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Lu Picce
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E-book533 pagine2 ore

Lu Picce

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Questo libro non è rivolto solo ai palagianellesi, peraltro s’ immagina – nella pubblicazione online - di raggiungere coloro che nella diaspora hanno raggiunto lidi lontani e possano essere nuovamente contaminati dall’idioma dei loro padri, ma anche i normali cultori delle tradizioni popolari delle aree interne, sia dotti antropologi, sia quelli che scelgono il turismo sociale sempre alla ricerca di posti caratteristici che conservano la memoria.

Se penso a un ruolo del libro di Vito Gasparre e dei due autori del dizionario: Antonio Alemanno e Vito Fumarola, noto lo stretto legame che c’è tra la parola e il tempo. Un'anziana signora, una volta, commentando un mio epitaffio sull’immaginetta di mia madre, pronunciò una frase che mi colpì: “quelle parole sono pietre”. Ecco che il calzante paragone con l’eternità della pietra, pietre che rotolano, com’è nel nome dei Rolling Stones, meglio dà l’idea delle poesie di Vito Gasparre, un tributo al suo paese che cernita dai suoi ricordi che diventano animus della comunità, appunto pietre che rotolano, ritmando nenie, cantilene popolari, ballate.

Lo scrivente ha visto tempo fa il documentario "Dal profondo dell'Anima” di Carl Jung laddove la pietra diventa simbolo e enigma. Quindi un libro destinato a diventare pietra miliare del paese.

C’è tutto, o quasi: la guerra, la famiglia, i riti dell’anno, i personaggi, il paesaggio, la natura.

Ma c’è un altro aspetto che, a mio parere, è di forte impatto, anche se molto specialistico. Quello che si può collegare alla antropologia popolare che identifica un’area particolare, quelle che gli etnologi chiamano “aree seriori” dove meglio si conservano le tradizioni e in questo caso le parole. Il libro è un contributo al restauro conservativo dell’idioma. Non è cosa di poco conto.

Poi ancora un'altra immagine. Proprio nei giorni scorsi, mi è capitato di vedere un documentario sui Tuareg, questi predoni del deserto; in una loro danza rituale, c’è tutta la gioia e la fierezza di una appartenenza a un luogo preciso.

Nelle poesie di Vito, ma anche nella ricerca delle parole degli autori del dizionario, c’è questo continuo richiamo all’appartenenza, di fronte all’incedere del tempo, quasi un grido di allarme affinché l’omologazione delle Smart city non diventi cancellazione della storia e della cultura, chiamando vecchio l’antico, vintage o demodé il rito, il culto e la memoria collettiva.

Ecco allora, per concludere Lu Picce, ovvero il capriccio, come sottolinea Vito Gasparre, è il richiamo a tutti i capricci infantili, assume quest’apparente futilità di un comportamento, utile, spero, ad attrarre il lettore in mondo magico di altri tempi, percependo la musicalità dei lemmi a rima baciata, come una danza popolare piena di evoluzioni com’è nello spirto dei tarantati.
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2015
ISBN9788892527423
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    Lu Picce - Vito Gasparre

    Vito Gasparre,Antonio Alemanno e Vito Fumarola

    Lu picce

    UUID: 21ac51d0-b39d-11e5-80d1-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Presentazione

    Dedica

    Prefazione di Roberto De Giorgi

    Prefazione dell'autore

    DIZIONARIO DIALETTALE DI PALAGIANELLO

    CENNI DI GRAFIA FONETICA

    Presentazione dizionario

    Presentazione del Libro il 22 dicembre 2015

    Piccole preghiere dialettali

    Principali nomi degli abitanti di Palagianello

    Soprannomi

    La ruota

    Grazielle

    La fést du Natèl

    U Cond

    La Cappéll

    U lareje de la chjes

    U grene

    Lu fedanzaménd

    U matremonje

    La cambène

    Lu picce

    La scole

    U puzz a quatt

    U sciuveljend

    La sciuvelét

    La uaggnédde

    La mascì

    U lapòne

    Laurétte

    La stazzjòne

    La majagne

    La mòrte

    I zappine de 'mmjenz la chiazz

    Dizionario

    A (da Abbabbejè ad All’andamjende)

