Capolavoro veneziano: Harmony Jolly
Di Nina Singh
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Info su questo ebook
Il migliore modo per essere donne felici? Spuntare tutte le caselle della propria lista dei desideri!
Tradita dal suo ex fidanzato, Maya Talbot ha deciso che d'ora in avanti si dedicherà esclusivamente ai suoi due unici amori: il viaggio e l'arte. Partita alla volta dell'Italia, Maya troverà proprio a Venezia - la città romantica per eccellenza! - una nuova, irresistibile passione tra le braccia del celebre scultore Vito Rameri.
Vito sembra un artista freddo e irraggiungibile ma, dopo esserne diventata la musa, Maya è decisa a far venire alla luce l'uomo che si cela dietro i suoi capolavori. E quello che scopre è ancora più stuzzicante...
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Anteprima del libro
Capolavoro veneziano - Nina Singh
successivo.
1
Nelle ultime quarantotto ore era successo l'impensabile. La vita di Maya Talbot era stata stravolta. Da fidanzata felice e dal futuro radioso, si era improvvisamente ritrovata sola.
Indignata per il tradimento subito, lanciò un sandalo contro la parete color crema. Guardando il segno che aveva lasciato, scrollò le spalle con indifferenza. Aveva problemi più gravi ai quali pensare.
Avrebbe dovuto sposarsi, ma dopo aver scoperto il tradimento del suo fidanzato, era stata costretta ad annullare il matrimonio. Adesso il suo cuore era spezzato e il suo futuro incerto.
Nonostante tutto, però non aveva alcuna intenzione di rinunciare al viaggio che sua nonna aveva tanto generosamente regalato a lei e a Matt.
Guardando la valigia nella quale aveva gettato qualche indumento alla rinfusa, cedette al pianto.
Come poteva affrontare un viaggio tanto lungo da sola?
Non ce l'avrebbe mai fatta.
«Matt, che cosa ti ho fatto di male? Perché mi hai punita in questo modo? Potevi lasciarmi e basta» gridò alla stanza mentre il soffitto alto rimandava l'eco del suo dolore mescolato a un senso di rabbia e d'impotenza.
Da quanto tempo la tradiva e con quante donne era stato? Non lo avrebbe mai saputo.
Si maledisse per non aver dato ascolto alla vocina nella sua testa che l'aveva messa in guardia sul suo fidanzato. Se fosse stata meno coinvolta dai preparativi del matrimonio, si sarebbe accorta del totale disinteresse di Matt riguardo alle loro nozze.
Maya si era assunta l'onere dell'organizzazione e non aveva dato troppo peso all'indifferenza del suo fidanzato. Pensava al viaggio straordinario che avrebbero intrapreso e che lei sognava dai tempi dell'università, quando si era appassionata allo studio della storia dell'arte. Desiderava così tanto un viaggio nel Vecchio Continente, ricco di storia, di cultura e di splendide opere d'arte, che tutto il resto era passato in secondo piano.
Per anni aveva fantasticato di visitare città come Venezia, Firenze, Roma, Parigi e Londra e adesso che il suo sogno si stava per realizzare, non era più così sicura di voler partire.
Da sola ogni cosa sarebbe stata diversa. Con chi avrebbe potuto condividere quell'esperienza? Pensò ai suoi compagni di università, la maggior parte dei quali non viveva più a Boston; alle sue cugine, ma Lexie aveva appena partorito e Zelda non poteva allontanarsi dall'ufficio e ai suoi colleghi, quasi tutti uomini ai quali non poteva chiedere di partire. Mentre le poche donne che lavoravano nell'impresa idraulica dello zio insieme a lei non potevano permettersi una vacanza tanto lunga.
Sua nonna Fran le aveva regalato quel viaggio che si era aggiudicata partecipando a un'asta di beneficenza che si era tenuta a Martha's Vineyard, dove abitava, dando fondo a tutti i suoi risparmi. Maya non poteva rinunciarci solo perché Matt l'aveva lasciata. Non poteva deluderla. Doveva partire a ogni costo e superare la paura di viaggiare da sola, nonostante il suo cuore spezzato le avesse tolto ogni energia.
