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Come Jennifer Lopez, ma al contrario
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E-book311 pagine5 ore

Come Jennifer Lopez, ma al contrario

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Info su questo ebook

Michele ha 35 anni, vive a Milano e di professione fa il divorce planner, con un nutrito ed efficiente staff di avvocati, consulenti finanziari, psicologi, investigatori, personal trainer e personal shopper, occupandosi dalla pura consulenza legale, alla gestione patrimoniale, al re-inserimento nel contesto sociale, curando il look dei neo-divorziati, fino ad organizzare feste per celebrare la fine di un infelice matrimonio. Gira per Milano in una Porche 911, abita in un enorme loft, veste in modo costoso e trascorre il suo tempo libero tra aperitivi, feste. Sentimentalmente anaffettivo, seduce e si fa sedurre. La sua vita cambia quando due donne irrompono improvvisamente. Melania che lo coinvolge in una serata durante la quale Michele trasgredisce l'unica regola morale che si è imposto: mai con una cliente. Lizzie è una studentessa americana con cui ha una relazione e che rimane sconvolta quando Melania rivela di essere rimasta incinta. La vita di Michele viene ribaltata, ora deve condividere qualcosa di importante con una semisconosciuta e correre il rischio di perdere Lizzie. Dopo una serie di peripezie, scopre la truffa di Melania, ma oramai è troppo tardi per riavere Lizzie.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita18 mar 2016
ISBN9788867521586
Come Jennifer Lopez, ma al contrario

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    Anteprima del libro

    Come Jennifer Lopez, ma al contrario - Giovanni Fossati

    Giovanni Fossati

    Come Jennifer Lopez, ma al contrario

    AbelBooks

    Proprietà letteraria riservata

    © 2016 AbelBooks

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    AbelBooks – Massimo Lerose editore

    Via Leonardo Da Vinci Pal. CEEPLA snc

    04019 Terracina (Latina)

    ISBN 9788867521586

    1.

    Sono le sei meno venti di un lunedì mattina di merda quando mi sveglio sul futon nel mio loft, al sesto piano di un edificio in Sempione. Mi sento male. Ho la bocca impastata, sono madido di sudore e ho i brividi. Ancora una volta. Ancora una volta mi sveglio pensando a Barbara d’Urso. Barbara d’Urso vestita, Barbara d’Urso nuda nel mio letto, che mi guarda. E più mi guarda più sudo, e più mi guarda più ho i brividi. Penso alle tette di Barbara d’Urso. Penso ai tacchi che indossava quel giorno in trasmissione, a Pomeriggio Cinque. Penso che devo smetterla di svegliarmi pensando a lei. Mi alzo a fatica, nudo, barcollando per la stanza. Ho caldo a causa del sudore e freddo a causa dei brividi. Guardo subito il cellulare e impreco sapendo che avrei potuto dormire ancora un’ora abbondante. Undici notifiche, due messaggi, quattro email ricevute. Non sono ancora pronto per connettermi alla vita sociale. Il loft è immerso nel buio, i grandi finestroni che si affacciano sul corso non illumineranno timidamente i centoquaranta metri quadri ancora per una quarantina di minuti. Fuori regna il silenzio. Guardo verso l’esterno e rabbrividisco, ancora. Milano in un lugubre lunedì mattina di ottobre non potrebbe essere più malinconica. Accendo la macchinetta del caffè e mi butto sotto la doccia, mentre Avicii manda in filodiffusione la sua Wake me up.

    Feeling my way through the darkness

    Guided by a beating heart

    I can’t tell where the journey will end

    But I know where it starts

    Adoro quando una canzone si adatta alla perfezione al mio mood, all’ambiente esterno, al clima intorno a me. Tutto si allinea perfettamente, in un’estasi di emozioni. La melodia si mischia al doccia schiuma Hugo Boss al patchuli. Tutto scivola sulla mia pelle, musica, schiuma, pensieri, emozioni, ricordi. Malinconia su malinconia in questo lunedì mattina. Il silenzio fuori, il buio nella doccia e nel corso, il loft vuoto, la poltrona Frau in pelle rossa cosparsa di vestiti sporchi, residui di una sera che ancora fatico a ricordare, la scrivania Fiam con poltroncine nere su cui nessuno si è mai seduto, la mia mente che vaga, la voce roca di Avicii. Oh yes.

