L'anello di brillanti: Passioni, gelosie, avidità
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Anteprima del libro
L'anello di brillanti - Paolo Maggiorano
Capitolo 1 – L’incidente
Novembre 2016.
Siamo a Roma nell’autunno 2016 e tutto ebbe inizio in un pomeriggio piovoso di Novembre, come ce ne sono tanti.
Pioveva da due giorni e il traffico era diventato ormai insopportabile.
Si rimane fermi per ore ed ore in coda senza che nessun’auto tenti il benché minimo cenno di insofferenza. Sono tutti coscienti che così è e così sarà per le prossime 3 ore. Sono le 5 del pomeriggio di un Venerdì, piove a dirotto, e a Roma non c’è ora peggiore per ritornare a casa.
Marco attende come gli altri che qualche macchina più avanti si faccia da parte o giri per qualche altra destinazione e si possa così fare un altro passettino avanti. Marco ha 45 anni, moglie e 2 figli, Andrea e Federica di 12 e 13 anni, e un lavoro al e Assicurazioni Regionali non così interessante e remunerativo, ma gli permette comunque di portare avanti la famiglia decorosamente.
Il suo matrimonio non è che vada a gonfie vele, ma comunque il rispetto reciproco e soprattutto un po’ di tol eranza in più ed interessi personali ricercati più del necessario, riescono a sopperire a quel ’amore che ormai tra loro non esiste quasi più o almeno risulta molto affievolito.
Nella macchina che lo segue, forse una BMW, attraverso lo specchietto, tra una goccia e l’altra, Marco intravede una faccia conosciuta. Una spazzolata al lunotto e sì, è proprio lei la responsabile del ’ufficio rapporti con l’esterno del secondo piano, quel a che lavora con il capo, e a cui non ha mai rivolto la parola, non per niente, ma perché non ne ha mai avuto l’occasione. Non ne ricorda nemmeno il nome, l’ha vista solo qualche rara volta quando si fanno quel a specie di festeggiamenti per Natale o per qualche ricorrenza interna o per festeggiare un col ega prossimo al matrimonio o alla pensione.
La radio trasmette della musica sud americana ed il ritmo lo distoglie dalle sue riflessioni.
Viene comunque riportato immediatamente al a realtà da un colpo completamente inatteso in quel caos di macchine messe in fila così serrata. La BMW tampona la macchina di Marco, spinta forse a sua volta dalla macchina che la seguiva.
Il colpo non è stato proprio leggero, quindi Marco, dopo un attimo per realizzare cosa fare, si alza il cappuccio sul a testa per affrontare la pioggia battente e scende per il solito control o degli eventuali danni.
La ragazza della BMW fa lo stesso, aprendo l’ombrello. Marco realizza che dietro la BMW non ci sono altre vetture se non qualche metro più indietro, quindi è stata la ragazza della BMW a combinare tutto.
Mi scusi
, esclama sinceramente turbata, ma mi è sfuggito il pedale del freno.
Nul a, nulla, non si preoccupi. L’unico problema è questa pioggia
, risponde gentilmente Marco, anche se in verità essere tamponati alle 5 del pomeriggio, sotto la pioggia e in mezzo a quel traffico, non è poi così entusiasmante per nessuno.
Control ano i danni e notano che è andato in pezzi il fanalino posteriore destro dell’Alfa 156, l’auto di Marco, e così dicasi per il faro anteriore destro del a BMW.
Per fortuna non si sono fatte molto
replica Marco, solo i due fari
.
Bisogna comunque riempire il CID. Quindi se ci accostiamo qui...
, dice Marco indicando una traversa, non troppo intasata dal traffico rispetto alla via principale.
Rimontano nel e rispettive macchine e dopo aver chiesto il dovuto permesso, al e auto che vengono in senso contrario, azionando il lampeggiatore, si addentrano nel a traversa per qualche decina di metri.
Marco scende, dopo essersi messo il modulo in tasca, e avvicinandosi all’altra auto che intanto aveva parcheggiato dietro di lui, invita al ragazza a scendere e le propone di entrare nel bar di fronte per ripararsi e riempire così il modulo. La ragazza ubbidiente lo segue.
