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Hotel Omicidi: I misteri delle isole greche
Hotel Omicidi: I misteri delle isole greche
Hotel Omicidi: I misteri delle isole greche
E-book262 pagine3 ore

Hotel Omicidi: I misteri delle isole greche

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Info su questo ebook

'DIECI PICCOLI INDIANI incontra SAW'
Grecia, 2017. Un paese in ginocchio a causa della crisi economica in corso. 
Un atroce crimine che coinvolge l'intera nazione. 
Un miliardario scomparso. 
Un hotel misterioso con un piano omicida. 
Il capitano Papacosta e il tenente Ioli Cara si trovano ad affrontare il caso più complesso della loro carriera. Il rischio è particolarmente alto, perché due loro colleghi poliziotti, Alexandro e Valentina, sono intrappolati in quell'hotel infernale. Le vite di tutti sono a rischio e i cadaveri continuano ad aumentare. 14 ospiti... 13 ospiti... 12 ospiti...
Unitevi all'ultimo viaggio della coppia di investigatori nella suspense, nel mistero e negli omicidi, attraverso le acque turchesi del Mar Egeo.
Acquistate la vostra copia di questo nuovo, attesissimo e acclamato mistero delle isole greche e tuffatevi subito tra le pagine dell'ultimo libro di questa serie mozzafiato!
Nota: il libro può essere letto anche come stand-alone.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita22 ago 2018
ISBN9781547544943
Hotel Omicidi: I misteri delle isole greche

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    Anteprima del libro

    Hotel Omicidi - Luke Christodoulou

    Il Mistero dell'Isola Greca # 5

    (Thriller stand-alone)

    Hotel Omicidi

    di Luke Christodoulou

    Materiale protetto da copyright

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Il diritto di Luke Christodoulou di essere identificato come l'Autore dell'Opera è stato affermato dall'autore stesso in accordo con il CDPA del 1988.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, fotocopiata o distribuita, né in forma cartacea né in forma digitale, senza autorizzazione.

    Questo libro è un'opera narrativa e qualsiasi somiglianza con persone (vive o morte) o eventi è puramente casuale.

    Pubblicato da: GreekIslandMysteries

    Revisione: Dominion Editorial

    http://dominioneditorial.com/

    Immagine di copertina: Maria Nicolaou (Mj.Vass)

    http://99designs.com/users/1158351

    Traduzione: Simona Trapani

    Copyright © 2018 di Luke Christodoulou

    Dedicato a mia madre, Maria.

    Grazie per le tue letture... 

    Opere di Luke Christodoulou:

    Il killer dell’Olimpo (Il Mistero dell'Isola Greca #1) - 2014

    I delitti della chiesa (Il Mistero dell'Isola Greca #2) - 2015

    Morte di una sposa (Il Mistero dell'Isola Greca #3) – 2016

    Omicidio in bella mostra (Il Mistero dell'Isola Greca #4) – 2017

    Hotel Omicidi (Il Mistero dell'Isola Greca #5) – 2018

    24 Favole di Esopo in chiave moderna - 2015

    Elogio per I Misteri dell’Isola Greca (Serie di Romanzi):

    Tutti i libri della serie hanno ottenuto più di quattro stelle su Amazon, Goodreads e Blog di Recensioni Letterarie.

    I delitti della chiesa piacerà a tutti i lettori appassionati di omicidi e misteri, letture ricche di suspense o romanzi di azione e avventura. Sono lieto di consigliare questo libro e spero che l’autore Luke Christodoulou stia già lavorando al prossimo libro di questa promettente serie.'

    - Chris Fischer per Readers' Favorite

    ‘Il James Patterson greco colpisce ancora’

    - Greek Media

    '... un lavoro da maestro per un intricato omicidio sotto il sole della Grecia.'

    - Ruth Rowley

    ‘La Grecia è orgogliosa di avere uno scrittore così talentuoso. Morte di una sposa è, fino ad ora, la sua opera migliore.’

    - Athens Review Of Books

    ‘Morte di una sposa è un eccezionale romanzo giallo. Una storia degna di Agatha Christie ambientata nel 21° secolo.’

    - Società nazionale degli autori greci

    ‘Un racconto avvincente... avvolto nel mistero e infiammato dalla vendetta.’

