Fuori luogo
Di Guida Lucio
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Info su questo ebook
La fatica è quella di liberare il cuore dall’angoscia delle stanze e delle ombre per riscoprire spazi e luci.
La memoria si veste talvolta di allegria, ma svela inevitabili ed antiche paure, silenzi, vuoti.
Fuori luogo ha lo spessore dell’esperienza umana vissuta e sofferta, contraddistinta da un unico sentimento. L’Amore.
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Anteprima del libro
Fuori luogo - Guida Lucio
Albatros
Nuove Voci
Ebook
© 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma
www.gruppoalbatrosilfilo.it
ISBN 978-88-567-7766-6
I edizione elettronica maggio 2016
Premessa
Carissimi figli miei, luce dei miei occhi, questo libro è dedicato a voi.
Ed è dedicato a tutte le persone che io amo.
Ogni parola di questo libro è scritta con il pensiero rivolto a mia madre, di cui sento una grande mancanza.
Mi dà conforto riconoscere, nei miei gesti, nelle mie parole, lei. Mia madre ha lasciato la Terra, ma continua a vivere, in me. Mamma ha raggiunto l’immortalità.
Raggiungere l’immortalità e comprendere l’eredità sono i due obiettivi che ho sempre perseguito nella mia vita. Per comprendere l’eredità che mi hanno donato i miei genitori è necessario ricordare, conoscere la loro vita.
L’eredità non è ciò che ci lasciano i nostri genitori alla loro morte. L’eredità è ciò che i nostri genitori ci donano quando noi nasciamo: i loro ideali, il loro vissuto, le loro disgrazie, le loro gioie.
E può non essere la stessa tra fratelli. Talvolta può essere diversa, iniqua, anche ingiusta perché possiamo nascere in momenti di ideali, di vissuto diversi.
Comprendere la loro eredità mi permette di far vivere sempre le persone che io ho amato.
Raggiungere l’immortalità significa sperare di vivere, oltre me, in voi.
Miei cari figli, conoscere l’eredità che io vi ho donato mi permette di sperare che voi comprendiate ogni mio gesto, ogni mia parola, ogni mio silenzio, ogni mio abbraccio, ogni mia lacrima, ogni mio sorriso, ed anche ogni mio rimprovero, spero per voi dolce.
Questo mio libro nasce anche dal desiderio che possiate capire quanto vi ho amato, vi amo e vi amerò per tutta la vita, e anche dopo.
E quando morirò vogliatemi un po’ di bene. Nella mia vita non volevo altro. Non chiedevo altro.
Napoli, 12 settembre 2014
Capitolo 1
Io sono stato concepito nell’aprile del 1937, in un tiepido pomeriggio di primavera, a Napoli.
L’aria era leggera, e tremendamente pesante. Era leggera per le persone che passeggiavano ostentando la propria ricchezza, vestendo abiti eleganti in compagnia delle proprie dame, che si proteggevano da quel sole pallido con il loro ombrellino. Era leggera per i gerarchi che con il loro passo tronfio ostentavano la loro fierezza. Era pesante per gli scugnizzi che correvano urlando dietro ad un pallone di pezza, con lo stomaco vuoto per la fame. Era pesante per gli ambulanti che vestivano di stracci e speravano con le loro grida sorde di vendere qualcosa. Era di paura, di silenzio per gli omosessuali, per gli ebrei, che dovevano nascondere la loro identità. Napoli era silenziosa, era chiassosa, era buona, era crudele, era dolce, era spietata.
Mio padre, come tutti i giorni, alle cinque interrompeva il suo studio, e si affacciava dal balcone per conversare con Mafalda, la sua fidanzata. Ma quella volta Mafalda non c’era. Mio padre guardò intorno e casualmente pose lo sguardo tre piani più in alto. Vide una ragazza, mia madre, seduta su una sedia, intenta ad asciugare i suoi bei capelli neri. Scorse le sue gambe sottili, lunghe, scorse il suo corpo, acerbo, ma sinuoso, formoso. Mio padre aveva 16 anni, mia madre 15.
Mio padre rimase folgorato dalla sua bellezza. Non si sarebbe dato pace finché non l’avesse conosciuta. Finalmente, qualche giorno dopo, la vide al portone. Interruppe lo studio, scese frettolosamente e con una scusa banale, molto banale, la fermò. Mia madre sorrise. Mamma aveva un sorriso splendido, timido, irresistibile.
Mio padre era un bel ragazzo. I suoi capelli erano neri, già un po’ stempiato, con i baffetti. I suoi occhi erano di colore diverso, poiché da piccolo, per difendere un amico, fu colpito ad un occhio da una pietra. Quell’occhio si ruppe e perse la vista. Sempre ben vestito, frequentava uno dei Licei Classici più prestigiosi di Napoli. Mio padre era il primo di quattro figli, due maschi e due femmine. La sua famiglia apparteneva alla media borghesia.
Mio