Una volta entrati nel locale, trovano un clima molto accogliente e specialmente caldo, rispetto a quello che c’è là fuori. Un jukebox
digitale con sembianze di uno degli anni 80 e a tutto volume, sta suonando la stessa musica sud americana che Marco stava ascoltando in macchina. Si siedono ad un tavolino lasciato libero da poco, testimoniato dai due bicchieri, da una bottiglia di birra e da un ciotola con i resti di patatine sbriciolate.
Nemmeno fanno in tempo a sistemarsi, togliendosi i soprabiti bagnati che il cameriere si precipita a pulire e nel o stesso tempo a chiedere l’eventuale consumazione.
Prendi qualcosa?
propone Marco alla ragazza, per gentilezza, attendendosi comunque una risposta negativa, data la circostanza.
Si grazie. Un tè al limone con qualche biscottino
risponde. Da come l’aveva pronunciato sembrava che fosse apposta lì per passare qualche ora del pomeriggio.
Il cameriere si rivolge quindi a Marco con lo sguardo di chi è in attesa ancora di qualcos’altro e Marco, dopo qualche secondo di innegabile stupore, lo accontenta ordinandogli "Due tè con biscotti.
Grazie"
Ma tu sei Marco..., Marco...
inizia la ragazza balbettando, come di chi non ricorda immediatamente il cognome.
Marco, Marco ---
Si sono io. E tu come ti chiami?
Fabrizia ---. Piacere
elargì un sorriso a tutto campo, come dovesse fare le prove per un dentifricio.
Infatti mi parevi tu quando sei sceso dal a macchina dopo che ti sono venuta addosso, ma non ne ero sicura
.
Che combinazione
, pensò Marco, apprezzando ciò che stava capitando, siamo nel o stesso ufficio da chissà quanti anni, e non avevo mai trovato nessuna occasione pei scambiare qualche parola con lei ed ecco che, per un incidente stradale, facciamo conoscenza
.
Forse questa era la famosa occasione che Marco aspettava e poi lei non sembrava avere tutta questa fretta.
Così da vicino non l’aveva mai vista, e constatava che era veramente una bella ragazza; in ufficio forse non l’aveva mai guardata così attentamente. Lei parlava, e lui la studiava. Faceva
ipotesi sul a sua età e le guardava intensamente i capelli nerissimi, gli occhi azzurro cielo, la bocca e naturalmente Fabrizia non vivendo sul e nuvole, capiva benissimo che Marco stava pensando a tutt’altro e non a quello che in caso di incidente bisogna pensare. Lei da civettuola, comunque, non interrompeva quel suo chiacchierare, lanciando anche qualche occhiata un po’ birbante, per non distogliere Marco dalla sua contemplazione, ma anzi accentuandone l’interesse.
Lei parlottando sorrideva e dalle labbra rosso porpora faceva breccia una sfilza di denti di un bianco accecante.
Aveva due orecchini a pendaglio e sfoggiava anche una col ana di perle che si andava a tuffare nel mezzo del a scol atura lasciata libera da un vestito forse un po’ troppo lento proprio a quel ’altezza.
Al dito medio del a mano destra portava un anel o che se fosse stato vero sarebbe costato un occhio del a testa a qualcuno. Bracciali e braccialetti che nel suo gesticolare tintinnavano come i campanelli dietro la porta di certi negozi.
Da come vestiva e dagli accessori che indossava, Marco la collocò nella sua scala dei tenori di vita, abbastanza in alto. Guidava anche una bella BMW.
Come fa a mantenere quel tenore di vita facendo l’impiegata li da noi?
, si domandò Marco. Sarà forse sposata a qualche tizio facoltoso. Ma al ora perché lavorare se ha tutto questo?
Domande a cui Marco non seppe dare nessuna risposta.
Iniziarono a parlare del più e del meno, ricordando insieme certi fattarel i di ufficio relativi a qualche collega che entrambi conoscevano. E Marco la trovò molto addentro alle vicende del primo piano e stretta conoscente di alcune persone che avevano invece negato di conoscerla così bene, quando casualmente qualche tempo fa si venne a parlare di lei.
Arrivò il cameriere con le consumazioni.
Sorseggiarono il tè e cominciarono a riempire il CID. La BMW 520
era intestata al marito di lei, che aveva però un’altra residenza rispetto a quel a dove lei abitava dedotto dalla sua patente. Questo incuriosì Marco, che con un semplice sguardo di domanda, convinse Fabrizia a comunicargli qualcosa in più circa la sua vita privata che lei sottolineò non troppo brillante.