    B (da Babbalucche a Bulzaccòne)

    C (da Cacarédde a Cuquigghje)

    D (da Da qquè a Dettèreje)

    E (da Eche a Ervigghje)

    F (da Facidde a Fuscetizze)

    G da Gabbenétte a Galuppine

    J (da Jacquambusse a Jaddescè)

    K (da Kufòne a Ktugne)

    L (da Labbese a Lupechène)

    M (da Mòlafuorbece a Monnature)

    N (da ‘Ngine a ‘Nzucheleddè)

    O (da Oggne a Oppelà)

    P (da Pastrène a Pecceddète)

    Q (da Quacquaracquà a Quaquigghje)

    R (da Raccapezzè a Rusecòne)

    S (da Sabbete a Scekakk)

    T (da Tubbétte a Treppizze)

    U (da Uaggnédde a Uaralle)

    V (da Vagabbònde a Vutte)

    Z (da Zeferricchje a Zòca zòche)

    Presentazione

    Vito Gasparre è nato a Palagianello il 9 giugno 1956. Apprendista falegname sin da piccolo, figlio di Leonardo e di Grazia Andelmo (Antelmi). Operaio all'Italsider di Taranto già a 18 anni, nel 1982 è funzionario sindacale della C.G.I.L. di Taranto. Nel 1988 rientra come operaio all'Italsider, sino al 1990, quando opera nell'attività commerciale di famiglia.

    Il pallino della scrittura nasce nel 1982 con un primo piccolo lavoro: la poesia La fèst du Natèl in cui descrive la ricorrenza che unisce le famiglie e trasmette abitudini e tradizioni. Questa piccola opera è stata pubblicata nel 2000 in alcune liriche dialettali e gli ha permesso di depositare le altre opere e potersi iscrivere alla S.I.A.E. La passione di raccontare lo ha portato a scrivere anche brani di musica leggera riscuotendo apprezzamenti di artisti del mondo della musica.

    Queste liriche in vernacolo palagianellese, sicuramente diventeranno una raccolta di brani musicali.

    La rappresentazione di momenti della vita di paese è il miglior investimento per custodire la memoria di una comunità condita con buona musica e con interpretazioni eccellenti.

    Dice di sé: sto lavorando anche per ricordare il dolore, la gioia, il gioco, il lavoro, la serietà e l'impegno per creare una famiglia.

    Episodi e comportamenti di qualche tempo fa, quando era duro il lavoro e le ragazze si mettevano in mostra, i tradimenti si facevano per necessità e ci si divertiva per poco, magari inventandosi giochi che non costavano niente, solo pura fantasia.

    Buon divertimento.

    Dedica

    Dedicato ai miei cari:

    Leonardo Gasparre,

    mio padre

    Grazia Andelmo,

    mia madre

    Nicoletta De Carlo, mia moglie

    ai figli

    Leonardo

    Grazia

    Giovanni

    A tutti i miei familiari, ai tanti concittadini che hanno creduto in questo piccolo paese pensando all'amore della propria terra e ai valori per difenderla e custodirla.

    Hanno collaborato:

    Grazia Gasparre:

    ricerca e realizzazione fotografica.

    Prof. Antonio Alemanno: correzione e traduzione in lingua delle poesie.

    Roberto De Giorgi - editing

    Prefazione di Roberto De Giorgi

     Questo libro non è rivolto solo ai palagianellesi, peraltro s’ immagina - in una pubblicazione anche online - di raggiungere coloro che nella diaspora hanno raggiunto lidi lontani e possano essere nuovamente contaminati dall'idioma dei loro padri, ma anche i normali cultori delle tradizioni popolari delle aree interne, sia dotti antropologi, sia quelli che scelgono il turismo sociale sempre alla ricerca di posti caratteristici che conservano la memoria.

