Nella stanza misteriosa
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Info su questo ebook
Frances Hodgson Burnett
Frances Hodgson Burnett (1849--1924) was born in Cheetham, England. After her father's death in 1852, the family found itself in dire financial straits and in 1865 immigrated to the United States, settling near Knoxville, Tennessee. Frances began writing to help earn money for the family, publishing stories in magazines from the age of 19. While the novel Little Lord Fauntleroy (1886) made her a well-known writer of children's fiction, her romantic adult novels were also very popular. From 1898 to 1907, Burnett resided at Great Maytham Hall, a country house in Kent, England. It was the sprawling manor's walled garden that provided the inspiration for The Secret Garden, now considered a classic of English children's literature.
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Anteprima del libro
Nella stanza misteriosa - Frances Hodgson Burnett
Indice
Introduzione
Nella stanza misteriosa
- Parte Prima
Nella stanza misteriosa
- Parte Seconda
Le anime bianche
- Capitolo I (Anteprima)
Ringraziamenti
Biografia dell'autrice
Biografia della traduttrice
"Nella stanza misteriosa"
("In The Closed Room")
Di Frances Hodgson Burnett
Traduzione italiana a cura di
Annarita Tranfici
Prima edizione aprile 2016
Copyright @2016 Riservato al traduttore.
Progetto grafico a cura di Tatiana Sabina Meloni.
Image Credits: Samantha Cochran e Vintage Visions Stock.
Tutti i diritti riservati.
ISBN: 9788892608887
Youcanprint Self-Publishing
A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registrazioni o altro.
Introduzione
"Nella stanza misteriosa" è un brevissimo racconto di Frances Hodgson Burnett pubblicato per la prima volta nel 1904 e finora inedito in lingua italiana.
La narrazione ruota attorno alla figura di una bambina, Judith, la quale cresce in una periferia popolata da operai e vive in un appartamento stretto e angusto assieme ai suoi genitori. A seguito di un'offerta ricevuta dal datore di lavoro, il padre della bambina - un addetto della Ferrovia cittadina - invita tutta la sua famiglia a trasferirsi fuori città, dove la moglie avrà il compito di fare da custode a una residenza abbandonata di tutta fretta e senza alcun preavviso dai benestanti proprietari.
Durante la permanenza nella villa, Judith farà la conoscenza di una ragazzina molto particolare, la quale diventerà la sua abituale compagna di giochi e con la quale tesserà nei giorni un'amicizia profonda, contraddistinta da intimità, purezza di intenti e reciproco desiderio di stare insieme.
Il personaggio di Judith ha notevoli somiglianze e punti di contatto con la protagonista di un altro scritto poco conosciuto della Burnett, "Le anime bianche. Judith infatti, proprio come Ysobel, ha un temperamento mite e silenzioso e vive in una condizione di isolamento e solitudine. Questo favorisce lo sviluppo nelle due fanciulle di una spiccata sensibilità, una peculiarità caratteriale che permette loro di
vedere oltre le cose e di
ascoltare" messaggi e voci silenziose che la gente comune non sa cogliere.
Attraverso questi racconti, l'autrice anglosassone intende condurre il lettore lungo un sentiero misterioso, affrontando - con la delicatezza e la profondità che le sono proprie - temi di spessore quali la morte e ciò che attende l'uomo all'abbandono della dimensione terrena.
Due racconti, dunque, brevi ma carichi di saggezza, in cui si la prosa elegante si accompagna a un linguaggio d’altri tempi, complesso ed enigmatico, ma non per questo meno affascinante.
Alla fine de "Nella stanza misteriosa è presente la sinossi del romanzo breve
Le anime bianche" e, in anteprima, il primo capitolo.
Buona lettura!
PARTE PRIMA
Nel feroce calore di una stanzetta quadrata e mal ventilata, la piccola Judith giaceva sul letto ansimante. Suo padre e sua madre dormivano accanto a lei, annegati nel pesante torpore in cui gli operai scivolano alla fine della loro lunga giornata di lavoro. Alcune persone nell’appartamento accanto stavano litigando, probabilmente irritate da quel caldo terribile e dalla loro miserabile incapacità di combatterne gli effetti. Tutte le emissioni provenienti dalle strade della città bruciate dal sole sembravano combinarsi con i loro strepiti e il loro malcontento, salendo fino al piano in cui la bambina giaceva distesa a fissare l’oscurità che la circondava. L’appartamento si trovava a pochi metri dai binari della Ferrovia Sopraelevata e la vita sembrava pulsare assieme alla frenesia e al frastuono di quel demone che sfrecciava accanto alle finestre a intervalli frequenti. Nessuno sapeva che Judith attendesse la cosa con orrore, ma era certo che lo facesse. Aveva solo sette anni, e a quell'età non è facile dar voce ai propri pensieri, spiegandoli in un modo che possa essere comprensibile anche per gli adulti. Avrebbe potuto semplicemente dire: «Lo odio. Passa così in fretta e spesso. Fa un suono orribile, come se si stesse avvicinando un tuono. Non riesco a sfuggirgli.». Ai bambini che vivevano negli altri appartamenti, invece, il treno piaceva abbastanza. Si sporgevano fuori dalla finestra in maniera piuttosto rischiosa pur di guardare quel tuono passare e osservare le persone che lo affollavano spingersi l’una contro l’altra sui sedili, in piedi nei corridoi, o appese alle maniglie a cinghia. A volte, la sera, vi salivano viaggiatori diretti a teatro, e le signore e le ragazze più giovani indossavano abiti dai colori tenui e cappelli coperti di piume bianche e fiori. In quei momenti i bambini erano contentissimi, e Judith era solita sentire i tre che vivevano nell’appartamento accanto gridarsi l’un l’altro: «Quella è la MIA signora! Quella è la MIA signora! Quella è MIA!».
Judith non assomigliava ai coetanei che occupavano gli altri alloggi.