Marco si dispiacque di questo comunicandole tutta la sua comprensione.
Non ti devi dispiacere, ormai ci sono abituata
.
Marco tentò di cambiare discorso, elogiando il servizio celere e i biscottini deliziosi di quel bar, consapevole che forse la cosa poteva interessare molto marginalmente.
Si in effetti sono buoni. Fattene portare degli altri
chiese Fabrizia, come se avesse già dimenticato quel o che aveva appena raccontato.
Marco si alzò per andare a recuperare direttamente, ciò che Fabrizia in quel momento desiderava.
Avrei fatto la stessa cosa per mia moglie?
, si domandò Marco. Non si diede né una risposta, né ci pensò più di tanto. Fatto sta, che era scattato in piedi come un soldatino ad un suo semplice desiderio.
Era una donna che sapeva cosa voleva e sapeva anche come ottenerlo ed in breve tempo.
Tornando al tavolo 5 secondi dopo, scorse anche ciò che Fabrizia nascondeva involontariamente sotto al tavolino. Un paio di gambe affusolate elegantemente fasciate con del e calze nere che le rendevano ancora più attraenti. Il modo poi di come sedeva e la gonna non troppo castigata lasciavano intravedere anche ben oltre il consentito. I tacchi a spillo aggiungevano il tocco finale ai richiami femminili che lei forse inconsapevolmente, ma non troppo, trasmetteva.
Marco le porse i biscotti e lei ringraziandolo ne prese subito uno e lo morse lentamente, in maniera che lui vedesse attentamente cosa lei stesse facendo.
Marco riprese a compilare il CID, anche se avrebbe voluto fare tutt’altro.
Lei diede uno sguardo all’orologio ed alzandosi di scatto esclamò :
"Mamma mia si è fatto tardi. Ti dispiace se lo completiamo domani.
Devo scappare. Ho un appuntamento dal ’estetista in Via Nazionale, e con questo traffico….".
Dove ti trovo domani?
chiese in fretta Marco.
Al due due zero zero. Ciao e… scusami
, rispose lei. Si infilò il soprabito ed uscì dal locale.
Capitolo 2 – Luigi
Ottobre 2004
Luigi da ragazzo portava occhiali e l’apparecchio per i denti e questi oggetti gli avevano provocato non pochi fastidi. Lui forse un po’
timido soffriva di questa cosa anche perché aggiungevano anche altre perifrasi non troppo eleganti. C’è stata anche una volta che si accapigliò con un compagno al e medie, quando dopo l’ennesima volta di presa in giro, il ragazzo aveva anche tirato in ballo la madre come se fosse stata lei a partorirlo già così ed allora Luigi non ci vide più dal a rabbia covata per anni e non riflettendo nemmeno un attimo sul a differenza di corporatura tra lui ed il macigno
della classe, così chiamavano Dario, il più grosso della 2ªA, gli saltò con le mani al a gola. Agile com’era, sfruttò questa sua qualità e la sorpresa che ebbe Dario, che non si aspettava certo che la pulce di Luigi si ribellasse al e sue angherie portate avanti da più anni, fu tale che si sbilanciò e crollò per terra e Luigi ne approfittò e da esperto di lotta greco romana qual era, si fa per dire, gli assestò un pugno in pieno viso.
Per fortuna intervennero altri compagni in aiuto di non si sa chi, se di Dario che aveva fatto un bel volo al ’indietro o di Luigi che prima o poi non avrebbe avuto altra scelta che soccombere sotto la massa del macigno
. Sta di fatto che Luigi ne uscì bril antemente e Dario sorprendentemente gli chiese anche scusa per la battutaccia.
Dario da quel giorno pian piano era diventato la guardia del corpo di Luigi e chiunque lo tormentasse con battute ormai scontate, ma sempre fastidiose, avrebbe dovuto vedersela con lui.
Erano diventati amici per la pelle e da quel lontano giorno di zuffa, Luigi aveva capito che la reazione ai soprusi era il miglior comportamento piuttosto che subire eludendo le persone arroganti e fastidiose, affrontarle era sempre positivo e qualche volta anche di soddisfazione.
