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Gushi
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E-book193 pagine2 ore

Gushi

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Info su questo ebook

Margot e i suoi nuovi compagni d'avventura si troveranno ben presto catapultati in un mondo fatto di spie glamour, banditi incalliti, pirati innamorati, eteree pollastrelle e altri stravaganti personaggi. Fra paesaggi esotici e grigi castelli, si troveranno così costretti a risolvere l'antico mistero del Gushi.

Un'avventura dalle sfumature ironiche e surreali.
LinguaItaliano
EditoreKoi Press
Data di uscita9 set 2012
ISBN9788890757426
Gushi

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    Anteprima del libro

    Gushi - Macs Well

    Macs Well

    Gushi

    romanzo

    Koi Press

    I personaggi in ordine di

    apparizione:

    Margot Petrois

    Michelle Bloundois : compagna di istituto di Margot

    Sophie & Marie Gatier : compa­gne di istituto di Margot

    Clarette : governante e tata di casa Petrois

    Pierre (Piccini) : amico d’infanzia di Margot

    Madame Giselle : responsabile delle inservienti

    Justine (Piccini) : componente della squadra Matisse

    Melodie : inserviente nell’istituto di Margot e non solo

    Bernard : giardiniere ed amante di Madame Giselle

    Monsieur Woo : componente del­la squadra Matisse

    Xi e Sho : nonni materni di Mon­sieur Woo

    Coh & Pang : orsi

    Stanley : componente della squa­dra Matisse

    Madame Sophie : professoressa del corso di buone maniere

    Matisse (Matthe Savoir) : fratello di Baptiste

    Otto Von Kaiser : il barone

    Udo Osterlitz : guardia al servi­zio del barone

    Ilse : amata di Udo Osterlitz

    Frau Anneke : amministratrice del castello Von Kaiser

    Frau Karoline Von Staiserback : predecessore di Frau Anneke

    Mr. Smith (Andrej Smitoskij) : spia al servizio del barone

    Zio Klaus : zio paterno del baro­ne.

    Maurice Poisson & François : chef e garzone del ristorante di pe­sce

    Jean & Philippe : fratelli marinai.

    Monsieur Basilic : anziano av­ventore del ristorante Poisson.

    James Lloyd Little (il Pirata Lit­tle)

    Marian Potter : amata di James Lloyd Little

    Sir Stewart : marito di Marian Potter

    Alfred : maggiordomo di casa Potter a Londra

    Monsieur Parnout : allevatore

    Piccini : compagno di Matisse nonché padre di Pierre e Justine

    Léonore (Chagal) : madre di Mar­got

    Gino e Pinuccio Pecoretti : agenti

    XinTao : famoso bandito asiatico

    Santuzzo : pilota amico dei fratel­li Pecoretti

    Big Jim : mini-pilota

    Gallinotta : l’eroina del racconto

    Pteroattilio

    Baptiste : fratello di Matthe Sa­voir (Matisse)

    Pteroalice : fidanzata di Pteroatti­lio

    Capitolo 1

    Margot e Justine

    Francia, 10 luglio 1967

    L'estate era giunta lenta.

    Nella stanza del collegio femmi­nile di Xertigny, Margot stava fis­sando da circa un'ora il soffitto bianco, stesa sul letto con le scarpe di vernice sospese nel vuoto.

    Una piccola crepa nell'intonaco del soffitto si era da qualche tempo svelata, come la prima ruga sul viso di una donna matura. I segni del tempo erano però una preoccu­pazione ancora lontana.

    Appena qualche settimana prima aveva raggiunto la maggiore età ed in quell'occasione, i genitori le avevano fatto recapitare un enorme mazzo di fiori per il quale erano state necessarie le braccia di due robuste inservienti e poco meno di un terzo di stanza per accoglierlo. Ancora oggi ne conservava una rosa scarlatta sul secondo ripiano della libreria, fra i pensieri di Pa­scal e quelli di Proust.

