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Se ripenso a quegli anni
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Se ripenso a quegli anni
E-book405 pagine6 ore

Se ripenso a quegli anni

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Info su questo ebook

Rudi è un fanatico della musica, dell'Inghilterra e delle droghe pesanti. Tony non ha personalità e fagocita quelle di chiunque frequenti, veste firmato e parla con scarafaggi inesistenti. I due ragazzi, inseparabili, finiscono per abusare di tutto quello che il DRUG STORE della periferia romana offre generosamente. Come nelle scatole cinesi, la trama principale racchiude numerose altre ministorie che si ricollegano ad essa. Il romanzo, narrato in prima persona, scruta al microscopio le vite di due ragazzi alle prese con disavventure legate al mondo che li circonda.

Dylan Moriarty, col suo stile irriverente e senza censura, mette a nudo limiti e debolezze dei protagonisti nelle esperienze quotidiane della scuola, dei complicati rapporti famigliari, dell'amore e dell'amicizia, scavando con un filo di voyeurismo negli aspetti più intimi della psicologia dei personaggi. Fanno da cornice al racconto, un panorama speranzoso di fine millennio, la Londra del periodo brit-pop e un tuffo nostalgico negli anni 90.
LinguaItaliano
Data di uscita17 feb 2017
ISBN9788892609570
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    Anteprima del libro

    Se ripenso a quegli anni - Dylan Moriarty

    soldi.

    CAPITOLO 1

    MISTERO DELLA FEDE

    - Shh, fai piano coglione. Hai già mandato a puttane due chiese oggi. E quante volte ti devo dire che non devi venire fumato sui posti di lavoro? -

    - Naah … Lo sai che se non fumo, l’astinenza mi fa tremare le gambe e poi non riesco a correre. -

    - Allora, ripassiamo: aspettiamo fino a che comincia l'Alleluia ed entriamo. Occhio alla porta, che potrebbe cigolare. Rimaniamo dietro la linea immaginaria che comincia due metri dietro l'ultimo fedele. Mi raccomando, totalmente immobili. Anche lo scrocchio di una caviglia potrebbe tradire la nostra presenza e, a quel punto, siamo fottuti. Il primo che si gira ci inquadra per quello che siamo realmente, cioè due tossici di merda che stonano con l'ambiente circostante. Si chiederà cosa ci facciamo qui e metterà in allarme il vicino. A quel punto il gregge farà un passo indietro, ognuna si appiccicherà alla propria borsa e noi dovremo telare. Questa è l'ultima messa del sabato, dopo di che possiamo pure dire addio alla roba e dobbiamo aspettare domattina quella delle sette, dove non c'è mai un cane. Visto come sei conciato, non credo ce la farai a resistere fino a domattina. Quindi non possiamo fallire, Tony. Vietato. Intesi? -

    - Intesi, intesi. La conosco la solfa. Tu indicami solo la devota prescelta e filiamo via più veloci della luce.

    Alla nostra entrée non c'è un cane che si gira. Benissimo: tutto procede secondo il copione. È, quella che io chiamo la folla perfetta; banchi gremiti ma nessuno in piedi dopo i banchi che vuol fare l'eroe in caso di grida d'allarme. In quel caso comunque, sarebbe previsto anche un piano B, molto semplice in realtà: pugno alla mascella con sdraio annesso. Di solito i frequentatori di chiese non sono esattamente dei palestrati e vanno giù come dei piombi da pesca.

    Individuo tre possibili devote (in questo caso devote alla nostra causa) che corrispondono al nostro target: la prima è sopra i cinquanta ma indossa una tuta, magari è fanatica del footing e una corsetta la tenta … eliminata! La seconda non so nemmeno cosa ci faccia qui. Sembra una ex pornostar, sopravvissuta agli anni 80 e all’AIDS. Di quelle che vedevamo in grosse comitive di puledrini brufolosi e tredicenni in club privè, rigorosamente riservati ai maschietti. Probabilmente fuori, sul sagrato c'è un grosso scimmione col sigaro, che l'attende mal volentieri ma ha deciso di assecondarla in questa nuova, pallosa passione per la religione. Al primo grido della troia, accorre sicuramente in suo aiuto e noi non varchiamo nemmeno la soglia… scartata.

    Sto ancora fantasticando sulla pelosissima passera che andava di moda negli anni 80, quando, per libera associazione mentale, mi domando da quant’è che non scopo. Saranno almeno dieci mesi. Ok, sempre lontanissimo dal preoccupante record di diciannove mesi di tre anni fa ma, comunque bisogna darsi da fare. In periodi di tossicodipendenza pervicace, vivi in una bolla di sapone e non ti accorgi delle donne. Nemmeno se te la sbattono in faccia. Ordine del giorno, ricominciare a far caso alle femmine.

