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Il manoscritto ritrovato
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Il manoscritto ritrovato
E-book81 pagine1 ora

Il manoscritto ritrovato

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Info su questo ebook

Un protagonista, alcuni altri… un’epopea lunga come un itinerario percorso… ma tutto nel tempo di un’Anima.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mag 2016
ISBN9788892608689
Il manoscritto ritrovato

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    Il manoscritto ritrovato - Peann Tobair

    Indice

    Copertina

    Il manoscritto ritrovato

    Un manoscritto ritrovato…

    …i commentarii dell’ex Vico Oriolo…

    "…L'anomalo succedersi delle stagioni,

    gli donò

    un autunno malinconico e dolce

    dalla natura mite e struggente.

    Luce e atmosfera,

    fecero a gara tra loro per stregarlo,

    ricorrendo a ciò

    che poi custodivano con gelosia,

    come fossero segreti arcani.

    La magia della Tenuta,

    ebbe il potere

    di lasciarlo incantato

    e incapace a conferire

    vita scritta alle sue percezioni…"

    Nonostante da molti mesi vi trascorresse alcune ore ogni giorno, l’Umano d’Anima non dimenticava le regole del buon comportamento. Prima fra tutte, il rispetto per le creature che avevano eletto quel luogo a propria dimora. Fossero Animalìa, Arborei o Eletti; loro erano i suoi Viventi e lui solo un ospite. Per questo, la devozione verso la Tenuta, molto curata pur se non abitata, era un sacro principio sul quale la sua fermezza era stata sempre intransigente. Invano l'amico proprietario, lo aveva rassicurato rinnovandogli l’esortazione a disporre di ogni spazio. Così come a nulla erano valse le loro interminabili conversazioni sul significato, valore e profondità di un'amicizia; quando in lei si condivide ciò che di più caro si possiede. Così nel tempo, frequentando la Tenuta, aveva saputo trasformare le proprie abitudini partecipando all’avvicendarsi delle stagioni da cui traeva nuovi insegnamenti, conoscenze e ispirazioni; vivendo al contempo la sola passione della sua vita, la scrittura e la sua Anima, traendone beneficio, si percepiva in pace con se stessa come non mai.

    "…un anfiteatro

    a sbalzo rovescio in negativo..."

    Come sempre, quella mattina lui entrò da un varco d’ingresso secondario. Quel cancelletto era bellissimo: i due battenti, ricavati da un solo ordito realizzato in ferro battuto e ribassato al suo culmine, si trovavano alla sommità di alcuni gradini circolari, sbreccati e disposti come una piramide concentrica la cui forma, ricordava la scalinata d’un sagrato. Ogni volta che lo guardava, gli tornavano alla mente gli ingressi abbandonati o in disuso: complici e segreti in progetti d'amore celati alle Anime di tutti. Ma quel passaggio era il diaframma immaginario tra le due dimensioni nelle quali aveva diviso la sua vita: la Tenuta e il resto di sé. Cercò al tatto la chiave appesa all’interno e la infilò nella serratura. Girandola, socchiuse gli occhi mentre assaporava il suo rumore di ferro. Aveva sempre rifiutato quelle dell’ingresso padronale, perché mai avrebbe preso confidenza con ciò che non gli apparteneva preferendo la discrezione di un accesso quasi nascosto. Non appena ne varcò la soglia lo richiuse con accuratezza. Poi si voltò verso la Coorte interna e il terreno reso morbido dall'umido del primo mattino, abbracciandoli in un unico sguardo. La bruma circondava molti Eletti avvolgendoli, mentre le pietre e i muri si alternavano le une agli altri, di color caldo in freddo e di luce in ombra; obbedendo ai raggi del sole. L’atmosfera silenziosa era impregnata di un vago sentore amarognolo e bruciato, frammisto a quello del freddo notturno che stemperava, brusco e aspro, ogni profumo della terra.

    "…atmosfera di percezioni avvolte,

    dalle proprie emozioni e sensazioni,

    come se l'Anima ispirasse il cuore…"

    Indugiò fino a quando gli si fecero incontro Fantasia e Inventiva, le sue compagne di ogni scritto, vestite d'ispirazione e pronte a un nuovo percorso di parole che prometteva di schiudersi in mille rivoli. Con gli occhi socchiusi, imprimendosi nell'Anima la percezione di quell'atmosfera, si diresse verso il lungo tavolo che faceva bella mostra di sé al centro del portico maggiore. L'architettura della Tenuta esercitava il proprio fascino su di lui, che sapeva coglierne le apparenze più nascoste scoprendo nuovi scorci e dettagli sempre diversi. Al pari della luce quando, per un'intensità o una prospettiva insolite, ne svelava un dettaglio sorprendente e inatteso. Malgrado fosse più piccolo e disadorno rispetto a quello dove si trovava, l’altro portico grazie alla sua semplicità, era il simbolo della quiete perfetta. Così, durante la scrittura, anche quella mattina vi stemperava l'intensità della concentrazione passeggiando tra il vecchio pozzo e un forno costruito in mattoni. Che fosse uno dei Viventi, una stanza o un balcone, un frammento di muro o una finestra intera, sapeva come trarne infinite ispirazioni componendo arcani di pensieri; nei quali la Tenuta prendeva vita, per essere protagonista di storie e racconti di magia.

    Proprio in quell’istante la Vestale, guardiana della Tenuta, mentre stava percependo ogni sfumatura di quell’Anima si riscosse per l’inspiegabile coincidenza tra quelle di entrambi. Non aveva più alcun dubbio né tempo perché ne avesse: inconsapevolmente, lui aveva percepito il segreto della Tenuta. Senza indugio e confidando nella propria lungimiranza, domandò aiuto al solo dal quale sapeva di poterlo ricevere.

    Spirito d’Anima libero per eccellenza, era quasi impossibile attrarlo con trucchi e inganni per trovarlo. Il Vento non permetteva a chi lo volesse incontrare di riconoscerlo, anche se fosse stato un pensiero, una preghiera o una percezione; perché sapeva come rendere vano ogni tentativo per scoprire dove avrebbe sostato più a lungo di un sospiro. Quando la Vestale si era posta alla sua ricerca, lui si stava intrecciando, come se fosse di luce e atmosfera, con gli Arborei dalle chiome più folte che dimoravano sul lembo estremo della Tenuta. Quello che, stemperandosi nei primi terreni coltivati, si distendeva senza soluzione di continuità trasformandosi nel proprio orizzonte.

    D’improvviso e senza indugio alcuno, lei si avvicinò proprio a quelle chiome: aveva riconosciuto l'antico amico, perchè tradito dalla sua presunzione d’aver saputo celarsi a chiunque. Vento e Vestale, avevano sempre condiviso circostanze come il gioco, la comunione d'intenti, le avversità e la loro appartenenza reciproca si era rivelata indissolubile come una perfetta affinità elettiva. Per questo, lei sapeva di non dovergli spiegazioni né aspettarsi domande. Così fu.

    Quando il Vento, si rese conto che quell’incontro non era di pura amicizia ma un’esigenza importante e urgente, adagiò con cura estrema fino all'ultima tutte le chiome; poi l’ascoltò.

    Mano a mano che la Vestale gli raccontava la storia dell'Umano d’Anima,

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