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La Spadaccina
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E-book374 pagine5 ore

La Spadaccina

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Info su questo ebook

I Norreni pensavano di poter conquistare la Scozia. Si sbagliavano.

Melcorka è un'ordinaria giovane donna delle Isole. Ma quando la sua terra natia, Alba, viene attaccata da un'orda vichinga, Melcorka abbandona la sua vita agiata ed intraprende il cammino della guerriera.

Con una sgangherata banda di compagni, si dirige a sud per riunire i clan e liberare la terra dal flagello degli Uomini del Nord - e rivendicare il proprio destino.

LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2020
ISBN9781071539583
La Spadaccina

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    Anteprima del libro

    La Spadaccina - Malcolm Archibald

    Premessa

    La propria figura stagliata contro il sole, il cantastorie sollevò entrambe le braccia verso il cielo e si rivolse all’adunanza.

    Molto tempo fa, quando io ero più giovane e la maggior parte di voi non era ancora nata, nel mondo c’era bisogno di grandi guerrieri. La guerra bruciava la terra di Alba, da sud a nord, da ovest ad est; il sangue inacidiva i fiumi e le ossa spezzate erano sparse per i campi. Il fuoco delle cittadine in fiamme brillava lungo tutto l’orizzonte, mentre la fuliggine presente nel fumo rimaneva intrappolata nella gola degli uomini e delle donne che erano sopravvissuti al massacro.

    Osservò il suo pubblico, lasciando che la tensione crescesse, sebbene sapesse che avevano già sentito questa storia un centinaio di volte.

    Ovunque, c’era carenza di misericordia, con tutta la dolcezza della natura seppellita nella tomba nera del terrore ed il vento che cantava un triste lamento per i defunti piaceri di vita e speranza.

    La terra implorava la pace.

    Dopo anni di orrore, quando i corvi neri banchettavano sui cadaveri che giacevano insepolti nelle valli carbonizzate, Re e regine e signori e signore si radunarono per cercare conforto dalla costante devastazione, e dopo giorni e settimane e mesi di discorsi, mentre le pile di morti crescevano alte quanto una lancia da un capo all’altro del paese, giunsero ad una decisione.

    Per porre fine ai combattimenti fra gli uomini del Nord e la gente di Alba, ci sarebbe stato un matrimonio. La figlia del Re di Alba avrebbe sposato il figlio della Regina dei Norreni, e il loro primogenito avrebbe regnato su entrambe le terre, in pace perpetua. I guerrieri del Nord e quelli di Alba avrebbero posato le armi e, al loro posto, ripreso l’aratro e le reti da pesca. E le persone di entrambi i regni accettarono a causa del reciproco sfinimento. I re ed i signori sciolsero i propri eserciti e bruciarono le navi da guerra. Invece che grandi eserciti che si scontravano a terra e flotte di navi-drago che devastavano le coste e le isole, le persone divennero amanti della pace. Olaf, il principe dei Norreni, ed Ellen, la principessa di Alba, si incontrarono e si sposarono e, come succede in natura, la principessa rimase incinta. Mentre le persone si abituavano alle curiose vie della pace, la principessa sbocciava e fioriva e, quando giunse il momento, i reali e la nobiltà di riunirono.

    Levatrici e donne sagge vennero convocate da Alba e dalle terre del Nord per assistere al parto; i signori e i consiglieri si radunarono nel palazzo reale, sotto l’ombra delle grandi montagne bianche del Nord, e le nazioni trattennero il respiro nell’attesa del loro nuovo regnante.

    È un maschio, giunse la notizia, e quindi: No, è una femmina.

    Quindi: Sono un maschio e una femmina: abbiamo dei gemelli!

    E tale era la confusione che neanche la più saggia delle donne saggia o la levatrice con più esperienza sapeva dire quale dei due bambini fosse nato per primo. Discussero e dibatterono e gettarono le ossa per decidere, finché non intervenne la natura, che mandò un’eclisse a diffondere oscurità sul mondo. Quando il cielo si schiarì, il problema era risolto, perché la bambina giaceva morta nella sua culla e il bambino strillava pieno di salute e vitalità.