    La più papabile delle tre è una pel di carota dall'aria danarosa. Anche se, forse non arriva nemmeno a quarantacinque anni. Quello che però la rimette decisamente in carreggiata è che è una trippona di dimensioni bibliche, tanto per rimanere in tema. La tipa è talmente bolsa che, se ci corre dietro, riesce ad uscire per l'eucaristia.

    Sto per fare il segnale canonico a Tony, quando noto la tizia che fraternizza con un nero che sembra Ben Johnson ... E adesso che c'entra sto dopato del cazzo? Qui ci tocca fare dietrofront! Guardo Tony come per dire: - Ho finito le munizioni. - Ma poi, quegli occhi da panda in via d'estinzione mi ricordano che questo, alla messa di domani non ci arriva.

    - Qui bisogna prendere un rischio Tony. - Faccio al socio con un filo di voce, mentre tutti sono intenti in un canto appassionato.

    - È un grosso rischio. - Fa il coglione, imitando Proietti in Febbre da cavallo.

    - E dai coglione.. La vedi quella con la faccia da pornostar tutta a destra, nella fila dall'altro lato? -

    - Quella con la coda di cavallo? -

    - Sììì. Se siamo fortunati, fuori non c'è nessuno che l'aspetta. Se qualcuno c'è però, siamo fottuti. Ripeto … È un rischio. -

    - È un whisky maschio, senza ris.. – Non fa in tempo a finire perché gli tappo la bocca.

    Cazzo, questo quando fuma è fuori uso. Guarda con chi mi tocca lavorare.

    - Cazzo Tony, è una cosa seria! Qui risch ... Vabbeh, lascia perdere dai. Pronti all'azione. Silenzio, che sta finendo il canto. -

    Tutta la chiesa è girata verso il prete, che del resto è l'unico che ci può vedere in faccia ma è troppo lontano per intuire le nostre facce da zombie.

    Santo, Santo … starnazzano i fedeli. Nessuno di loro si accorge del nostro movimento a granchio sincronizzato verso la fila destra.

    Tony si posiziona dietro alla pornostar con passo felino. Da buon chierichetto, conosce benissimo le parti della messa, quindi sa già quando dovrà agire. Che coppia, l'ex pornostar e l'ex chierichetto. Però devo ammetterlo, sono un filino preoccupato che agisca troppo presto. Se sbaglia i tempi, anche di un secondo, va tutto in fumo. E IL FUMO è proprio quello che mi preoccupa, visto come l'ha conciato oggi. Un whisky maschio senza rischio.. Ma che coglione!

    - Santifica o Dio, questa offerta con la tua benedizione... - bela il prete in trance liturgica. Io prego insieme a lui che niente vada storto.

    - Egli prese il pane nelle sue mani venerabili... – Bene. Tony è a un passo. Speriamo che a nessuno venga in mente di girarsi. Mi sembrano tutti abbastanza assorti nella preghiera e, inginocchiati a testa china come sono, non credo che a qualcuno di loro verrà in mente di girarsi, per domandarsi quali pennelli ha usato l'autore dell'affresco sopra all'entrata.

    - ... Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. - Speriamo che oggi il corpo offerto in sacrificio non sia il nostro. Perché se adesso si gira qualcuno ci scopre sicuro e questi ci chiudono a chiave nella chiesa.

    Tony si concentra con occhi famelici sulla vistosa borsa fucsia della pornostar, che giace placidamente e con tutta la fiducia del mondo sull'ultimo banco.

    In questo momento al mondo, non esiste che lei. È come una mosca che si posa troppo vicina alla lingua ad elastico dell'iguana. Minchia, meglio di Discovery Channel... Oggi, Signore e Signori, in questa puntata studieremo il felino denominato toxicus desperatus.

    - Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza... - Che cazzo fa sta puttana, alza la testa? Rimettiti giù. Rimettiti giù o rovinerai tutto. Oddio, per un momento lo scheletro è uscito dal mio corpo ed è svenuto. Poi, fortunatamente la tipa ha dimenticato una preghiera importante per vattelappesca parente X, che sta molto male e si è rituffata nel bancone davanti.

    - Fate questo in memoria di me. - Finalmente anche il prete abbassa la testa e prega. Siamo soli, io e Tony. Sembra di stare in quei film, dove qualcuno schiocca le dita e ferma il tempo, poi va in giro a toccare le poppe delle donne.. Ma in questo caso meglio non rischiare.

    Tony arraffa la borsa indisturbato e insieme ci avviamo quatti, quatti verso l'uscita. Sappiamo benissimo che il momento più solenne della messa, dura circa venti secondi. E in venti secondi io e Tony arriviamo al Polo Nord.

