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Diario della menopausa
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Diario della menopausa
E-book227 pagine3 ore

Diario della menopausa

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Info su questo ebook

Quattro donne incrociano le proprie vite in un momento particolare della loro esistenza: la temuta, odiata, maledetta menopausa. Esperienze e stili di vita diversi confluiscono per confrontarsi e intrecciarsi in un vortice di pensieri e parole in libertà che prende forma in occasione dei loro incontri durante i quali diventano le protagoniste assolute del loro nuovo “ciclo”: che altro se no?

Una finestra che si apre sul mondo delle donne, sul loro pensare e sul loro sentire. Si chiacchiera, si ride, si riflette, si piange, ci si schiera, si ricorda il passato e si fanno programmi per il futuro senza mai annoiarsi, in un gioco continuo di rimandi e provocazioni .

Accadimenti privati appena accennati, ma carichi di emozioni che potrebbero evocare quelle di ogni donna e che forse potrebbero anche incuriosire quegli uomini che desiderano avventurarsi, a loro rischio e pericolo, nel complesso sistema mentale che ordina le sensazioni e le azioni dell’altra metà del genere umano.

LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2016
ISBN9788892559608
Diario della menopausa

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    Anteprima del libro

    Diario della menopausa - Giovanna Ressa

    GIOVANNA RESSA

    DIARIO DELLA MENOPAUSA

    UUID: 3becc42e-ee00-11e5-a337-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    INDICE

    DIARIO DELLA MENOPAUSA

    CAPITOLO PRIMO

    CAPITOLO SECONDO

    CAPITOLO TERZO

    CAPITOLO QUARTO

    CAPITOLO QUINTO

    CAPITOLO SESTO

    CAPITOLO SETTIMO

    CAPITOLO OTTAVO

    CAPITOLO NONO

    CAPITOLO DECIMO

    CAPITOLO UNDICESIMO

    CAPITOLO DODICESIMO

    CAPITOLO TREDICESIMO

    CAPITOLO QUATTORDICESIMO

    CAPITOLO QUINDICESIMO

    CAPITOLO SEDICESIMO

    FENOMENOLOGIA DELLA MENOPAUSA

    RINGRAZIAMENTI

    BACKSTAGE

    DIARIO DELLA MENOPAUSA

    Ci si mette molto tempo per diventare giovani 

    (Pablo Picasso)

    CAPITOLO PRIMO

    DIARIO DELLA MENOPAUSA

    Che vi dispiace parlare un po’ più lentamente? Io non vi capisco proprio! Anzi a dire il vero mi sembrate un tantino schizzate voi due.

    Lo sguardo di tutte si rivolge all’unisono verso Roberta quasi a cercare conferma delle sue strane affermazioni. Ma l’incredulità dura solo un attimo e immediatamente superata la sorpresa iniziale scoppiamo tutte insieme in una bella e sonora risata che ristabilisce all’istante l’atmosfera gioiosa che già si aggirava saltellando nella stanza.

    Scusate ma mi sento un po’ rallentata! Che dite? Sarà la menopausa? Voi al contrario sembrate proprio agitate, troppo agitate. Isteriche direi.

    Non ne parliamo…! Questa menopausa mi sta facendo proprio un bruttissimo effetto...

    Io non so voi, ma il mio umore sembra aver preso l’altalena. Su e giù, su e giù e così via di continuo per svariate volte al giorno, ma che dico al giorno, all’ora! Mi basta un nonnulla per diventare nervosa e intrattabile con tutti, anche se fino a qualche minuto prima non andava poi così male.

    A me invece mi ha rallentato, vado in giro col freno a mano tirato. Ho la pressione sotto i piedi ed in compenso si è alzato al massimo il livello dell’ansia: mi preoccupo eccessivamente per tutto. Sarà che sono sola, che non ho nessuno con cui parlare e condividere i miei pensieri. Fatto sta che appena nella testa mi si insinua una preoccupazione qualsiasi, anche di poco conto, cado in preda all’agitazione più totale.

    Io invece sono diventata più saggia!

    Evviva! Finalmente la menopausa ha fatto bene a qualcuno!

    Scusa Aurelia, non ho capito bene. Cosa intendi per più saggia?

