culturale e naturalistico, concependo il cammino come un vero e proprio simbolo di evoluzione e conoscenza.

    Il cammino delle streghe è una antologia variegata perché il gruppo degli autori − composto da penne dai 20 agli 80 anni, che ringrazio una a una per le loro preziose creazioni − ha trovato una personale chiave di lettura che permette al lettore di spaziare tra dramma, erotismo, comicità, storia, noir, fantasy e tanto altro da scoprire.

    Leggere i racconti permetterà a ognuno di camminare accanto alle protagoniste e agli autori perché camminare insieme è condividere.

    Abbandona le grandi strade, prendi i sentieri

    Pitagora

    Il supplizio di Nicolina: il male è altrove

    Trentino Alto Adige - di Rita Fonfasa

    Roma

    Piero era un autore di teatro. Lavorava a Roma per una compagnia di successo. Aveva cinquant’anni ed era scapolo. L’amore più grande lo provava per la sua professione e per la storia dell’arte.

    Aveva un pied-á-terre poco distante dall’appartamento dove viveva; una tana disordinata dove si rifugiava per scrivere circondato da librerie colme. Lo spazio non era grande ma perfetto per l’utilizzo. Da appassionato dell’arte lo aveva riempito di stampe e riproduzioni di quadri famosi, con l’obiettivo, prima o poi, di acquistare il dipinto originale che più lo ossessionava. Era solo questione di tempo. Diversi anni prima, lavorando a una sceneggiatura di denuncia sulle donne accusate di stregoneria a Cimego, il suo paese d’origine, alcuni documenti d’archivio lo avevano incuriosito spingendolo ad approfondire le ricerche. Aveva scoperto la sua discendenza dalla famiglia dell’inquisitore responsabile dell’esecuzione di una donna di nome Nicolina, bruciata sul rogo nel 1516 a causa di assurdi e scellerati misfatti stregoneschi. La scena dell’ingiusta pena era stata rappresentata da un pittore locale, Terenzio Torni, in un olio su tela del 1700, rubato nel secondo dopoguerra dalla villa del medico condotto di Cimego. Da quando Piero aveva fatto questa inaspettata scoperta aveva iniziato a cercare il quadro e non si era mai arreso fino all’inverno del 2007, che divenne decisivo. Grazie alla rete di contatti che negli anni si era costruito nel mercato nero, riuscì a scovare Il Supplizio di Nicolina.

    «Finalmente riesco a vederlo. Di Nicolina non si conosce nulla, oltre ai documenti d’archivio, resta solo questo quadro», disse Piero quasi emozionato, rivolgendosi a uno degli intermediari che lo aveva convocato in un appartamento vuoto a Roma Sud per ritirare il quadro.

    «Avrà tempo per osservarlo quanto vuole, ora dobbiamo sbrigarci», tagliò corto l’uomo.

    Piero non replicò, ignorando i modi bruschi: ciò che lo interessava era tornare a casa con il prezioso ritrovamento.

    «Glielo imballo e poi sparisce, lei non è mai stato qui, intesi?», aggiunse l’intermediario.

    «Certo… certo!».

    L’uomo si appartò, nascosto tra altre tele da vendere, impacchettò il dipinto e gli consegnò il pacco. Si salutarono con un cenno silenzioso.

    Il ritorno a casa fu bramoso. Ben presto, però, la gioia del desiderio appagato si trasformò in una cocente delusione.

    «Ma che cos’è? Ma che cosa mi ha incartato? Non è questo il quadro, deve essersi sbagliato – dopo qualche istante si illuminò capendo che lo avevano ingannato − mi sono fatto fregare, dovevo controllarlo, quel delinquente», esclamò ad alta voce.

    Il Supplizio di Nicolina era stato sostituito da un altro olio su tela di un artista anonimo, come indicato dalla targhetta sul retro. Lesse il titolo: Il Martirio di San Sebastiano. Era furioso. Provò a ricontattare chi lo aveva truffato ma il numero era già stato disattivato e non aveva intenzione di tornare da solo in quell’appartamento, se qualcuno fosse stato ancora lì forse sarebbe stato rischioso.

    Impiegò mesi prima di riuscire ad accettare la sconfitta e il lavoro lo aiutò a cacciar via il senso di colpa. Si sentiva uno sciocco per essersi fatto abbindolare perdendo tutti quei soldi per un quadro di cui non gli importava nulla.