    Se penso a un ruolo del libro di Vito Gasparre e dei due autori del dizionario: Antonio Alemanno e Vito Fumarola, è proprio quello legato a quello stretto legame che c’è tra la parola e il tempo. Un'anziana signora, una volta, commentando un mio epitaffio sull'immaginetta di mia madre, pronunciò una frase che mi colpì: quelle parole sono pietre.

    Ecco che il calzante paragone con l’eternità della pietra, pietre che rotolano, com'è nel nome dei Rolling Stones, meglio dà l’idea delle poesie di Vito Gasparre, un tributo al suo paese che cernita dai suoi ricordi che diventano genius loci della comunità, appunto pietre che rotolano, ritmando nenie, cantilene popolari, ballate. C’è tutto, o quasi: la guerra, la famiglia, i riti dell’anno, i personaggi, il paesaggio, la natura.

    Ma c’è un altro aspetto che, a mio parere, è di forte impatto, anche se molto specialistico. Quello che si può collegare alla antropologia popolare che identifica un’area particolare, quelle che gli etnologi chiamano aree seriori dove meglio si conservano le tradizioni e in questo caso le parole. Il libro è un contributo al restauro conservativo dell’idioma. Non è cosa di poco conto.

    Poi ancora un'altra immagine. Proprio nei giorni scorsi, mi è capitato di vedere un documentario sui Tuareg, questi predoni del deserto; in una loro danza rituale, c’è tutta la gioia e la fierezza di una appartenenza a un luogo preciso.

    Nelle poesie di Vito, ma anche nella ricerca delle parole degli autori del dizionario, c’è questo continuo richiamo all’appartenenza, di fronte all’incedere del tempo, quasi un grido di allarme affinché l’omologazione delle Smart city non diventi cancellazione della storia e della cultura, chiamando vecchio l’antico, demodé il rito, il culto e la memoria collettiva.

    Ecco allora, per concludere Lu Picce, ovvero il capriccio che, come sottolinea Vito Gasparre, è il richiamo a tutti i capricci infantili, assume questa apparente futilità di un comportamento, utile, spero, ad attrarre il lettore in mondo magico di altri tempi, percependo la musicalità dei lemmi a rima baciata, come una danza popolare piena di evoluzioni com’è nello spirto dei tarantati.

    Prefazione dell'autore

    Il tempo è una ruota potentissima che gira, passa e tutto travolge.

    Sopprime cancella modifica ogni cosa, anche se bella.

    Assiste ad eventi grandiosi o catastrofici, copre momenti di gioia e momenti di dolore.

    Tutto ciò che nel tempo accade, la nostra memoria registra e seleziona cosa conservare e proteggere. Ho sentito e sento una grande necessità, un bisogno, quasi un delirio a raccontare quello che la mia mente da sola riesce a ricordare:

    episodi, aneddoti, personaggi dell'infanzia, termini dialettali compreso i soprannomi che vanno piano piano scomparendo, i luoghi dei giochi, i ritrovi, tutto quello che il tempo ancora non è riuscito a sopprimere nella mia mente.

    Questo mio modo di pensare e di agire fa parte del carattere: non voglio arrendermi all'indifferenza che oggi serpeggia, indifferenza imperante sul popolo palagianellese.

    Chi è lontano chiede, viene, vuol sapere di fronte a tanta trasformazione; è mai possibile pensare che nessun altro avverta la necessità di proteggere la propria identità?

    La storia la cultura, i beni ambientali e monumentali, le origini, le maestranze, i luoghi che hanno caratterizzato l'infanzia di ogni palagianellese.

    Spero che altri possano fare più è meglio di me.

    Volentieri ho dato da sempre la mia disponibilità a contribuire e sostenere iniziative culturali per far emergere talenti, per far volare sempre più in alto il mio paese e sono profondamente orgoglioso e onorato di quanti via via si affermano.

    In questo periodo avverto, invece, rassegnazione, indifferenza, mancanza di stimoli per valorizzare e custodire ciò che ancora esiste.

    Queste riflessioni mi hanno spinto a creare un momento di curiosità, di discussione, di piacevoli ricordi.

    Mi auguro che questo piccolo volume di liriche in vernacolo palagianellese diventi una provocazione e possa essere letto con serenità ed allegria.

