Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La vita in una conchiglia
La vita in una conchiglia
La vita in una conchiglia
E-book312 pagine4 ore

La vita in una conchiglia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Marco Berger è un uomo in carriera, passionale e con un gran senso del dovere; la sua compagna, Giulia, non riesce a mettere al primo posto nient'altro che il desiderio di realizzarsi professionalmente e per questo le loro strade si dividono. La passione per le auto e il desiderio di un nuovo amore scateneranno in lui sensazioni inaspettate La vita in una conchiglia non è una semplice storia d'amore, è un racconto di vicende umane dove si intrecciano il senso di vuoto e la voglia di sicurezza contrapposti alla volontà di raggiungere gli obiettivi di una vita. Un libro che parla dell'animo umano, della sua magnificenza e delle sue debolezze.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2013
ISBN9788867930111
La vita in una conchiglia

Correlato a La vita in una conchiglia

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La vita in una conchiglia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La vita in una conchiglia - Enrico Casartelli

    coincidenza.

    Nella Multinazionale…

    È un lunedì come tanti altri, Marco Berger, come quasi tutte le mattine di inizio settimana, si reca in ufficio per il solito staff meeting quindicinale: una routine col proprio capo Grazia Mazzoleni per vedere insieme le prospettive del business, le previsioni mensili, trimestrali e un occhio già a fine anno, il tutto inserito e aggiornato il venerdì prima nel sistema informatico delle vendite.

    Non è di particolare buon umore anche se gli affari a lui vanno discretamente bene, le sue previsioni per la chiusura del secondo trimestre dell’anno sono a +3 % rispetto agli obiettivi, ma sente il nervosismo dell’azienda.

    La BMB, compagnia multinazionale con sede a Seattle, è in crisi: il primo trimestre ha avuto in Europa un fatturato negativo del –4% rispetto all’anno precedente, l’Italia è una delle maglie nere a –5%. Il profitto per fortuna va meglio.

    La situazione americana non è certo migliore anche se l’azione a Wall Street sta reggendo ed è invariata rispetto all’inizio dell’anno, in pratica il valore dell’azione sta seguendo l’onda leggermente positiva delle altre compagnie informatiche americane e le previsioni ottimistiche della borsa americana.

    Si percepisce ancora un’atmosfera di preoccupazione. In azienda da dieci anni è in atto una drastica riduzione del personale: prima dei dirigenti e poi di altre figure, attualmente parecchi sono in mobilità a eccezione dei commerciali e di poche altre figure.

    Si consola come tanti altri colleghi ricordando la forte insofferenza e l’inquietudine di qualche anno prima, il clima aziendale di allora era peggiore: ogni manager era tenuto ad allontanare parte dei suoi dipendenti e lui stesso, a sua volta, non sapeva se sarebbe stato inserito in una prossima lista di tagli.

    Ora gradualmente, ma nettamente il business sta migliorando e di conseguenza anche il clima aziendale.

    Marco si sente un privilegiato anche perché ama il suo lavoro, il contatto con i clienti, le relazioni con il marketing, non gli piace la scrivania: soffre quando deve stare in azienda, la scrivania è uno dei suoi peggiori nemici.

    Entra con il tesserino personale nel parcheggio dell’azienda nel Centro Direzionale in Agrate Brianza, cittadina a est di Milano, è presto: vede poche macchine, gli piace arrivare di buon’ora al mattino, evita code con l’auto.

    La receptionist lo guarda con un sorriso compiaciuto: Marco sa di essere un uomo non bello, ma gli amici più stretti gli dicono che ha qualcosa che attira l’altro sesso, trentacinque anni, single, appartamento di 70 mq a Milano di stile moderno con colori chiari e tanta luce, auto e qualche altro benefit aziendale.

    Passa il tesserino al tornello, gli risponde un beep metallico e il sorriso della ragazza.

    C’è poca gente in azienda e si siede a una delle tante scrivanie libere, la logistica è uno dei costi fondamentali per una Compagnia, da parecchi anni solo poche persone hanno un ufficio dedicato, tutto il resto è libero: scrivanie e sedie, si può prenotare un armadio fisso per inserirci i documenti, le sale riunioni sono ovviamente a prenotazione inserendo la richiesta nel sistema dell’azienda.