    - Elaine Bertolotti (Autrice)

    Un romanzo molto appassionante dal quale si potrebbe trarre un film (...)  una moltitudine di grandi storie, dal ritmo coinvolgente e dai personaggi credibili, con suggestive immagini della Grecia, affascinanti incursioni nella cultura greca e delle deliziose pennellate di umorismo. Una trama eccellente – tanto che non riuscivo a smettere di leggere. Queste storie non ha nulla da invidiare ad altri bestseller e - onestamente – il romanzo supera quelli di molti autori famosi – stile semplice, trame intense e personaggi superbamente verosimili, il tutto con lo sfondo della bellissima Grecia e della sua affascinante storia e cultura.’ 

    - Recensore Meandthemutts

    I delitti della chiesa affianca la bellezza (e le meravigliose descrizioni) delle isole greche e i terrificanti e brutali omicidi a cui fanno da sfondo." ’

    -  Michael Young History (Autore)

    ‘Un altro romanzo che non riuscivo a smettere di leggere’ – Jan Felton (Recensore Goodreads)

    ‘... una vera opera d’arte. L’autore ci regala un’altra storia unica, potente e provocatoria’.

    - Alex (Recensore Amazon)

    ‘Aspetto con ansia il prossimo episodio!’ - Jimmy Andrea (Recensore Amazon)

    ‘Un thriller davvero avvincente’ - Daniel T.A. (Autore)

    ‘Stimolante come un Sudoku, l’autore ha ideato una trama ingegnosa, con una conclusione ricca di colpi di scena.’

    - Julius Salisbury (Autore)

    ‘Se i misteri, gli omicidi, i grandi personaggi, l’atmosfera dei luoghi e una trama interessante e ricca di suspense vi tengono incollati alle pagine, questo libro è stato scritto apposta per voi’. –Ben (Recensore Amazon)

    ‘Un appassionante mistero su una serie di omicidi con lo sfondo delle isole greche.’

    - Saritha S (Recensore Goodreads)

    ‘Una storia del terrore! Misteri e omicidi che vi toglieranno il fiato’.

    - Sheri A. Wilkinson (Recensore Blog Letterari)

    ‘L’autore costruisce i personaggi principali tessendoli intrinsecamente nelle maglie di una trama ben congegnata; anche quando si allontana dal caos del presente. Parole che sono pura arte, al culmine del lavoro di uno scrittore.’

    - Rose Margaret Phillips (Recensore Blog Letterari)

    Capitolo 1

    Città di Atene

    Avrebbe potuto essere un altro noioso martedì. Eppure, quel giorno sarebbe passato alla storia come il giorno in cui lei aveva ucciso entrambe le sue figlie.

    Despoina Lemoni era immobile, intrappolata tra il forno sporco e il frigorifero vuoto; intrappolata in una vita che non voleva più vivere. La cornetta del telefono penzolava al suo fianco, oscillando leggermente e facendo intrecciare il suo filo, di un colore giallo sbiadito. Non poteva sopportare di sentire un'altra parola. Le voci minacciose che vagavano nei meandri più bui della sua mente erano già sufficientemente rumorose.

    ‘Qualcosa non va, mamma?’ le chiese la sua bambina di tre anni, sollevando la testa dal suo libro da colorare di Minnie. Seduta lì, tutta infreddolita e affamata, appoggiata al logoro tavolo della cucina, si chiedeva perché sua madre fosse triste, giorno dopo giorno. Il pallido fantasma di una donna che una volta era sua madre. Lina alzò la voce e alla fine attirò l'attenzione di sua madre.

    ‘Niente,’ mormorò Despoina in risposta, spaventata dai pensieri folli che stavano nascendo nella sua testa. Non aveva ancora digerito ciò che suo marito le aveva appena rivelato.

    Lina osservò la sua sorellina, seduta al tavolo. Almeno lei le sorrideva sempre. La bambina di nove mesi sbatteva felicemente il suo sonaglino rosa sulla tovaglia di vinile a scacchi bianchi e blu; nessuno dei due colori era in grado di nascondere le macchie di ketchup, olio e altri condimenti che vi erano caduti sopra nel corso degli ultimi mesi.

    Erano passati cinque mesi da quando Despoina aveva perso la casa.

    ‘Ho perduto la mia casa!’ brontolò. Lei odiava quella frase. ‘Non ho perduto la mia casa. È stata la banca a portarmela via.’