    So wake me up when it’s all over

    When I’m wiser and I’m older

    All this time I was finding myself

    And I didn’t know I was lost

    Perfetta. Sarebbe stato fastidioso se la radio avesse passato, che ne so, Mimimi delle Serebro. L’avrei odiata in ogni parola. Avrei odiato le Serebro. Beh, forse loro no. Chissà se a Barbara d’Urso piacciono le Serebro. Secondo me sì. O forse no. Basta. Basta. Basta. Ma in fondo devo a lei il mio lavoro, questo loft, gli abiti dentro il mio armadio, la mia Porsche 911 Carrera 2 Cabrio. E il mio Rolex Submariner, il mio Iphone5, l’Ipad nuovo di zecca ancora nella scatola. E anche i miei 4.231 amici su Facebook, i 1.277 follower su Twitter e tutti quelli che mi seguono su Instagram. Grazie a lei mi alzo alle sei meno venti di un cazzo di lunedì mattina di merda, e mentre Milano smaltisce ancora i Mojito e le strisciate di coca della domenica sera io organizzo mentalmente la mia giornata, la mia settimana. Fanculo. Chiudo la manopola dell’acqua e mi guardo allo specchio. Terrorizzato, mi sembra di scorgere un capello leggermente ingrigito esattamente sopra l’orecchio destro. Panico. Respiro a fondo, prendo la boccetta di tinta del colore esatto dei miei capelli e con un minuscolo pennellino la passo con delicatezza sopra il presunto capello grigio. Una seconda volta. Una terza. Non si sa mai. Scruto attentamente la faccia che vedo riflessa nello specchio, non voglio nemmeno pensare a quante rughe potrebbero venirmi di notte, mentre dormo. Così all’improvviso, senza preavviso. Metto la Nivea sul volto, indugio sulla fronte e un po’ anche sul collo. La canzone sfuma le sue ultime note e lascia spazio al radiogiornale delle sei. RTL 102.5. Perché le notizie, prima, passano da noi. Tensioni politiche: borse ancora giù. Lo spread Btp supera la Spagna. La Spagna cazzo. Ma ci credete? I cortei di giovani in Plaza Mayor che manifestano contro il governo, la disoccupazione, le estati trascorse a Lloret de Mar, a Ibiza, a Formentera. Penso che sarebbe un ottimo investimento comprare un appartamento a Formentera. Potrei affittarlo. Magari a Barbara d’Urso. Basta cazzo! Siria, accordo per le armi chimiche, Obama esulta…Visco continua la sua battaglia contro l’evasione…bastardo, cosa non mi devo inventare ancora per cercare di abbassare l’utile imponibile??? Fifa e Pes, qual è il migliore dell’anno? Nemmeno da chiedere, stravince Pes. Anche se è una rottura di coglioni incredibile giocare con una squadra che si chiama Merseyside Red invece che Liverpool e London Fc invece che Chelsea. Penso che gli uomini marketing della Konami vadano licenziati in tronco per non essere riusciti nemmeno questa volta a prendere le licenze ufficiali delle squadre inglesi…Facebook, arriva l’opzione per modificare i post. E c’è pure un nuovo algoritmo per la pubblicità. Cosa? Come? Questa me la devo segnare. Devo chiedere a Ratto cosa cambia, di sicuro lui lo sa. Ovviamente ci pubblicizziamo su Facebook, del resto, al giorno d’oggi, come si può sopravvivere senza fare marketing customizzato sui social?