Avrebbe affrontato la realtà, cominciando a comunicare la notizia della rottura del suo fidanzamento allo zio Rex, alla zia Talley, alle sue cugine e infine a Fran. Dopo avrebbe cominciato un nuovo capitolo della sua vita.
Pur non essendo colpa sua, temeva di deludere la sua famiglia.
Zio Rex adorava Matt. Non l'avrebbe presa bene, soprattutto perché era il figlio del suo socio in affari.
L'unica a capirla e a consolarla sarebbe stata la nonna. Prese il cellulare, lo guardò come se potesse esplodere da un momento all'altro, poi compose il numero.
«Maya, tesoro» rispose la nonna al primo squillo. «Avevo voglia di sentirti. Sei stata gentile a trovare il tempo di chiamarmi.»
Fran era la persona più generosa del mondo. Pensava sempre prima agli altri, poi a se stessa.
«Ciao, nonna. Spero di non averti svegliato.»
«Non dire sciocchezze. Non dormo più come una volta» ridacchiò lei. «Ti sembrerò sciocca, ma sono emozionata come se dovessi essere io a partire. Se solo fossi più autonoma...» sospirò.
Maya avrebbe tanto desiderato viaggiare per l'Europa in sua compagnia. Sarebbe stata la soluzione ideale a quella catastrofe, ma le condizioni di salute di Fran non glielo permettevano.
«Vorrà dire che mi accontenterò dei racconti della mia nipote preferita» aggiunse lei con dolcezza.
«Nonna... c'è una cosa che devi sapere» mormorò Maya, incerta.
«Tesoro, hai una voce così seria! Spero che tu non voglia ringraziarmi di nuovo. Sono così felice di avervi potuto regalare il viaggio che sogni da una vita. Non scherzavo quando ti ho detto che sei la mia nipotina preferita.»
Il legame profondo e sincero che legava Maya a sua nonna non aveva eguali. Dopo la perdita dei suoi genitori, deceduti in seguito a un incidente, i suoi zii e le sue cugine l'avevano accolta nella loro famiglia, facendo di tutto perché si sentisse a casa propria, ma era stata la nonna ad aiutarla a reagire, a superare il dolore di quella perdita devastante e a farle tornare la voglia di vivere. Non voleva darle un ennesimo dispiacere, ma non aveva altra scelta se non dirle la verità su Matt.
«Non ti ringrazierò un'altra volta, nonna, però...»
Fran la interruppe. «Hai messo in valigia il vestito rosso? Ti sta benissimo. Dovresti indossarlo più spesso, abbinandolo a quei sandali dal tacco alto che ti eri messa l'ultima volta che sei venuta a trovarmi» le suggerì in tono elettrizzato. «Sono emozionata per te, mia cara.»
Quella conversazione stava prendendo una piega che Maya non aveva previsto. Non potendo aggiungere altro dolore alla sua vita, in quell'istante decise di partire ugualmente, rimandando al suo ritorno la notizia della rottura del fidanzamento. Quel viaggio sarebbe stato una sfida che l'avrebbe aiutata a superare le sue paure, a dispetto di quello che le aveva sempre detto Matt riguardo alla sua incapacità di osare, di cimentarsi in qualcosa di nuovo, di esplorare cose nuove e lasciarsi andare. Non che il suo giudizio avesse più importanza ormai!
Decisa a non annullare il viaggio, si sarebbe goduta ogni istante del suo soggiorno in Europa.
Seduto al tavolo del suo bar preferito lungo il Canal Grande di Venezia, Vittorio Rameri osservò una giovane donna scendere da una delle numerose gondole che si erano accostate al marciapiede. Instabile, la vide agitare le braccia in cerca di un appiglio. Da un momento all'altro sarebbe caduta in acqua.
