La Notte della Taranta vista dal basso: diario dal backstage
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Anteprima del libro
La Notte della Taranta vista dal basso - Silvio Maria Cantoro
Silvio M. Cantoro
La Notte della Taranta vista dal basso
diario dal backstage
UUID: f05a3d10-0059-11e9-8ca9-17532927e555
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice
Prefazione
Il punto di vista
Edizione I
Edizione II
Edizione II
Edizione III
Edizione III
Edizione IV
Edizione V
Edizione V
Edizione VI
Edizione VI
Edizioni VII, VIII, IX
Edizioni VII, VIII, IX
Edizioni X, XI, XII
Edizioni X, XI, XII
Edizione XIII, XIV, XV
Edizione XVI, XVII
Ricordi
Edizione XVIII
Edizione XVIII
Edizione XIX
Incontri
Costruttori di cattedrali
A Segio Torsello
Prefazione
a cura di Sergio Blasi
I quattordici anni raccontati in questo diario
da Silvio Cantoro sono ricchi di incontri, di conoscenze, di emozioni vissute e annotate. Per chi come me ha conosciuto personaggi ed interpreti di ciò che è scritto, nelle pagine che seguono, ha sortito l’effetto di una scudisciata. E come potrebbe essere diversamente quando si racconta dell’incontro con Milesi e Cosma, di leggende della musica mondiale come Zawinul, Copeland e Manzanera. O di come, Sparagna, Pagani e Sollima, ognuno con la propria cifra stilistica, hanno giocato
tra tradizione ed innovazione, scrivendo spartiti memorabili della nostra musica moderna.
Ha un segno particolare il libro che vi troverete a leggere. È il primo libro su La Notte della Taranta scritto da un protagonista di quell'esperienza. Non è per sentito dire, ma chi scrive ha vissuto in prima persona dall'alto del suo basso
, gli incontri, le prove, i concerti, le tournée. Le cene dopo i concerti, le discussioni, le risate, gli abbracci, gli arrivederci, gli addii. È uno spaccato sincero e vero dal punto di vista di uno degli unici e fondamentali protagonisti della Notte
: un musicista.
E un festival musicale senza i musicisti non si può fare!
Quando poco prima ho scritto: è una scudisciata, è perché le pagine di Silvio Cantoro hanno risollevato in me le piaghe ma anche le carezze per una storia di eccezionale portata che ho avuto la fortuna di partorire e vivere intensamente, sino allo strappo dell’abbandono.
Battìti le mani
gridava dal palco Piero Milesi, imitando, con il suo improbabile dialetto salentino dal vago
accento milanese, il grido di battaglia di un giovanissimo Claudio Cavallo. Ma l’applauso più lungo e forte è per quei ragazzi salentini che si fecero musicisti per raccontare al mondo la storia di chi non aveva storia. I briganti salentini
li chiamerà, nella sua autobiografia, Stewart Copeland. Briganti si! Con le loro incursioni e scorribande tra le parole e le note dei padri, sino alle loro di parole e di note. Ed è segnato nel cuore quello squillo di telefono che annunciava: ho registrato il mio primo disco. Dove te lo porto? Vorrei fartelo sentire.
Silvio ha sicuramente spolverato tra i suoi ricordi ma anche scovato tra le sue vecchie carte, tra i fogli della scaletta
con le note a lato e riaperto il cassetto dove erano custoditi i pass
dei quattordici concertoni di Melpignano ma anche i pass
dei tanti concerti in giro per l’Italia ed il mondo. E già, il mondo!
Ma chi l’avrebbe mai detto che una vicenda nata nella piccola Piazza San Giorgio di Melpignano e poi trasferitasi sul prato del convento degli Agostiniani, sarebbe passata dal racconto della cronaca di una periferia, al riflesso di una storia dal valore universale! In forza di un unico ed insostituibile ingrediente: il sapere del popolo. Di un popolo, non di una somma di individui, di una folla solitaria. Ma uomini e donne che attraverso il loro sapere, la loro identità, si accordano in comunità.
È delicato il racconto di Silvio, anche quando ci consegna i momenti più difficili e critici di una esperienza che a lui stesso pare impensabile se non l’avesse vissuta in prima persona. Si fa amorevole il racconto di Silvio Cantoro quando parla di una persona a lui e a me cara, a cui questo libro è dedicato: Sergio Torsello.
Non è questo il foglio su cui scrivere di Sergio. E non voglio rischiare la retorica per una persona che retorica non era per niente. Ma fiera e robusta nella sua mitezza. Quel 19 di aprile 2015 mi sono sentito improvvisamente solo. Mi sono sentito improvvisamente nudo. Mi è mancato all’improvviso il