    Sono diventata più saggia. Vuol dire che ho deciso di fare solo quello che mi va di fare e che ho imparato a dire di no. Tanti bei e sonori NO!

    E si rivolge a noi mostrandoci uno dei suoi fantastici sorrisi di convenienza con cui, evidentemente, ha imparato ad accompagnare i suoi rifiuti terapeutici.

    Eccoci qui. Ci siamo presentate. Stasera si cena insieme. E’ il nostro ciclo mensile: invasione a casa della malcapitata di turno, cibo, bevande varie, allegria e tante tante chiacchiere. Dimenticato, o quasi, quello fisiologico abbiamo deciso all’unanimità di evocare il nostro ciclo mestruale festosamente, incontrandoci tutte e quattro almeno una volta al mese. Di certo è più divertente così, se non altro possiamo dire, ora più di allora, di aspettare quei giorni con un entusiasmo che prima ci era sconosciuto, se non addirittura impensabile. Stasera siamo a casa di Aurelia, e stasera siamo anche da sole visto che marito e figlio della nostra ospite, con la scusa della partita di calcio, hanno spontaneamente abbandonato l’appartamento dichiarando che preferivano seguire l’incontro fuori casa. Meglio così (abbiamo pensato tutte senza dirlo): almeno abbiamo campo libero.

    Eccoci qui. Stiamo preparando per la cena e abbiamo deciso di allungare il tavolo per stare più larghe. Forse è un po’ esagerato visto che siamo solo in quattro, ma va bene così. Saremo sedute molto distanti tra di noi, come si addice a delle vere Signore che disponendosi una per ogni lato si assicurano tutte una bella e gradita posizione dominante.

    Eccoci qui. Non siamo più delle ragazzine, ma a guadarci bene il sorriso è rimasto lo stesso di un tempo nonostante qualche ruga, qualche chilo e qualche capello bianco di troppo.

    Ma lo sai che oggi mi hanno lasciato il posto a sedere sull’ autobus?

    Ma dai? Dici nel senso che qualcuno si è alzato apposta per farti sedere al suo posto?

    Si, sì. Un ragazzo molto gentile, mi ha guardato e si è alzato. Io ero stanca morta e ho accettato ben volentieri. Non provate a dire che è successo solo a me?!

    No. Anche a me è già successo.

    A me non ancora. Anzi, certe volte sono io che mi devo alzare per lasciare il posto a qualcun altro… Evidentemente dalle mie parti scarseggiano i ragazzi gentili.

    E’ inutile raccontarsi tante bugie. Guardiamoci dritte negli occhi: siamo in cammino verso la vecchiaia…

    Ma che dici. Subito a drammatizzare! E’ solo per gentilezza che si è alzato il giovanotto.

    La nostra amicizia non si può dire che sia particolarmente strutturata. Ci conosciamo tutte da tantissimi anni. Siamo state molto a lungo colleghe di lavoro e per lungo tempo ci siamo viste tutti i giorni in ufficio. La convivenza lavorativa e il nostro essere donne ci ha fatto avvicinare con naturalezza e ci ha fatto subito diventare complici. Il tempo ha lavorato per imbastire la nostra amicizia e tra di noi in un modo o nell’altro, in modi e in tempi diversi, più o meno in modo continuato, si sono creati legami sempre più intimi che ci hanno unito allacciandoci l’esistenza. Poi Giordana ha lasciato l’ufficio e gli incontri con lei si sono diradati. In ogni caso siamo rimaste sempre in contatto anche se con qualche interruzione, con qualche pausa. Ognuna per la sua strada, con le sue scelte e con le sue storie, abbiamo sempre cercato di essere presenti nella vita delle altre. Per cui: eccoci qui, di nuovo insieme. E per non perdere le buone abitudini, stavolta abbiamo deciso di impegnarci con un appuntamento fisso, o almeno ci stiamo provando, barcamenandoci e arrancando tra i tanti imprevisti e i tanti impegni vari di lavoro e non. Siamo ben decise a proteggere il nostro ciclo. E se per caso dovessimo saltare un mese, o essere in ritardo sul calendario previsto (cosa purtroppo a noi fisiologicamente già nota…) sappiamo che possiamo e dobbiamo recuperare. Tie’. Alla faccia della menopausa.