    Al collegio di certo non mancava­no manifestazioni eclatanti di ric­chezza e prestigio. Michelle Bloundois aveva ricevuto un set di valigie da viaggio, con baule in coordinato, di un famoso stilista italiano. Sophie Gatier un suo ri­tratto su tela del famoso pittore Le­pont. Marie Gatier (sorella gemella di Sophie) aveva potuto suonare il pianoforte con il miglior pianista di Parigi, Lorenz Sottoile, uno dei giovani scapoli più ambiti nella borghesia parigina. Questi ed altri esempi si alternavano ogni settima­na al quarto piano dell'isti­tuto.

    Era risaputo che solo l'élite fran­cese poteva avere accesso al presti­gioso collegio femminile di Xerti­gny e Margot ne rientrava a pieno titolo: suo padre, Monsieur Petrois, era un ricco mercante d'arte dall’o­riente, mentre sua madre, Madame Léonore, era un medico chirurgo di fama internazionale.

    Negli anni i momenti liberi del­l'uno erano difficilmente comba­ciati con quelli dell'altro, renden­doli così, a loro insaputa, una cop­pia separata.

    Margot non aveva mai sofferto di questa mancanza di affettività. Non avendo mai provato diretta­mente l’amore dei genitori non aveva potuto rimpiangerne la man­canza. Sin dalla nascita un'altra persona l'aveva cresciuta con affet­to e devozione: Clarette, l’anziana governante.

    Clarette aveva cresciuto con co­stanza ben due generazioni di Pe­trois, rinnegandosi in questo modo la possibilità di costruirsi una fa­miglia propria. Quando però rag­giunse l'età della pensione, i coniu­gi Petrois realizzarono di avere un problema, o meglio, una figlia. Il rinomato collegio di Xertigny fu la scelta più indolore per le loro esistenze e la proibitiva retta non fece vacillare di un solo millimetro la loro decisione. In fondo, si ripetevano, l’educazione della loro unica figlia non aveva prezzo e, qualora l’avesse avuto, sarebbe stato nulla in confronto alla loro libertà.

    Durante l’infanzia Margot non aveva avuto fratelli o sorelle con cui giocare o litigare nella grande casa di Parigi, ma per molti anni poté godere della compagnia di Pierre, il nipote di Clarette, di qualche anno più grande.

    Insieme trascorrevano i seppur scarsi pomeriggi che Margot aveva liberi dalle lezioni di danza, lingue, canto e pianoforte. In altre occasio­ni, durante le vacanze estive per esempio, Clarette lo portava con sé nella casa al mare della famiglia Petrois.

    Da quando si era trasferita nel collegio non aveva avuto molte no­tizie del suo compagno di giochi, fatta eccezione per le cartoline che Pierre le inviava regolarmente da ogni parte del mondo: Shangai, Singapore, Toronto, Sidney, New York. L'anta dell'armadio ne era tappezzata, al punto che alcune compagne di corridoio sospettavano fossero amanti segreti.

    Nelle cartoline Pierre non scrive­va mai molto di sé o dei suoi viag­gi ma a Margot questo non impor­tava. Nulla era paragonabile all'e­mozione che provava quando Me­lodie, la più giovane delle inser­vienti, la chiamava dicendo «Mar­got, c'è una cartolina per te!».

    Qualcosa però era cambiato.

    Nelle ultime cartoline ricevute, accanto alla firma di Pierre vi era anche quella di una donna, una tale Justine.

    Pierre non aveva mai fatto men­zione di Justine né tanto meno par­lato al plurale nei suoi stringati sa­luti. Margot non fece fatica a pen­sare che si trattasse della fidanzata. Pierre era sempre stato un ragazzo molto bello e dai lineamenti deli­cati: i capelli, biondo fieno e lisci, valorizzavano una carnagione chiara e luminosa, mentre gli oc­chi, verde smeraldo, trasmettevano una profondità talvolta imbarazzante.