Nei suoi trentadue anni di vita non gli era mai capitato di assistere a una scena del genere. Esaminando il suo abbigliamento – pantaloni capri, pochette e top a collo alto – ritenne che fosse una turista americana. Probabilmente veniva da una grande città come New York, o Los Angeles.
Il pensiero di correre in suo aiuto gli attraversò la mente, ma era troppo distante perché potesse raggiungerla in tempo. Un attimo dopo assistette al tonfo. La malcapitata cadde in acqua di schiena, sollevando una colonna di spruzzi. Era successo tutto in una frazione di secondo, tanto che il gondoliere non si era reso conto di nulla.
Vittorio si schermò gli occhi dal sole con una mano.
Pensò che doveva essere ubriaca, anche se erano le prime ore del pomeriggio. Non era una novità vedere numerosi turisti alticci, ma nessuno era mai caduto da una gondola.
Una folla di curiosi si radunò intorno alla donna, ma nessuno riuscì a tirarla fuori dall'acqua.
Abbandonato il suo caffè e il quotidiano sul tavolino, Vittorio si precipitò a soccorrere la sconosciuta, facendosi largo tra la gente. L'espressione disperata sul suo viso lo aveva mosso a pietà. Chissà se si era fatta male.
Con l'aiuto del gondoliere, la issò sulla passerella di legno, la fece sedere per terra e ordinò che gli portassero un bicchiere d'acqua. Vito la sentì imprecare in inglese, lingua che comprendeva benissimo. La sua supposizione doveva essere corretta. Non solo quella ragazza era americana, ma era anche ubriaca.
«È ferita?» le domandò, guardandola con attenzione.
Due occhi del colore del cielo veneziano al tramonto si spostarono su di lui, lasciandolo senza fiato. I capelli incollati alle guance e alla fronte e il trucco sciolto non toglievano nulla alla sua bellezza.
Pallido, il gondoliere fissava la sua cliente senza riuscire a dire una parola.
Vittorio non avrebbe saputo dire chi dei due fosse più sconvolto.
«Grazie, chiunque lei sia» sussurrò l'americana, asciugandosi il viso con il dorso della mano. «Mi ha salvato la vita.» Poi si rivolse al gondoliere. «Non salirò mai più su una gondola, signore» dichiarò in tono inaspettatamente freddo.
Questa volta a Vito sfuggì una risata.
«Crede che sia divertente?» lo aggredì lei, gli occhi lampeggianti di rabbia.
«Mi dispiace, signorina. Non intendevo offenderla.»
Lei si strinse nelle spalle e si guardò i vestiti bagnati, incollati alla pelle, che evidenziavano la sua figura snella e armoniosa.
Approfittando di quel momento di distrazione, il gondoliere salì a bordo del suo mezzo e si allontanò in tutta fretta, lasciando la donna grondante e brilla in compagnia del suo soccorritore.
«Non ha ancora risposto alla mia domanda» le ricordò Vittorio.
«Quale domanda?»
«Le ho chiesto come si sente. Sta bene? È ferita?»
Lei scosse la testa. La rabbia che l'aveva incendiata un attimo prima sembrava essere svanita di colpo. Si sentiva così a disagio che non sapeva dove guardare.
«Sto bene, grazie. Sono solo in imbarazzo per quanto è successo» aggiunse, guardando la piccola folla che non si era ancora dispersa.
«Non ci faccia caso. A Venezia le persone cadono di continuo dalle gondole» mentì Vittorio.
Lei lo scrutò con quegli occhi incredibili, color zaffiro, che illuminavano la sua pelle olivastra, conferendole un aspetto esotico e sorprendentemente attraente.
Vito non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo volto.
«Come mai non le credo?» ribatté lei, corrugando la fronte.
«Forse perché non è vero» confessò lui, strappandole una risata.
«Grazie di aver tentato di salvaguardare il mio amor proprio. È stato un gesto gentile. Ma soprattutto grazie di avermi salvata da una morte per annegamento. Senza il suo aiuto sarei affogata. Sono viva ma con l'orgoglio ferito» aggiunse lei con un sospiro.
Vittorio si passò una mano tra