    La tavola è finalmente apparecchiata ed è stata riempita di tutto quello che abbiamo preparato e portato per l’occasione. Naturalmente non può mancare da bere e la cosa non è di poco conto visti i nostri gusti: Marta beve solo birra, Roberta preferisce il vino rosso, Aurelia il bianco, e che possibilmente sia il suo, e Giordana sceglie di volta in volta stando però attenta a non mischiare troppo per evitare il mal di stomaco. Abbiamo apparecchiato muovendoci tutte intorno alla tavola svelte ed efficaci come brave formichine al lavoro, esattamente come se fossimo ognuna a casa propria. E questo movimento, morbido e familiare, amplifica e fa rimbombare intorno a noi il grado di serenità che ci gustiamo ogni volta che riusciamo a rivederci. Abbiamo organizzato i piatti di portata affettando, versando, mischiando, distribuendo e naturalmente assaggiando qua e là.

    Provate le mie albicocche. Le ho colte dall’albero questa mattina e sono dolcissime.

    Di certo non ce lo facciamo dire due volte e volentieri combiniamo in bocca il sapore morbido della frutta con quello del salato già gustato durante le ruberie della preparazione.

    Ma non vale! Voi state già mangiando e non ci siamo ancora sedute a tavola!

    Roberta è senza dubbio la più precisa tra tutte noi, ci tiene a rispettare le regole, forse perché vivendo da sola non ha intorno nessuno che può reagire alle sue eventuali trasgressioni. E se nessuno ti sgrida che trasgressione è?

    Sapessi che gusto… Adoro rubare i bocconi dal tavolo. E’ un istinto. Ce l’ho nel DNA. Mi ricordo quanto si urtava mia nonna quando il marito, che si sedeva a capo tavola appena lei vi stendeva la tovaglia, allungava le mani nei piatti prima che si cominciasse a mangiare tutti insieme.

    Tu? Sapessi io… mente cucino mangio talmente tanto cibo che una volta arrivata a tavola sono così sazia da non riuscire più a ingoiare niente. E ci faccio sempre un gran figurone con i miei invitati: preparo e non mangio, atteggiandomi così da gran Signora costretta sempre alle ristrettezza della dieta!

    Aurelia è la più sarcastica. Ha, e sa di avere la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto. Lancia di quelle battute che una volta sparate sono in grado di zittire qualsiasi interlocutore all’istante, stampandogli sulla faccia un’espressione stupida e stupita.

    Finalmente ci sediamo a tavola e riempiamo i nostri bicchieri per brindare: A tutte noi!

    E’ bello ritrovarsi insieme. Abbiamo più o meno la stessa età, oramai siamo tutte over cinquanta, di poco ma ahimè over, e quindi si sono fatte ben solide le ragioni che ci danno il diritto di brindare a noi stesse. Dopo il brindisi di avvio, ci impegniamo a comporre i nostri piatti con la voglia di assaggiare tutto il buono che troviamo distribuito sul tavolo.

    Forse dovevo scaldare le pietanze prima di metterle in tavola….

    Forse sì. Ma nessuna di noi incolperà la padrona di casa di una simile dimenticanza. E’ straordinario sentirsi libere di potersi distrarre. Almeno ogni tanto… Serve. E come se serve!

    Che buone queste zucchine Aurelia! Come le hai fatte?

    Buone vero? Sono quelle dell’orto. Pensa che ho fatto fatica ad affettarle tanto erano toste. Le avevo preparate anche alla griglia, ma per verificarne la cottura, mentre si cuocevano le ho assaggiate e mangiate una dopo l’altra. Alla fine erano venute davvero perfette. Ma ne erano rimaste troppo poche per poterle portare in tavola. Così ho deciso di finirle.

    E’ davvero unica! Inimitabile. La diversità è sempre una ricchezza, una fonte inesauribile a cui dissetarsi. Ma bisogna crescere per capirlo fino in fondo. Diventare grandi forse significa proprio questo: trovarsi con più spazio a disposizione dentro di sé per accogliere il resto del mondo con meno severità, con la giusta disposizione d’animo, quella che riesce a dissolvere la paura di essere travolti da ciò che ancora non conosciamo.

    Allora… dobbiamo decidere quando andare in montagna…

    Giordana ha una casa in Abruzzo e l’idea di regalarci un fine settimana tutto per noi, la stiamo coltivando già da un po’, rimandando il nostro viaggetto alla bella stagione.

