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London Calling: a tale from Norwich
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E-book296 pagine4 ore

London Calling: a tale from Norwich

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Info su questo ebook

Il primo romanzo di due giovani promettenti scrittori.

“Cercherò di scappare.”

“Lo so.” Anche Henry era sincero.

“È umano.”

“Lo so.”

“Fa male morire?”

“Sì.”

In un mondo in cui l’era vittoriana non è mai finita, dove la decadenza degli uomini e della terra va di pari passo, si muove l’ultimo marchese di una stirpe antica e corrotta.

I suoi obiettivi travalicano le comuni ambizioni umane: ha già sacrificato molto ed è disposto a dare via tutto per ottenere ciò che più desidera: sconfiggere la morte.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2013
ISBN9788898419029
London Calling: a tale from Norwich

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    Anteprima del libro

    London Calling - Chiara Listo & Giuseppe Vitale

    Table of Contents

    Titolo

    Autore

    Editore

    Verso la lettura - una sinopsi per Prospero Editore (di Barbara Ciolli).

    Quote- E. A. Poe

    Introduzione- I peccati dei padri (Norwich, 2125)

    Parte I - Le stanze della mia decadenza

    Capitolo I - Epicentro

    Capitolo II- Tutto ha il suo prezzo

    Capitolo III- Mantenere le apparenze

    Capitolo IV- La famiglia Howard

    Capitolo V- L’ olezzo del dolore

    Capitolo VI- Ossa e denti

    Capitolo VII- Il peso dell’anima

    Capitolo VIII- Mostri sotto il letto

    Capitolo IX- La commedia degli orrori

    Parte II- Il signore dei corvi

    Capitolo X- Il maggiordomo che non c’era

    Capitolo XI- L’onore perduto di Dem Plant

    Capitolo XII- Un quarto di luna calante

    Capitolo XIII- Due buoni amici

    Capitolo XIV- Polvere di secoli

    Albero genealogico della famiglia Howard dal 1859, aggiornato al 2094

    Capitolo XV- Il mio più grande rimpianto

    Capitolo XVI- La famiglia Plant

    Capitolo XVII- Il quaderno nero

    Capitolo XVIII- Hermann e io

    Capitolo XIX- Nessun Howard muore solo

    Parte III- Destino manifesto

    Capitolo XX- Dramatis personae

    Capitolo XXI- Uno il tutto

    Capitolo XXII- Lo scambio equivalente

    Capitolo XXIII- La benedizione degli Howard

    Capitolo XXIV- Un veloce cambio di prerogative

    Capitolo XXV- La torre dei corvi

    Capitolo XXVI- Fine della caccia

    Capitolo XXVII- La famiglia Black

    Capitolo XXVIII- Helena

    Capitolo XXIX- L’incubo

    Epilogo- I peccati dei figli (Norwich, 2125)

    Cronologia di Londra dallo scoppio della Piaga (1901 –2103)

    Glossario dei nomi e dei termini

    Verso la lettura: una sinopsi per Prospero Editore.

    Nei primi anni del ventiduesimo secolo Londra giace ancora corrosa dalla piaga scoppiata due secoli prima, piaga che priva di vitalità e che trasforma le persone in creature non umane. In questo scenario avvengono le ultime gesta di un lignaggio anch’esso eroso dalla disumanità, dominato dalla follia di chi cerca una soluzione alla morte (ossia alla vita), che non può trovare.

    E per la follia del dolore della perdita e per la separazione dal proprio amore, i personaggi si aggirano nelle buie strade di una città in cui la vita umana è ormai quasi impossibile. E dove, infatti, s’aggirano anche altri strani esseri, non solo gli umani: alcuni semplici animati, altri esseri liminari; ma non ancora del tutto disumani.

    Ed è proprio questa la riflessione: in questa storia mancano i buoni e i cattivi. Non ci si identifica facilmente.