    Marco viene raramente in sede, i suoi luoghi di lavoro sono auto, aziende, clienti e casa. Non ha bisogno di armadi aziendali, è tutto nella sua testa o meglio nel suo computer portatile.

    Anche Federica, l’assistente del suo capo, si reca presto in ufficio, quella mattina è vestita sportiva: maglietta leggera, jeans, saluto veloce e una spontanea intesa nel recarsi insieme a prendere un caffè nell’area break.

    Federica è una tirocinante appena uscita dall’università con studi di marketing, le piace il lavoro, spera di diventare anche lei commerciale o inserirsi nell’area marketing. Gli racconta del week-end passato: sabato shopping in centro a Milano con le sue amiche, sabato sera discoteca, domenica in moto col suo ragazzo sul lago di Lecco. Si erano fermati all’estremità del lago a Olgiate Molgora, dove avevano guardato i gabbiani volare bassi nel pomeriggio, nel lido partivano e arrivavano parecchie canoe con ragazzi e ragazze che scherzavano in gare improvvisate e prendevano in giro gli ultimi arrivati, ma il tutto in allegria e con un giovane allenatore che faceva finta di essere serio, ma in effetti era il maggiore casinista del gruppo. Poi come cena un gelato di frutta a Lecco e ritorno con calma a Milano.

    Marco l’ascolta distrattamente, pensa a Giulia, la sua compagna che l’aveva lasciato improvvisamente il giovedì sera di due settimane prima, gli aveva detto singhiozzando di aver accettato la presidenza della società di moda in cui lavorava da qualche anno, aveva deciso quella stessa mattina e la nomina le imponeva il trasferimento nella sede centrale di Parigi.

    Marco aveva passato la domenica pomeriggio, cioè il giorno prima, ricordando Giulia, aveva iniziato svogliatamente a controllare i dati di business aggiornati il venerdì prima, ma poi si era ritrovato istintivamente a scorrere nel computer le foto scattate con lei in quei quattro anni di convivenza.

    Giulia lavora nella moda e Milano ormai le stava stretta, è una tipa tosta, molto ambiziosa; anche a Marco piace la competizione, ma non così forte e spietata.

    Giulia è una bella donna, stessa età di Marco, le piacciono i capelli lunghi per attorcigliarli sopra alla nuca, conosce l’inglese, lo spagnolo e ovviamente il francese, fisico quasi da modella, l’ambiente della moda è il suo habitat naturale.

    Il lavoro rappresenta il valore principale della sua vita, spesso organizzava sfilate sui Navigli in posti inimmaginabili come le vecchie osterie e capannoni quasi abbandonati, sapeva combinare il nuovo con l’antico, le piaceva giocare con questo contrasto che i suoi clienti apprezzavano con entusiasmo.

    In effetti ultimamente i rapporti con Giulia erano diventati sempre più freddi: si vedevano alla sera se non era impegnata in qualche sfilata o in party di suoi amici dell’ambiente. Le conversazioni erano sempre più sintetiche, fredde, poche opinioni e nessuna discussione. Il sesso era diventato routine: uno sfogo di nervi, non più passione.

    Era il quarto anno che stavano insieme, avevano hobby diversi: lei ama prima di tutto il suo lavoro e quasi tutte le mattine fa jogging nel parco di Monza vicino alla sua villetta oppure nei marciapiedi di Milano in zona Navigli, dove Marco abita da qualche anno.

    Lui invece ama il mondo delle auto: un suo amico ha una grossa concessionaria di auto e relativa scuderia di rally e di auto racing da circuito, gli affitta a prezzi amichevoli un’auto e sei, sette volte all’anno partecipa a rally in Italia e in Svizzera. Inoltre spesso segue la scuderia che fa corse racing in campionati europei, ogni tanto anche lui effettua dei test in pista e siccome conosce bene l’inglese funge da interprete per l’amico.

    Non eccelle nei rally anche perché l’impegno è discontinuo, però riesce quasi sempre a ottenere dei discreti piazzamenti.