    Visto che purtroppo abbiamo saltato un paio di cicli, potremo anche recuperare andando su a fine mese.

    E no. Scusate, ma io ho già preso impegni per tutti i fine settimana di questo mese. Marta mi aveva detto che sicuramente non saremmo riuscite ad organizzarci prima di luglio e così ho preferito programmarmi tutti i miei spostamenti entro il mese, in modo da poter essere libera per luglio.

    Un attimo. Qualcosa non torna. Ricapitoliamo: Giordana invita il gruppo a casa sua e Marta decide quando andare? Strano ma vero, troppo strano. Quindi meglio non cercare di capire la logica femminile in azione. Andiamo avanti.

    Non c’è problema. Allora organizziamoci per la prima settimana di luglio. Potremmo partire il venerdì, che ne dite?

    Va bene, così domenica mattina ce ne torniamo presto a Roma.

    E perché? Così facendo ci bruciamo un giorno intero di vacanza.

    Roberta giustamente si ribella all’idea della vacanza mutilata e Marta stizzita ricorda, a tutte, che il lunedì poi si deve tornare al lavoro.

    E allora?… che ti ci vuole il ritiro spirituale per riprenderti dal fine settimana?

    Di nuovo le risate generali ricompongono la scena spolverando via ogni incomprensione e ristabilendo quel clima cordiale e pacato che ci fa sentire tutte perfettamente a nostro agio. E’ sempre complicato mettere insieme quattro cervelli e se poi i quattro cervelli sono nella testa di quattro donne e se poi le quattro donne sono tutte di una certa età… Un’impresa colossale insomma. Il compromesso è di certo figlio della necessità, ma è anche imparentato con la voglia di mediare e di stare insieme. Condizione questa che di certo a noi non manca e che ci accomuna, almeno in queste circostanze. Quindi le differenze di opinione o le diverse esigenze tra noi vengono facilmente accolte e accontentate, magari dopo averle fatte passare attraverso la gogna di qualche battutina sarcastica, di qualche presa in giro: ma sempre facendo in modo che nessuna di noi si senta sopraffatta dalle altre.

    Se siete d’accordo, potremmo andare a lavorare la mattina del venerdì e poi partire con la mia macchina. All’ora di pranzo potremmo passare a prendere Giordana e poi potremmo….!

    Oooh! Frena. Ma che siamo matte? Mancano tre settimane e voi già mi state stressando con i dettagli? Io sono uno spirito libero e mi dovete lasciar respirare. Quando sarà decideremo orari e quant’altro. In fondo sono solo due giorni non è mica un viaggio di nozze!

    Sono tre giorni! Dal venerdì alla domenica!