    Ci sono gli umani e i non umani.

    E tra gli umani, pochi archetipi.

    Ogni personaggio è figlio del suo destino, quasi condannato a seguire la propria morte.

    La follia, il dolore, l’impotenza, la necessità del tutto umana di non accettare la fine, sono ciò che guida i personaggi ai loro atti; atti che hanno tutti un sapore di finale, di epilogo. Di apocalissi.

    Apocalittica è la fine di una dinastia di nobili così umani e così vulnerabili al proprio destino. Né l’alchimia, né la ricerca, né la forza bruta possono consentire di eludere la propria ora. È la storia della coazione a ripetere di un intero clan, una storia che si ricrea generazione dopo generazione nei suoi membri.

    …c’erano solo tre cornici vuote, dopo lo spazio sarebbe finito…

    Il corridoio dell’antica dimora dei marchesi di Norfolk anticipa la fine.

    E nonostante la forza inesorabile del destino, delle maledizioni familiari, della storia che vuole ripetersi, siamo tentati a pensare che ogni erede nasca da zero, che abbia le sue proprie possibilità e che, forse, l’ultimo erede potrà spezzare il circolo. O chiuderlo.

    Barbara Ciolli.

    True! - nervous - very, very dreadfully nervous I had been and am; but why will you say that I am mad?

    The disease had sharpened my senses - not destroyed - not dulled them.

    Above all was the sense of hearing acute. I heard all things in the heaven and in the earth. I heard many things in hell. How, then, am I mad? Hearken!, and observe how healthily - how calmly I can tell you the whole story.

    (E. A. Poe, The Tell-Tale Heart)

    Introduzione: I peccati dei padri (Norwich, 2125)

    Contemplare la polvere che danza nel sole ha sempre avuto un che di ipnotico per me fin da bambino. Mio padre chiamava sporco i batuffoli che rotolano sostenuti dalla brezza e oggi so che era un uomo cieco, chiamava sporco ciò che io chiamo Vita, l’inizio della Vita e anche la sua Fine.

    Mio Lord, l’area è sicura.

    Poche parole mi riportano alla realtà, uno degli esploratori che ho pagato per controllare che il mio castello in campagna fosse sicuro ha appena fatto capolino dalla cantina.

    Rapporto.. non ricordo il suo nome, non ricordo mai i nomi, come se avessero una qualche importanza, se fosse per me dimenticherei anche il mio, e ci riuscirei se la gente non mi rammentasse in continuazione chi sono. Rapporto, soldato. dico alla fine. Molti nomi sono intercambiabili con un titolo asettico, triste e spersonalizzante e le persone ne sono quasi sempre compiaciute.

    Stolti.

    Abbiamo esplorato tutte e ventuno le stanze, mio Lord, sono in cattive condizioni ma la struttura non ha danni irreversibili. In alcune aree sembrano essere state combattute delle battaglie ma non c’è traccia di creature viventi o di animati pericolosi. Riguardo la cantina abbiamo trovato un grosso laboratorio alchemico, anche quello sembra essere stato teatro di un combattimento piuttosto furioso ma non c’erano che due animati in pessimo stato di conservazione. Riguardo le cripte..

    Non lo sto ascoltando da un po’, osservo le decine di finestre del castello ed entro nell’androne principale, ci sono decine di ritratti, i miei parenti, mi accorgo che ne mancano due e la galleria sarà completa: dovrò farmi fare un ritratto al più presto. Mi giunge in lontananza la voce del soldato. Come hai detto scusa ? gli chiedo.

    Riguardo le cripte, è meglio che andiate a vedere voi.

    Le cripte nel cortile interno, il luogo in cui da sempre veniamo seppelliti, ci sono parecchie tombe e decine di miei avi, gli stessi che mi scrutavano da quei ritratti, posso sentirne alcuni grattare al di sotto delle lapidi, animati stupidi e bramosi di carne viva, non bruciati poiché nobili, condannati dal loro status alla sofferenza eterna, che divertente paradosso! Mi viene da ridere, mi trattengo, il soldato non percepisce che uno sbuffo Signore ?