    Venti minuti dopo sto guidando la mia Porsche 911 Carrera 2 cabrio – che poi è quella che guida David Dukovny in Californication – su viale Elvezia, costeggio l’Arena, percorro in solitaria Montebello, Turati e Palestro. Alle sei e mezzo mi trovo davanti in Corso Venezia una Cinquecento color panna che procede assonnata ai quaranta all’ora. Mi irrito, normalmente sfanalo e vado giù di clacson, ma secondo le mie personali statistiche, su una Cinquecento color panna è molto molto molto probabile trovare una ventenne universitaria come dio comanda, o magari una quarantenne in odore di divorzio. Ma non so cosa sperare. Certo, un incontro ravvicinato con una bella universitaria di lunedì mattina fa partire in slancio la settimana, ma, come si dice a Milano, business is business! Potenziale cliente quarantenne batte affascinante e maliziosa lolita bocconiana tre a due. Perfetto. Affianco la Cinquecento al rosso e do un’occhiata fintamente distratta alla guidatrice alla mia sinistra. Guidatrice. Guidatrice. Guidatore. Trent’anni, barba incolta, faccia da rincoglionito cronico del lunedì mattina. Faccia da rincoglionito cronico da lunedì mattina con una macchina da donna. Faccia da rincoglionito cronico del lunedì mattina con una macchina da donna che mi fa perdere tempo prezioso. Ma ti pare? Sfreccio al verde e in un baleno sono in San Babila. Negli otto minuti e mezzo di tragitto ho fatto in tempo, con una mano e mezzo occhio, a controllare Facebook, Instagram, Twitter, e rispondere a due mail importantissime. L’Istat mi manda il classico sms che ricevo puntualmente ogni mattina, aggiornandomi sull’andamento di separazioni e divorzi in Italia. I tassi di separazione e di divorzio totale sono in continua crescita. Nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2012 si arriva a 341 separazioni e 192 divorzi. Non male, non male.

    2.390 persone hanno lasciato un commento sotto l’ultima foto pubblicata su Instagram da Nicole Minetti, due giorni fa.

    Non arriverà nessuno ancora per una buona oretta, perciò mi preparo il secondo caffè della giornata, apro la finestra e lascio che la brezza mattutina entri pungente nel salone, mi sferzi il volto cancellando gli ultimi residui di una notte travagliata e maledettamente corta. Sono le sette di mattina di un anonimo lunedì e Milano è già in ritardo sulla tabella di marcia, sui budget di fatturazione, sulla borsa di Tokio che sta per chiudere. Una fiumana di persone esce dalla metropolitana e si riversa con passo deciso sulla Piazza. Nessuno può aspettare, nessuno può fermarsi.

    Come ogni lunedì, alle otto inizia il consueto weekly briefing, dove si elabora il planning della settimana, si passano velocemente in rassegna i vari casi aperti e si controlla l’avanzamento di ciascuno. Siamo tutti intorno ad un tavolo. Sapevo di non dover incontrare clienti oggi, così ho optato per un paio di jeans Dsquared Super Slim Destroyed Limited Edition con risvolto alto, una felpa Carhartt grigia con cappuccio e un paio di Yeezy Boost 350 Oxford Tan, il tutto frutto di una mezz’ora di shopping compulsivo da Amedeod in Galleria di Corso Vercelli. Penso a quanto sia complicato per un uomo vestirsi autonomamente. Cioè, scegliere da solo cosa mettersi, cosa abbinare, come abbinarlo. Per le donne è più facile. Basta guardare l’ultimo outfit pubblicato da Chiara Ferragni sul blog Theblondesalad, o seguire i consigli di Chiara Biasi e Chiara Nasti o di una qualsiasi Chiara-fashionblogger. Per l’uomo no. È tutta farina del nostro sacco. Rispetto.

