Siamo asini o pedanti?: Farsa filosofica
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Anteprima del libro
Siamo asini o pedanti? - Marco Martinelli
SIAMO ASINI
O PEDANTI?
© 2014 Cue Press
via Aspromonte 16a, 40026 Imola, Italia, cuepress.com
ISBN 978-88-98442-15-7
Prefazione
Oliviero Ponte di Pino
Copertina
Giuliano Cesari
Ermanna Montanari, Siamo asini o pedanti?
Foto
(1-8) Marco Caselli Nirmal; (9-10) Giuliano Cesari
Prima nazionale: 25 febbraio 1989 al Teatro Goldoni di Bagnacavallo. Produzione: Teatro delle Albe in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bagnacavallo. In scena: Iba Babou (Iba), Luigi Dadina (Uomo in Completo), Ermanna Montanari (Fatima), Abibou N’Diaye (Abib), Khadim Thiam (Khadim), Giacomo Verde (Giordano). Scenografia e costumi: Ermanna Montanari, con la collaborazione di Cosetta Gardini e Giuseppe Tolo. Musiche per zampogna di Giacomo Verde, tamburi tradizionali senegalesi. Scenotecnica: Luigi Dadina, Cesare Giorgi, Massimo Monti. Promozione e organizzazione: Marcella Nonni, Cristina Ventrucci. Regia: Marco Martinelli.
Per Mandiaye
Mandiaye era solito usare parole d’eternità: erano la sua sfida alla morte, quella caducità cui il teatro è geneticamente legato. Conserviamo una lettera speciale, scritta da Mandiaye per la morte di una persona cara alle Albe: «dobbiamo sapere che la morte vive con noi, è il nostro compagno più vicino, dorme con noi, si diverte con noi, fa tutto con noi, ma prima o poi ci tradirà... è per quello che mia nonna diceva sempre che bisogna tradirla prima che ti tradisca... per questo dobbiamo pregare, perché la lontananza di chi scompare diventi un bene per tutti noi, perché questa persona cui abbiamo portato amore diventi un’antenata di storia e racconti per tutti noi».
Mandiaye era un devoto alla luna, e per sostenere meglio e più a lungo la sua inguardabile luminosità, si metteva un dito sotto il mento e in questo modo si alzava il capo, con gesto infantile... Un gesto che ha più volte usato negli spettacoli e che ha indicato a noi come poter guardare «attraverso».
Anche noi ora ci metteremo il dito sotto al mento, per poter continuare a vedere il nostro amato compagno.
Indice
Sui diversi generi di asino
di Oliviero Ponte di Pino
Siamo asini o pedanti?
Prologo in teatro
Sera
Notte
Mattina
Immagini
Sui diversi generi di asino
di Oliviero Ponte Di Pino
Non se n’è accorto nessuno, ma tutto sta cambiando. Anzi, c’è chi inizia ad accorgersene. Per esempio, qualcuno incontra i ragazzi che vendono collanine sulle spiagge della Romagna, sbarcati dall’Africa, e chissà dove dormono. Una presenza curiosa, inedita. Negli anni Ottanta non sono molti gli immigrati in un’Italia che fino a non molto tempo prima era nazione d’emigranti. Ma non sono solo sulle spiagge. Lavorano nei campi e nelle fabbriche. Vanno a servire nelle case dei bravi borghesi. E di notte le cattive ragazze con le gambe nude e con i loro magnaccia stazionano lungo le strade di periferia, e aspettano i bravi ragazzi italiani.
In quello stesso 1989, il Novecento sigilla il suo destino di «secolo breve». La caduta del muro di Berlino in ottobre è il preludio alla dissoluzione dell’URSS. Con l’ultimo impero tramonta anche l’ultima utopia. Da Washington un tardo-hegeliano spiega al mondo che il trionfo della democrazia e dell’economia di mercato segna la fine della storia. Qualcun altro inizia a pensare che ci stiamo avviando piuttosto verso lo «scontro delle civiltà».
I capitali iniziano a muoversi legalmente, sempre più veloci, attraverso i mercati finanziari del globo. Gli esseri umani iniziano a migrare illegalmente attraverso mari e confini, in masse sempre più numerose, sospinti dalle guerre, dalla fame, dalla curiosità, dalla voglia di fare,