    Niente. Allergia alla polvere.

    Ecco, guardate. si sposta di lato, rivela le cripte, cinque disposte a semicerchio, tutte sigillate tranne una, l’ultima, e vicino all’ingresso di questa due cadaveri: uno si muove a malapena, è un animato in pessimo stato di conservazione, gli abiti sdruciti e pochi filamenti di carne putrida a coprirgli le ossa annerite dal tempo, continua a muovere tristemente la testa senza poter fare altro, grottescamente avvinto all’altro cadavere, quest’ultimo completamente decomposto e divorato tranne per le parti che il suo compagno sembra aver protetto.

    Mi avvicino e alza la testa, gli resta un solo vacuo occhio, lo riconosco e so che anche lui mi riconosce.

    Lasciatemi solo. congedo i soldati, le mie fedeli ombre. Altri passi verso l’animato, mi chino un po’.

    Un animato può avere paura? Spero ardentemente di sì. Scopro i denti in un sorriso, per mio padre non era che un brutto taglio in mezzo alla faccia, una coltellata sul mio viso e ripensandoci lo allargo il più possibile.

    Buongiorno, signor padre.

    Parte I :

    Le stanze della mia decadenza

    Capitolo I : Epicentro

    Nubi grigie si stendevano su Londra, la mai morta, e tutto lasciava indicare che a breve avrebbe cominciato a piovere. I tetti della gigantesca metropoli si stagliavano all’orizzonte, scuri e fuligginosi, le cappe di fumo fuoriuscivano dalle fabbriche che mai si spegnevano e fioche luci partivano dalle centrali Tesla della South Side per stendersi in collegamenti senza fili a tutte le abitazioni.

    Erano poche le carrozze che passavano per la strada, evidentemente quasi nessuno aveva in programma qualcosa di talmente importante da dover mettere il naso fuori di casa in una giornata fosca come quella, benché i londinesi avrebbero dovuto esservi abituati: Londra era sempre stata eccentrica, il clima aveva forgiato la gente che poi aveva costruito la società, una società talmente pragmatica ed irriducibile da non aver arrestato la sua avanzata di fronte l’inquinamento e la terribile Piaga che aveva annientato quasi tutto il mondo conosciuto e neanche di fronte ai mostri e alle aberrazioni generate dalla mente umana e dalle mutazioni dovute ai vari scoppi della Piaga. Era il tempo della regina Vittoria III, la donna che aveva sconfitto l’impero Prussiano e riportato in auge la Gran Bretagna dopo i tumulti causati dal padre, Edoardo. Era il 2103 e il governo conservatore era stabile ormai da dieci anni, le campagne anarchiche erano cessate da più di un lustro. I rapporti con la Prussia e la Svezia, i due scomodi vicini sopravvissuti anch’essi alla Piaga erano stabili e portavano grandi introiti commerciali. Una nuova classe di ufficiali, perlopiù appartenenti alla marina o alla Deathwatch, il corpo che si occupava di proteggere l’Impero dalle aberrazioni della Piaga, stava prendendo lentamente il posto dell’antica nobiltà, sempre più decadente e prossima all’estinzione.

    Erano tempi di pace, quelli, tempi in cui gli eserciti si riposavano e campi come quelli della medicina, dell’alchimia e della galvanica ricevevano sovvenzioni per progredire e migliorare la vita di tutti.

    Erano tempi tranquilli, a Londra, negli ultimi giorni di quel maggio del 2103.