    Fiducioso che altre iniziative nasceranno più belle e più interessanti, utili alla crescita culturale di questa comunità.

    Disegnare un futuro migliore per Palagianello è un obbligo e un dovere di tutti.

    Vi ringrazio di cuore.

    Vito Gasparre

    DIZIONARIO DIALETTALE DI PALAGIANELLO

    di Antonio Alemanno e Vito Fumarola

    Immagine antica di Palagianello - Via Vittorio Emanuele

    CENNI DI GRAFIA FONETICA

    Si riportano di seguito alcuni suggerimenti per una corretta lettura del vernacolo.

    e (senza accento) non si pronuncia

    é = suono cchiuso come in péna

    è = suono aperto come in bène

    ò = suono aperto come in mòra

    o (senza accento) = suono chiuso com e in coda

    k = suono chiuso come in casa

    ghj- si pronuncia come la ghi di ghianda

    chj- si pronuncia come la chi di chiesa.

    Quando la vocale O é maiuscola si pronunca con suono aperto.

    Quando c’è l’apostrofo davanti alla parola, le consonanti iniziali si pronunciano con una sola emissione di voce come, per es., ‘mbrjest.

    Presentazione dizionario

    La convinzione che è necessario salvaguardare, valorizzare e soprattutto recuperare il proprio patrimonio linguistico, ancorché dialettale, lentamente proteso a perdersi nel tempo, in quanto essenzialmente legato alla trasmissione orale e in particolare alla memoria dei più anziani, veri e propri archivi viventi della parlata di Palagianello, uomini semplici, laboriosi, esperti della vita, depositari della saggezza dei saperi e di minute vicende locali, è alla base del repertorio dei lemmi pazientemente raccolti che compongono questo dizionario.

    Del resto, nel corso della ricerca, si è potuto constatare che molti di essi sono purtroppo desueti, altri scomparsi, altri ancora in via di inesorabile estinzione a seguito dei rapidi sconvolgimenti epocali, degli incessanti processi di globalizzazione, dell’incalzante avanzare dell’influsso dell’italiano.

    Il presente dizionario, che non ha pretese esaustive e che si consegna anche alle nuove generazioni nell’intento di custodire la lessicografia dialettale locale, cerca il più possibile di salvare dalla ineluttabile dimenticanza e dall’oblìo non solo voci e vocaboli, ma anche, e ciò attraverso un ricco apparato esplicativo di frasi ed esempi, espressioni, sentenze, proverbi, aforismi sapienziali largamente utilizzati nella parlata palagianellese congelandoli, così, nel tempo.

    Il testo è arricchito dalle immagini di angoli suggestivi e significativi di Palagianello, corredate da opportune didascalie, nonché da foto di attrezzi e di utensili caratteristici, semplici e modesti, che documentano, in maniera eloquente, la memoria di oggetti della cultura materiale, di un modus vivendi strettamente connesso con la civiltà contadina, la civiltà degli umili, dei protagonisti marginali se non addirittura sconosciuti, ma essenziali, della propria piccola patria.

    Abbiamo voluto, inoltre, cogliere l’occasione per rievocare e fissare nei testi non solo quella che potremmo definire la lingua della memoria, ma anche vicende, personaggi, tradizioni, onomastica, toponomastica, religiosità (si pensi alla raccolta delle piccole preghiere) e contesti della comunità palagianellese sia del passato che del presente, sicché il dizionario costituisce un fertile terreno di ricerca storica, linguistica e antropologica.

    Una essenziale scheda di simboli fonetici, poi, costituisce quell’apparato minimo di segni che dà contezza di una forma scritta che si è cercato il più possibile di rendere chiara e comprensibile, come pure di alcuni suoni del dialetto non trascritti mediante la grafia dell’italiano; al contempo, essa consente, a chi non ha dimestichezza con il dialetto, di leggere le rispettive voci scoprendone l’etimologia e le relative espressioni in maniera corretta.