    Despoina alzò lo sguardo e, per qualche istante di serenità, guardando fuori dalla stretta finestra del suo seminterrato, osservò i piedi delle persone che si precipitavano al lavoro sul marciapiede di cemento sopra di lei; le nuvolette scure che si formavano al loro passaggio si aggiungevano alla loro fretta. Scarpe nere, scarpe marroni, scarpe basse e scarpe con i tacchi alti passavano davanti ai suoi occhi tremanti e lucidi. Anche lei desiderava ardentemente un luogo di lavoro verso il quale recarsi frettolosamente. I suoi lamenti del lunedì al lavoro le sembravano ridicoli adesso. ‘‘Non si apprezza mai veramente ciò che si ha finché non lo si perde,’’ diceva sempre sua nonna. Ora, Despoina si era resa conto di quanto avesse ragione.

    Presto, delle grosse gocce di pioggia cominciarono a precipitare dal cielo grigio su quel degradato quartiere. Despoina si era trascinata fino alla porta d'ingresso e, per qualche strana ragione, era uscita fuori con la pioggia. Solitamente, odiava stare sotto la pioggia. L'acqua fredda penetrò nella sua camicetta beige, mentre il sangue le ribolliva sotto la pelle gelida. Tutto intorno a lei, vi erano segnali della prosperità sparita da tanto tempo. Negozi chiusi, edifici cadenti, alberi morti e mucchi di spazzatura.

    ‘Maledetta crisi,’ disse, con un tono di voce intriso di rabbia e rimpianto. Passandosi le dita sul volto, graffiò con le unghie la sua pelle olivastra. Dei rivoli di sangue sbocciarono all'improvviso. Ritornò in casa, sbattendo alle sue spalle la porta, cigolante e bisognosa di un nuovo strato di pittura.

    Attivando automaticamente la ‘modalità mamma’, trascorse il resto della serata cucinando crocchette di pollo e riso per lei e Lina, diede il biberon ad Antonia, fece il bagnetto a entrambe le bambine, mise loro il pigiama e le mise a letto.

    ‘Mamma?’ chiamò Lina, guardando la nuvoletta che emise respirando, fermando sua madre mentre si precipitava a spegnere la luce. ‘Puoi raccontarmi una fiaba, mamma?’ le chiese speranzosa.

    ‘Non se ne parla proprio,’ rispose Despoina uscendo dalla stanza, borbottando che non ci sarebbe mai stato un lieto fine.

    Despoina sollevò la testa e si asciugò le lacrime. Respirò profondamente, sicura di ciò che riteneva necessario fare. Entrò in cucina e aprì la credenza di legno, prendendo una bottiglia di vino rosso scadente. Due anni prima, non l'avrebbe usata nemmeno per cucinare. Ma questo era prima e adesso era cambiato tutto. Niente più polipo marinato nel vino né cibi costosi per Despoina.

    Sia lei che suo marito avevano sentito le terrificanti parole che paralizzavano ogni genitore con un mutuo. ‘Dobbiamo lasciarvi andare’.

    Despoina si rituffò sulla poltrona strappata, tirando indietro i suoi capelli biondi, decisamente bisognosi di una tinta, lasciandoli scivolare sul suo schienale bordeaux. Si portò il vino alle labbra mentre accendeva la radio. Pioggia e canzoni d'amore. Le era sempre piaciuto quell'abbinamento. Con gli occhi chiusi, ricordò i momenti vissuti, ora svaniti nell'oblio. Il Paradiso perduto. Era questo che, secondo lei, i greci avevano adesso.

    Un tuono fece tremare la finestra, facendola sobbalzare. Si era addormentata. Era passata un’ora dall’ultima goccia di vino fruttato. Cresciuta in un ambiente religioso, Despoina non aveva dubbi sull’eternità dell’anima. La vita sulla terra era solo un breve passaggio sulla linea dell’esistenza.

    ‘È per il loro bene. Non permetterò che mangino spazzatura e che vengano prese in giro per loro padre...’ sussurrò lei, alzandosi dalla sedia a dondolo.

    Con dei passi lenti, si avvicinò al lavello della cucina e si spruzzò dell’acqua gelida sul viso ingiallito. Poi, indugiò dietro la porta delle sue figlie. Ogni passo era sempre più difficile. Nella sua tremante mano destra, teneva il suo pesante cuscino. Senza un’altra camera da letto in quel buco di casa, lei dormiva sul divano del salotto.

