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racconti Senza Tempo
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E-book110 pagine1 ora

racconti Senza Tempo

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Info su questo ebook

Il ballerino Samuel Peron e una scrittrice esordiente raccolgono in questo libro alcuni loro scritti. Molto diversi tra loro per stile e contenuti, in parte autobiografici, in parte onirici, in parte frutto di fantasia, i racconti hanno come filo conduttore le emozioni e la passione per l'arte.
LinguaItaliano
Data di uscita8 giu 2015
ISBN9788884497536
racconti Senza Tempo

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    Anteprima del libro

    racconti Senza Tempo - Samuel Peron

    Samuel Peron - Mariagrazia Gomena

    racconti Senza Tempo

    ISBN: 9788884497536

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Presentazione

    Mi auto prefaziono

    racconti Senza Tempo

    Conclusione

    Presentazione

    Samuel Peron, grande ballerino, è un artista che ama sperimentare e cimentarsi anche in settori lontani dalla danza. Con questa raccolta di racconti si mette alla prova nella complessa arte dello scrivere. E, applicando anche alla letteratura la regola base del suo ballo, che non consente assoli, scrive in coppia. Sua partner in questa avventura è Mariagrazia Gomena, simpatica signora milanese dall’animo sensibile e dalla penna gentile.

    Senza tempo unisce i racconti di Mariagrazia, scritti delicati che mescolano sapientemente situazioni vere e voli di fantasia, alle esternazioni di Samuel, che parla di sé senza filtri e senza maschere. Non cercate però nelle sue pagine aneddoti o pettegolezzi sul mondo dello spettacolo; a Samuel non interessa fare scalpore, quello che rivela sono soprattutto sensazioni del momento, pensieri presi al volo e buttati dentro la descrizione di un oggetto, di una situazione, di un ricordo.

    La danza, che fa spesso da filo conduttore degli scritti di Mariagrazia, per Samuel resta invece sullo sfondo e diventa protagonista solo nell’unico racconto non autobiografico né onirico, una storia di crescita e riscoperta di sé attraverso il ballo. Una storia che in un certo senso è paradigma di uno dei temi che stanno più a cuore all’autore, da sei anni impegnato nella campagna Sballando Ballando, iniziativa diretta ai giovani per invitarli al divertimento responsabile e al rispetto innanzitutto di sé stessi.

    Sarebbero tante le cose da dire di questo libro, tanti particolari da segnalare, ma sarebbe lungo e non vogliamo togliere tempo al lettore, che imparerà ben presto ad amare le atmosfere favoleggianti di Mariagrazia e i bozzetti espressionisti di Samuel, del quale ci sentiamo di dire che scrive come balla: sembra che stia improvvisando e invece sa benissimo quello che fa.

    Mi auto prefaziono

    Chi l’avrebbe mai detto! 

    Quest’anno per Natale ho ricevuto un regalo alquanto inusuale. Voi vi chiederete che cosa mai avrà ricevuto questo…, ebbene io vi rispondo un libro!

    Capisco bene la vostra perplessità, direte che c’è di strano?, ma vi assicuro che, quando una persona si presenta con in mano un pacchetto, dentro al quale c’è una risma di carta stampata, ed in allegato c’è un bigliettino con scritto Buona lettura: questo è il libro che abbiamo iniziato a scrivere per scherzo dal gennaio 2011 ad oggi, vi garantisco che per uno che arrivava appena alla sufficienza in letteratura, sembrerebbe una gran presa per i fondelli.

    Quello che invece vi posso dire è che da qualcosa che era iniziato come un gioco, mi sono ritrovato parte di un progetto che mi sta dando moltissima soddisfazione personale.

    Vedi Grazia (e mi rivolgo alla mia complice) nel male c’è sempre un qualcosa che ti riporta il sorriso…

    Ti ricordi, mi chiamasti dicendomi che ti avevano riscontrato questo tuo male, ed io per gioco ti dissi Perché non scrivi quello che stai provando, così sfoghi tutte le tue emozioni? e tu Sì… ma solo se tu mi aiuti…

    Ecco tu devi sapere che io avevo pensato: O questa è matta, o gli effetti della cura già le sono arrivati alla testa…!

    Signori, alla fine ho accettato con l’obiettivo di scrivere sempre qualcosa che la potesse mettere di buon umore e così, tra una pausa e l’altra dei miei viaggi ed impegni lavorativi, interagivo con lei, raccontandoci ciò che vivevamo o immaginavamo.

    Ebbene signori, questo è il lavoro di tre anni, che non era per niente partito con l’intento di essere stampato e rilegato, ma con il solo scopo di esprimere i nostri pensieri, le nostre esperienze e le nostre emozioni.