    Alcuni dissero che il Popolo delle Colline, il Popolo della Pace, la gente fatata il cui nome dovrebbe essere menzionato solamente in un sussurro, all’occorrenza, avesse fatto sparire la vera principessa e l’avesse sostituita con un mutaforma, ma ci sono sempre persone che incolpano il Popolo della Pace per qualsiasi cosa che preferirebbero non fosse accaduta.

    Senza rivali, il principe sedeva sicuro sul suo trono e diffondeva la pace nei suoi regni gemelli di Northland ed Alba. Divenne l’Alto Re, con re minori sotto di sé e signori sotto ai re minori, e da quando salì al trono non ci furono più spargimenti di sangue, né in Alba né nelle terre del Nord.

    Il cantastorie abbassò le mani nel momento preciso in cui il sole calava dietro l’orizzonte. Solo le onde che avanzavano e si ritraevano, spazzando la spiaggia di ciottoli dell’isola conosciuta come Dachaigh, spezzavano il silenzio.

    Seduta nella parte anteriore del pubblico, fra sua madre e il vecchio Oengus, Melcorka ascoltava con la bocca aperta e gli occhi spalancati.

    Il cantastorie lasciò che la pace notturna calasse su di loro prima di ricominciare.

    Dobbiamo ricordare il nostro passato e rispettare coloro che proteggono la pace che tutti apprezziamo. Senza quell’unione, la guerra rossa devasterebbe i due regni, le navi-drago saccheggerebbero le coste e sentiremmo il sapore del sangue nel soffio della brezza.

    Abbassò le mani, il suo volto era vecchio e saggio nella luce che rifletteva dall’orizzonte color ocra. Il vento si levò, trascinando le tenebre da est, mentre un gufo richiamava la propria compagna, il suono che riecheggiava sinistramente nell’oscurità crescente della notte. Il pubblico si alzò per fare ritorno ai focolari confortevoli vicino alle fiamme nei camini. Non videro il cantastorie che si voltava verso ovest o le lacrime salate che scorrevano dai suoi occhi. Non udirono le parole che mormorava: Dio salvi Alba dai tempi che stanno per giungere. E se l’avessero visto, non avrebbero compreso, perché non avevano conosciuto la maledizione della guerra. 

    Capitolo Uno

    L’oceano c’era sempre stato. La circondava, allungandosi fino all’annebbiato orizzonte in tre direzioni: nord, ovest e sud. Verso est, in una giornata limpida, riusciva a vedere una leggera riga blu, la quale le avevano detto era un altro luogo, chiamato il Continente di Alba. Un giorno, prometteva a sé stessa, avrebbe raggiunto quell’altra terra e l’avrebbe esplorata. Un giorno: ma non oggi. Oggi era un giorno come tanti, un giorno in cui si mungeva la vacca, ci si occupava delle galline e si perlustrava la spiaggia per vedere i regali che aveva portato il mare. Guardò di nuovo, osservò i prati infiniti e le macchie di brughiera punteggiati dalle rocce macchiate dai licheni, sparpagliate per tutta l’isola: Dachaigh, l’isola che chiamava casa.

    In alto, sopra al brillante abisso che era il cielo, l’aria era fredda con la promessa della prossima primavera, blu come il mare in perpetuo movimento, decorata da allegre nuvole soffiate dall’onnipresente brezza.

    Melcorka risalì una collinetta erbosa ed il suo sguardo, come tante volte prima di quella, vagò verso est. Laggiù, sul quel lato dell’isola, c’era la Grotta Proibita. Era stata una tentazione da quando le era stato proibito anche solo avvicinarvisi, e si era avventurata fin là in tre occasioni. Ogni volta sua madre l’aveva fermata prima che potesse raggiungere l’entrata.