    Le luci erano fioche all’ospedale di Whitechapel, nell’East End di Londra. Il Big Ben aveva da poco suonato le sette di sera e il primo tuono aveva annunciato il temporale. Le suore della Gilda si aggiravano per i corridoi spegnendo le luci delle stanze dei degenti, ogni operazione veniva fatta in assoluto silenzio per non turbare la pace di chi riposava. Un’altra giornata di lavoro era finita per le suore della Gilda, adesso tutti pregustavano una cena leggera e il tepore caldo delle cortine del letto, qualche pagina di un libro sacro e quindi a dormire senza rimorsi.

    In tutto l’ospedale, di secondo in secondo più silenzioso era solo una la figura che sembrava affannarsi come se il tempo a lei concessa fosse poco, come se la fine di quella giornata potesse sancire anche il termine della sua esistenza.

    La figura si trovava in uno dei laboratori interrati di Whitechapel, una stanza ampia , priva di finestre. L’unica porta era sbarrata e l’ambiente all’interno era ingombro di macchinari galvanici, alambicchi alchemici contenenti liquidi e vapori che bollivano o distillavano. Tutti avevano un collegamento ma sarebbe stato impossibile coglierlo quasi a chiunque fosse entrato in quella stanza.

    Al centro del laboratorio, dove i tavoli alchemici e vari attrezzi medici erano stati disposti a semicerchio, c’era una barella d’aspetto antico, e sulla barella un lenzuolo macchiato di rosso copriva qualcosa.

    La stanza era invasa da vapori rendendo l’aria praticamente irrespirabile ma la figura che si affannava ora attorno ai liquidi in distillazione ora a calibrare gli attrezzi galvanici non sembrava rendersene conto, si muoveva come se tutto ciò che fosse al di fuori del suo esperimento non avesse alcuna importanza, probabilmente sarebbe stata capace di continuare anche in assenza di gravità o peggio: per rendersene conto era sufficiente soffermarsi sui suoi occhi.

    Tutto di lui indicava che era stato molto bello, i lineamenti fieri, il fisico snello, il verde degli occhi e i capelli che forse erano stati biondi. Eppure in lui si avvertiva qualcos’altro, ed era inquietante e lo consumava, come un tarlo o una malattia. Come una smania malcelata dalle orbite slavate, dai capelli incolori, irti e stopposi.

    La sua figura si era ingobbita tra gli strumenti, le dita dure e callose, il corpo come svuotato d’ogni liquido, il corpo di un ossessionato.

    Un secondo tuono sconquassò le pareti del cielo e anche l’uomo venne scosso da un fremito, come si fosse reso conto di quello che accadeva attorno a lui.

    È l’ora.

    Lo disse aprendo le labbra bianche e sottili, vi passò sopra la lingua e si precipitò a sollevare il lenzuolo che nascondeva ciò che stava sulla barella, rivelando il cadavere di una donna dal colorito verdastro. Le cuciture attorno agli arti e le tumefazioni sulla scatola cranica indicavano che aveva subito delle modifiche, un lavoro certosino di taglio e cucito.

    Il corpo era nudo. L’uomo passò una mano sui capelli radi di lei, sulle palpebre butterate.

    Questa sarà la volta buona. sussurrò febbrile "Ti ridarò un corpo, Helena, torneremo insieme. Tutto, tutto quello che ci è stato tolto un terzo tuono risuonò per le pareti di Whitechapel e al solo udirlo l’uomo si precipitò a un apparecchio galvanico collegato a un liquido rosso in ebollizione, afferrò un prolungamento che terminava in un ago e lo affondò alla tempia del cadavere sarà di nuovo nostro." annaspò ma non si fermò per riprendere fiato.

    Era una danza macabra quella che stava compiendo, a tenerlo su la sola forza della sua ossessione, chiunque l’avesse visto avrebbe pensato che era pazzo. Un pazzo che fintanto si fosse trovato dentro un laboratorio avrebbe saputo perfettamente dove mettere le mani.

    Un allarme risuonò per le strade dell’East End attorno Whitechapel e Victor sapeva che si trattava dell’interfono della Deathwatch collegato ad ogni settore di Londra e che quando quegli apparecchi si accendevano non era mai un buon segno.

