Gushi
Di Macs Well
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Un'avventura dalle sfumature ironiche e surreali.
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Anteprima del libro
Gushi - Macs Well
Macs Well
Gushi
romanzo
Koi Press
I personaggi in ordine di
apparizione:
Margot Petrois
Michelle Bloundois : compagna di istituto di Margot
Sophie & Marie Gatier : compagne di istituto di Margot
Clarette : governante e tata di casa Petrois
Pierre (Piccini) : amico d’infanzia di Margot
Madame Giselle : responsabile delle inservienti
Justine (Piccini) : componente della squadra Matisse
Melodie : inserviente nell’istituto di Margot e non solo
Bernard : giardiniere ed amante di Madame Giselle
Monsieur Woo : componente della squadra Matisse
Xi e Sho : nonni materni di Monsieur Woo
Coh & Pang : orsi
Stanley : componente della squadra Matisse
Madame Sophie : professoressa del corso di buone maniere
Matisse (Matthe Savoir) : fratello di Baptiste
Otto Von Kaiser : il barone
Udo Osterlitz : guardia al servizio del barone
Ilse : amata di Udo Osterlitz
Frau Anneke : amministratrice del castello Von Kaiser
Frau Karoline Von Staiserback : predecessore di Frau Anneke
Mr. Smith (Andrej Smitoskij) : spia al servizio del barone
Zio Klaus : zio paterno del barone.
Maurice Poisson & François : chef e garzone del ristorante di pesce
Jean & Philippe : fratelli marinai.
Monsieur Basilic : anziano avventore del ristorante Poisson.
James Lloyd Little (il Pirata Little)
Marian Potter : amata di James Lloyd Little
Sir Stewart : marito di Marian Potter
Alfred : maggiordomo di casa Potter a Londra
Monsieur Parnout : allevatore
Piccini : compagno di Matisse nonché padre di Pierre e Justine
Léonore (Chagal) : madre di Margot
Gino e Pinuccio Pecoretti : agenti
XinTao : famoso bandito asiatico
Santuzzo : pilota amico dei fratelli Pecoretti
Big Jim : mini-pilota
Gallinotta : l’eroina del racconto
Pteroattilio
Baptiste : fratello di Matthe Savoir (Matisse)
Pteroalice : fidanzata di Pteroattilio
Capitolo 1
Margot e Justine
Francia, 10 luglio 1967
L'estate era giunta lenta.
Nella stanza del collegio femminile di Xertigny, Margot stava fissando da circa un'ora il soffitto bianco, stesa sul letto con le scarpe di vernice sospese nel vuoto.
Una piccola crepa nell'intonaco del soffitto si era da qualche tempo svelata, come la prima ruga sul viso di una donna matura. I segni del tempo erano però una preoccupazione ancora lontana.
Appena qualche settimana prima aveva raggiunto la maggiore età ed in quell'occasione, i genitori le avevano fatto recapitare un enorme mazzo di fiori per il quale erano state necessarie le braccia di due robuste inservienti e poco meno di un terzo di stanza per accoglierlo. Ancora oggi ne conservava una rosa scarlatta sul secondo ripiano della libreria, fra i pensieri di Pascal e quelli di Proust.
Al collegio di certo non mancavano manifestazioni eclatanti di ricchezza e prestigio. Michelle Bloundois aveva ricevuto un set di valigie da viaggio, con baule in coordinato, di un famoso stilista italiano. Sophie Gatier un suo ritratto su tela del famoso pittore Lepont. Marie Gatier (sorella gemella di Sophie) aveva potuto suonare il pianoforte con il miglior pianista di Parigi, Lorenz Sottoile, uno dei giovani scapoli più ambiti nella borghesia parigina. Questi ed altri esempi si alternavano ogni settimana al quarto piano dell'istituto.
Era risaputo che solo l'élite francese poteva avere accesso al prestigioso collegio femminile di Xertigny e Margot ne rientrava a pieno titolo: suo padre, Monsieur Petrois, era un ricco mercante d'arte dall’oriente, mentre sua madre, Madame Léonore, era un medico chirurgo di fama internazionale.
Negli anni i momenti liberi dell'uno erano difficilmente combaciati con quelli dell'altro, rendendoli così, a loro insaputa, una coppia separata.
Margot non aveva mai sofferto di questa mancanza di affettività. Non avendo mai provato direttamente l’amore dei genitori non aveva potuto rimpiangerne la mancanza. Sin dalla nascita un'altra persona l'aveva cresciuta con affetto e devozione: Clarette, l’anziana governante.