    L’unica regola in fatto di abbigliamento che ho imposto ai miei collaboratori prevede un dress code formale solo in caso di incontro con clienti o potenziali. Per il resto, ognuno è libero di manifestare la propria libertà come meglio crede, in termini di vestiti, linguaggio, opinioni. Sono fermamente convinto che in un settore dove leggi e giurisprudenza regnano, le persone non convenzionali possano veramente fare la differenza, non omologandosi ai paletti esistenti ma lavorando per cercare soluzioni alternative. E funziona.

    Alessia, breve follow-up, please

    Alessia inforca gli occhiali, sfoglia un’agendina in pelle logora e respirando a fondo gonfia il cachemire nero a collo alto sbracciato, che le mette in risalto un seno davvero niente male. Chissà se sono vere. Ma certo che lo sono. Non è certo il tipo lei. Guardale la faccia, gli occhiali, i capelli, l’agenda, la matita che tiene in mano, qualsiasi cosa. Chissà che reggiseno porta. Secondo me nero. Chissà come sono le tette di Barbara d’Urso. Basta! Basta!

    Giulia Beardi, moglie, ehm … ex moglie ovviamente, di Alessandro De Stefani, della De Stefani Costruzioni & co…praticamente hanno costruito mezza Porta Nuova. Marito assente, stakanovista e per di più fedifrago. Abbiamo spuntato un divorzio veloce, facile e soprattutto a cinque cifre mensili, niente male. Nonostante questo la poveretta è ancora sotto; ho fissato due sedute a settimana per i prossimi sei mesi con la dottoressa DiBiasi. L’abbiamo iscritta a Pilates il lunedì sera, le abbiamo trovato un gruppo di sfigate pari condizione che si trovano ogni giovedì per commentare libri che non leggeranno mai, per lamentarsi di come sta cambiando in peggio Milano e per spettegolare della nuova vicina che si porta in casa il giardiniere marocchino. Sistemata. Alessia è la mia più fidata collaboratrice, la prima che ho assunto e l’ultima a cui rinuncerei. Prende in carico i clienti una volta definiti e conclusi gli aspetti legali del divorzio e si occupa della parte nuova vita. Organizza consulenza psicologica e si occupa del reinserimento dei neo divorziati in quella giungla cannibale che è il tessuto sociale milanese.

    Poi c’è la signora Onorati, ex moglie di quell’attore che fa Alberto in CentoVetrine. Ha l’udienza per l’assegnazione dei figli mercoledì prossimo, ma ho sentito il tuo amico avvocato, Guido, e non dovrebbero esserci problemi. Anche per lei ho optato per un ciclo di sedute di supporto. Consiglierei un viaggio post divorzio, magari con figli e babysitter al seguito, tanto facciamo pagare il conto al Brad Pitt di Casalecchio di Reno. Opterei per Bahamas. O Messico. Si, forse meglio Messico. E…stop per me. Si appoggia allo schienale della poltrona e le tette tirano nuovamente il maglioncino elegante. Regola zero. Mai con una collaboratrice. Regola zero punto uno. Mai con Alessia.

    Per i clienti di sesso maschile, è Oscar a occuparsi di tutto. Per un uomo in fase di separazione e divorzio è più facile interfacciarsi con un professionista dello stesso sesso. Si sentirebbero a disagio con una donna, si sentirebbero ancora più frustrati e imbarazzati a permettere che una donna si prenda cura di rimettere in sesto i cocci della loro vita post matrimonio. La maggior parte dei clienti sono donne. Per loro è più facile rivolgersi a noi, e non solo per l’aspetto economico, che in Italia tende sempre a privilegiare il sesso femminile. Le donne non si fanno problemi ad ammettere di aver bisogno di un aiuto, mentre per gli uomini è diverso; si fingono forti, pensano di poter superare da soli ogni cosa. Solo quando capiscono di aver toccato il fondo si abbandonano alle nostre cure. E a quel punto sono totalmente allo sbando, accettano ogni soluzione proposta e soprattutto accettano di pagare ogni cifra. Oscar è sicuro di sé, con la sua camicia botton down azzurra con tanto di iniziali ricamate. Devo ammettere che ha gusto, anche in fatto di donne, a quanto mi è parso di capire. Ha una laurea in pubbliche relazioni con specializzazione in eventi. Una roba inutile al giorno d’oggi, insomma, ma lavora come un matto, non si ferma mai e soprattutto crede fortemente in quello che fa. Non ha il piglio sicuro e professionale di Alessia, ma sa relazionarsi con i clienti, creare empatia, e a me questo basta.