    Cittadini la voce secca e sbrigativa che echeggiò dall’interfono era quella del Generale Bullet, esorcista decano della chiesa anglicana e attualmente al comando della Deathwatch.

    Bullet aveva dedicato la sua vita alla caccia e alla distruzione degli animati, i non morti che si rialzavano per colpa della Piaga, affamati di carne umana e bramanti di distruzione, ma anche all’annientamento di tutto ciò che considerava un’aberrazione, dai licantropi agli alchimisti.

    Un Out Break è appena scoppiato nell’East End, l’epicentro è l’ospedale di Whitechapel, la Deathwatch è stata prontamente inviata a sedarlo. Se rimarrete in casa senza intralciare il nostro lavoro e pregherete il Signore misericordioso, anche questa prova sarà superata.

    L’interfono si spense dopo aver prodotto un’eco per le strade del quartiere povero di Londra. L’occupante del laboratorio, tra le dita del cotone imbevuto di tintura di iodio, si morse le labbra e con fare nervoso corse alla porta sbarrata: Bullet aveva detto che l’epicentro era Whitechapel: con tutta probabilità si trattava di animati rialzatisi a seguito di una qualche epidemia o di un incidente. Succedeva spesso che, negli ospizi, qualcuno avesse la cattiva creanza di morire e di rialzarsi nella notte, creando in pochi minuti un’ecatombe con decine di cadaveri sciamanti per le strade.

    Il fatto che fosse successo proprio quella sera sollevava un immenso fastidio nell’occupante del laboratorio, che passò il palmo sulla porta in legno massiccio, quindi senza riflettere spostò un solido tavolo alchemico contro l’unico ingresso: non poteva permettersi di perdere alcun istante, non quando aveva atteso così tanto, non se era in ballo la sua Helena.

    Tornò dal cadavere, ne sfiorò le giunture, fredde come ghiaccio, e passò la tintura di iodio sui palmi delle mani e dei piedi.

    Poi corse verso l’apparecchio telefonico: compose il numero dell’ufficio del Generale della Deathwatch, se era vero che non poteva permettersi di abbandonare l’esperimento, doppiamente vero era che non poteva morire né rischiare l’incolumità del soggetto o di Helena, se tutto fosse andato a buon fine.

    Qui comando centrale della DSF. disse la voce secca di Bullet all’altro capo.

    Sono il marchese Victor Howard.

    Il tono dell’occupante del laboratorio era roco, come può essere la voce di chi parla molto poco Mi trovo all’interno di Whitechapel, volevo sincerarmi dell’arrivo dei vostri uomini.

    Bullet cambiò tono: se prima era solo sbrigativo, adesso era tutto improntato sul disprezzo. C’era astio tra Victor e il Generale Bullet, il primo un medico e un alchimista oltre che un grande conoscitore di galvanica e metodi scientifici alternativi, il secondo un esorcista conservatore.

    "I miei uomini pattuglieranno il perimetro esterno di Whitechapel, il primo focolaio è stato sedato un’ora fa, le suore della Gilda e i degenti che sono riusciti a sopravvivere hanno fatto in tempo a fuggire. Whitechapel adesso è praticamente vuoto e la Deathwatch deve prima di tutto sincerarsi che i civili non vengano contagiati, come voi ben sapete."

    Me ne rendo conto. Victor si morse le labbra Ma io sono bloccato qui dentro e non so quanto potrò resistere.

    "Cosa pretendete, Mio Lord? nelle parole di Bullet un sadismo animalesco Questo non è il momento di essere egoisti, io non posso fare nulla per voi, non siete così essenziale."

    Lei sta mettendo alla prova la mia pazienza, Bullet. Victor strinse la mano sulla sul ricevitore: la situazione poteva diventare catastrofica, adesso gli sembrava di sentire passi strascicati fuori dalla porta e si chiedeva come diamine avesse fatto a non accorgersi prima del tumulto che c’era stato "Sa benissimo chi sono."

