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Una polemica letteraria degli anni Trenta. Saggi comparativi su Giacomo Noventa
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E-book143 pagine2 ore

Una polemica letteraria degli anni Trenta. Saggi comparativi su Giacomo Noventa

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Nel panorama tradizionale della letteratura italiana contemporanea Giacomo Noventa (pseudonimo del nobile veneziano Giacomo Ca’ Zorzi) è una figura ancora poco conosciuta. Eppure Noventa è stato uno degli scrittori più originali del nostro ‘900. Poeta, filosofo, protagonista del dibattito politico negli anni del fascismo e del dopoguerra, elaborò una personale visione della storia dell’Italia moderna, che gli appariva condizionata in ogni ambito dall’eredità risorgimentale e idealistica. I saggi contenuti in questo volume mettono a confronto Noventa con altre esperienze intellettuali «eretiche», collegate alla vicenda biografica e letteraria dello scrittore veneto, Giuseppe De Luca, Adriano Olivetti, Augusto Del Noce identificando, in personalità spesso così diverse, gli elementi di una comune critica al paradigma culturale dominante.
LinguaItaliano
Data di uscita24 lug 2014
ISBN9788878535275
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    Anteprima del libro

    Una polemica letteraria degli anni Trenta. Saggi comparativi su Giacomo Noventa - Valentino Cecchetti

    BIBLIOGRAFIA

    PREMESSA

    Il volume raccoglie quattro saggi nei quali Giacomo Noventa, viene messo a confronto con alcune figure della cultura italiana contemporanea: Giuseppe De Luca, Augusto Del Noce, Adriano Olivetti (un’eccezione l’articolo finale su Northrop Frye). Per quanto riguarda Giacomo Noventa e Adriano Olivetti (Progetti ai margini dell’impresa editoriale. Giacomo Noventa e Adriano Olivetti antroposofi?) non si può trascurare un fatto importante. Molti giovani collaboratori della «riforma letteraria», la rivista fondata nel 1936 a Firenze da Noventa, lavorarono nel dopoguerra nelle relazioni pubbliche o industriali dell’azienda Ivrea. A questo gruppo apparteneva Geno Pampaloni che nei suoi scritti su Olivetti, Adriano Olivetti: un’idea della democrazia (con un articolo conclusivo del 1980 su Noventa, Poesia, politica e fiori, uscito sul «giornale» di Indro Montanelli), parla dell’ illuminismo spirituale di Olivetti, alludendo all’adesione di Adriano Olivetti all’antroposofia di Rudolf Steiner. Nel libro di Geminello Alvi, Le seduzioni economiche di Faust, l’utopia concreta di Adriano Olivetti viene ricondotta in ogni suo aspetto a Rudolf Steiner. E alla dottrina sociale di Steiner (la Triarticolazione) si riferisce Luca Fantacci, che sulla rivista «surplus», mostra la coincidenza testuale degli scritti di Olivetti con le opere politiche del filosofo austriaco. Le influenze steineriane sono evidenti se si esamina il catalogo delle Edizioni di Comunità e si considera che tra i primi libri pubblicati dalle Edizioni di Comunità ci fu L’Europa e l’anima dell’oriente di Walter Schubart, un’analisi antroposofica delle vicende contemporanee, collegata all’ipotesi nella rinascita millenaria della Russia. In questo quadro culturale si collocano alcune testimonianze, come quella di Renzo Zorzi, amico e collaboratore di Noventa, a lungo direttore delle Edizioni di Comunità, che ricostruisce, in un intervento al convegno veneziano del 1987 su Noventa, il rapporto tra Noventa e Olivetti. Fu un legame anche di tipo familiare, nato negli anni ’20 nell’ambiente dell’antifascismo torinese (si pensi al famoso libro di Natalia Ginzburg Lessico famigliare) e un sodalizio politico, prima che letterario, collegato alla nascita, nel secondo dopoguerra, di gruppi social-spiritualisti. Il testo di Noventa più vicino alla cultura olivettiana è il Discorso su Carlo Levi e la situazione spirituale italiana (1950), che fa riferimento (tramite un’analisi divagante dell’Orologio di Carlo Levi) al concetto di cultura sotterranea. Si tratta di un aspetto del pensiero di Noventa esaminato da Augusto Del Noce (Dall’errore del Risorgimento al pensiero negativo. Giacomo Noventa e Augusto Del Noce). Per Noventa il cattolicesimo è l’espressione di una più autentica cultura sotterranea italiana e per questa ragione egli polemizza direttamente con il neoidealismo e in particolare con l’attualismo di Gentile, che gli appare (riconsiderando polemicamente la critica gentiliana del pensiero politico di Dante), la manifestazione di una forza, non di un pensiero. L’anti-idealismo di Noventa, (Una polemica letteraria alla fine degli anni Trenta. Giacomo Noventa, Giuseppe De Luca e le culture del fascismo), si delinea sullo sfondo della polemica che oppone Noventa agli intellettuali cattolico-fascisti del «frontespizio», nel momento in cui sia i frontespiziani, sia Noventa, propongono al fascismo la propria visione del cattolicesimo come cultura ufficiale del regime. Il cattolicesimo fascista degli anni Trenta è dominato dalla figura di Giuseppe De Luca e dalla sua ricostruzione storiografica delle radici religiose della cultura italiana (l’Archivio della pietà). L’azione di De Luca vuole favorire la rinascita della letteratura devota in Italia, liberandola dalle contaminazioni modernistiche ed egli guarda con favore alla contemporanea letteratura francese che, dalle pagine del «frontespizio», indica come un modello di una restaurazione letteraria e ideale valido anche per l’Italia. Ciò spiega l’attenzione da parte di Giuseppe De Luca per le opere di Charles Péguy, che egli considera una testimonianza del ritorno degli intellettuali alla pietà e una prova che l’adesione al cattolicesimo può essere avvertita come un’esigenza non solo dogmatica, ma anche culturale. Si può rintracciare una sorta di concordia discors tra la pietà di De Luca e la cultura sotterranea di Noventa. Noventa è persuaso dell’esistenza di uno strato profondo della cultura italiana, un particolare cattolicesimo protestante, che Noventa denomina cattolicesimo classico e riconduce a Dante Alighieri. Questa cultura è in competizione con la filosofia di Croce e di Gentile (e con i suoi inconsapevoli eredi Gobetti e Gramsci), il pensiero ufficiale dell’Italia moderna, responsabile dell’errore che ha condizionato la storia nazionale (e il suo schema interpretativo). Le affinità ideologiche tra Noventa e De Luca sono mediate dall’influenza di Péguy. Di fatto la polemica anti-idealistica contrappone Noventa ad una sorta di parti intellectuel italiano. Così Péguy chiama, durante l’Affaire Dreyfus, la cultura degli intellettuali, quando si pone al servizio della mentalità borghese e degli interessi di parte, in contrasto con le inclinazioni profonde del popolo e gli ideali spirituali della nazione. La pietà di Giuseppe De Luca e il cattolicesimo classico di Noventa, anche se basati su nozioni radicalmente differenti (tridentina la nozione di De Luca, protestante quella di Noventa) sono simili in rapporto ad una comune idea antimoderna della società italiana, ostile all’assetto ideologico di cui il parti intellectuel è il riflesso culturale.