    Quando usciamo dalla porta, mi aspetto lo scimmione che scorta Maria Maddalena. Una borsa così ce l'avrà solo lei in tutta la città e se il gorilla la nota, ci ammazza. Lo sanno anche i bambini che il gorilla sta più in alto nella catena alimentare, rispetto a un toxicus desperatus qualunque.

    Apriamo la porta e... niente scimmione! Via a razzo verso la pineta, mentre echeggia in lontananza un coro unanime che recita: mistero della fede... Ma in questo caso sarebbe più corretto dire: Mistero della borsa.

    Eravamo tossici evoluti, noi. Non quel tipo di tossico che sembra uscito da un film di George Romero e ti chiede qualche spicciolo. Eravamo ingegneri della droga. Mettevamo su, piani che dovevano funzionare al millesimo e parlavamo una lingua fluida e spesso ricercata. Vabbè, facciamo che ero più io, a fare tutte queste cose. Tony era il braccio, più che altro. Per questo motivo nella Roma Bene non destavamo sospetto e ingannavamo tutti.

    Mi spremevo ogni giorno le meningi, per tirare fuori un nuovo modo per far soldi senza rischiare più di tanto. Perché avevamo entrambi una paura fottuta di finire in carcere. Dovevo sempre fare in modo che il rischio fosse pari o vicino allo zero.

    - Corri, corri, cazzo! Ma quando arriva sta pineta. -

    - Aho, non è facile qui. Sta borsa pesa un quintale, ma che c'ha messo dentro, quella? -

    - Meglio. Più pesa e più roba c'è dentro. Dai frena che siamo arrivati. -

    Il rassicurante frinire delle cicale, ci fa finalmente tirare un po’ il fiato da tutto lo stress dell'operazione.

    - Allora Rudi, vediamo un po’ cosa ci ha portato la befana. Non mi stupirei di trovarci un vibratore, qui dentro. Hai visto che faccia da zoccola che aveva quella? Ma che ci faceva in chiesa?-

    Dalla borsa escono fuori un rossetto, dei fazzoletti e tutte le chincaglierie di poco conto che le femmine si portano appresso. Tutta roba inutile fino a quando… boom! Tony estrae Il coniglio dal cilindro: uno StarTAC nuovo di zecca. Glielo strappo dalle mani per esaminarlo meglio, ma improvvisamente si mette a squillare, facendomi prendere un colpo.

    - Cazzo, spegnilo. Al Tg, ho sentito dire che questi aggeggi sono attaccati a un fottuto satellite, che rimbalza il segnale direttamente alla polizia e quelli poi ti trovano in cinque minuti. -

    - A Tò, ma che telegiornali guardi?

    - Vabbè, comunque abbassa la suoneria, che se quella è nei paraggi, la sente e viene dritta, dritta da noi. -

    - E come si fa? Chi ce l'ha mai avuto un aggeggio così!-

    - Da' qua, faccio io. -

    Tony ci sa fare coi telefonini. Nella sua triennale esperienza da tossicodipendente, l'ho sempre visto cambiare un cellulare al mese. Non ha mai rinunciato agli status symbol come le Reebok pump, il Murphy and Nye e i Levi’s. Io invece per lo più, sembro uscito da sciuscià.

    Finalmente il telefonino smette di squillare e immagino la poveraccia, all'altro capo che, attaccando, probabilmente starà pensando di avere ancora qualche chance, visto che il telefonino è ancora acceso. Magari ha visto lo stesso servizio che ha visto Tony al Tg e ha tratto le medesime conclusioni. Lui perché fatto come una pigna, lei perché straniera. Perché, con quella faccia da slava, mi ci gioco la palla destra che non è italiana. Oppure, che ne so, magari hanno capito bene tutti e due e tra cinque minuti arriva una volante.

    Nell'aria si sente ancora in lontananza il canto che arriva dalla chiesa defraudata. Il che ci fa capire che.. the show must go on.

    - Hevenu shalom aleichem - troneggia nell’aria frizzante. Come a farci capire che, anche se gli abbiamo fatto del male, loro ci amano lo stesso. Mah.... Salcazzo se tra loro c'è la pornostar. Io non credo proprio. Credo sia più facile trovarla a cantare dentro qualche commissariato, quindi meglio sveltire le operazioni.

    - Dai su Tò, arriviamo al piatto forte, che questa c'ha la grana. Piglia sto portafoglio. -

    Tombola.. Dal portafogli schizzano fuori con la leggiadria di un bancomat, due pezzi da cinquantamila lire nuovi, nuovi. Accompagnati da due ventini e contorno di un pezzo da dieci. Totale centocinquantamila. Così siamo a posto. Almeno fino a lunedì.