    Certo che lo so. la voce del Generale era mortalmente calma , Victor poteva immaginarne le labbra, un taglio trasversale piegato in un sadico sorriso Proprio in onore del vostro titolo non vi sbatto in faccia il telefono perché state intasando la mia linea durante un Out Break.

    Vada al diavolo, Bullet. ringhiò Victor, gettando prima uno sguardo al suo cadavere, quindi alla porta.

    Non avete che da attendere i soccorsi, arriveranno anche per voi. Nell’attesa posso darvi un’estrema unzione telefonica se preferite.

    Per tutta risposta Victor sbatté la cornetta sul piastrellato: l’intero apparecchio cadde a terra con un gran fracasso. Aprì e chiuse più volte i pugni delle mani, respirò profondamente e si voltò verso il cadavere.

    Helena non avrebbe voluto che lui fuggisse abbandonando l’esperimento, non quando era così vicino al suo coronamento, all’avverarsi del suo più spasmodico sogno.

    Ho studiato tanto in questi anni, amore mio. continuò mentre controllava un liquido in distillazione che odorava fortemente di zolfo e lo mischiava a un altro che aveva finito di far bollire poco avanti, chiaramente mercurio Ho letto di numerose teorie per rendere vivo un corpo morto, ma tutte richiedevano il possesso di almeno un organo del soggetto. Io non avevo niente di tutto questo. digrignò i denti di un bianco splendente Ma avevo te, il tuo spirito, la tua forza di volontà. Ti ho qui, Helena si passò un dito sulla tempia con aria febbrile e tanto mi basterà. Darò vita all’esperimento più sensazionale mai tentato, riuscirò a ridarti un corpo vivo e non partirò da nulla di fisico. la sua voce si andò abbassando di tono fino a quando un quarto tuono lo fece scattare in avanti, verso una manopola d’ottone. Vi pose la mano, gli occhi di un verde slavato fissi all’orologio a pendolo.

    Mi basta trasmutare la tua anima dentro un corpo. Ci hanno separati, Helena. Ti riavrò.

    Sembrava essersi dimenticato dell’Out Break, di Bullet e di ciò che gli accadeva attorno, Victor era nel suo mondo, lì nessuno poteva toccarlo, non in quel momento, non a un passo dall’obiettivo.

    Per qualche secondo tutto tacque, l’acqua scrosciava fuori da Whitechapel, i liquidi in distillazione venivano trasfusi al corpo tramite gli aghi collegati a ogni estremità, un odore insopportabile di chiuso misto a marciume e zolfo si propagò per la stanza ma lui non vi fece caso.

    Fu nel momento in cui arrivò l’ennesimo tuono che pose le mani sulla manopola e si preparò a girare.

    Esperimento numero trentadue, si annotò in mente, Ti amo, Helena.

    Fermo lì, Victor, ho tua moglie nel mirino.

    La voce era calma, serafica, quasi affettata.

    Victor, le spalle di colpo frementi, alzò di poco il palmo dalla manopola.

    "Tu.." Victor non si voltò, sapeva che qualsiasi movimento avesse compiuto, l’uomo avrebbe premuto il dito sul grilletto e niente avrebbe più avuto senso.

    Non ti crucciare. Victor non riusciva a capire da dove venisse la voce, dove si nascondesse il suo nemico: sembrava che le sue odiose parole si spandessero da ogni grata dei condotti dell’aria Se sono qui è solo per salvarti.

    Mi hai già rovinato la vita. ringhiò Victor, afferrando il proprio bastone da passeggio Cosa vuoi ancora da me?

    Io rovinarla a te? Sono un agente della natura ora, Victor, e in fondo è merito tuo. la voce correva per i condotti, era ovunque.

    Victor

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