    L’amicizia con l’amico Pietro è ormai di parecchi anni, si è fatta sempre più intensa anche perché si è formato negli anni un rapporto di stima e collaborazione in cui spesso uno ha bisogno dell’altro.

    Gli hobby e il lavoro hanno portato Marco e Giulia in ambienti e amicizie sempre più lontani, non era assolutamente così nei primi anni: spesso e volentieri Marco l’accompagnava nelle sfilate, partecipavano ai party nel mondo della moda o nel mondo delle auto, anche a Giulia piaceva l’ambiente frequentato da Marco e lo seguiva spesso e con apprensione nelle gare.

    Quattro anni prima…

    Marco ricorda bene quando quattro anni prima aveva visto per la prima volta Giulia: era una festa di amici, aveva subito notato i suoi occhi azzurri tenui, ma soprattutto i suoi capelli biondi annodati a chignon sopra la nuca, alta come lui, sguardo nobile e un po’ altezzoso, vestito lungo a più toni sull’azzurro e uno spacco profondo che mostrava le sue gambe lunghe e perfette, scarpe con tacco alto dodici centimetri. Marco le aveva accennato qualche frase, ma lei gli aveva risposto in modo freddo e automatico.

    Non si erano più visti per alcune settimane nonostante i tentativi di Marco di cercare un contatto, ma anche stavolta Pietro l’aveva aiutato invitandola a un party a buffet dopo un rally. Uno dei piloti della scuderia era arrivato prima nella categoria, l’altro pilota e Marco in posizioni buone e nettamente superiori alle aspettative.

    Pietro, quando arrivavano dei buoni risultati, organizzava sempre dei buffet semplici ma eleganti, in una villa sul lago di Lecco o di Como. Meccanici e piloti erano in divisa della scuderia e questo dava un aspetto sportivo all’occasione.

    Marco non aveva notato subito Giulia in quanto era vestita in jeans, ma soprattutto aveva i capelli biondi sciolti. Solo dopo qualche minuto l’aveva riconosciuta, prima un timido saluto con un cenno della mano e poi finalmente era riuscito timidamente ad avvicinarsi e a parlarle.

    Iniziarono a parlare della gara e finalmente Giulia sembrava esteriormente e nel comportamento una ragazza normale con tanto entusiasmo per la vita, lei aveva iniziato con dei complimenti a Marco che si sentiva troppo lusingato e a disagio per cui subito cambiò argomento parlando dei loro reciproci interessi, allontanandosi dal resto della compagnia.

    Una leggera brezza da primavera appena iniziata si era levata e Marco aveva teneramente messo sulle spalle di Giulia, che era infreddolita, la sua giacca.

    La serata finì in fretta e, senza che i due se ne accorgessero, si trovarono da soli mentre gli addetti del catering e i camerieri portavano via il poco cibo rimasto intatto.

    Marco portò a casa Giulia nella sua villetta di Monza e prima che lei scendesse dalla macchina si scambiarono d’istinto un timido bacio. Il mattino dopo le telefonò strappandole la promessa di una cena il sabato successivo in un tipico ristorante dei Navigli.

    Arrivò finalmente il sabato, Marco era vestito sportivo: non amava portare giacca e cravatta, le indossava solo nelle riunioni importanti e con clienti un po’ formali.

    Si sentiva in forma, gli sembrava una serata speciale, la temperatura era ideale, lui soffriva più il caldo che il freddo, infatti sapeva già che, quando sarebbe arrivato luglio, avrebbe diminuito parecchio le sue attività, quasi della metà rispetto agli altri mesi, sia per la chiusura del business del primo semestre che per il caldo.

    Pensò che era ora di prenotare per luglio una settimana al mare in Liguria o in Toscana… Con chi, avrebbe deciso dopo ma nel suo cuore sperava in Giulia.

    Suonò il campanello della villetta di Giulia.