    Un giorno, promise a sé stessa, un giorno vedrò cosa c’è all’interno della grotta e scoprirò perché è proibita. Ma non oggi; oggi c’erano altre questioni più urgenti che richiedevano la sua attenzione.

    Sollevando la gonna, Melcorka attraversò di corsa le erbacce fino alla fascia di dolce machair che circondava la spiaggia. Di solito c’erano dei tesori da raccogliere: una conchiglia dalla forma strana o un lungo pezzo di legno dal valore inestimabile in quest’isola quasi completamente senz’alberi, o magari uno strano frutto dalla buccia robusta.

    Come al solito, corse velocemente, godendosi la sensazione del vento fra i capelli ed il rumore dello spostamento dei ciottoli sotto ai suoi piedi scalzi, quando raggiunse la spiaggia. Un freddo acquazzone le lavò il volto, gli uccelli marini si tuffarono, urlando, sopra la sua testa e le lunghe onde esplosero in un ritmo frenetico intorno a lei. La vita era bella, la vita era com’era sempre stata e come sempre sarebbe stata.

    Melcorka si fermò, accigliata: quel cumulo era nuovo. Era sul livello dell’alta marea, con onde spumose che si infrangevano intorno ad un ammasso ovale di alghe marine verde scure. Non era una foca, né un animale smarrito di qualunque tipo; era lungo e scuro, con un evidente segno di trascinamento, dove qualcosa si era trascinato fuori dal mare ed era giunto fino ai bordi della spiaggia. Ora giaceva lì, immobile, sulla sua spiaggia. Per un secondo Melcorka esitò; sapeva, in qualche modo, che qualunque cosa fosse, avrebbe cambiato la sua vita. Quindi fece qualche passo in avanti, lentamente, raccogliendo una pietra da usare come arma, e si avvicinò al cumulo.

    Ciao? Melcorka sentiva il nervosismo nella propria voce. Provò di nuovo: Ciao? Un soffio di vento fece volare via le sue parole. Fece un passo in avanti, e poi un altro: il cumulo era più lungo di lei, della lunghezza di un uomo adulto. Si piegò sopra di esso e tirò uno dei filamenti delle alghe. Ce n’erano di più sotto, e poi ancora di più. Melcorka iniziò a srotolare tutte le alghe finché non divenne visibile ciò che c’era sotto.

    È soltanto un uomo, Melcorka fece un passo indietro. È un uomo nudo, disteso a faccia in giù. Gli diede una seconda occhiata per verificare che l’uomo fosse completamente nudo, lo guardò di nuovo per puro interesse e si avvicinò cautamente. Sei ancora vivo?

    Quando l’uomo non rispose, Melcorka si allungò e gli scosse una spalla. Non ci fu risposta, così provò di nuovo con più forza. Sei strisciato fuori dal mare, uomo nudo, quindi eri vivo quando sei arrivato qui.

    Un pensiero improvviso la colpì, così gli controllò le mani e i piedi. Erano tutti dotati di dita. Allora non sei una sirena, disse al corpo silenzioso, quindi cosa sei? Chi sei? Fece scorrere il proprio sguardo su di lui. Sei ben fatto, chiunque tu sia, e sfregiato, notò la lunga ferita ormai guarita che gli attraversava il costato. Madre saprà cosa fare con te.

    Sollevandosi la gonna sopra le ginocchia, Melcorka corse a casa attraverso i ciottoli e il machair, guardandosi alle spalle un paio di volte per assicurarsi che la sua scoperta non si fosse alzata per fuggire via. Attraversò di corsa la porta aperta e vide sua madre, Bearnas, indaffarata sul tavolo.

    Madre! C’è un uomo sulla spiaggia. Non so se è vivo o morto. Vieni a vedere. Spalancò gli occhi ed abbassò la voce. È nudo, madre. È tutto nudo.