    Una polemica letteraria alla fine degli anni Trenta. Giacomo Noventa, Giuseppe De Luca e le culture del fascismo, prende spunto dallo scontro tra Giacomo Noventa e Piero Bargellini e descrive l’origine del processo di revisione della cultura nazionale avviato da Noventa. Un processo che si confronta con un’analoga operazione già presente in campo cattolico (con Giuseppe De Luca) e che nel secondo dopoguerra entra in contatto con la nuova cultura olivettiana. Le fasi e le modalità dello scambio culturale tra Noventa e Olivetti sono descritte in Progetti ai margini dell’impresa editoriale. Giacomo Noventa e Adriano Olivetti antroposofi? Mentre Dall’errore del Risorgimento al pensiero negativo. Giacomo Noventa e Augusto Del Noce, mostra l’influsso delle tesi di Noventa sulle analisi transpolitiche di Augusto Del Noce e su alcuni momenti del dibattito filosofico contemporaneo. Il volume contiene un’articolo già apparso sulla rivista «filologia antica e moderna», 12, 25, 2003, pp. 133-39, L’anima del romance. Sulla presenza e la funzione degli archetipi nella poesia di Giacomo Noventa, riproposto con alcune modifiche e con un altro titolo: Presenza e funzione degli archetipi in poesia. Giacomo Noventa e Northrop Frye. Si tratta di un’ipotesi interpretativa sulla poesia di Noventa, formulata in base alla teoria critica degli archetipi, a conferma di come la poesia di Noventa si presti ad interpretazioni di derivazione junghiana. È un discorso che poggia sulla teoria delle anime di Noventa, questione che ricorre in parti diverse del libro. D’altronde il riproporsi trasversale di alcuni aspetti del pensiero di Noventa, permette una lettura unitaria di questo breve volume. Anche per questo i saggi sono in successione storico-cronologica (l’itinerario di Noventa dagli anni ’30 agli anni ’50) e vi sono state inserite informazioni di natura biografica, affiancate da elementi più propriamente critici. Inoltre l’impostazione comparativa di ogni testo è un fattore che vincola la struttura dell’intero lavoro, come mostra la presenza di un’unica bibliografia, valida per ciascuno dei quattro contributi.