    Suonano al citofono. E’ il marito di Aurelia che vuole prendere un giacchetto dato che fuori l’aria si è fatta più fresca. Ma al momento la sala da pranzo è il nostro regno. Come si permette di disturbare? Nessuna naturalmente dice nulla, ma non serve. Il silenzio che ha generato lo scampanellio del citofono è più che eloquente, tanto che il malcapitato, a tutta risposta, si vede recapitare il giacchetto direttamente dalla finestra. Ingresso vietato! Arrivederci. Più chiaro di così… Mentre mangiamo ci scambiamo tutte le informazioni di rito che ci servono a ricucire gli accadimenti tra i nostri incontri. Come sta Quello, che fa Quell’altro, che dice Tizio, ma sapete che Caio, eccetera, eccetera, eccetera. E’ questione di un attimo ed il gioco è fatto. Il notiziario serve a preparare l’ambiente, a scaldarlo, a renderlo morbido ed accogliente per ricevere le nostre emozioni. Ora tutto è pronto e possiamo cominciare a parlarci sul serio, ad aprire il nostro cuore, a liberare i nostri pensieri più profondi, a portare alla luce le nostre riflessioni, il nostro intimo, a confidarci. Ognuna ha sempre qualcosa di importante da riportare, da condividere. Chi aprirà le danze stasera? Anche questa, tra molte altre, è notoriamente una prerogativa femminile: il confine tra esteriore ed interiore è davvero sottilissimo. Resistente, ma sottilissimo. A volte si può far fatica ad intravvedere cosa ci sia dietro a ciò che si percepisce dall’esterno, tanto che, molto donne si rivelano bravissime a nascondere il proprio io più profondo dietro mascheramenti di ogni genere. E alcune ci riescono talmente tanto bene da far apparire il proprio spessore addirittura assente o addormentato. Ma quella è solo paura, è una precisa strategia difensiva. L’essenza femminile c’è sempre ed è proprio lì vicino, vicinissimo a quello che appare, ma protetta da una corazza di sentimenti e di emozioni che, però, possono crollare in un nanosecondo se e quando le condizioni sono quelle giuste. E tra noi la condizione prodigiosa si può creare facilmente. Allora in un attimo passiamo dalle chiacchiere alle confessioni. Dalle battute agli interrogativi. Figli e mariti sono solitamente passaggi preferenziali per predisporci ad attraversare il confine, la strada più facile per far cadere le nostre barriere. Ma il passaggio impulsivo può avvenire anche parlando di lavoro, di un libro, di un sogno o di chissà cos’altro che ha sfregato i nostri sentimenti. L’importante è avere voglia di ascoltare e di essere ascoltati. Di prendere e di dare. Di sentirsi accolte e di accogliere. E il balzo emozionale si compie senza nemmeno accorgersene. Marito e figlio unico costituiscono per noi un'altra condizione che ci accomuna. A parte Roberta che vive da sola, abbiamo tutte un figlio intorno ai vent’anni: due maschi e una femmina che, a loro insaputa, ci permettono sempre un vivace scambio di opinioni e un confronto puntualmente stimolante sulle relazioni uniche, complesse e impegnative che regolano ogni rapporto madre/figlio. Le esperienze di vita vissuta si sovrappongono e si accavallano nei nostri discorsi, scorrendo secondo una loro naturale direzione, come l’acqua si muove lungo il percorso del suo fiume. Mettere sulla tavola le nostre trepidazioni insieme ai dolci poi è qualcosa di catartico. Neanche uno chef di grido riuscirebbe a comporre un gusto tanto sublime e trascendentale. Forse unico. Evidentemente noi donne siamo troppo sensibili alla dolcezza e gustando un dessert alla crema o un morbido gelato diventa molto più facile lasciarci andare, scioglierci. Oggi è Marta ad aver bisogno di sfogarsi. Si vede che ha raggiunto il colmo. Si vede da come le si fa stretto il sorriso, da come le si indurisce lo sguardo, da come raccoglie le dita delle sue mani. Tutte noi lo abbiamo percepito fin dalle sue prime battute e piano piano le abbiamo fatto spazio, accompagnando le nostre parole verso il silenzio e l’attenzione di cui ha bisogno per esprimersi liberamente. Intorno a lei anche noi ci siamo fatte scure ascoltando il suo racconto. Siamo state contagiate all’istante dalla sua sofferenza e la sua fatica è diventata la nostra fatica, la sua angoscia la nostra angoscia. Come se le sue parole fossero diventate uno specchio dal quale vediamo riflesse anche le ombre delle nostre situazioni. E’ immensa la solitudine che si prova trovandosi a vivere le assurde costrizioni dell’egoismo umano. La vita di coppia è senza dubbio l’arena del più variegato spettacolo degli equilibri umani. Equilibri che non hanno logica o spiegazione in assoluto, ma che prendono forma come esito naturale di quei mille e più compromessi che normalmente ci si trova a dover affrontare vivendo insieme. E continuando a vivere insieme. Nel bene e nel male naturalmente. Ma è nel male che si possono raggiungere le manifestazioni più spietate e crudeli. Quando e perché la disponibilità dell’uno diventa il nutrimento dell’egoismo dell’altro? Un cibo avvelenato che inasprisce i rapporti, un alimento che dà dipendenza e assuefazione e che induce alla sofferenza e al ricatto reciproco. Tu devi, io non devo. Tu puoi, io non voglio. Tu sei, io non posso. Come può esistere, e resistere, un simile meccanismo coercitivo nella convivenza civile e come è possibile che possa arrivare ad abitare la casa di chi sceglie liberamente di vivere sotto lo stesso tetto? Il vecchio binomio di vittima e carnefice. Eccolo di nuovo che si manifesta in tutta la sua potenza anche in questa storia

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