    Bearnas sollevò lo sguardo dal formaggio che stava preparando. Fai strada, disse, toccando la croce rotta in peltro che pendeva da un cordoncino di pelle intorno al suo collo. Sebbene la sua voce fosse gentile come sempre, non poteva mascherare l’inquietudine nel suo sguardo.

    Un paio di piccoli granchi corsero di lato quando Bearnas si avvicinò al corpo. Lo osservò, arricciando le labbra alla vista della cicatrice. Aiutami a portarlo a casa, disse.

    È tutto nudo, indicò Melcorka. Tutto quanto.

    Sua madre le rivolse un piccolo sorriso. Lo sei anche tu, sotto alle tue vesti, le ricordò. La vista di un uomo nudo non ti ferirà. Ora afferra una delle sue braccia.

    È pesante, disse Melcorka.

    Ce la faremo, le disse Bearnas. Ora, solleva!

    Melcorka lanciò un’occhiata all’uomo mentre lo sollevavano, sentì che arrossiva e spostò velocemente lo sguardo. Notò che i piedi dell’uomo lasciavano un segno di trascinamento sulla sabbia e scuotevano i ciottoli mentre lo trasportavano fino a casa. Chi pensi che sia, madre? domandò quando attraversarono la soglia del casolare.

    È un uomo, disse Bearnas, ed un guerriero, a giudicare dal suo aspetto. Fece scorrere il suo sguardo sul suo corpo. È muscoloso, ma non tanto quanto un tagliapietre o un contadino. È snello e levigato ed agile. Quando guardò di nuovo, Melcorka pensò di aver intravisto un barlume d’interesse nei suoi occhi. La cicatrice è troppo dritta per essere accidentale: è il colpo di una spada, sicuro come la morte.

    Come fai a saperlo, madre? Hai già visto delle ferite da spada, prima d’ora? Mercolka aiutò sua madre a trasportare il guerriero fino al suo letto. Rimase lì disteso; a faccia in su, svenuto, macchiato di sale e con la sabbia incastrata in varie parti del corpo. È piuttosto attraente, direi. Melcorka non riusciva a controllare la direzione del suo sguardo. Si sentì meno imbarazzata da ciò che vide, questa volta, ma altrettanto curiosa.

    Pensi che sia attraente, Melcorka? C’era un sorriso negli occhi di sua madre. Bè, concentra la mente su altre cose. Non hai delle faccende da sbrigare?

    Sì, madre, Melcorka non uscì dalla stanza.

    Vai, allora, disse Bearnas.

    Ma voglio scoprire chi è... La protesta di Melcorka si interruppe bruscamente quando sua madre fece oscillare una mano in un movimento ben noto, lasciando una sensazione di bruciore su di lei nel momento del contatto. Vado madre, vado!

    Passarono due giorni prima che il naufrago si risvegliasse. Due giorni in cui Melcorka andava ogni ora a controllare il suo stato e la maggior parte della popolazione dell’isola capitò per caso di lì e si informò con disinvoltura dell’uomo nudo che Melcorka aveva trovato. Per quei due giorni, la casa di Melcorka era stata sempre presente nelle chiacchiere dell’isola. Dopo che l’uomo si fu risvegliato, la casa di Melcorka divenne il fulcro della comunità.

    Non si vedeva niente di simile dai vecchi tempi, Nonna Rowan disse a Melcorka, seduta sullo sgabello a tre gambe, proprio di fianco al camino. Sin da quando tua madre era una giovane ragazza, non molto più grande di te ora.

    Cosa successe allora? Melcorka ripiegò la gonna e restò in equilibrio sul bordo della panca di legno che era già occupata da due uomini. Madre non mi racconta mai nulla dei tempi andati.

    È meglio attendere e domandare a lei, allora, Nonna Rowan annuì, facendo sobbalzare i capelli grigi. Non sta a me raccontarti niente che tua madre non voglia condividere. Abbassò la voce, Ho sentito che sei stata tu a trovarlo per prima.