    Una notte, mentre era impegnato a elaborare l’atto finale della sua ultima sceneggiatura, la notifica di una e-mail gli fece distogliere l’attenzione. L’aprì, era un invito.

    Caro Piero,

    so che questa e-mail ti sembrerà strana. Non chiederti come io ti conosca o come sia venuto a conoscenza del tuo indirizzo di posta. Ti prometto che ti spiegherò tutto se me ne darai l’opportunità. Intanto posso dirti che ho saputo del tuo ultimo acquisto. Fa parte della storia della mia famiglia, me lo hanno sottratto qualche mese fa. Non voglio dilungarmi perché non mi sembra il contesto adeguato per parlare di certe cose. Ti prego di accettare il mio invito a cena, sarà un modo per conoscerci e potrò spiegarti meglio. So come vanno le cose nel mercato e non voglio crearti problemi. Sono sicuro che troveremo un compromesso.

    Fammi sapere. L’indirizzo è via dei Portoni 7. Ti aspetto domani, alle 20.

    Ciao

    Phil

    Piero lo aveva capito, Phil si riferiva a Il Martirio di San Sebastiano. Era terrorizzato e incuriosito allo stesso tempo e poi, non voleva rischiare di essere denunciato dall’uomo rifiutandone la richiesta. «Che beffa, non solo mi hanno rifilato il quadro sbagliato, adesso spunta anche il proprietario che mi conosce e che lo rivendica. Non potrei essere più fortunato». Nonostante mille domande gli riempissero la testa, si sbrigò a rispondere con freddezza e noncuranza solo apparenti. Non conosceva quell’uomo, poteva trattarsi di una trappola e non voleva che le parole lo tradissero.

    Caro Phil

    Non ho capito bene a cosa ti riferisci ma non ho problemi a scambiare quattro chiacchiere

    ci vediamo domani

    Piero

    L’indomani trascorse la giornata nell’attesa della sera. L’abitazione di Phil era fuori dal centro e preferì mettersi in macchina in anticipo.

    Arrivato, si trovò di fronte a una villetta tra i campi che circondavano la città. Era agitato ma gli era già capitato di avere a che fare con gente losca; in quel caso, continuava a ripetersi, sarebbe stato diverso. Phil era la parte lesa o almeno lo sperava. Non aveva intenzione di finire nei guai. Avrebbero trovato un compromesso. Suonò il campanello.

    Gli aprì un uomo affascinante, alto, con i capelli brizzolati e dei profondi occhi scuri. Il volto era accarezzato dalla barba curata e il corpo forte, insieme alla postura fiera, contribuivano a conferirgli un carisma magnetico.

    «Ciao Piero, sono felice che tu sia venuto. Piacere, Phil», gli disse tendendogli la mano.

    Piero era frastornato, forse avrebbe perso il quadro e con lui la speranza di ritrovare Il Martirio di Nicolina, ma almeno poteva godere della compagnia di un bell’uomo. Phil intuendo le sue sensazioni, con un sorriso lo invitò a entrare. In salotto, sul divano, l’uomo gli offrì del vino rosso. Chiacchierarono di arte, cultura, teatro tra sguardi ammiccanti e sorrisi.

    «Se vuoi possiamo metterci a tavola, voglio spiegarti meglio ciò che intendevo nella e-mail», disse Phil.

    Piero annuì, non potevano continuare a far finta di nulla, entrambi si dovevano delle spiegazioni. Phil alzandosi gli si avvicinò a sorpresa, Piero non se l’aspettava ma lo lasciò fare, si scontrarono. Il corpo di lui era contro il suo, le mani sulle spalle lo spinsero di nuovo a sedere, mentre l’uomo lo baciava con foga. Si unirono in un amplesso che per Piero si rivelò letale. Sopra di lui, l’uomo estrasse il coltello che aveva nascosto sotto a uno dei cuscini e lo colpì svariate volte allo stomaco. Phil aveva pianificato il delitto da settimane.