Clarette aveva cresciuto con costanza ben due generazioni di Petrois, rinnegandosi in questo modo la possibilità di costruirsi una famiglia propria. Quando però raggiunse l'età della pensione, i coniugi Petrois realizzarono di avere un problema, o meglio, una figlia. Il rinomato collegio di Xertigny fu la scelta più indolore per le loro esistenze e la proibitiva retta non fece vacillare di un solo millimetro la loro decisione. In fondo, si ripetevano, l’educazione della loro unica figlia non aveva prezzo e, qualora l’avesse avuto, sarebbe stato nulla in confronto alla loro libertà.
Durante l’infanzia Margot non aveva avuto fratelli o sorelle con cui giocare o litigare nella grande casa di Parigi, ma per molti anni poté godere della compagnia di Pierre, il nipote di Clarette, di qualche anno più grande.
Insieme trascorrevano i seppur scarsi pomeriggi che Margot aveva liberi dalle lezioni di danza, lingue, canto e pianoforte. In altre occasioni, durante le vacanze estive per esempio, Clarette lo portava con sé nella casa al mare della famiglia Petrois.
Da quando si era trasferita nel collegio non aveva avuto molte notizie del suo compagno di giochi, fatta eccezione per le cartoline che Pierre le inviava regolarmente da ogni parte del mondo: Shangai, Singapore, Toronto, Sidney, New York. L'anta dell'armadio ne era tappezzata, al punto che alcune compagne di corridoio sospettavano fossero amanti segreti.
Nelle cartoline Pierre non scriveva mai molto di sé o dei suoi viaggi ma a Margot questo non importava. Nulla era paragonabile all'emozione che provava quando Melodie, la più giovane delle inservienti, la chiamava dicendo «Margot, c'è una cartolina per te!».
Qualcosa però era cambiato.
Nelle ultime cartoline ricevute, accanto alla firma di Pierre vi era anche quella di una donna, una tale Justine.
Pierre non aveva mai fatto menzione di Justine né tanto meno parlato al plurale nei suoi stringati saluti. Margot non fece fatica a pensare che si trattasse della fidanzata. Pierre era sempre stato un ragazzo molto bello e dai lineamenti delicati: i capelli, biondo fieno e lisci, valorizzavano una carnagione chiara e luminosa, mentre gli occhi, verde smeraldo, trasmettevano una profondità talvolta imbarazzante.
Fu solo nelle ultime settimane prima della partenza per il collegio che Margot realizzò di provare qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.
Il solo pensiero di stargli vicino e sfiorare la sua pelle le faceva battere il cuore talmente forte da sentire il petto percosso come in un concerto di batteria, tamburi africani e gong.
La nuova vita nel collegio soggiogò sul nascere questo desiderio germogliato mentre il tempo e la distanza lo privarono del suo naturale nutrimento fatto di esperienze e frequentazione, fino a farlo morire del tutto. Da tempo ormai non pensava più a lui, se non come semplice amico.
Eccola lì, sdraiata sul suo letto ad attendere l'arrivo del suo compagno di giochi.
Clarette l'aveva chiamata qualche settimana prima per farle gli auguri di compleanno e chiederle come procedeva la sua vita nel collegio.
«Clarette, i professori sono molto bravi ed anche le mie compagne sono tutte brave ragazze. Nessuna di loro, però, è diventata la mia amica del cuore. Non so se mi spiego. Spesso passo le serate con Melodie, una delle inservienti, ma la responsabile non vuole che ci frequentiamo. Il resto della settimana preferisco restare in camera a leggere».
«Non dovresti piccola mia, è importante coltivare le amicizie».
«Hai ragione Clarette, vorrei tanto poter scrivere o chiamare Pierre qualche volta, ma non so mai dove inviargli le mie lettere. È sempre in giro per il mondo».
«Pierre... gli manchi molto, sai? Mi chiede sempre di te quando mi telefona o passa a trovarmi. Ti farebbe piacere rivederlo per le vacanze estive? Credo sia di ritorno in Francia. Se così fosse potreste andare insieme al mare. Ammesso che i tuoi genitori non abbiano altri programmi».
«Sarebbe stupendo Clarette», rispose entusiasta Margot dall’altro capo del telefono.
«Sono certa che anche a Pierre farà piacere passare del tempo con te: quel ragazzo è molto cambiato da quando è partito con la compagnia… teatrale».
Un ticchettio silenzioso, simile ad un orologio mal regolato, iniziò a riempire il vuoto nei corridoi del collegio fino ad assumere il chiaro suono di tacchi decisi sul pavimento di marmo.
«Madamoiselle Petrois? Sono venuti a prenderla. Lasci che l'aiuti con i bagagli», disse una voce femminile bussando alla porta della camera.
«Grazie Madame Giselle», rispose Margot con il cuore in gola per l'emozione.
Madame Giselle la precedeva nel corridoio che portava dall'ala nord a quella sud con il suo passo deciso. La responsabile delle inservienti era una donna vicino ai quarant’anni dal corpo slanciato e dai lunghi capelli neri sempre raccolti dietro la nuca con delle rigide mollette. La camicetta bianca stretta nella gonna a vita alta le infondeva, tuttavia, una sensualità da donna matura e sicura di sé che Margot avrebbe desiderato possedere, specialmente in quel momento.