    Sì, Nonna Rowan, Melcorka convenne in un bisbiglio sommesso.

    Nonna Rowan lanciò un’occhiata a Bearnas. Il suo occhiolino sottolineò le rughe che Melcorka pensava assomigliassero agli anelli di un albero appena tagliato. Che cosa hai pensato? Un uomo nudo tutto per te...che cosa hai fatto...dove hai guardato...che cosa hai visto? La sua risata seguì Melcorka mentre fuggiva in un’altra stanza della casa, dove un gruppo di uomini e donne erano raggruppati intorno allo straniero, intenti a discutere della sua provenienza.

    Sicuramente un guerriero, Oengus scosse la sua barba grigia, guardate i suoi muscoli, perfettamente tonici. Punzecchiò lo stomaco dell’uomo con un dito tozzo.

    Li stavo proprio guardando, Aele, sua moglie, disse con una risata ed un’occhiata di sbieco a Fino, la sua amica. Si scambiarono degli sguardi e risero insieme ad un ricordo segreto.

    Aedon il vasaio ghignò e prese un sorso di idromele dal suo corno, Guardate me, se volete, disse, e si mise in posa per mostrare il suo fisico flaccido ed insignificante.

    Magari vent’anni fa, Fino rise di nuovo. O trenta!

    Direi quaranta! disse Aele, e tutti risero.

    Melcorka fu la prima a sentire il gemito. Ascoltate, disse, ma quando gli adulti parlano non tengono conto delle parole di una ragazza ventenne. L’uomo gemette nuovamente. Ascoltate, Melcorka parlò a voce più alta. Si sta svegliando! Afferrò il braccio di Bearnas, Madre!

    L’uomo gemette di nuovo e si mise a sedere sul letto. Si guardò intorno, osservando la gente lì riunita che lo fissava. Dove sono? chiese, Che cos’è questo luogo? La sua voce era roca.

    Mentre gli adulti iniziavano a blaterare una risposta, Bearnas batté le mani. Silenzio! ordinò, Questa è la mia casa, e sarò io a parlare!

    Calò immediatamente il silenzio su tutti, tranne che sullo straniero. Lui guardò direttamente Bearnas. Sei tu la regina, qui?

    No, non sono una regina. Sono semplicemente la padrona di casa. Bearnas si inginocchiò di fianco al letto. Mia figlia ti ha trovato sulla spiaggia, due giorni fa. Non sappiamo chi sei o come sei giunto fin qui. Bearnas indicò Melcorka. Porta dell’acqua al nostro ospite.

    Io sono Baetan, l’uomo bevve dalla coppa che Melcorka aveva portato alle sue labbra. Allontanandola, lui cercò di alzarsi, fece una smorfia e fece con il capo un segno di saluto. Ben trovata, padrona di casa. Per favore, accompagnami dal capo di questo luogo.

    Non esiste un capo qui; non abbiamo bisogno di cose simili.

    Qual è il tuo nome, padrona della casa? Baetan si mise seduto più dritto. I suoi occhi azzurro chiaro sfrecciavano da un volto all’atro nella stanza affollata.

    Io sono Bearnas, disse la madre di Melcorka.

    Bearnas: significa portatore di vittoria; non è il nome di un contadino, o di una donna. Beatan scivolò fuori dal letto, ondeggiò e si aggrappò alla parete per supporto.

    È il nome che ho, gli disse Bearnas con calma, e tu porti vergogna sulla mia casa, stando nudo in piedi di fronte ai miei ospiti.

    Mercolka realizzò improvvisamente di non essere l’unica donna nella stanza che stesse fissando il corpo di Baetan. Sentì il proprio volto che arrossiva e spostò lo sguardo.