    La sua mano si congelò sulla maniglia splendente della porta. Despoina chiuse gli occhi e sospirò mentre apriva silenziosamente la porta. L’unica luce proveniva da una lampada notturna con le principesse Disney. Posata sul pavimento tra il letto e la culla, emanava una fioca luce rosa; abbastanza perché Despoina potesse vedere le sue bambine addormentate. Si sedette accanto a Lina iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli; era come se la sua mente stringesse dei pesanti nodi nel suo stomaco pieno di alcol.

    ‘Ti voglio bene, piccola mia,’ riuscì a borbottare, con un groppo in gola. Poi, abbassò il cuscino sul visetto di Lina. La bambina si risvegliò, incapace di respirare. Despoina mise entrambe le mani sul cuscino e spinse con forza, distogliendo lo sguardo. Presto, i calci della bambina cessarono e in quella stanza buia tornò il silenzio.

    Tre ore per metterla al mondo e solo tre minuti per sottrargliela

    Antonia era la prossima e, in meno tempo, seguì il destino della sua sorellina, ormai senza vita.

    I primi raggi di quel timido sole invernale raggiunsero la finestra della camera da letto, obbligando l’oscurità a ridursi a un’ombra. I corpicini delle due bambine giacevano morti nei loro letti. Il sonno eterno, causato dalle mani della donna che le aveva messe al mondo. Lungo lo stretto corridoio, un altro corpo era appoggiato alla parete, scheggiata e ricoperta di muffa.

    Despoina aveva caricato il fucile da caccia di suo marito, pregando Dio di perdonarla e avvicinando la fredda canna del fucile al suo mento tremante. Chiuse gli occhi e, mentre l’ultima lacrima le scorreva lungo la guancia, Despoina trovò il coraggio di premere il grilletto. Essendo appassionata di film noir, scherzava sempre su come volesse uscire di scena con uno sparo.

    La polizia la trovò con la testa spaccata, ma con un sorriso permanentemente incollato sul volto. Sulla parete alle sue spalle, vi erano degli schizzi di sangue rosso cremisi e alcune parti del suo cervello tormentato. Lei odiava quella parete. Vendetta poetica, così l’avrebbe definita.

    I vicini si avvicinarono in preda allo shock e guardarono i paramedici portare fuori il corpicino senza vita di Antonia, il corpo della bambina felice che viveva alla porta accanto – mentre i riccioli dorati di Lina svolazzavano al vento da sotto il lenzuolo bianco -, e il corpo insanguinato della donna che avrebbe infestato le loro conversazioni quotidiane. Anche loro erano in difficoltà. La crisi economica li aveva messi tutti in ginocchio. Le azioni mortali di Despoina causarono rivolte quotidiane e alimentarono la rabbia contro il severo programma di austerità del governo. Il suo metodo omicida fu analizzato da ‘esperti’ di ogni genere. Giornali, telegiornali e blog non facevano che parlare di quell’episodio.

    Tuttavia, come ogni tragedia della storia, fu proprio questo che diventò. Storia. Le persone se ne dimenticarono, passando al successivo argomento interessante del mese, e furono annunciate nuove misure di austerità.

    Capitolo 2

    Valentina fissò con stupore il display del suo cellulare. La sua sveglia avrebbe suonato tra nove minuti. Fantastico. Grazie, caro cervello! Grazie per avermi tenuta sveglia tutta la notte a pensare alle cose di cui mi preoccupo tutto il giorno.

    Lei stropicciò i suoi occhi stanchi mentre la luce del suo cellulare si spegneva, facendo ripiombare la stanza nel buio più totale. Ancora addormentata, diede un calcio alla pesante trapunta verde menta, sperando di allontanare il calore proveniente dal radiatore alla parete. Voltandosi sul fianco, accarezzò con la mano la schiena nuda di Alexandro. Non riusciva ancora ad abituarsi ad avere un uomo in casa, nella sua vita, nel suo cuore. Abbracciò da dietro il suo corpo nudo e respirò il suo ‘odore maschile’. Non aveva mai trovato il modo giusto di definirlo. Lui era il suo primo ragazzo; non aveva un altro ‘odore di uomo nudo addormentato’ con cui confrontarlo. Lei gli appoggiò dolcemente le labbra sul collo e si alzò con riluttanza dal letto king size. Raggiunse la porta in punta di piedi, evitando la sua fila di scarpe davanti all’armadio di legno. Non aveva bisogno di prendere niente. Aveva portato i suoi trucchi, i vestiti e le scarpe nel salone, la notte precedente. Alexandro aveva lavorato fino a tardi, interrogando sospetti in un caso di omicidio colposo in un nightclub, mentre lei era di turno alle prime ore dell’alba greca. Essere un ausiliario del traffico era estremamente noioso, eppure a Valentina non pesavano i lunghi turni, in qualunque condizione meteorologica, trascorsi a porgere biglietti e a litigare con gli infastiditi autisti ateniesi. Si trovava in una grande città, lontano dal suo isolotto, e aveva tutto il pacchetto. Un appartamento, un lavoro e un uomo.

