L'ombra dell'isola
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Info su questo ebook
Giovanni è il Re di Città, borgo che sorge sul mare. Stefano governa su Selva, cittadina che si sviluppa all’interno di una foresta nella parte meridionale dell’isola e Re Dante
che invece vive ad Acqua, situata sulle rive del Flume che sfocia sul mare orientale.
Sarà l’arrivo di troppe navi provenienti da Othari ad unire le vite di questi tre uomini, che dovranno porre fine alla minaccia di una misteriosa ombra che ha sconvolto la vita degli abitanti di una piccola isola a nord del Continente chiamata Nèr.
Nato nel ‘98, vive a Modena, dove frequenta il Liceo Scientifico delle Scienze Applicate.
Ragazzo dai molteplici interessi e passioni: matematica, fisica, arrampicata, musica, giochi di ruolo, Tolkien, lettura compulsiva e scrittura (e non pensate sia troppo, se non ha questi interessi a quindici anni, quando li avrà?)... e, a differenza di tanti altri, sa sempre dove ha messo il proprio asciugamano.
Sito web dell’Autore www.paolocasarini.it
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Anteprima del libro
L'ombra dell'isola - Paolo Casarini
Paolo Casarini
L’ombra dell’isola
Prima Edizione Ebook 2013 © Damster Edizioni, Modena
ISBN: 9788868100308
Foto copertina Shutterstock.com elaborazione Damster
Damster Edizioni
Via Galeno, 90 - 41126 Modena
http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it
Paolo Casarini
L’ombra dell’isola
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO I – Primavera
CAPITOLO II – Un giro in barca
CAPITOLO III – Notizie da Nord
CAPITOLO IV – Navi straniere
CAPITOLO V – Al centro del Continente
CAPITOLO VI – Arrivo in Città
CAPITOLO VII – Il Fabbro
CAPITOLO VIII – La riunione
CAPITOLO IX – L’ombra
CAPITOLO X – Un messaggio
CAPITOLO XI – Sotto attacco
CAPITOLO XII – Arrivo a casa
CAPITOLO XIII – L’alchimista
CAPITOLO XIV - Pozione
CAPITOLO XV - Metuva
CAPITOLO XVI – Su per la montagna
CAPITOLO XVII - L’eremita
CAPITOLO XVIII – Una rapida discesa
CAPITOLO XIX – Pronti a partire
CAPITOLO XX – In cerca di un passaggio
CAPITOLO XXI – A cavallo
CAPITOLO XXII – Cambio inaspettato
CAPITOLO XXIII - Superstiti
CAPITOLO XXIV – Chiacchierata
CAPITOLO XXV - Arrivo
CAPITOLO XXVI - Stallo
CAPITOLO XXVII – Non prevedibile
CAPITOLO XXVIII – Sulla collina
CAPITOLO XXIX - Battaglia
CAPITOLO XXX – Ritorno al Continente
CAPITOLO XXXI – Verso l’isola
CAPITOLO XXXII - Ricerche
CAPITOLO XXXIII – Ricordi dal passato
CAPITOLO XXXIV – Ritorno a casa
EPILOGO
L’AUTORE
Catalogo Damster
PROLOGO
Stavano andando alla ricerca di cibo in qualche isola più fertile nei dintorni della loro dimora. Lui era in viaggio da ore ed era molto stanco. In lontananza videro un piccolo pezzo di terra, piccolo ai loro occhi, e qui si fermarono. Stettero sull’isola tutto il pomeriggio e notarono che, fortunatamente, non c’era nessun uomo sulla terraferma. Trovarono invece molte prede e banchettarono fino a quando non si fece sera e fu il momento di tornare verso casa. Alzarono i loro grossi e pesanti ventri e ripartirono goffamente verso Nord. Iniziarono ad acquistare velocità, ma stavano ancora sovrastando l’isola. Uno di loro si scostò dal gruppo e rimase più basso, giocando a schivare gli alberi e a fare acrobazie.