    Piero gli rivolse un ultimo sguardo disperato ma l’uomo lo ignorò. Ciò che gli interessava erano le chiavi del pied-á-terre e il telecomando per disattivare l’allarme. Gli frugò nelle tasche. Le trovò. Sarebbe andato a recuperare il suo Il Martirio di San Sebastiano e poi avrebbe pensato a far sparire il corpo. Sul retro del quadro, nascosto nell’intelaiatura, c’era un documento che attestava il ruolo dirigenziale di Phil in una società segreta in grado di muovere i fili del potere costituito: la setta V3. Insieme al nome di Phil ai vertici dell’organizzazione, c’era l’elenco dei membri con relative coordinate di conti in banca esteri. Rischiare di essere scoperti non era neanche considerabile. Phil era un uomo spietato e permettere che dei ladruncoli gli sconvolgessero i piani l’aveva fatto infuriare. Con i suoi contatti non impiegò molto a scoprire chi avesse il quadro.

    Phil tastò il polso di Piero, era morto. Il cadavere aveva riempito di sangue il divano e il pavimento, avrebbe dovuto farsi una doccia per togliersi di dosso le tracce dell’omicidio.

    Si ricordò che per cena aveva preparato della carne. Guardò l’orologio, aveva tempo. Si sedette al tavolo, masticò con calma lo spezzatino a cottura lenta, in umido, come piaceva a lui.

    L'ultima Agana

    Friuli Venezia Giulia - di Neresa Dracullo

    Alice e Marco correvano lungo le rive del torrente But. Si erano trattenuti più del previsto nella boscaglia per osservare, a detta loro, specie rarissime di insetti e piante dai poteri miracolosi. Il tempo era volato senza che se ne rendessero conto e il sole ormai all’orizzonte impediva alla luce di oltrepassare gli alberi. Stavano perdendo il senso dell’orientamento e non riuscivano a trovare il sentiero che li avrebbe riportati sulla via di casa.

    «Alice dai muoviti non fermarti, tra poco sarà buio!».

    «Un attimo solo, sto riprendendo fiato.»

    In quell’attimo di silenzio udirono un lamento.

    «Marco hai sentito?».

    «Sì, sarà un lupo o una volpe… dai andiamo via».

    «Ma che dici! Qualcuno è in difficoltà, ha bisogno del nostro aiuto!».

    «Senti Alice, è tardi, mia madre sarà preoccupata e pure incavolata, se riesco a tornare entro mezz’ora, riuscirò a cavarmela con una sola punizione, tipo una settimana senza cellulare. Anzi, quello non me lo toglierebbe mai… Insomma, dai muoviti».

    «Sei proprio un egoista!», gridò furiosa. Si voltò in direzione di quei gemiti e, nonostante la paura, prese a camminare con decisione ma quando capì che avrebbe dovuto attraversare il torrente si bloccò e Marco le andò a sbattere addosso.

    «Porco cane, ma sei scema a fermarti all’improvviso?».

    «Dai poche storie! Ci sono dei sassi che emergono, li vedi? Attraversano l’acqua fino all’altra riva. Se stiamo attenti ce la possiamo fare!», esclamò entusiasta la più intraprendente dei due, iniziando a camminarci sopra. Le reticenze durarono poco, Marco dovette cedere e seguire l’amica. Stavano per giungere sulla sponda opposta ma si fermarono in un equilibrio precario su massi scivolosi in mezzo alla corrente: meravigliati e incantati, guardavano una salamandra rossa dimenarsi per liberare la coda incastrata tra due pietre.

    «Poverina, dobbiamo aiutarla a liberarsi, sta soffrendo!», disse Alice compassionevole.

    «Ma non dovevamo soccorrere qualcuno in pericolo? Stiamo rischiando l’osso del collo per una salamandra?», replicò Marco esasperato.

    Lei non diede retta a quelle parole, con due salti superò gli ultimi instabili appoggi e una volta sulla riva osservò meglio la trappola nella quale l’anfibio era finito. Dallo zaino prese i guanti che il prof. di scienze si era raccomandato portassero sempre nelle escursioni nel bosco e cercò di allentare la trappola facendo leva con un ramo robusto trovato lì vicino. Bastò un discreto sforzo a creare un piccolo movimento utile alla fuga dell’animale, che raggiunse con un guizzo la terraferma.

    Marco, nel frattempo giunto dall’altra parte, accovacciato, aveva assistito senza fiatare a tutta la scena. Un attimo dopo, trovatosi faccia a faccia con il piccolo essere, provò una strana sensazione, un misto di intesa e spavento, ma durò un solo attimo perché se ne rendesse conto davvero. La salamandra tentennò qualche passo indietro, poi scappò via veloce tra arbusti e foglie secche.