    Fu solo nelle ultime settimane prima della partenza per il collegio che Margot realizzò di provare qualcosa che andava oltre la sem­plice amicizia.

    Il solo pensiero di stargli vicino e sfiorare la sua pelle le faceva batte­re il cuore talmente forte da sentire il petto percosso come in un con­certo di batteria, tamburi africani e gong.

    La nuova vita nel collegio sog­giogò sul nascere questo desiderio germogliato mentre il tempo e la distanza lo privarono del suo naturale nutrimento fatto di esperienze e frequentazione, fino a farlo morire del tutto. Da tempo ormai non pensava più a lui, se non come semplice amico.

    Eccola lì, sdraiata sul suo letto ad attendere l'arrivo del suo compa­gno di giochi.

    Clarette l'aveva chiamata qualche settimana prima per farle gli auguri di compleanno e chiederle come procedeva la sua vita nel collegio.

    «Clarette, i professori sono molto bravi ed anche le mie compagne sono tutte brave ragazze. Nessuna di loro, però, è diventata la mia amica del cuore. Non so se mi spiego. Spesso passo le serate con Melodie, una delle inservienti, ma la responsabile non vuole che ci frequentiamo. Il resto della setti­mana preferisco restare in camera a leggere».

    «Non dovresti piccola mia, è im­portante coltivare le amicizie».

    «Hai ragione Clarette, vorrei tan­to poter scrivere o chiamare Pierre qualche volta, ma non so mai dove inviargli le mie lettere. È sempre in giro per il mondo».

    «Pierre... gli manchi molto, sai? Mi chiede sempre di te quando mi telefona o passa a trovarmi. Ti fa­rebbe piacere rivederlo per le va­canze estive? Credo sia di ritorno in Francia. Se così fosse potreste andare insieme al mare. Ammesso che i tuoi genitori non abbiano altri programmi».

    «Sarebbe stupendo Clarette», ri­spose entusiasta Margot dall’altro capo del telefono.

    «Sono certa che anche a Pierre farà piacere passare del tempo con te: quel ragazzo è molto cambiato da quando è partito con la compa­gnia… teatrale».

    Un ticchettio silenzioso, simile ad un orologio mal regolato, iniziò a riempire il vuoto nei corridoi del collegio fino ad assumere il chiaro suono di tacchi decisi sul pavimen­to di marmo.

    «Madamoiselle Petrois? Sono ve­nuti a prenderla. Lasci che l'aiuti con i bagagli», disse una voce fem­minile bussando alla porta della camera.

    «Grazie Madame Giselle», rispo­se Margot con il cuore in gola per l'emozione.

    Madame Giselle la precedeva nel corridoio che portava dall'ala nord a quella sud con il suo passo deci­so. La responsabile delle inservien­ti era una donna vicino ai quaran­t’anni dal corpo slanciato e dai lun­ghi capelli neri sempre raccolti dietro la nuca con delle rigide mol­lette. La camicetta bianca stretta nella gonna a vita alta le infonde­va, tuttavia, una sensualità da don­na matura e sicura di sé che Mar­got avrebbe desiderato possedere, specialmente in quel momento.

    In cuor suo, Margot non poteva sapere che dietro quello scudo di austera disciplina si celava l’animo sensibile di una donna in preda a cocente passione nei confronti del capo giardiniere, tale Bernard, un uomo rozzo e sudato tanto quanto la sua predisposizione a sbagliare i congiuntivi ed abusare di epiteti. Un amore fatto di travolgenti in­contri e, allo stesso tempo, di re­pulsione e disgusto.

    La giovane Margot aveva vissuto per tutta la sua esistenza sotto una campana di vetro dove le uniche esperienze erano state quelle lette nei libri classici. Nulla della corru­zione e devianza in cui il mondo è intinto l’aveva ancora contagiata.

    Seguendo i passi di Madame Gi­selle, Margot non pensava minima­mente che il corridoio che stava percorrendo l’avrebbe condotta ad un’avventura che nemmeno nei li­bri più audaci avrebbe mai imma­ginato di vivere.