L’avevano spesso avvertito di non farlo ma lui non sentiva ragione, gli piaceva divertirsi e sentire l’aria che sibilava quando girava su se stesso. Era così assorto nei suoi pensieri che non vide il maestoso albero che gli si parava di fronte. Lo scorse all’ultimo momento, quando ormai era troppo tardi per schivarlo completamente.
Si spostò verso destra il più possibile. Colpì l’albero ed iniziò a barcollare in aria. L’albero si trovava esattamente sulla sponda rocciosa dell’isola. Non era consueto che uno di loro cadesse nell’acqua. Questo, come loro sapevano, li avrebbe danneggiati gravemente. Ma il ragazzino cadde e finì in mare. Rimasero tutti in silenzio aspettando che tornasse in superficie. Iniziarono a pensare che non ci sarebbe riuscito. Poi una testa uscì dal mare, lanciò un grido soffocato e, goffamente, uscì dall’acqua e si riunì al gruppo, ansimando. Lo rimproverarono severamente, dicendogli che ora sarebbe stato pressoché inutile, se non per accudire i bambini. La sua ira crebbe. Si raschiò la gola come in cerca di qualcosa che aveva perso dentro di essa. Dalla bocca uscì soltanto un filo di fumo nero.
CAPITOLO I – Primavera
Giovanni guardava Città dal balcone della sua camera. In quel periodo era incantevole. Ogni anno moltissimi visitatori venivano attratti dai suoi edifici di pietra bianca che riflettevano la luce del sole, riscaldando l’aria ancora fresca. Tutto procedeva normalmente nonostante fosse vicino l’equinozio di primavera. A Città non si svolgeva nessuna festa né banchetto, perché tutti dovevano continuare con il loro lavoro. Giovanni ripensò alle grandi feste che si tenevano in alcune città al Sud per l’occasione. Una volta vi aveva partecipato.
Qualcuno bussò alla porta, Giovanni aprì. Era Rob, un suo vecchio e caro amico, un tempo un valoroso combattente e che ora lo aiutava a gestire la città. Governavano insieme Città da molto tempo e non c’erano mai stati molti problemi. Città era sempre stata tranquilla, con un porto semivuoto ma che però fruttava molto e grandi campi al di fuori delle bianche mura.
– Buongiorno Rob – salutò. Rob ricambiò. – Qualche problema?
– In realtà sì – ammise Rob. – Abbiamo un problema con il porto. Sembra che qualche punto non sia più utilizzabile.
– Quindi non riusciamo più a soddisfare il bisogno di spazio delle navi?
– No, sire, assolutamente no – disse in fretta Rob. – Semplicemente il porto potrebbe ospitare molte navi in più.
– È da molto che non abbiamo forti flussi di navi – disse il re, nonostante pensasse che Rob avesse già la risposta pronta. Infatti era così.
– Ho sentito che quest’inverno sono rimaste invendute molte merci nelle isole a nord del Continente, quindi è possibile che durante la primavera qualcuno venga a Città a tentare di vendere alcuni prodotti. E se non trovassero posto...
– Va bene – accettò Giovanni. – Andiamo a vedere.
Si diressero verso il porto. Passarono davanti al fornaio e al fabbro. Arrivati, Rob mostrò al re i punti dove il porto risultava inagibile. Era una parte molto lunga e che avrebbe potuto ospitare moltissime navi, se fosse stata rimessa a posto.
– Abbiamo abbastanza fondi per riparare tutto? – chiese Giovanni.
– Certo – rispose sicuro Rob. – La scorsa estate le entrate sono state elevate e ci è rimasto molto denaro.
– Perfetto – accordò il re. – Ti affido il compito di trovare qualcuno in grado di rimettere a posto il porto.
Rob annuì.