    - Cazzo Rudi, sta imballatissima. -

    - Te l'avevo detto che scelgo sempre la devota giusta. -

    - Yu-hu, dammi sto cinque Rù! -

    - Che squadrone della morte, eh Tò?-

    - Ma che della morte... Tiè! -

    - Che squadrone e basta, dai! Tutta vita adesso eh Tò?-

    - Sììì, mo ci facciamo sti due peroni, eh? -

    - Naah niente birra. Li mandiamo diretti endaavena- faccio battendo due dita al centro del braccio già martoriato da precedenti buchi.

    - Infatti ho detto sti due peroni, mica ste due Peroni. Con centocinquantamila lire in saccoccia sto a pensà alla birra! Sta a significare due grandi pere no? -

    - Sì, come quelle di tua sorella Nancy, eh? Ti ci frego sempre, eh Tò? - dico dandogli un collettone di felicità. -

    - A proposito. Che fa ora, la promettente appena maggiorenne e da tempo maggiorata?

    - Il prossimo anno inizia l'università. Giurisprudenza, credo. -

    - Fiùùù… roba forte. L'avvocato, eh? Mica come noi coglioni che stiamo qui a fare la roulette russa con le nostre vene. Guardala dal lato positivo: se finiamo al gabbio, c'abbiamo qualcuno in famiglia che ci tira fuori in quattro e quattr'otto. -

    Diamo una controllatina ai documenti per vedere se è in regola: qualora non lo fosse saremmo sicuri che non andrà alla polizia. Dai documenti, capiamo che la valchiria è polacca e che compirà cinquantun anni fra una settimana. Bel regalino, le abbiamo fatto. Si chiama Agnieszka, ma il cognome è impronunciabile. Del permesso di soggiorno, in ogni caso, nessuna traccia.

    - Ehi Tò, niente permesso. Sei contento? -

    - Guarda che sta qua. È in regola sta zoccola. - e mi sventola il permesso davanti al naso.

    - Vabbè dai, rimettiamo tutto dentro e andiamo da Alain. Mi raccomando, butta i documenti nella prima buca delle lettere che incontriamo. -

    - E la borsa? Guarda che vale un sacco di soldi; è di Gucci. -

    - E da quando ti intendi di borse femminili? -

    - Io mi intendo di tutto ciò che riguarda la moda. Borse comprese. E poi non mi piace sta tua idea di spedire sempre i documenti. Chi cazzo sei Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo?

    - I documenti vanno nella buca della posta per una ragione semplicissima: quando qualcuno ti fa il portafogli, aspetti sempre un po’ prima di fare la denuncia. Perché speri che, chi te l'ha rubato, abbia almeno il buon cuore di rispedirli per posta, visto che non ci deve fare un cazzo. Evitandoti la palla di rifare tutti i documenti, nonché (oltre al danno la beffa) di cacciare altri soldi, dopo quelli che già ti ha fregato, per marche da bollo e tutto il resto. Se continueremo a farlo e tutti gli altri borseggiatori cominceranno a farlo dopo di noi, prima o poi, nessuno farà più denunce inutili. Aspetterà i documenti a casa, come una prassi comune. Faciliteremo il lavoro di un sacco di gente. Con un conseguente aumento dell’occupazione nel settore delle Poste Italiane. -

    - Continuo a dirti che tu non stai bene. E la borsa? È di Gucci. -

    - Troppo vistosa, ce l'avranno in due o tre in città. Ci manca che ci sgamano per una fottuta borsa. E poi a chi la piazzi? Secondo me non se la prende nemmeno Pesce pulitore. -

    - Ah, Roy sì, sono sicuro che si prende pure questa. Magari la regala alla ragazza ma se la piglia. -

    - Tony, teniamo il cellulare, i soldi e rispediamo i documenti, compreso il permesso. La borsa non farà parte del pacchetto. Non ti preoccupare, magari trova un'altra padroncina che si prenderà cura di lei. Chi lo sa, forse una barbona. Così stasera sfoggia e fa morire d'invidia le sue colleghe. -

    - Ciao Gucci, riposa in pace. - fa Tony con voce rotta, mentre getta la borsa in mezzo ai rovi.

    - Fammi un po’ rivedere quell'aggeggio. -

    Tony mi allunga il cellulare, che come per magia, appena tocca le mie mani, comincia a vibrare. Stavolta anche Tony salta per la tensione, poi ancora rossi dalla scossa di adrenalina, cominciamo a ridere come due scemi. Stavolta il serial killer che è in me esce allo scoperto e mi suggerisce deliri di onnipotenza e invulnerabilità. Come tutti i serial killer che si rispettino, decido alla fine di sfidare le autorità e, di colpo tiro giù lo sportelletto e rispondo.