    Ciao! esordì lei in tono euforico aprendo la porta, lui vedendola accennò un sorriso, ma non riuscì a parlare, disse solo un monosillabo incontrollato. Era bellissima: i capelli biondi erano raccolti con cura sulla nuca, indossava un vestito azzurro semplice, ma molto aderente, si immaginavano facilmente i seni dalla scollatura a taglio poco profondo, ma soprattutto un taglio vertiginoso che gli arrivava quasi al fondoschiena confermava che non portava il reggiseno.

    Si sentiva molto attirato da lei, ma era quasi impaurito dalla sua bellezza e un po’ impacciato mentre lei lo invitava a entrare e sedersi nel locale d’ingresso.

    Bevi qualcosa? Un aperitivo? gli chiese Giulia, sapeva di essere una donna affascinante e conosceva bene anche il suo effetto sugli uomini, non si sorprese nel vedere Marco un po’ imbranato, anzi ne era conscia e sentiva anche un pizzico di malizia e civetteria femminile.

    Marco si risvegliò da quel dolce imbarazzo, rispose in maniera spontanea che avrebbe preferito offrirglielo in un locale vicino, poi si riprese un attimo dicendo: Hai veramente un bell’appartamento! Si accorse subito di avere detto una frase scontata, un po’ stupida, era una delle tante frasi che si dicono quando due si incontrano per la prima volta. Era però la verità: le pareti erano chiare e bianche come le sue, ma c’erano molto colori, si capiva che era un appartamento studiato da una persona che lavorava nella moda e da una donna che amava la vita, i tanti colori.

    Nella sala i quadri erano moderni, astratti e vivaci, gli abat-jour da terra sparavano luce sul soffitto ed erano colorati dal giallo al verde, non esistevano lampadari. Il bianco delle pareti e del soffitto era interrotto da questi colori, anche il pavimento era sul bianco con delle venature di azzurro. Pensò al suo appartamento e capì che era molto differente, molto più freddo.

    Ti faccio vedere il resto della casa? gli chiese. Marco finalmente si era un pochino ripreso e acconsentì con entusiasmo, la cucina era in mogano chiaro sempre sul moderno come piaceva a lui, si accorse che c’erano due bicchieri a calice appoggiati su un tavolo piccolo con una tovaglia azzurra, notò l’ultimo modello della macchina da caffè espresso di colore arancione con accanto un barattolo anch’esso arancione pieno di cialde. Pensò che anche lui doveva comprarne una simile e infatti le chiese alcune veloci informazioni, finalmente si sentiva più a suo agio.

    Nella camera c’era un letto matrimoniale, gli armadi sempre di colore bianco, un’anta era coperta da uno specchio grande. I comodini invece erano in stile antico, veneziano, c’era anche un quadro classico dipinto a olio raffigurante i Navigli di Milano. Marco immaginò che quel contrasto tra il moderno e il classico era stato studiato nei minimi particolari. Osservò attentamente, ma senza farsene accorgere, che su uno dei due comodini era appoggiata una foto in una sottile cornice di metallo: si intravedeva Giulia qualche anno prima con una donna più anziana, anche lei bionda, facile intuire che era sua madre.

    C’era anche una camera per gli ospiti con letto matrimoniale.

    Con soddisfazione notò che non c’era traccia di presenza maschile in nessun locale.

    Lo studio era il locale che più gli piaceva: una scrivania moderna, semplice, di legno chiaro, forse mogano, comprata probabilmente da IKEA, sulle pareti sempre quadri moderni, i faretti in alto, un caldo parquet di legno quasi rosso presente anche nelle due camere.

    Sparsi sulla scrivania degli abbozzi di vestiti femminili, le chiese timidamente se poteva vederli, lei annuì con un pizzico di orgoglio: erano modelli semplici, lineari, ma con delle piccole finiture sulle spalle o sui fianchi che personalizzavano il vestito, non erano quei capi di abbigliamento che aveva visto alle sfilate in televisione, che gli sembravano mostri usciti da tagli di persone indemoniate e di cui si chiedeva chi avrebbe avuto il coraggio di indossarli. Erano disegnati a mano, il portatile Mac rosa, con una piccola stampante laser a colori collegata, era spento.

    Notò anche dei disegni di cappellini femminili piccoli, moderni, alcuni sportivi e alcuni quasi a taglio maschile borsellino.