CAPITOLO II – Un giro in barca
Il sole si alzava oltre le montagne a Nord e qualche raggio di sole già si rifletteva sul Flume, un lungo corso d’acqua che tagliava in due il Continente e che raggiungeva la sua massima portata e larghezza ad Acqua. L’acqua del fiume scorreva veloce e in modo rettilineo, fino a quando non si divideva in due per aggirare un’isoletta al centro di esso. Su quest’isoletta si ergeva la Torre delle Acque, che più di una torre si trattava di un piccolo castello che non raggiungeva un’altezza molto elevata, visto che attorno alla città si stendeva la pianura. Molto lontano si poteva vedere una piccola barca che stava arrivando, forse portava merci da rivendere in una delle numerose bancarelle della città o forse era solo un visitatore.
Dante guardava il suo regno, che in realtà consisteva nella città e nelle campagne circostanti, con un sorriso. Acqua non era stata più felice di allora: il commercio andava bene, i poveri erano drasticamente diminuiti e la terra era più fertile che mai.
Dante si spostò dalla finestra della sua camera: era ormai tardi e doveva fare un giro in barca lungo il fiume, come si faceva per tradizione il primo giorno di primavera. Quindi aprì la porta, scese le tre rampe di scale che lo separavano dal piano terra e uscì dal portone che, di giorno, rimaneva sempre aperto. Fuori c’era qualche nobile che Dante stava ospitando, ma il Re di Acqua non gli badò e si diresse verso in piccolo molo dell’isoletta, usato per raggiungere o per allontanarsi dalla Torre. Lì lo aspettavano suo figlio Sav e un suo amico di nome Yarèd, che proveniva da qualche isola esotica al Nord del Continente e che lavorava per Dante da quando, a soli quattro anni, si trasferì ad Acqua. Era un ragazzo dalla pelle scura che aveva sempre incuriosito Dante, con le sue gambe slanciate e le braccia forti.
– Ciao Dante – disse Yarèd, amichevolmente.
– Buongiorno Yarèd – rispose, poi si rivolse a suo figlio:
– Ciao Sav, tutto bene oggi? – Il ragazzino stava guardando la barca. – Sì, tutto bene papà.
– Forza, allora, partiamo o stiamo qui a congelare? – era freddo per essere primavera.
– Partiamo subito – rispose Yarèd. – Tutti sulla barca!
Salirono tutti e tre sulla barca. La barca era piccola ma si usava quella da anni.
Partirono lentamente, lasciandosi trasportare dalla corrente. In quel giorno le persone si radunavano ad Est della Torre, perché era quella la direzione verso cui la barca reale procedeva. Continuarono. Al loro fianco era un susseguirsi di case, molto simili tra loro, e ogni tanto qualche albero solitario. Dietro le case si vedevano le lontane montagne del Nord.
Il fiume fece una curva e per poco Dante non cadde. Potevano già iniziare a sentire le voci delle persone in attesa.
– Allora sei pronto per un’altra primavera? – chiese Dante a suo figlio.
– Certo, papà. – Rispose Sav. – Spero di imparare presto a cavalcare. Ricordi? Me lo avevi promesso.
– Non me ne sono dimenticato. E tu lo ripeti ogni singolo giorno da quattro anni...
Sav rise: – È per esserne sicuro.
– Non ti preoccupare – continuò Dante. – Il giorno del tuo decimo compleanno andremo fuori città e ti insegnerò. – Sav sembrava fin troppo eccitato: – E potrò avere un cavallo tutto mio?
– No – rispose Dante. – Quello solo quando sarai molto bravo.
Sav era un po’ deluso, ma non c’era più tempo per parlare, ormai la folla doveva aver visto la barca, perché si levavano grida di entusiasmo.
Finalmente raggiunsero le prime persone. Queste guardavano con interesse la processione e parlottavano tra loro. Pian piano le persone sulla riva aumentarono e loro le voci erano più confusione che parole distinte. Dante