    «Ehi, io ho visto una specie di bagliore uscire da quella lucertola», commentò Alice incredula.

    «Forza dai sbrighiamoci, è buio ormai». Marco ignorò le parole dell’amica, accese la torcia e si avviò. Stranamente non parlarono durante tutto il tragitto e, senza difficoltà, riuscirono a tornare ognuno a casa propria, prima della cena.

    I due ragazzi si erano conosciuti in prima elementare e. ora che stavano per finire le medie. potevano millantare il record di amicizia senza neanche un litigio. Quella volta, però, il silenzio tra loro pesava più delle parole.

    Alice si sentiva in colpa per averlo trattenuto, sapeva che lui mal sopportava l’atteggiamento asfissiante della madre sempre ansiosa per ogni minima cosa, anche se poteva comprendere quei timori. Decise di rompere quel mutismo inutile mandandogli un messaggio sullo smartphone.

    «Quando hai la terapia?», scrisse di getto. Se ne pentì subito, quello era un argomento che lo infastidiva parecchio. Stava per cancellarlo, quando arrivò la risposta.

    «La prossima settimana».

    Il cuore le si riempì di gioia, le aveva risposto. Il mostro sanguinario, così lo chiamavano loro, a lei non faceva paura, era sicura che l’avrebbero sconfitto insieme e poi studiando tanto sarebbero diventati i più grandi scienziati del mondo e scoperto la cura per la leucemia e tutti gli altri tumori. Una nuova notifica la fece sussultare.

    «E comunque le salamandre non emettono versi ed è impossibile che restino imprigionate, la coda, in caso di pericolo, si stacca», precisò Marco che poi avviò la chiamata.

    Chiacchierarono per molto tempo, scambiandosi le informazioni recuperate su Wikipedia, vecchie enciclopedie e dispense del prof. di scienze, senza ottenere di più di quello che già sapevano.

    «Senti qui che ho trovato: nella tradizione popolare del Friuli le Agane erano delle figure mitologiche identificabili con delle arcigne streghe o bellissime fanciulle a cui spesso piaceva trasformarsi in colorate salamandre. Noi siamo in Friuli!», esclamò Alice contenta per la trovata.

    «Figurati sono leggende, favolette», replicò lui con sufficienza.

    «Sì hai ragione. Quello che abbiamo sentito era il lamento di una persona, ne sono sicura».

    «Dobbiamo andare lì di nuovo».

    Decisero di tornare nel bosco l’indomani mattina, saltando la scuola, di giorno sarebbe stato più facile orientarsi e perlustrare la zona, cercando risposte alle mille domande che intasavano la loro curiosità. Si incontrarono alla fermata dell’autobus e si avviarono verso la loro meta.

    «Ho portato i walkietalkie, i cellulari lì non prendono − disse Marco, porgendo ad Alice una delle due ricetrasmittenti – devi schiacciare questo pulsante per parlare e prima di staccare devi dire passo. Hai capito?».

    «Certo, so come funzionano questi aggeggi del mesozoico», gli rispose fingendosi offesa.

    Era entusiasta per l’avventura che stavano per condividere e mostrò all’amico un grande sorriso, che le sparì un attimo dopo quando, guardandolo bene in faccia, si accorse che era troppo pallido e con gli occhi lucidi e rossi. Lui la rassicurò, era solo un po’ debole, le disse che aveva preso le medicine e le vitamine. Arrivarono nel bosco e, attraversando il torrente, il paesaggio sembrava diverso: la luce e i rumori della natura rendevano il luogo più rassicurante rispetto alla sera precedente. Decisero di dividersi restando in contatto con i trasmettitori.

    Non rilevando niente di interessante Alice poco dopo lo contattò per comunicargli di rientrare. Non ricevette risposta e, preoccupata, tornò indietro. Aveva il timore che si fosse sentito male e si dava della stupida, avrebbe dovuto farlo tornare a casa, magari anche a scuola, ovunque ma non lì in mezzo al nulla, senza possibilità di chiamare aiuto. Corse a perdifiato, una distanza che pareva non finisse mai, fino a che, con il cuore che minacciava di

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