    L’uomo non prestò attenzione alle critiche di Bearnas, raddrizzandosi e voltandosi verso di lei. Ho già sentito quel nome; conosco quel nome. Fece un respiro profondo. Sei imparentata ai Bearnas? I Bearnas della Famiglia Bearnas? Nonostante le sue gambe fossero instabili, la voce dell’uomo era ora forte.

    Bearnas lanciò un’occhiata a Melcorka prima di rispondere. Sono io quella donna.

    Non sei come ti avevo immaginata, disse Baetan.

    Sono come sono e sono chi sono, la risposta di Bearnas era criptica.

    Allora è te che sono venuto ad incontrare. L’uomo si allontanò con una spinta dalla parete. Ho un messaggio per te.

    Annuncia il tuo messaggio, disse Bearnas.

    Sono tornati, disse l’uomo semplicemente.

    Il cambiamento nell’atmosfera fu immediato; da interesse e vago divertimento a tensione e, Melcorka pensò, paura. Chi è tornato? domandò lei.

    Vattene, Melcorka. Bearnas sembrò accorgersi che Melcorka stava esaminando la nudità dell’uomo con evidente curiosità. Sei ancora troppo giovane.

    Ho vent’anni, le ricordò Melcorka.

    Oh, lascia che la ragazza guardi, rise Nonna Rowan. Non le farà male vedere che aspetto ha un uomo.

    Non si tratta di ciò che vede, disse Bearnas, ma di ciò che potrebbe sentire.

    La risata di Nonna Rowan seguì Melcorka fino all’altra stanza. Ti ricorderai ciò che hai visto, disse.

    Melcorka rimase il più vicina possibile alla porta, mentre gli adulti parlavano. Sentì il mormorio delle voci ed un improvviso silenzio, seguito dalla voce tonante di sua madre. Melcorka: allontanati dalla porta e prepara le tue cose. Ce ne andiamo da Dachaigh.

    Fu così semplice. Un minuto Melcorka era stabilita nella casa che aveva conosciuto per tutta la sua vita, e quello successivo sua madre aveva deciso che se ne sarebbero andate.

    Dove andiamo? chiese Melcorka. Perché ce ne andiamo?

    Non domandare, non discutere, fai semplicemente quello che ti viene detto. Bearnas aprì la porta e toccò una spalla di Melcorka. Per tutta la tua giovane vita, hai desiderato di viaggiare, di vedere cosa c’è oltre i confini della nostra piccola isola. Bè, mia cara, ora farai proprio questo. Il suo sorriso era privo di umorismo ed i suoi occhi nocciola sembravano penetrare nell’anima di Melcorka. È il tuo destino, Melcorka; è il tuo diritto di nascita.

    Che cosa vuoi dire? Ma Bearnas non aggiunse altro ed i giorni passarono nella frenesia di bagagli e preparazioni.

    Bearnas, Nonna Rowan fece un gesto verso la finestra. Il tuo amico è tornato.

    Melcorka sentì il severo richiamo prima di vedere l’aquila di mare atterrare sul rachitico e contorto melo che si trovava di fronte alla casa. L’uccello rimase immobile, la sua testa oscillò prima di fissare l’interno della finestra del casolare.

    Apri la finestra, Melcorka, sebbene Bearnas parlò a bassa voce, c’era completa autorità nel suo tono.

    L’aquila saltellò all’interno, si appollaiò in cima al letto, guardò la stanza e saltò sul braccio allungato di Bearnas.

    Ben tornato, Occhi Chiari, Bearnas solleticò il collo dell’uccello.

    Melcorka scosse la testa. Non è un bentornato, Madre. Non abbiamo mai visto quell’aquila prima.

    L’aquila di mare è il mio animale guida, sembrava che Bearnas stesse riflettendo, tanto leggere erano le sue parole. Il tuo uccello è la beccaccia di mare, Melcorka. Tieni d’occhio la beccaccia di mare. Ti guiderà nel fare ciò che è meglio.

    Madre... iniziò Melcorka, ma Bearnas aveva lasciato la stanza, portando con sé l’aquila di mare.