In cuor suo, Margot non poteva sapere che dietro quello scudo di austera disciplina si celava l’animo sensibile di una donna in preda a cocente passione nei confronti del capo giardiniere, tale Bernard, un uomo rozzo e sudato tanto quanto la sua predisposizione a sbagliare i congiuntivi ed abusare di epiteti. Un amore fatto di travolgenti incontri e, allo stesso tempo, di repulsione e disgusto.
La giovane Margot aveva vissuto per tutta la sua esistenza sotto una campana di vetro dove le uniche esperienze erano state quelle lette nei libri classici. Nulla della corruzione e devianza in cui il mondo è intinto l’aveva ancora contagiata.
Seguendo i passi di Madame Giselle, Margot non pensava minimamente che il corridoio che stava percorrendo l’avrebbe condotta ad un’avventura che nemmeno nei libri più audaci avrebbe mai immaginato di vivere.
Fuori dalle finestre alcuni giardinieri erano intenti a potare le siepi lungo i campi da tennis. Nei corridoi alcuni operai stavano invece dando una passata di intonaco ai muri.
«È giunta la stagione delle potature», fece notare Margot per spezzare quel silenzio innaturale, «dalla finestra della mia camera non si riesce a scorgere altro».
Madame Giselle con la coda dell’occhio gettò un rapido sguardo fuori dalla finestra. Un attimo che le bastò per scorgere il suo Bernard: a petto nudo, nel mezzo di un’aiuola in fiore, con il corpo madido di sudore ed i muscoli in pieno spasmo per la fatica di recidere un rametto grande quanto un grissino. Un sussulto la percorse da capo a tacco a spillo facendole cedere un ginocchio.
L’eleganza della donna non si incrinò minimamente neppure quando, scivolando sulla cera passata di fresco, restò perfettamente in equilibrio dopo un tuffo carpiato con doppio avvitamento. Anni e anni di corridoi percorsi sui tacchi le avevano conferito una maestria acrobatica da trampoliere che Margot in vita sua avrebbe difficilmente eguagliato, essendo una convinta integralista delle ballerine.
«Madamoiselle Petrois?» disse senza scomporsi minimamente la responsabile delle inservienti, «colgo l’occasione per ricordarle che la politica del collegio non incentiva l’amicizia fra le inservienti e le collegiali. Mi sono giunte voci che sono sicura essere false. Sono certa che capisce a cosa mi sto riferendo», commentò Madame Giselle per recuperare il rispetto poc’anzi perso su una lastra di marmo da poco lustrata.
«Certo», si limitò a rispondere Margot. Non poter coltivare l’amicizia con Melodie aveva macchiato quel momento ilare, ma non avrebbe mai desiderato arrecare dei problemi all’unica amica che aveva trovato nel collegio.
Ad ogni passo che l’avvicinava alla porta dell’uscita sud, il rumore dei tacchi di Madame Giselle veniva sempre più coperto dal battito accelerato del cuore della ragazza. L'emozione iniziò a crescere dentro di lei rendendo le gambe deboli e il fiato corto, con un piccolo accenno d’asma e tussis nervusis. In più di un'occasione cercò di specchiarsi nei vetri del corridoio per controllare che i capelli fossero in ordine e il vestito cadesse bene. L’abito era nuovo: la madre lo aveva fatto recapitare giusto qualche giorno prima insieme ad un biglietto di scuse per non aver potuto passare alcuni giorni con lei. Era un abito molto semplice e dal taglio classico, perfettamente in linea con i gusti della madre. La confezione riportava la firma di un famoso stilista, molto quotato sulle passerelle parigine negli ultimi tempi. Il tessuto in lino lo rendeva leggero e morbido sul corpo magro e poco sviluppato di Margot.
Monsieur Petrois invece, le aveva fatto recapitare dalla segretaria una prima edizione de Il grande Gatsby
datata 10 Aprile 1925. Nel messaggio paterno veniva caldamente espresso il rammarico per essere impegnato in una mostra di collezionisti in Malesia per tutto il mese.
La macchina, una due cavalli rosso ruggine, era parcheggiata di fronte all'ingresso sud, in un viottolo non asfaltato ricoperto perlopiù di ghiaia. Durante l’anno era principalmente usato per ragioni di servizio dal personale del collegio. Nel suo interno, al posto di guida, qualcuno era intento a fumare una sigaretta con una mano stesa fuori dal finestrino.
Quando Madame Giselle aprì il portone, lo sportello della macchina si aprì con un breve ritardo.
Una lunga gamba liscia ed abbronzata con al piede una vistosa scarpa col tacco, anticipò una donna vestita