    Alexander Yakovenko, ala destra del Torino. Stava con una modella, gran pezzo di gnocca tra l’altro. Due gambe…

    Ma allora sai contare… lo punzecchia Benedetta. Non si vanno propriamente a genio. Più che altro  Benedetta non impazzisce per i suoi commenti sessisti, ma devo dargli ragione, quella modella era davvero top. Mi sa che c’era un servizio fotografico nell’ultimo numero di Men’s Healt. Mi appunto sul block notes di controllare più tardi.

    Oscar ridacchia, sorseggiando quello che resta della tazzina di caffè che ha in mano. Si diverte in questo continuo punzecchiarsi con Benedetta. Se non conoscessi bene entrambi potrei davvero pensare che possa nascere del tenero fra loro. Poi guardo mia sorella, su quella carrozzina, e mi chiedo se potrà mai trovare qualcuno in grado di amarla. Una fitta mi stringe il petto. Mi fa male, è un dolore che coverò sempre dentro di me, che farà sempre parte del mio essere. Un mostro che si è impossessato della mia anima e che non posso scacciare. Non ho ancora imparato a conviverci. Forse sono proprio io che non voglio. Provare dolore mi serve per affrontare il lavoro di ogni giorno. Ho lasciato che il lavoro assorbisse tutte le mie energie in questi anni proprio per non lasciare che i pensieri occupassero gli spazi e i momenti vuoti della mia vita. Ho imparato a stare da solo, a fingere di non avere bisogno di nessuno al mio fianco, ho lasciato che auto, viaggi, vestiti, cose riempissero la mia esistenza. Chiudo gli occhi e vedo i fari dell’auto che ci abbagliano. Poi più niente.

    Comunque qui è proprio il Torino che ci paga la consulenza. Sono stati loro ad affidarci Yakovenko, più che altro per gestire il tutto senza troppa enfasi sui media. Stanno vivendo un inizio di stagione difficile e hanno bisogno di tranquillità, non vogliono che la squadra sia distratta da fattori esterni. Sapete come funziona quell’ambiente…. Oscar mi riporta bruscamente alla realtà, anche perché Benedetta e Alessia mi fissano, aspettando un mio commento. Annuisco. In effetti il Direttore Generale granata si è molto raccomandato di prestare la massima discrezione possibile. Non hanno fatto una piega quando ho presentato un preventivo da 30.000 euro per la sola assistenza legale, un terzo dei quali ovviamente dovrò girare a Guido, che gestirà ufficialmente l’udienza con il giudice per la separazione ufficiale.

    Trascorriamo la mezz’ora successiva analizzando un paio di altri casi, poi Oscar e Alessia lasciano la sala e si dirigono verso le rispettive postazioni e rimango solo con mia sorella. Benedetta si occupa della contabilità. È venuta a lavorare per me subito dopo la laurea in Economia e Commercio ed è un vero mago con fatture, dichiarazioni e partita doppia. Io al contrario non potrei essere più negato. Mi basta sapere che la società è in salute, che il conto in banca cresce e che il nostro mercato di potenziali clienti si espande giorno dopo giorno. Firmo distrattamente qualche scartoffia, do un’occhiata rapida ai rendiconti dell’ultimo trimestre e rimango solo. Alle dieci e mezza la mia giornata è potenzialmente finita.

    2.