Sta di fatto che questa lezione di vita se la portò dietro da adulto ed infatti intraprese la carriera di avvocato e si specializzò nelle cause a difesa di lavoratori, che erano soggetti ad abusi da parte dei loro datori di lavoro.
Dario e Luigi dopo la scuola presero facoltà diverse: Luigi prese legge mentre Dario scelse, forse non troppo di sua spontanea volontà, ma forse aiutato nella decisione dai genitori, Ingegneria. Il padre infatti era un costruttore di fama e aveva già preparato per il rampol o di casa uno splendido futuro nell’azienda di famiglia.
I due continuarono a vedersi di tanto in tanto e Dario aveva anche avuto occasione di conoscere Fabrizia ad una festa dove erano stati invitati entrambi da amici comuni. Dario era attratto da Fabrizia e non mancava nessuna occasione, giacché ne aveva diverse conoscendo Francesco che era suo fratel o, per scambiare due parole con lei. Lei dal canto suo però lo considerava sempre come amico del fratello e niente di più.
A quella festa partecipò anche Luigi e fu lui ad attaccare bottone con Fabrizia vedendola seduta da una parte.
Ciao sono Luigi e tu come ti chiami?
Fabrizia
Ti stai divertendo?
Si questa musica mi piace molto.
Bella vero eh?
Così ruppero il ghiaccio e Luigi e Fabrizia parlarono tutta la sera e scoprirono di avere interessi in comune specialmente nella musica e nei libri. Scoprirono di aver letto da poco lo stesso libro di Dan Brown che lodarono entrambi per il suo stile e la sua fantasia nel descrivere avvenimenti e situazioni del e più particolari e strane, che al lettore poco esperto della materia trattata, potevano risultare come del tutto naturali. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse ed infatti scoccò anche il momento del primo bacio. Lei aveva 21 anni ed era studentessa al secondo anno di Psicologia, lui 26 già laureato in legge. Era il 2004.
Dario da quella festa, da amico qual era, abbandonò qualsiasi vel eità nei confronti di Fabrizia e anche lui di li a poco trovò l’anima gemella.
Luigi era figlio unico e veniva da famiglia benestante con il padre alto dirigente della Telecom e con la madre dedita, con il figlio ormai cresciuto, ad azioni di volontariato presso la sua parrocchia.
Volontariato che svolgeva a 360 gradi, sia accudendo i bambini disabili che gli anziani bisognosi. Inoltre elargiva contributi periodici ai vari istituti per i bambini orfani. I genitori di Luigi erano molto conosciuti nel quartiere ed ogni domenica alla Messa o in altre
manifestazioni più laiche avevano un bel da fare per salutare tutte le persone che accennavo verso di loro un cenno di benvenuto o di commiato.
La famiglia di Luigi abitava dal e parti di Mostacciano zona di Roma a ridosso del raccordo anulare e vicino al ’Eur, in un appartamento al terzo piano di uno stabile costruito ormai negli anni ‘80.
Luigi aveva ormai iniziato, dopo i 2 anni di praticantato presso uno studio legale, la sua carriera di Avvocato e veleggiava verso cause sempre più in vista e quindi anche con compensi sempre più sostanziosi ed era apprezzatissimo al o studio tanto che il fondatore era più orgoglioso di lui che del figlio e lo dava pure a vedere in maniera non troppo nascosta.
Questa stima del capo gli fece raggiungere obiettivi che i comuni mortali sperano di raggiungere nell’arco di dieci anni se hanno fortuna, altrimenti mai.
Dopo circa sei sette mesi di frequentazione, un giorno Luigi, che ormai era lanciatissimo nel lavoro, voleva acquistare un bel regalo per Fabrizia e mascherando la vera ragione chiese al suo amico Dario che non vedeva da un po’ di uscire insieme per una birra.
Tu che conosci forse meglio di me Fabrizia, che regalo le faresti per il suo compleanno?
chiese Luigi appena si videro.
Dario che si aspettava più di sapere dove si sarebbero fermati a bere piuttosto che questo tipo di richiesta, per la sua donna e …poi io la conoscerei meglio di lui magari!!
pensava, e di getto gli rispose:
…ehm un bell’anello.
Non ti sembra un po’ troppo impegnativo
Perché ci stai per scherzo?