    Nonna Rowan la osservò mentre si allontanava. Verrà il momento in cui sarai grata per il volo di un’aquila, Melcorka. I suoi occhi erano opachi. Quel momento non è oggi.

    Qualcuno aveva trovato degli abiti per Baetan, che si trovava in un angolo della casa con indosso una leine di lino, l’immancabile camicia che tutti quanti, uomini e donne, indossavano. La leine di Baetan era tesa sul suo petto, mentre i larghi pantaloni scozzesi gli raggiungevano a malapena le ginocchia.

    Abbiamo bisogno di una barca, disse Baetan.

    Ovviamente, convenne Bearnas.

    Non abbiamo una barca, iniziò a dire Melcorka, finché Nonna Rowan non le appoggiò una mano sulla spalla.

    Ci sono molte cose che non sai ancora, Nonna Rowan parlò a bassa voce; è meglio se tieni a freno la lingua e lasci che il mondo ti mostri le sue meraviglie.

    Dove stiamo andando? chiese di nuovo Melcorka. Andiamo sul Continente di Alba?

    Ancora meglio; andiamo ad incontrare il re, le disse Bearnas, e questo è tutto quello che so.

    Il re? Intendi il Signore delle Isole?

    No! Il tono di Bearnas avrebbe potuto spaccare il granito. Non il Signore delle Isole. Andiamo a vedere il re in persona!

    Avremo bisogno di una barca, insistette Baetan.

    Abbiamo una barca. Bearnas ignorò i ripetuti scuotimenti di testa di Melcorka. Per di qua.

    Gli uccelli marini gridarono aspri saluti quando Bearnas uscì dal casolare dove Melcorka aveva passato tutta la propria vita per camminare in linea retta, verso est, oltre la crescente brughiera, verso il sole di metà mattina. Melcorka la seguì, dubbiosa. Madre...

    Non fare domande, Melcoka. Bearnas lanciò un’occhiata alla propria destra, dove l’aquila di mare volava in cerchi.

    Un vento da ovest sussurrò attraverso la brughiera bagnata, una mano amica alle loro spalle che li spingeva in avanti. Madre...questa è la strada per la Grotta Proibita.

    Grazie, Melcorka. Bearnas non tentò di nascondere il suo sarcasmo. Occhi Chiari atterrò in equilibrio sulla sua spalla, come se quello fosse l’unico posto dove fosse mai atterrato.

    Un avvallamento nella landa si trasformò in un burrone, che diventava più profondo ad ogni passo, finché non si ritrovano a scendere lungo uno stretto percorso con pareti di pietra su entrambi i lati. Una grotta incombeva di fronte a loro, alta tre metri, nera e fredda. Per tutta la sua vita, Melcorka era stata avvertita di non entrare in questo luogo, ma ora sua madre entrò a passo sicuro, senza guardarsi intorno.

    Madre... Dopo aver desiderato disperatamente di esplorare la Grotta Proibita, ora Melcorka esitava. Fece un respiro profondo ed un passo in avanti.

    L’oscurità si avvolse intorno a lei come un mantello, nitido, fresco e dall’odore salato. Sbirciò in avanti, ascoltò i passi sicuri ed ovattati di sua madre e l’incedere pesante di Baetan. Riusciva a distinguerli semplicemente dal suono dei loro passi, sebbene non sapesse come, o perché.

    Eccoci. Anche nel buio, Bearnas sembrava sapere esattamente dove si trovasse. Si fermò di fianco ad una nicchia nella parete e sollevò due torce di giunchi. Creando una scintilla con due pietre focaie, lasciò che i giunchi secchi prendessero fuoco. La luce gialla li avvolse. Tienila, ne consegnò una a Baetan, non è per adesso.