    Leggendo nei suoi pensieri Giulia gli disse: Abbozzo il tutto sul computer, linee e colori, poi mi piace rifinirli a mano su un leggero cartoncino bianco, per il colore mi piace usare i classici acquerelli, sono scomodi, ma sono molto apprezzati dai miei clienti e dalla casa di moda per cui lavoro.

    Marco non aveva mai visto lavori del genere e accennò un semplice complimenti!, ma si capiva che il suo tono non era affatto di circostanza, ma di entusiasmo e ammirazione.

    Rientrarono in sala, Marco evitava di guardare la schiena di Giulia, lo eccitava troppo. Aveva conosciuto in quelle settimane una donna che non solo aveva una bellezza rara, ma possedeva anche dei gusti eccezionali, si capiva dall’arredamento, dalle sue bozze di lavoro, dai vestiti che indossava. Marco ne era affascinato e contemporaneamente intimorito. Si chiedeva come mai quella donna non avesse un uomo o forse lo aveva, ma dall’altro capo del mondo oppure si erano lasciati poco tempo prima. Lo doveva scoprire la sera stessa.

    Si sedettero e non poté fare a meno di immaginare sotto quel vestito aderente due seni piccoli, ma pieni, alti, ricchi di vita come il resto del fisico di Giulia, d'altronde era facile immaginare il corpo di lei in quanto il vestito era sempre più aderente e si vedevano chiaramente i capezzoli al di là del leggero tessuto.

    Le chiese, anche per distrarsi, da quanti anni era in quella casa e quanto tempo aveva impiegato per arredarla in maniera così completa.

    Sei mesi, mi piace Monza, il suo centro. Il suo parco è meraviglioso ed è qui vicino, fare jogging al mattino di sabato e domenica è bellissimo, vedi tante persone, famiglie complete, ragazzi in bici.

    Marco annuì e le spiegò che conosceva Monza solo per il suo circuito: la temutissima variante Ascari, la parabolica, il rettilineo con la prima variante dove una volta, pochi anni prima, andò diritto distruggendo gli ammortizzatori della Porsche del suo amico Pietro, rise quando le spiegò che Pietro venne con il carro attrezzi per recuperare l’auto alla fine della gara, ma era così incazzato che lui per paura di beccarle dovette scappare nei box di corsa a piedi, in tuta, senza neppure togliere il casco e si nascose per tutto il pomeriggio nella scuderia accanto. Finalmente si era sciolto, anche lei rideva compiaciuta e questo gli faceva piacere.

    Giulia insistette nel prendere un aperitivo, nel pomeriggio aveva messo in frigorifero un Chianti bianco, Marco un po’ imbarazzato, ma più sicuro, le confessò che era astemio, non amava vino né birra, ma le rispose deciso: Come faccio a rifiutare un vino leggero da una donna così bella? Soffrirò in silenzio!

    Giulia si mise a ridere anche perché Marco aggiunse che alla domenica si concedeva per vizio una lattina di Cola-Cola e non gli piaceva neppure l’acqua frizzante.

    Marco prese il vino, il cavatappi, fingendo di essere un esperto sommelier, tolse il tappo di sughero, versò poco vino nel suo calice, lo fece ruotare contro luce, lo assaggiò, aspettò qualche secondo e disse con tono serio: Perfetto! Ottimo! Di buona annata! Sedici gradi di temperatura!

    Giulia rise forte, lei arrivava da una terra di sommelier e quella imitazione era buffa, per le risate le scesero delle lacrime dagli occhi e per fortuna non si era truccata. Non aveva bisogno di trucco solo un leggero ombretto, un rossetto tenue sulle labbra, non certo un make-up da lady.

    Non riuscivano a smettere di ridere anche quando Marco sempre da finto perfetto sommelier versò il vino nel bicchiere di Giulia impugnando la bottiglia da esperto e bevve le poche gocce rimaste nel suo.

    Marco non capiva niente di vino, ma la sua freschezza fece un bell’effetto nella sua gola. Finalmente si sentiva più a suo agio, capiva che aveva superato una prima barriera con quella donna.