No, che c’entra, ma….. Va be va, vada per l’anello.
Si recarono dal gioielliere del padre di Luigi che era in zona e si fecero mostrare degli anel i.
Luigi si fece aiutare da Dario nella scelta, che terminò puntando il dito su un anello di bril anti bellissimo e quindi costosissimo.
Ottima scelta
sottolineò l’orefice sapendo il livello sociale del e famiglie dei ragazzi che ragazzi ormai no lo erano più tanto. Ci sono persone che a 25 anni sono già sposate con prole e suocera a carico. Loro avevano però tutte le condizioni al contorno per continuare a spassarsela un po’.
Luigi se lo girò e rigirò tra le dita, lo espose al a luce delle lampade, lo indossò al dito mignolo per via della misura ridotta da donna, e sorrideva compiaciuto, ma quando sentì il costo per poco non svenne, ma riuscì a buttarsi a sedere sul a poltroncina che sta li a posta per sorreggere il malcapitato in casi come questo.
11.000 euro? Ma… posso vedere qualcos’altro.?
L’orefice fece subito leva sul a bellissima figura che avrebbe fatto e che era un pezzo rarissimo 3 bril anti da mezzo carato ciascuno con un taglio veramente unico: 67 faccette colore D proprio bianco neve ed una purezza VVS1 tutto da certificato di garanzia.
Anche Dario si sentiva che stava partecipando in maniera importante al regalo per Fabrizia anche per il suo vecchio interesse verso di lei assopito ma non debel ato del tutto.
Luigi, è bellissimo. Sai quanto Fabrizia tenga al e cose bel e….E poi stai nel turbine dei successi professionali, che vuoi che sia per te?
Luigi si sentiva ormai accerchiato e coinvolto nell’acquisto, ma voleva almeno strappare un prezzo favorevole e non di listino come il negoziante richiedeva.
Guardi avevo intenzione di fare un bel regalo, ma non sarei mai arrivato a tanto, e l’avrei pagato anche in 2 volte. Visto però che il mio amico, che non inviterò mai più ad accompagnarmi a fare regali, è così convinto del dono, lo acquisterei e ciò significa fare 2 persone contente, però accordiamoci almeno sul prezzo. Glielo pago contanti per tutti i motivi che sappiamo e lei cortesemente e gentilmente me lo lasci almeno a 9.000euro. OK?
Il gioielliere vedeva vicinissima la vendita ma non se la sentiva di fare uno sconto così alto. Prese la calcolatrice digitò un po’ di numeri veri o falsi non si sa, e a fine calcolo se ne uscì con:
10.200 ed è suo.
Immediatamente Luigi replicò: Facciamo conto pari: 10.000 tonde tonde, va bene?
mmm….ok vada per 10.000
ok grazie, ma mi raccomando non ne deve fare cenno a mio padre, altrimenti chi lo sente, anche giustamente devo dire. Queste sono vere e proprie pazzie.
Il gioielliere felice annui ed espresse il suo consenso con un sorriso smagliante ed esclamando la solita frase di convenienza:
Non se ne pentirà. Farà un figurone.
Anche Dario sottolineò il suo benestare con una pacca sul a spalla.
Luigi dal canto suo:
Speriamo le vada come misura, altrimenti la sorpresa sarà bel a a metà.
Siamo qua per qualsiasi necessità.
Si affrettò il gioielliere a rassicurarlo.
Usciti dal negozio Luigi e Dario dopo 2 battute sul ’acquisto si diressero al bar per la famosa bevuta di birra.
Luigi si gettò in quest’acquisto anche perché i due fidanzatini erano in crisi, e secondo Luigi un regalo di quel tipo con una bella festa al contorno avrebbe potuto ristabilire il loro percorso su binari più regolari senza alti e bassi anzi bassissimi come stavano avendo in quel periodo.
La consegna del regalo fu effettuata nella festa di compleanno a sorpresa organizzata da Luigi e Dario. Lei infatti la sera del suo compleanno, dopo una giornata di telefonate di auguri ricevuti da tutti i suoi amici, parenti e conoscenti aspettava di incontrare Luigi per andare a cena insieme così com’era stabilito già da qualche giorno.