    Quando arrivo al Radetsky Gigio è già seduto ad un tavolino all’aperto, camicia azzurra sbottonata, pantaloni bianchi stretti e mocassini scamosciati. Noto che il bicchiere di mojito davanti a lui è quasi vuoto. So che è arrivato al Radetsky non più di dieci minuti fa perché ha aggiornato il suo stato su facebook scrivendo relax time…#ilgiovedìèilnuovovenerdì taggandosi presso Radetzky Cafè Milano. Gigio è uno che si tagga sempre in questi posti.

    Oh, ce l’hai fatta mi dice appena mi siedo. Sto mojito fa cagare, non prenderlo. C’è una cameriera nuova, bella gnocca. Mediamente alta, bionda, jeans a vita bassa, farfallina tatuata sul basso ventre – alto inguine, un po’ spostata sulla sinistra. Tanta roba insomma

    C’era già settimana scorsa, quella che diceva a FabriFiga che studia comunicazione alla IULM e che si è appena iscritta a zumba lo correggo.

    Ma vaaaaa mi smonta subito Gigio. Quella è Francesca, questa è nuova nuova. Francesca la farfallina l’aveva tatuata sulla destra

    Ah beh, allora Mi arrendo alla sua superiorità. Fabrizio?

    Non pervenuto. L’ho whatsappato un’ora fa ma mi dice ultima connessione ore 18:20. Strano, sarà ancora in sbattimento col lavoro. Sai come sono ‘sti pubblicitari, non fanno un cazzo per settimane, si svegliano alle dieci la mattina, ma quando entrano in full immersion lavorativa spariscono

    Arriva una ragazza a prendere la mia ordinazione e mentre ritira il bicchiere vuoto approfitto per dare un’occhiata furtiva al tatuaggio. Già, è a sinistra. Ordino uno sbagliato e nell’attesa conversiamo con un occhio sulla gente intorno a noi.

    Figa ma che traffico c’è?. Ho beccato un giargiana al semaforo che si è fermato per chiedere indicazioni a un lavavetri. Ma come stai? Figa se non sai andare in giro a Milano torna al paesello FabriFiga arriva prorompente come non mai, in completo Gucci e Rayban a specchio azzurri. Beh, che si dice? Oh, ma quanta figa c’è in giro stasera?. Com’era la storia del giovedì che è il nuovo weekend, Gì? Fabrizio Zagari, in arte FabriFiga a causa del suo vizio di pronunciare la parola figa trecentoventicinque volte al minuto, convinto di poter essere scambiato per un vero milanese doc nonostante le origini calabresi del padre e sarde della madre. Tra l’altro, pronunciando ogni frase con un pessimo accento calabrese camuffato con un’orribile parlata meneghina. Risultato decisamente imbarazzante.

    Il giovedì è il nuovo venerdì corregge Gigio. L’happy hour del giovedì sera sancisce l’inizio del weekend, il venerdì in ufficio praticamente è come se non ci fosse, va via veloce. Venerdì sera e sabato sera si fa serata in grande stile e la domenica in catalessi tra letto e divano, aspettando la serie A e la nostra classica partita a calcetto della domenica sera

    Già, poi in campo chiedi il cambio a metà primo tempo mi intrometto.