    Un vivo ringraziamento desideriamo esprimere a quanti, a vario titolo, ci hanno aiutato e incoraggiato nella ricerca di alcuni vocaboli, favorendo, con il loro prezioso contributo, la conoscenza e la vitalità del dialetto nonché la ricchezza semantica dei lemmi stessi e di alcune caratteristiche ad esse sottese che, certamente, avrebbero rischiato di perdere ogni speranza di recupero, un recupero che è anche identità culturale, rinnovato interesse per le proprie radici, legame tra memoria e futuro.

    Gli Autori

    Presentazione del Libro il 22 dicembre 2015

    Palagianello (Taranto) - Presentato Lu Picce, Nicla Pastore: ...nostro valore identitario

    Il resoconto della giornata di ieri è difficile da scrivere, perchè viaggia sull'onda dei pensieri remoti, quella storia minuta di un popolo minuto che vive e non sopravvive.

    Non è solo la presentazione del libro Lu Picce di Vito Gasparre, Antonio Alemanno e Vito Fumarola, è un paese intero che partendo dalle vicende popolari, le rappresentazioni di vizi e virtù, riti e tradizioni sfocia nella musica e nelle ballate. Ecco che la poesia in vernacolo diventa folk e identità o meglio:...valore identitario come sottolinea Nicla Pastore, giornalista di Studio100 che passava il gelato tra autori ed editore.

    Lo scrivente ha motivato l''idea di curare l'editing del libro, pensando soprattutto alla funzione culturale che assume, come vera e propria istituzione culturale, per il restauro e la conservazione della lingua, come archeologia della parola che riguarda la storia di ognuno.

    Le poesie musicate da un valente e giovane maestro di Massafra, hanno animato la serata dando spessore alle poesie, facendole diventare arte espressiva, tridimensionale come si conviene ad uno spettacolo. Per questo l'obiettivo prossimo diventa quello di fare un dvd per il 2016; allora Lu Picce sarà completo.

    Vito Gasparre ha motivato l'idea di questo libro, per la sua voglia di risarcire il tempo: mi sono reso conto, dopo una vita intera, che non è questo il mondo che pensavamo di costruire; violenza, guerre, indifferenza, talvolta vera maleducazione. Allora il pensiero è andato alla vita semplice di una volta, i nostri giochi gratis, la vita di un paese che pulsava, cuore battente su ogni aspetto del ciclo dell'anno e della stessa esistenza.

    Stessa idea degli altri autori che hanno curato la parte più preponderante del libro, un vero e proprio dizionario dei termini, dei nomi.

    E sui nomi Gasparre, che ha curato la ricerca dei soprannomi, ha detto che tutto il paese si può riconoscere nel libro andando a ritroso a conoscere come si chiamava la famiglia di suo nonno. Quando il paese non era solo un'espressione geografica ma sul serio comunità.

    Che dire bella serata, belle immagini, bella conduzione di Nicla Pastore che ha rivissuto la sua stessa storia personale (avendo qui le sue radici) e quindi restituendo gratitudine a una vicenda comune che rappresenta la cultura che ciascuno porta dentro.

    I tre autori del libro Vito Gasparre Antonio Alemanno e Vito Fumarola

    Piccole preghiere dialettali

    (Da recitare a mezzogiorno)

    Menzadì sunanne            Mezzogiorno suonando

    l’Angele candanne           l’Angelo cantando

    Reggine de lu Cjele         Regina del Cielo

    a Te me raccumanne       a te mi raccomando.

    (Da recitare al momento di andare a letto)

    Je me còrche è me sò curchete                   Io mi corico e mi sono coricato

    tridece Jangele mjenze la chèse                 tredici Angeli in mezzo alla casa

    e tridece a lu liette,                                    e tredici accanto al letto,

    la Madonne la ténghe ‘mbétte,                   la Madonna ce l’ho sul petto,

    ‘mbétte e a capetèle                                   sul petto e alla testa del letto

    la Madonne m’ava jutè.                               la Madonna deve aiutarmi.

    (Da recitare al momento al risveglio)

    Janema sand janema sand                         Anima santa anima santa

    j sò sòle è vu sit tand                                 io sono sola e voi siete tante

    j cèrche la grazej a vu                                io chiedo la grazia a

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