Dopo essersi incontrati e montati in macchina con i baci di auguri di rito, giunsero al loro ristorante preferito nei pressi del ’Eur.
Entrarono e al ’accoglienza dissero:
Luigi --- per due
L’addetta guardò lui con un ammiccamento che non sfuggi a Fabrizia. Lei era bel a ma anche Luigi aveva il suo fascino e lei ogni tanto gli faceva qualche scenatina di gelosia senza però nessun fondamento. Lui infatti rimase serio e non ricambiò affatto, facendo finta di non aver visto nul a e rimase addirittura fin troppo sulle sue.
Furono accompagnati al tavolo passando nel a sala tra i vari tavoli degli altri commensali fino ad un angolo loro preferito.
Quando arrivi ad un locale non è che sbirci qui e li i vari avventori chi sono o chi non sono. Tiri dritto seguendo l’apri pista senza proferire parola e così fece Fabrizia seguita da Luigi che invece buttava un occhio qui e li e faceva piccoli gesti con la mano verso i vari commensali che gli sfilavano accanto. Dal canto loro i commensali, più ci si avvicinava al ’angolo preferito di Luigi e Fabrizia più sembravano divorassero il loro cibo tanto erano piegati con la testa quasi dentro i loro piatti.
Appena si accomodarono al loro tavolo, la persona che li aveva accompagnati si lanciò in una frase, forse proferita da tutti gli addetti ai tavoli, ma il tono stavolta fu esageratamente alto.
Ecco questo è il vostro tavolo
. Era il comando stabilito per iniziare i festeggiamenti.
Il ristorante a questo punto scoppiò in un fragoroso applauso intonando il Tanti auguri a te
. Anche chi non faceva parte di questa messa in scena applaudì e ci fu anche chi avendo coraggio o sfrontatezza più di altri si unì al coro di auguri rimanendo seduto comunque al proprio tavolo assegnato.
Fabrizia fu allibita e sorpresissima di riconoscere ora tutti i suoi amici che uno dopo l’altro lasciavano il lauto pasto sul quale erano riversi fino a qualche secondo prima (piatti vuoti), per rivolgere le loro attenzioni a Fabrizia e via baci ed abbracci. Fabrizia era contentissima e dar par suo, come poi un po’ tutte le donne in queste occasioni, si commosse e mentre passava da un’amica all’altra baciandola ed abbracciandola, e questo trattamento fu riservato anche agli amici, trovava il tempo per passarsi i vari fazzolettini sotto gli occhi per limitare le conseguenze del e lacrime che scendevano oramai senza soluzione di continuità. Fabrizia era raggiante e Luigi si compiaceva di questo senza proferire parola e l’ammirava nel a sua affabilità verso gli altri e di quante persone le volessero bene veramente, cosciente anche che non sarebbe nemmeno finito tutto li.
La cena fu un’ovazione quasi continua di auguri con la sosta unicamente al a consegna delle portate. Subito dopo calici in alto e giù brindisi e nuovi auguri. La comitiva degli amici di lei e qualche amico dei più stretti di Luigi tra cui naturalmente Dario regalarono a Fabrizia una festa che fu veramente un successo come sorpresa e come effettivo svolgimento che culminò nel a torta con le candeline a forma di numero 21 e la scritta con il cioccolato di
Buon Compleanno a Fabrizia
Alla fine della cena, che durò più del previsto, era infatti circa mezzanotte, la comitiva guadagnando l’uscita passava tra la fila degli inservienti che si erano permessi anche loro di omaggiare la festeggiata del momento. Fabrizia dispensava naturalmente sorrisi e grazie a volontà. Anche Luigi che le era accanto trovò anche il modo per ringraziare con un cenno del capo ed un sorriso contenuto la persona all’accoglienza per il buon esito della sorpresa.
Dopo i saluti di rito davanti al ristorante tutti si diressero alle proprie auto ed anche Luigi e Fabrizia montarono nella loro e fu solo al ora che Luigi si girò verso di lei ed estrasse dalla tasca un cofanetto rosso porpora che tentò di aprire verso di lei, ma solo il secondo tentativo ebbe successo rigirandolo. All’apertura Fabrizia non credeva ai propri occhi. Un anello che sprizzava luce e lampi da tutti la parti. Guardò Luigi e pronunciò:
"Gigi, ma che t’è saltato