    - Pronto. -

    - Pronto... E chiii è? -

    - Ciao Maria Maddalena, siamo i due ladroni, Come stai? -

    - Ladroni? Chi sei? Tu hai trovato mio telefono? Dove mia borsa? -

    - Eeh, quante domande. Te l'ho detto, siamo i due ladroni e ... Il telefono non è più TUO ma NOSTRO. Quanto alla borsa, in verità ti dico che verrà con noi nel paradiso di Gucci. -

    - Tu ha rubato mia borsa? -

    - Uuuh, perspicace. Toglimi solo una curiosità. C’eri tu laggiù? -

    - La giù? -

    - Sì, ammettilo, eri tu in quel pornazzo, che facevi il numero dell'aeroplano con quattro uccelli che ti circondavano: due li accarezzavi con cura, con mano destra e sinistra e fungevano da ali. Tu stavi a pecora, mentre un'altra nerchia, da dietro, ti stantuffava la passera e rappresentava la coda. C'era poi un ultimo batacchio che ti tappava la bocca nel caso avessi ancora voglia di strillare, a chiudere il cerchio fallico. L'aeroplano... È semplice. -

    Tony è piegato in due dalle risate ma mi fa cenno di tagliare.

    - Che cazzo dici ... Ridami mia borsa.

    - A-ah, una buona devota non dice le parolacce. Stammi bene e grazie della mancia, ti spediamo i documenti per posta. -

    Dal cellulare escono solo tanti insulti in lingua polacca.

    CAPITOLO 2

    DA ALAIN

    Rigorosamente abbassati sulle nostre fronti, due cappellini, uno dei Miami Dolphins e l’altro dei New York Yankees, nascondono le nostre malefatte alla città. Quando lavoriamo di giorno, come oggi, Tony ed io portiamo anche occhiali da sole. Lui ha i Rayban, io quelli comprati dal marocchino, per strada. Sono i nostri unici abiti da lavoro. Ci mescoliamo agli abituali passeggiatori del sabato, alla ricerca dei componenti necessari a farci una pera. Prima tappa, un tabaccaio: compriamo due pacchetti di Lucky Strike e, visto che siamo in fatturato più che positivo, mi faccio aggiungere un biglietto della lotteria. Non si sa mai. I numeri, tra l'altro, sembrano dalla nostra parte, perché sono il mese e il giorno di nascita di Tony e il mio anno di nascita. Serie R poi, non lascia dubbi sul fatto che la cabala sia dalla nostra parte.

    La rassicurante luce verde della croce della farmacia ci attira come falene verso sé.

    - Due da due e mezzo e un'acqua s' il vous plait - faccio allo sprezzante commesso che ci osserva come insetti al microscopio, chiedendosi probabilmente perché alla sua stessa età, noi abbiamo fatto una così misera fine rispetto a lui.

    - I cavalli si vedono all'arrivo … - suggerisco con uno sguardo altrettanto sprezzante verso lui, mentre mi consegna il kit del piccolo tossico.

    Filiamo senza una parola fino ad arrivare alla famigerata scala H, Mecca di tutti i tossici del quartiere. Mi chiedo per quanto potrà continuare Alain a spacciare roba, senza che il primo pesce piccolo pescato dalle guardie faccia il suo nome. D'altra parte, lui fa di tutto per non entrare nello smercio in prima persona. Al citofono siamo costretti quindi a suonare ricalcando il jingle del formaggio Gim (se c'è la goccia...è Gim), unico modo per fargli smuovere il culo dalla poltrona.

    All'uscita dal portone non ci degna nemmeno di uno sguardo e tira dritto verso il parcheggio sul retro. Capisce il numero delle buste dal nostro numero di colpi di tosse, che in questo caso sono cinque. Passano due minuti e la sagoma dall’ossatura imponente di Alain, fa ritorno. Visto che gli siamo simpatici, si fa sfuggire:

    - Sempre in coppia come i carabinieri voi due, eh? - poi sparisce su per la scala.

    Deve essere un'ossessione la sua. Posso immaginare come deve essere alta la pressione. A questi livelli ci si aspetta che la polizia bussi alla porta da un momento all'altro.

    Aspettiamo altri due minuti, finiti i quali, punto l'indice verso l'alto e conto fino a dieci. A otto e mezzo, sempre in anticipo rispetto al mio conteggio, il contenitore giallo dell'ovetto Kinder piomba nel chiostro a pochi passi da noi. Dubito che all'interno troveremo un mini elicottero da costruire, con istruzioni incorporate. Piuttosto, prevedo più una polvere finissima color ocra, con tendenze rosee e riflessi in simil quarzite. sapientemente racchiusa in una porzione di busta da spesa, finemente tagliata a mano e derivante da supermercato GS. Sigillata ermeticamente con accendino da squaglio Bic, a mò di sigillo papale.