    UNA POLEMICA LETTERARIA ALLA FINE DEGLI ANNI TRENTA. GIACOMO NOVENTA, GIUSEPPE DE LUCA E LE CULTURE DEL FASCISMO

    Giacomo Noventa tra «cattolicesimo classico»

    e fascismo

    Giacomo Noventa (il suo vero nome era Giacomo Ca’ Zorzi ed apparteneva ad un’antica famiglia veneta) nasce nel 1898 a Noventa di Piave, dove trascorre l’infanzia e la prima adolescenza. Frequenta il ginnasio al liceo Foscarini di Venezia, ma ne viene espulso per indisciplina. Nel 1916 si arruola come volontario e combatte con i gradi di ufficiale negli Arditi. Nel 1920 si trasferisce a Torino e consegue (dopo un litigio con il professore di filosofia del Cavour) la licenza al liceo D’Azeglio. A Torino si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e conosce Mario Soldati, Giacomo Debenedetti, Felice Casorati, Carlo Levi. Fallisce il suo tentativo di avvicinare Piero Gobetti (con la mediazione di Franca Reynaud, che rifiuta di pubblicare il suo primo scritto, Un fascista d’altri tempi. Nel 1923 Noventa si laurea in Filosofia del Diritto con Gioele Solari, con una tesi fortemente critica verso il fascismo. Nel 1924 è a Roma per fare pratica di diritto penale. Nel 1926, persuaso del provincialismo della cultura italiana, soggiorna a lungo all’estero per studiare e conoscere l’Italia attraverso la cultura europea. In questo periodo i suoi interessi, che sinora sono stati in prevalenza filosofici, si volgono verso la letteratura e la poesia. Nel 1927 è in Francia (in Savoia compone con Mario Soldati il Castogallo, poemetto eroicomico in lingua italiana che firma con il suo vero nome). Nel 1929 si stabilisce in Germania, dove rimarrà fino al 1932. Qui approfondisce lo studio della grande filosofia tedesca e scrive numerose poesie in dialetto veneziano. A Heidelberg si lega a Clara Lotte Fuchs, cui dedicherà la poesia Gh’è nei to grandi – Oci de ebrea. In questo periodo si compie il distacco di Noventa dalla cultura ufficiale italiana (con la polemica scelta del dialetto in poesia) e dall’idealismo di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile, che rappresenta, agli occhi di Noventa, il substrato ideologico da cui nasce il fascismo. Nel 1932 Noventa lascia la Germania per la Spagna, poi torna in Italia. A Torino, dove viene fermato perché antifascista, rivede e sposa Franca Reynaud. Nel 1933 parte con la moglie per Parigi, trasferendosi subito dopo in Inghilterra. A Londra (dove nasce il suo primo figlio) attraversa una drammatica crisi personale, provocata dal tentativo di creare un’opera teorica che fosse in grado di dar corpo alla sua critica congiunta della filosofia e della letteratura italiane. A causa della connaturata difficoltà a tradurre sulla pagina il suo pensiero («Scrivere è decadere», sostiene), per molti anni Noventa rifiuterà di trascrivere gran parte della sua produzione filosofica e soprattutto poetica. Si trasferisce nel 1933 a Losanna ed inizia la stesura di Principio di una scienza nuova, la prima opera pienamente rappresentativa delle sue idee e della sua poetica. Continua a lavorare al Principio di una scienza nuova a Parigi, dove rimane fino al 1934. Trascorre l’estate del 1934 in Italia. A Fiumetto (in Versilia) conosce Alberto Carocci, direttore della rivista «Solaria». Insieme a Carocci progetta una rivista politico-culturale e intanto pubblica su «Solaria» il breve saggio A proposito di un traduttore di Heine. Lo scritto è violentemente polemico nei confronti della letteratura italiana contemporanea e suscita l’ostilità dei letterati fiorentini. Nel febbraio del 1935 Noventa torna a Parigi per portare a termine Principio di una scienza nuova, che esce a puntate sugli ultimi numeri di «Solaria». La pubblicazione dell’opera di Noventa contribuisce a decretare la fine della rivista, allargando il solco tra i sostenitori di una concezione autonoma della letteratura e coloro i quali, come Noventa e Carocci, intendono collocare in una prospettiva politica l’esperienza maturata in «Solaria». Nel maggio 1935 Noventa viene di nuovo arrestato e trattenuto in carcere per 25 giorni. Nel settembre del 1935 si trasferisce a Firenze, dove, con i proventi dell’eredità paterna, realizza la rivista progettata con Carocci, che esce nel novembre 1936 con il nome «La Riforma Letteraria». Sulle

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