    Si, ma come ti garantisco io dieci-quindici minuti di qualità non c’è nessuno

    Figa

    Intorno a noi è tutto un brulicare di finti avvocati, per lo più praticanti, stagisti di qualche agenzia pubblicitaria, stagisti del Corriere e della Gazzetta, stagisti di qualche società di pubbliche relazioni, stagisti di società di brokeraggio. Toh, c’è anche Sabrina, la nostra ultima stagista. O forse la penultima…beh, saluto. Tutti vestiti in tiro, con valigette, cravatte, Louis Vuitton e Gucci e Chanel al seguito. Tutti con bicchiere in mano, a raccontare storie divertentissime e interessantissime e tutti a ridere per l’ultima storia divertentissima e interessantissima che stanno ascoltando da qualcuno col bicchiere in mano. Sbagliato, Negroni, Spritz, Spritz, Sbagliato, Negroni, qualche birra giusto per fare l’uomo-duro-che-non-si-omologa ma in verità perché costa due euro in meno, e quando sei pagato 325 euro al mese per uno stage di cinquanta ore la settimana, beh, due euro in più o in meno hanno il loro peso. Qualche bicchiere di vino per chi vuole fingersi intenditore e far colpo su una delle cinquecentoventitre modelline post-sovietiche che calpestano ogni metro quadro del Radetsky Cafè.

    Come va il tuo risiko? chiedo a Gigio che nel frattempo sta squadrando una tipa bionda con due gambe alte quanto lui e me e FabriFiga messi insieme.

    Lascia perdere. Dopo la doppietta Polonia-Ucraina di due mesetti fa sono a secco. Sai com’è, più si va avanti e più è difficile Gigio è ossessionato da una specie di tombola geografica dove invece dei numeri ci sono gli stati dell’ex Unione Sovietica. Proprio tutti. Non solo che ne so, Russia, Ucraina, Lettona, Estonia e Lituania, ma proprio tutti tutti. Bielorussia, Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Karghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. E per rendere la cosa più completa ha allargato il campo ad occidente, includendo Polonia, Romania, Rep.Ceca, Bulgaria e Ungheria. Praticamente ha deciso che lo scopo massimo della sua esistenza è andare a letto con una ragazza per ciascun paese, concedendosi a un doppione solo nei casi in cui valga veramente la pena. Sono a un punto morto. E ditemi voi, in questa cazzo di città, dove trovo una Kazaka, una Azera e una Uzbeka?? Già, un problema, penso.

    3.

    Nonostante sia alla mia terza partecipazione, non posso non sentirmi a disagio mentre allestisco lo stand. Ormai gli addetti ai lavori del settore mi conoscono e mi rispettano come professionista, ma sento gli sguardi della gente in visita indugiare su di me, sul maxi schermo alle mie spalle, sulle brochure sparse sul piano del tavolo davanti a me. Increduli, mi guardano come si osserva una mosca nella minestra, scandalizzati per la mia inopportuna presenza. Io, con il mio strano lavoro, non potrei essere più in contrasto con i loro sogni, le loro aspirazioni, il loro futuro. Gli uomini cercano di capirne di più, si avvicinano, sorpresi e curiosi. Le compagne, future consorti, voltano la testa dalla parte opposta, strattonano i compagni per la manica della giacca, come se solo leggere la parola divorzio potesse minare tutte le certezze della giovane e fresca coppietta, fremente e nello stesso tempo agitata nell’accingersi ad organizzare alla perfezione il grande giorno. Martina, aspirante modella reclutata appositamente da un’agenzia di hostess per l’occasione, è perfetta in un tubino nero che le arriva poco sopra il ginocchio, decolleté nere Christian Loubutin e capelli color ebano perfettamente legati in una coda di cavallo alta. Sorridendo, porge le brochure fresche di stampa ai visitatori.

    Milano Sposi è la fiera non plus ultra per il settore matrimoni in Italia. Giunta ormai alla 40esima edizione, richiama ogni anno al Mediolanum Forum migliaia di persone, tra addetti ai lavori, visitatori e media. Sono presenti gli stand delle migliori e più famose firme della moda sposi, delle location più suggestive, dei ristoranti più rinomati, degli studi fotografici di tendenza e in generale di tutti quelli che offrono prodotti e servizi che non possono mancare per un matrimonio a regola d’arte. Fiori, confetti, liste nozze, agenzie di viaggio, agenzie di noleggio auto d’epoca e moderne, sarti, orefici, cerimonieri, arredatori, tipografie. Solo quest’anno ho contato dodici wedding planner, tra i più famosi di Milano. Gente

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