    Uscirono dalla villetta e salirono in macchina, la sera era stupenda, i Navigli con le loro luci erano meravigliosi, i volontari avevano pulito nel week-end precedente i bordi dei canali, in primavera le luci si specchiavano nelle acque finalmente pulite, il Comune di Milano da un anno aveva iniziato una campagna di valorizzazione dei Navigli e gli effetti iniziavano a vedersi. Iniziava anche la navigazione nei canali, Marco le chiese se nei prossimi week-end le sarebbe piaciuto fare il classico itinerario delle Conche e si senti rispondere con piacere un pieno di entusiasmo.

    Per fortuna riuscì a trovare quasi subito un parcheggio per l’auto, passeggiarono sui Navigli, l’area era fredda, ma Giulia aveva messo sopra al vestito leggero uno spolverino di ugual colore. C’era parecchia gente, fra poco sarebbe iniziata la movida milanese che per Marco era meglio evitare, disse a Giulia che non gli piaceva vedere ragazzi e ragazze ubriachi e anche per quello era diventato astemio e poi, atteggiandosi a pilota professionista, le disse che spesso e a sorpresa era soggetto a controlli alcolici… Risero.

    Quattro anni prima:

    i ricordi di Marco al ristorante…

    Entrarono nel ristorante Osteria del Puntel, il proprietario, Luca, era un suo amico, era un fan della scuderia di Pietro e spesso veniva con loro nelle varie gare di racing o rally. Aveva tentato di fare il navigatore nei rally, ma aveva capito da alcune prove che avrebbe vomitato a metà della prima prova speciale della gara.

    Marco detestava i ristoranti, i banchetti, evitava con discrezione le cene e soprattutto le cerimonie. Sedersi a un tavolo con una persona che lo serviva significava per lui disagio, mal di testa.

    Preferiva i buffet, l’aria aperta, meglio ancora i paddock nei circuiti: cucine veloci, la puzza della benzina, delle gomme, dell’olio che bruciava sopra gli scarichi del motore, il rumore anzi il suono dei motori sui rettilinei o dei dischi al carbonio sollecitati nelle frenate. Ma Luca era un amico e lì si sentiva quasi a casa sua, li accolse con un forte ciao! e li accompagnò in un tavolino nell’angolo. Secondo il bon ton che Marco un pochino conosceva, fece sedere Giulia in modo che guardasse l’intera sala. A lui interessava solo lei, per fortuna Luca conoscendo i gusti dell’amico si offerse come cameriere e questo avrebbe reso il tutto più familiare.

    Il locale era già quasi pieno, Marco aveva notato che gli uomini, ma anche le donne, osservavano con attenzione Giulia: la sua bellezza e come si muoveva agilmente sui tacchi alti non passava certo inosservata.

    Erano appesi quadri di foto dei Navigli mischiati a foto della scuderia di Pietro, in una foto vicino al loro tavolo appariva Marco in tuta accanto a una Porsche 911 Carrera carenata da gara. Marco non aveva dubbi che Luca l’avesse appesa volutamente lì, non era un caso, era bravo e ci sapeva fare con i clienti, Giulia aveva notato la foto, sorrise, ma non disse nulla.

    Marco le chiese subito che vino volesse anche perché il locale di Luca era famoso per la sua enoteca, ma Giulia, forse per non metterlo in imbarazzo, rispose con un sorriso sornione che preferiva bere per il momento solo acqua, meglio naturale. I due sorrisero: cominciavano a capirsi

    Giulia iniziò subito la conversazione chiedendo a Marco del suo lavoro e della sua vita, infatti nel precedente incontro sul lago al party della scuderia avevano solo parlato di auto, di moda ed erano stati continuamente interrotti dagli altri amici.

    Marco subito prese l’occasione anche perché poi avrebbe chiesto le medesime cose a lei, voleva sapere tutto di lei e scoprire soprattutto se aveva un uomo.

    Iniziò a dirle che sua madre aveva gestito fino a qualche anno prima una piccola salumeria a Milano, zona Lorenteggio, era fiera di quel lavoro anche perché aveva consentito gli studi fino all’università all’unico figlio. Aveva resistito

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1