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Sistema binario
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E-book94 pagine43 minuti

Sistema binario

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In questo lavoro dal titolo “Sistema Binario” vi è rappresentata con straordinaria efficacia, una vita parallela che si viene ad instaurare fra il testo originario e gli altri testi che da esso prendono vita in forma di interpretazioni, parafrasi, commenti, chiose, esplicazioni....
Ho volutamente usato l'espressione “vita parallela” ad indicare la assoluta indipendenza dei commenti di Pierdario (del quale si apprezza anzi la grande ed originale libertà interpretativa) nei confronti dei versi di Ruggero e nello stesso tempo la altrettanto cogente necessità di mantenere con essi un contatto vitale - quasi un cordone ombelicale- perché è proprio la pregnanza dei versi di Ruggero, (vorrei dire la corposa originalità delle sue metafore) che porge a Pierdario il la necessario per intonare nuovi motivi, per dare vita a originali variazioni che arricchiscono il tema di partenza sviluppandone ulteriori possibili linee interpretative.
La poesia è il miracolo della parola che si rinnova ogni volta.
Sì, le parole, riescono ancora a stupirci, riescono ad essere ogni volta strumento di creazione sempre originale e nuova.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita20 mar 2013
ISBN9788867520534
Sistema binario

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    Anteprima del libro

    Sistema binario - Ruggero Ziveri

    Pierdario Galassi – Ruggero Ziveri

    SISTEMA BINARIO

    Abel Books

    Copertina: foto di Giuliano Pellini, tratta da un'opera di Ruggero Ziveri

    Proprietà letteraria riservata

    © 2013 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È  vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Terme di Traiano, 25

    00053 Civitavecchia (Roma)

    ISBN 9788867520534

    Nota introduttiva

    La vita parallela delle parole

    Le parole sono come le frecce, una volta lanciate non tornano più indietro.

    Questo aforisma riprende un insegnamento sapienziale presente in molte culture. Nasce sicuramente dalla consapevolezza dell’immenso, a volte devastante potere della parola e dal conseguente obbligo morale di farne un uso il più possibile accorto e ponderato.

    L’idea che le parole una volta pronunciate (o scritte) non siano più tue (... sono come le piume, dice una leggenda araba, una volta pronunciate non è più possibile ritirarle, perché hanno preso il volo), non ha però soltanto una connotazione negativa, non si applica necessariamente solo alle parole che possono ferire, ma anche a quelle che possono guarire, a quelle che sono di ristoro all’anima perché arricchiscono, fanno riflettere, fanno sognare: alle parole della poesia per esempio.

    Dicendo questo ci rendiamo conto di porre una questione assai delicata e antica, la stessa che Diderot mette sulle labbra di uno dei suoi personaggi: Ma chi sarà il padrone? (del testo scritto s’intende) Lo scrittore o il lettore?

    Un’opera d’arte, una poesia, una volta che è stata partorita e rilasciata dal suo autore è ancora una cosa sua o appartiene a chi la legge? (essendo qui la lettura intesa come un esercizio alto, come l’insieme di tutte quelle operazioni che ognuno compie di fronte ad un’opera d’arte, allorché reinterpretandola alla luce del proprio vissuto, dei propri valori, della propria cultura, finisce, di fatto, per riscrivere quell’opera).

    Quindi la domanda: Ma chi sarà il padrone?, rischia di essere una domanda retorica, ed è certamente vero che ogni lettore di fatto si appropria dell’opera che ha davanti, la traduce secondo il proprio sentire, ne fa qualcosa di profondamente diverso dall’originale. Quindi il padrone è lui, sì, ma...  C’è un grosso ma e riguarda proprio il fatto che fra chi scrive e chi legge (o riscrive) si instaura un rapporto dialettico estremamente complesso che si inscrive non nella logica della sottrazione, ma della moltiplicazione: ogni nuova reinterpretazione di un testo poetico lo arricchisce anziché impoverirlo: ed è questa la fattuale ed inconfutabile dimostrazione del suo valore, della sua ricchezza, della sua fecondità. Quanto più un testo si presta ad essere tradotto, reinventato (nella lingua interiore di ciascun lettore o commentatore, col rischio, perché no, di essere anche tradito), e quanto più continua a farlo col passare nel tempo, tanto più ciò significa che quel testo è ricco di linfa vitale, di energia, di sostanza in grado di alimentare altre operazioni creative. Questo significa che l’autore, se per un verso smette di essere padrone del testo, continua però a vivere con esso in virtù della forza che continua a sprigionarsi dalle sue immagini, dalle sue parole, dalle sue metafore. Fra scrittura e ri-scrittura si instaura un parallelismo

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