    Controllo che le buste siano realmente cinque.

    - Dai Tony, infila una piotta nella buca delle lettere. -

    - Facciamo novanta, sconto comitiva. -

    - Facciamo novanta. Se ci fa lo sconto di cinquemila con tre buste, deve farci lo sconto di dieci con cinque … E che cazzo, siamo clienti noi! -

    Ed eccolo finalmente il momento che tanto aspettavamo: oggi c'è chi si bastona con rum e pera. Noi escludevamo il rum e ci dedicavamo prevalentemente alle pere. Questo momento arrivava tutti i giorni, puntuale come i treni in Svizzera e non importava quanto deplorevole fosse il modo per arrivarci. Non ci importava nemmeno di quante teste dovessero cadere per raggiungerlo e a quanta gente creassimo disagi. Il nostro disagio era molto più ampio e vinceva sempre.

    Non eravamo tanto innamorati della droga in sé. Eravamo piuttosto ossessionati dalle mille peripezie che ci servivano per raggiungerla. La droga era il surrogato per riempire una giornata appiccicosa e noiosa in estate e ci spingeva sotto la pioggia in pieno inverno, distraendoci dal vuoto delle nostre vite. Ingollavamo tutto quello che ci mettevano davanti, come neonati che sfuggono all'occhio distratto dei genitori. Prediligevamo l'eroina, un po’ perché ognuno sceglie la droga che più rispecchia il proprio carattere e un po’ perché alla fine degli anni novanta, con un clamoroso colpo di coda, aveva scalzato la coca dal primo posto per consumo di droghe pesanti. Abbiamo visto morire decine di ragazzi come cani, sulle panchine, lungo le strade. Alcuni sono morti per improvvisi colpi di sonno al volante di una macchina o, nei casi peggiori, in sella ad una moto ma in ogni caso, il mandante era sempre lo stesso: l'eroina.

    Eravamo doppiamente stupidi, perché tutti gli altri che ci avevano preceduto negli anni 70 e 80, non avevano la minima idea di quello che stavano facendo e soprattutto ne ignoravano gli effetti. Noi sapevamo tutto ma invece di fare retromarcia, pigiavamo più forte sull'acceleratore.

    Ho subìto due black-out nella mia vita. È successo la prima volta quando sono stato fortemente convinto che la dose che mi stavo per fare, sarebbe stata ampiamente assorbita dal mio fisico da ultraventenne. La seconda, quando ho deciso di creare una sottile sfida con Tony, che invece era capace di reggere la botta molto più di me. Insomma, un semplice errore di valutazione e una bravata alla James Dean sarebbero bastati a spedirmi all'altro mondo se qualcuno non fosse stato pronto lì con me a salvarmi. Ringrazierò a vita chi si è trovato nei miei paraggi in quelle due occasioni.

    C'è chi sostiene che quando ha visto la morte davanti a sé, ha ripercorso in un attimo tutta la sua esistenza. O c'è chi ha visto sé stesso in un tunnel che lo guidava verso una luce abbagliante. Io non ho visto proprio un cazzo. Ho solo avuto un black-out di durata indefinita, che mi ha accompagnato dal momento in cui il mondo mi è sparito da sotto il naso fino a quando mi sono svegliato in una saletta con dei dottori che mi davano degli schiaffetti, credendo di essere rimasto vittima di un teletrasporto. Quando qualcuno mi ha fatto capire che non ero rimasto vittima del teletrasporto, non ha dimenticato di spiegarmi nemmeno che, se mi avessero portato lì solo un minuto dopo, sarei stato vittima e basta. E che la colpa non era affatto del teletrasporto.

    Tutto questo poi è nulla, paragonato a tutte le volte che ho messo la mia vita in mano ad orridi esseri, che se solo fossero stati un pelino più disperati, non avrebbero esitato a grattare un qualsiasi muro nelle vicinanze, spacciandolo per eroina. Per come stavo conciato, l'avrei comunque sciolto in una soluzione acquosa e iniettato in vena senza rendermene conto.

    Se ripenso alla sensazione che mi dava bucarmi, devo ammettere che era fantastico ma se devo mettere sul piatto della bilancia quello che provavo in quel momento so che c'è qualcosa di molto simile (e c’è sempre stato), che quanto meno non discostava molto dalla sensazione che provavo con una pera: la sensazione che si prova entrando in una vasca d'acqua caldissima.