    Melcorka sentì il rumore dell’acqua prima di vederla, quindi la luce della torcia rifletté dalla loro sinistra e lei si accorse che stavano camminando lungo una sporgenza rocciosa, con l’acqua che ondeggiava e gorgogliava sotto di loro. Il suono delle onde si fece più forte, finché non iniziò a riecheggiare per la grotta. Dove siamo?

    Questa grotta si estende da un lato della collina fino ad un’uscita sul mare sulle Scogliere Orientali, spiegò Bearnas. Ora resta immobile e non metterti tra i piedi. Piegandosi, arrotolò quella che Melcorka aveva creduto essere la parete della grotta. Non è magia, Melcorka, non sembrare così sorpresa! È soltanto uno schermo in pelle.

    Occasionalmente, c’erano state delle barche in visita a Dachaigh, di solito barche di pescatori portate fuori rotta dalle bufere violente dell’Oceano Occidentale, ma la barca che Bearnas mostrò oltre lo schermo era diversa da qualunque cosa Melcorka avesse visto prima. Sia la prua che la poppa terminavano con una punta acuminata, mentre la carena era stretta e fatta di assi di legno sagomate, leggermente accavallate. C’erano i fori per sei remi su ogni lato e lo spazio al centro della nave per montare un albero maestro. Sulla prua, sollevandosi in un grido a bocca spalancata, la testa di un’aquila di mare fissava in avanti.

    Cosa ne pensi, Melcorka? Bearnas fece un passo indietro.

    È enorme, Melcorka non nascose la propria sorpresa. Ma da dove è arrivata?

    La nascondemmo qui prima che tu nascessi, disse Bearnas. Non volevo che tu ne venissi a conoscenza prima che fosse giunto il momento.

    Giunto il momento per cosa, Madre?

    Giunto il momento che tu lasciassi quest’isola; giunto il momento che tu incontrassi il re; giunto il momento che tu diventassi chi sei realmente. Bearnas colpì con il palmo lo scafo della barca. Ti piace?

    Sì, mi piace, disse Melcorka. Ma io so chi sono. Io sono Melcorka, tua figlia. Incontreremo davvero il re?

    È una bellezza, non è vero? Bearnas fece scorrere una mano sulla linea morbida dello scafo. "La chiamiamo Schiumatrice d’Onda, perché è esattamente quello che fa. Quando si voltò verso Melcorka, i suoi occhi erano calmi. Sì, incontreremo il re."

    Perché? chiese Melcorka.

    Baetan mi ha rivelato delle informazioni che dobbiamo trasmettere, disse Bearnas a bassa voce. Dopo di quello... si strinse nelle spalle, vedremo cosa succederà.

    Quali informazioni ti ha dato Baetan? domandò Melcorka.

    Era qualcosa per me, disse Bearnaa. Se il re desidera che tu lo sappia, te lo dirà lui. O se la nostra situazione dovesse cambiare, allora lo saprai.

    Faremmo meglio ad andare dal Signore delle Isole, suggerì il vecchio Oengus.

    Sai benissimo che non andremo da quell’uomo, scattò Bearnas, e non voglio sentire di nuovo il suo nome. Melcorka non aveva mai sentito la sua voce così tetra.

    Diversi bagliori di luce che riflettevano sull’acqua avvertirono Melcorka che non erano da soli. Quando si guardò alle spalle, le sembrò che la maggior parte della popolazione dell’isola li avesse seguiti nella Grotta Proibita. La luce delle torce metteva in risalto gli zigomi e gli occhi incavati, la pelle segnata dalle intemperie della fronte ed i menti volitivi di uomini e donne che aveva conosciuto per tutta la sua vita. Alcuni trasportavano diversi pacchetti e barili, che posarono sul ripiano roccioso di fianco alla barca.

    Madre—non dovremmo incontrare Donald delle Isole prima di andare dal re? provò di nuovo Melcorka.

    Tu dovresti fare ciò che ti viene detto, Bearnas enfatizzò le proprie parole con uno schiaffo pungente sulle natiche di Melcorka.

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