    Quaranta minuti dopo, indossando la sua uniforme, Valentina attraversò la porta d’ingresso con i capelli biondo platino raccolti in una crocchia e le labbra colorate da un rossetto rosso lucido, oltre a due fette di pane ricoperte di Nutella e un bollente caffellatte nello stomaco.

    Chiuse a chiave la porta in legno di castagno, con la sua vetrata colorata in fibra di vetro, e sospirò. Ancora una volta, si trovò davanti agli occhi un sei di metallo. Valentina capovolse il numero e spinse con forza. L’unico problema dell’appartamento n°9 – il numero svitato.

    ‘Devo ricordare di nuovo ad Alex di ripararlo,’ sussurrò tra sé, ridendo per la frase stampata sulla tazza che gli aveva comprato durante la fuga di un weekend. ‘Quando un uomo dice che riparerà qualcosa, lo farà. Non c’è bisogno di ricordarglielo ogni sei mesi,’ era la frase scritta in grosse lettere nere sul fondo bianco della tazza.

    *****

    Non molto lontano, nei dintorni del Partenone, anch’io stavo uscendo dal mio appartamento. Non c’è niente di peggio della rabbia di un’irascibile moglie americana che viene svegliata prima del tempo.

    Rimasi davanti allo specchio sporco dell’ingresso. Il riflesso che mi guardava mi fece sorridere. Dopo una battaglia di due anni contro il cancro, avevo cominciato a riprendere peso –molto probabilmente a causa del mio eterno amore per il cibo di strada e per la carne rossa; il mio colorito era tornato a essere di un sano bianco greco e dei corti e sottili capelli castani mi erano ricomparsi sulla testa, aiutandomi a scrollarmi di dosso la sgradevole immagine della mia testa a uovo. La maggior parte degli uomini calvi hanno un aspetto sexy; io sembravo il cugino greco povero di Unto Dunto.

    La telefonata di Ioli Cara aveva fatto svanire all’improvviso la nuvoletta del mio sogno – io che stavo tra Messi e Ronaldo, festeggiando insieme ai nostri fan, perché eravamo i tre giocatori di calcio più grandi del mondo. Anche a cinquant’anni alcuni sogni restano gli stessi. Solo che in passato accanto a me c’erano Maradona e Platini.

    ‘Scusami, capo, per averti svegliato. Ho appena ricevuto il fax dall’Interpol. Il vecchio aveva proprietà nascoste sparse per tutta la Grecia. Tutte con nomi falsi. Il tipico uomo d’affari che evadeva le tasse. C’è una casa sperduta tra i campi dell’isola di Rodi. Ti ricordi che sua moglie aveva menzionato quanto lui amasse Rodi da bambino e che, per questo motivo, aveva costruito la torre Anastos vicino al porto di Rodi? Credo che, se il signor Scrooge è nascosto da qualche parte lì fuori, debba essere proprio lì. Se non è lì, si trova all’estero. Con tutti quei soldi, non gli servirebbe nemmeno il passaporto.’

    ‘Parli troppo. Da quanto tempo sei sveglia?’

    ‘Più o meno da un’ora. I neonati non mangiano da soli, lo sai? Icarus ha un appetito pantagruelico e un orologio interno più preciso di un orologio svizzero,’ rispose lei, ridendo.

    ‘Ok, ok...’ le avevo risposto, saltando giù dal letto e precipitandomi in bagno. Lontano dalle occhiatacce gelide di Tracy, dissi a Ioli di far preparare il traghetto della polizia.

    ‘Aspetta. Non mandiamo la polizia locale? Vale la pena di andare lì per un semplice sospetto?’

    ‘L’aria del mare ci farà bene. Inoltre, anche se non fosse lì, non abbiamo un mandato. Preferirei che ci andassimo da soli.’

    ‘Quindi, vuoi entrare illegalmente, Capitano Costa, signor Nonsocosasialetica Papacosta?’

    ‘Beh, se arrivasse qualche soffiata sospettosa dall’interno...’

    Ioli rise

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