    Ok tossici ed ex tossici all'ascolto, adesso starete sicuramente storcendo il naso. Ma ammetterete che la differenza non è così abissale da spingerci a rischiare la pellaccia per un po’ di piacere in più … Va bene, lo ammetto, un bel po’ di piacere in più. Voglio dire, conoscete qualcuno che è morto con un bagno, a meno che non avesse confuso il rubinetto dell'acqua calda con quello dell'acqua fredda e avesse mangiato faraona farcita e peperoni ripieni un'oretta prima?

    - Hey Tò, quanto pensi che possiamo farci co’ sto cellulare? -

    - Mah, da listino sta a 399000 lire ma se lo giri a qualcuno di noi ti da sei, otto buste in valuta eroinea, a seconda del prezzo del cambio lira eroina. Facciamo sette, di media. -

    La valuta eroinea è la moneta ufficiale di tossicolandia e si misura essenzialmente in buste.

    Per un po’ tiriamo dritti senza fiatare. Tutti e due stiamo già accarezzando il momento in cui ci faremo, ma andando un po’ più avanti, ognuno di noi si sta preoccupando già dei mostri che dovrà combattere quando l'effetto sarà svanito.

    I cessi della stazione ci danno il loro solito caloroso benvenuto: i venti gradini ormai consunti dalle miriadi di pendolari che li hanno impegnati in tutti questi anni, sono ormai zeppi di aghi di pino. Risultato dovuto alla notizia dell'imminente inaugurazione della nuova stazione. Anche i dipendenti delle pulizie si sono ormai arresi al menefreghismo degli altri, trascurando il loro lavoro qui, a favore di un ampio spiegamento di forze nella nuova stazione.

    La desolazione ci sembra più abbondante del solito: nell'androne ci sono tubature che perdono in maniera copiosa. Due dita di piscio incombono feroci da uno dei tre bagni e, vista la presenza di numerosi preservativi, capiamo che qualcuno, in questo limbo di merda, è riuscito anche a scopare. Nessuno si è più preoccupato di dare un'imbiancata alle scritte offensive contro gli ebrei e gli zingari e campeggia spavalda dal 2 febbraio corrente anno la scritta cerco frocio da frustare. Va da sé che io e Tony ci caliamo perfettamente nell'ambiente e ci sguazziamo, nello squallore circostante. Non siamo certo dei baronetti ma imbocchiamo in quello che dei tre cessi, ci sembra il meno vomitevole.

    - Rompi la fialetta dell'acqua Rudi - Fa Tony fra i denti impegnati a reggere la busta.

    - Ah, io non lo faccio, lo sai che c'ho paura. Sta cazzo di fialetta ogni volta mi buca una mano, poi non è affatto scontato che il vetrino si spezzi nel modo che indicano sti coglioni delle istruzioni. -

    - Secondo me bucarti è l'ultima delle tue paure … Dai, spezzala con un colpo secco e sicuro. Dai, che c'ho le mani impegnate. -

    Sbatto il tappino con una botta secca sul lavandino e ottengo lo stesso l'apertura della fialetta. Miracolosamente non verso nemmeno una goccia d'acqua. Guardo comunque controluce, per vedere se qualche scheggia di vetro sia finita all'interno, per non rischiare che finisca poi nelle mie vene.

    - Ottima pensata, sei un genio davvero. Se non penso che avevi una sola possibilità e che se ti cadeva l'acqua, dovevamo spararci quella della tazza del cesso, visto che i lavandini sono ko. -

    - Non essere così drastico, avremmo usato quella dello scolo delle tubature, rischio calcolato. -

    - Eeh, pulitissima pure quella. -

    - Tony, ci stiamo per iniettare mondezza allo stato puro e tu stai a pensà all'acqua. Ti basti pensare che questa roba l'ha toccata Alain prima di noi e chissà quale bestia sudicia più in alto di lui nella catena di montaggio. E ancora prima di questi milord, qualche ignoto raffinatore è dovuto venire a contatto con essa, chiaramente per salvare la sua famiglia dalla fame ma ignorandone gli scopi successivi. Tutto questo lontano più di cinquemila chilometri da qui, in qualche lordo paese del profondo Afghanistan, scaccolandosi probabilmente tra un impasto e l'altro. Dubito seriamente che avesse un buon rapporto con l'acqua e credo non immaginasse affatto che di lì a pochi giorni il suo intruglio sarebbe finito nelle nostre mani sapienti e successivamente nel nostro organismo. Ma se lo avesse solo sognato … Sarebbe rabbrividito.