    Fuori dalle finestre alcuni giardi­nieri erano intenti a potare le siepi lungo i campi da tennis. Nei corri­doi alcuni operai stavano in­vece dando una passata di intonaco ai muri.

    «È giunta la stagione delle pota­ture», fece notare Margot per spez­zare quel silenzio innaturale, «dal­la finestra della mia camera non si riesce a scorgere altro».

    Madame Giselle con la coda del­l’occhio gettò un rapido sguardo fuori dalla finestra. Un attimo che le bastò per scorgere il suo Ber­nard: a petto nudo, nel mezzo di un’aiuola in fiore, con il corpo ma­dido di sudore ed i muscoli in pie­no spasmo per la fatica di recidere un rametto grande quanto un grissino. Un sussulto la percorse da capo a tacco a spillo facendole cedere un ginocchio.

    L’eleganza della donna non si in­crinò minimamente neppure quan­do, scivolando sulla cera passata di fresco, restò perfettamente in equi­librio dopo un tuffo carpiato con doppio avvitamento. Anni e anni di corridoi percorsi sui tacchi le ave­vano conferito una maestria acro­batica da trampoliere che Margot in vita sua avrebbe difficilmente eguagliato, essendo una convinta integralista delle ballerine.

    «Madamoiselle Petrois?» disse senza scomporsi minimamente la responsabile delle inservienti, «colgo l’occasione per ricordarle che la politica del collegio non in­centiva l’amicizia fra le inservienti e le collegiali. Mi sono giunte voci che sono sicura essere false. Sono certa che capisce a cosa mi sto ri­ferendo», commentò Madame Gi­selle per recuperare il rispetto poc’anzi perso su una lastra di marmo da poco lustrata.

    «Certo», si limitò a rispondere Margot. Non poter coltivare l’ami­cizia con Melodie aveva macchiato quel momento ilare, ma non avrebbe mai desiderato arrecare dei problemi all’unica amica che aveva trovato nel collegio.

    Ad ogni passo che l’avvicinava alla porta dell’uscita sud, il rumore dei tacchi di Madame Giselle veni­va sempre più coperto dal battito accelerato del cuore della ragazza. L'emozione iniziò a crescere den­tro di lei rendendo le gambe deboli e il fiato corto, con un piccolo ac­cenno d’asma e tussis nervusis. In più di un'occasione cercò di spec­chiarsi nei vetri del corridoio per controllare che i capelli fossero in ordine e il vestito cadesse bene. L’abito era nuovo: la madre lo aveva fatto recapitare giusto qualche giorno prima insieme ad un biglietto di scuse per non aver potuto passare alcuni giorni con lei. Era un abito molto semplice e dal taglio classico, perfettamente in linea con i gusti della madre. La confezione riportava la firma di un famoso stilista, molto quotato sulle passerelle parigine negli ultimi tempi. Il tessuto in lino lo rendeva leggero e morbido sul corpo magro e poco sviluppato di Margot.

    Monsieur Petrois invece, le aveva fatto recapitare dalla segretaria una prima edizione de Il grande Ga­tsby datata 10 Aprile 1925. Nel messaggio paterno veniva calda­mente espresso il rammarico per essere impegnato in una mostra di collezionisti in Malesia per tutto il mese.

    La macchina, una due cavalli ros­so ruggine, era parcheggiata di fronte all'ingresso sud, in un viot­tolo non asfaltato ricoperto perlo­più di ghiaia. Durante l’anno era principalmente usato per ragioni di servizio dal personale del collegio. Nel suo interno, al posto di guida, qualcuno era intento a fumare una sigaretta con una mano stesa fuori dal finestrino.

    Quando Madame Giselle aprì il portone, lo sportello della macchi­na si aprì con un breve ritardo.

    Una lunga gamba liscia ed ab­bronzata con al piede una vistosa scarpa col tacco, anticipò una don­na vestita

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