    Voglio quindi ringraziare Mariagrazia che, raggirandomi, mi ha portato loscamente a fare quello che abbiamo fatto, costruendo un bellissimo progetto a quattro mani.

    racconti Senza Tempo

    "It’s a beautiful day 

    Don’t let it get away

    It’s a beautiful day"

    (Beautiful Day – U2)

    "È una bella giornata

    Non fartela scappare

    È una bella giornata"

    Come un raffreddore

    La nebbia le veniva incontro abbracciandola. Da quanto tempo la sua città non veniva nascosta da questa cortina fredda e protettiva?

    Se ne sentiva invadere la gola, le ossa e i pensieri e le piaceva camminare adagio osservando i negozi, gli angoli conosciuti eppure diversi in quella luce opalescente. Le persone si muovevano al rallentatore e sembravano comparse di un film muto.

    Riprendeva contatto con la realtà. Non era un brutto sogno quello che stava vivendo. Stava succedendo davvero e di questa storia era protagonista.

    Adesso lo sapeva. Aveva il cancro.

    A dire il vero se lo sentiva già da qualche tempo ma, chissà perché, quando aveva letto la diagnosi su quel referto, la sua mente aveva immediatamente preso le distanze come se la cosa non la riguardasse.

    Oggi, ingabbiata in quel macchinario che la studiava, si era sentita come una salsiccia dentro un grosso hot dog, ma aveva avuto il tempo di prendere coscienza di ciò che le stava succedendo.

    Cancro. Non una cosa importante e senza rimedio. Un carcinoma piccolino che sembrava voler dire sono qui ma non voglio disturbare troppo. Le veniva da ridere. Quello stupido di un malanno assomigliava a lei: sempre in punta di piedi per paura di dar fastidio!

    Ma stai a vedere che era la volta buona che doveva prendersi cura di sé. A questo pensava uscendo dall’ospedale e immergendosi nelle nebbiose vie del centro. Una bella camminata le avrebbe fatto bene.

    Non aveva paura. La prima cosa che aveva detto, all’ultimo medico che l’aveva visitata, era stata Non mi sembra molto elegante morire per un cancrettino così, perciò non fatemi sentire malata!

    Che pretese, vero? Ma era così, aveva tante cose da fare, da pensare, da vedere, da organizzare.

    Non era ora né per lei di fermare il suo cammino, né per chi gli stava accanto di avere delle preoccupazioni.

    Pensava a quel padre amatissimo che solo poco tempo prima l’aveva lasciata per un male come il suo, solo molto più cattivo.

    Suo padre…

    Chi meglio e più di lui l’aveva amata, compresa, appoggiata? Un grande compagno di viaggio scoperto troppo tardi come succede il più delle volte a chi, come lei, aveva deciso di metter su famiglia appena ventenne e diventare madre poco dopo.

    Luca, suo figlio, aveva assorbito tutto l’amore, la tenerezza di cui era capace.

    Lui riempiva i pensieri, i sogni, la vita. Addirittura più di quel marito giovane e innamorato che, pian piano, si era allontanato e aveva preso poi un’altra strada.

    Papà era lì, a guardare il suo dolore accogliendola con una frase che era stata una medicina io non ti tradirò mai. Così era stato fino a quando se ne era andato.

    Carla era piena di questi pensieri…

    Mentre la nebbia le accarezzava il viso, tutto tornava a lei nitido e logico come se quello stupido malanno fosse solo un mezzo per sedersi davanti al suo passato, rileggerlo magari con più indulgenza di cui era abituata e poi andare avanti.

    Malgrado tutto sorrideva: si sentiva protagonista di un evento importante! Lei attrice, lei sceneggiatrice, lei regista: il cancro avrebbe fatto ciò che lei avrebbe deciso!

    Bene, stava succedendo davvero. Ma avrebbe continuato a dar poca importanza a quell’ospite sgradito e avrebbe combattuto usando anche l’ironia che era stata sempre una sua arma vincente.

    Questo signorino si era presentato qualche anno prima sotto le mentite spoglie di un eczema sulla falange di un dito. Ora… si poteva dare importanza a una sciocchezza simile?

    Carla non gliene aveva data, infatti, nemmeno quando uno dei medici che l’avevano visitata era arrivato a una diagnosi illuminata: poteva essere uno sfogo di tipo psicosomatico visto che si trovava, guarda caso, sull’anulare sinistro!

    Come se, quel povero dito, dopo la separazione e trovandosi non più cinto dalla fede nuziale, si fosse messo in sciopero per la sofferenza!

    Carla, che

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