    - Bleah, che schifo non mi ci far pensare o non mi faccio più. -

    - See, certo come no. Dai cuoci che non ce la faccio più. -

    Tony dà una scaldatina fugace con l'inseparabile zippo, appena due centimetri sotto al cucchiaino. In pochi secondi salgono quelle tre o quattro bollicine familiari che segnalano che la mistura è amalgamata al punto giusto. Dopo di che prende una sola siringa e la riempie quasi fino all'orlo. Il cucchiaino svuotato del liquido, rimane inerme e stanco sulla tazza unta da preoccupanti liquidi di colore giallo paglierino. Il giallo più intenso dell'ero fa da contraltare e viene perfettamente versato nell'altra siringa per metà. Ecco la nostra dose quotidiana. Siamo pronti.

    Come le lucine che segnalano la pista di atterraggio di un aeroplano, i lividi che sono sulle mie vene mi indicano la giusta via da seguire per bucarmi. Il jumbo della compagnia Alain atterra con il solito zelo.

    Subito dalle gambe sale l'abituale calore che poi si irradia in tutto il mio corpo. Il falso conato che giunge fino all'orlo della gola per poi tornare indietro mi fa pensare a quanto possa essere assurdo che una cosa che ci piace così tanto, ci faccia allo stesso tempo vomitare.

    Guardo Tony che sta in una fase più avanzata e che ciondola con la testa fin quasi a raggiungere la tazza colma di chiazze di pipì e peli di cazzo.

    - Aho Tò, sveglia che l'epatite è in agguato. -

    - Epatite? - Risponde Tony con voce catarrosa.

    - Che pezza, eh? Alain è una garanzia. -

    - Hmm. -

    - E dai Tò, non ti addobbare, parliamo un pò. È pur sempre sabato. -

    - Eh certo mò andamo a ballà, no? -

    - Tò, ci hai mai pensato a tutti questi deviati mentali che scrivono sui cessi? Chissà chi cazzo sono, eh? Certo che devono stare peggio di noi, eh? Guarda quella … la do volentieri dai 30 in su. Cosa intenderà? Dai trenta centimetri in su o dai trent’ anni in su? Spero vivamente che intenda dai 30 anni perché una verga di 30 centimetri fa male pure a una giumenta. -

    Metto le mani a coltello e le pongo parallele ad una distanza che a occhio mi sembra di circa trenta centimetri, poi traspongo la distanza da un punto d’inizio che parte dalla base del mio uccello e noto che l'altra mano arriva all'altezza del mio petto. Semmai ho fatto i calcoli giusti deve essere atroce.

    - Guarda Tò, è mai possibile? Praticamente impalata. -

    - Ma dai, che non lo sai? Non l'ha scritta una donna. Questa è la vendetta di qualcuno che è stato lasciato e ha pensato di dare la poveraccia in pasto a qualche maniaco come te, che ci crede e fa il numero. Per farla sudare un po’. Almeno finché lei non decide di cambiare numero. E poi se era una donna lo scriveva nel bagno delle donne, no? Siamo nel bagno degli uomini, quindi è per forza come dico io. -

    - E certo. Caso risolto. L’assassino è il maggiordomo. Ma che stronzata è. Quello non vuol dire niente. Se vuoi che lo leggano gli uomini, devi scriverlo nel bagno degli uomini, sennò che senso ha? - rispondo guardando la scritta speranzoso. Poi aggiungo:

    - È fatto apposta perché quando uno piscia non ha un cazzo da fare e legge le scritte. Nello stesso tempo può valutare se più o meno rientra nella categoria ... Beh, non resta che scoprirlo. Dammi il telefono della polacca, che con quello non ci rintracciano. -

    - Oh ma sei matto? Ci rintracciano eccome. -

    - Ancora co sto servizio al telegiornale? Che palle. E dai, movimentiamo la serata ... E vabbeh mi arrendo! Tanto nel caso fosse vero, in entrambi i casi noi non avremmo chance con questa, Tò. -

    - Parla per te. -

    - Noo, mi vuoi dire che hai mentito all'anagrafe? -

    - Ah ah ah, coglione - Fa Tony in tono canzonatorio.

    Vedo in alto a destra una specie di minimurales artistico che ritrae l'Uomo tigre che se lo fa ciucciare da Cat-woman. Penso in fondo che, fatte le dovute proporzioni, a grandezza naturale anche l'uomo tigre rientrerebbe nella categoria di quelli che possono chiamare il numero della ragazza di prima con fierezza.

    Faccio per dirlo a Tony ma nel mezzo del discorso comincio a notare che le parole dapprima si trascinano, poi fanno fatica ad uscire ed infine hanno la stessa lentezza di quelle che escono da un walkman con le pile a terra. Così, piuttosto che sentire le risposte monosillabe

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