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Aureoregnanti
Aureoregnanti
Aureoregnanti
E-book282 pagine3 ore

Aureoregnanti

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Info su questo ebook

Un regnante riluttante, inesperto e inefficace deve diventare il capo di cui il suo popolo ha bisogno quando la retorica piena di odio di un antico rivale fomenta la ribellione.

Il giovane regnante ha un’alleata e mentore, una donna competente che governa il regno a sud del suo. Purtroppo, un antico trattato magico tra i loro regni fa sì che ella non possa inviare i propri soldati, le proprie navi volanti o le sue pistole a pressione. Quello che però può fare è condividere una nuova tecnologia magica per la comunicazione... e il suo corpo scelto di Attendenti dei Grifoni...

LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2016
ISBN9781507164501
Aureoregnanti

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    Anteprima del libro

    Aureoregnanti - Mike Reeves-McMillan

    Indice

    Capitolo 1: Una scintillante serata di preziosi progressi....1

    Capitolo 2: Beltà..............................................................................8

    Capitolo 3: Un guardalontano per Determinato..................12

    Capitolo 4: Notizie ed eventi.....................................................20

    Capitolo 5: Magia della mente..................................................27

    Capitolo 6: Discorsi in piazza....................................................33

    Capitolo 7: L’elenco del Generale Rosso...............................38

    Capitolo 8: Meno che Ammirevole...........................................46

    Capitolo 9: Imboscata..................................................................52

    Capitolo 10: Il processo..............................................................57

    Capitolo 11: Verdetto..................................................................66

    Capitolo 12: Guardia cittadina..................................................75

    Capitolo 13: Il decreto.................................................................84

    Capitolo 14: Il giuramento di Affidabile.................................92

    Capitolo 15: Problemi di trattato.............................................96

    Capitolo 16: Le Terre Erbose..................................................104

    Capitolo 17: La battaglia di Lungolago Koslin...................112

    Capitolo 18: Profughi................................................................120

    Capitolo 19: Scontro di caratteri...........................................127

    Capitolo 20: L’incontro con Vittoria.....................................132

    Capitolo 21: Reclami e soluzioni............................................137

    Capitolo 22: Conoscerti meglio..............................................144

    Capitolo 23: La soluzione.........................................................150

    Capitolo 24: Briefing.................................................................157

    Capitolo 25: Attacco agli zoocefali........................................161

    Capitolo 26: La battaglia di Bocca di Serpente.................165

    Capitolo 27: Legame giurato..................................................171

    Capitolo 28: Annuncio ufficiale..............................................180

    Capitolo 29: Non tanto Deciso................................................186

    Capitolo 30: Talpa......................................................................190

    Capitolo 31: A palazzo...............................................................195

    Capitolo 32: Il Protettore.........................................................199

    Capitolo 33: Koslin.....................................................................204

    Capitolo 34: Isola........................................................................209

    Altro sugli Attendenti dei Grifoni.........................................214

    Riconoscimenti............................................................................215

    Note sull’autore..........................................................................216

    A Erin, la mia eroica servitrice civile.

    Capitolo 1: Una scintillante serata di preziosi progressi

    Il giovane uomo seduto alla vecchia e pesante scrivania sospirò e lasciò cadere una pila di fogli sul piano ingombro davanti a sé. Era una relazione sul movimento Purezza Umana e sul suo leader, Ammirevole Pietrargento, l’Aureosindaco di Altecolline. Il contenuto gli aveva ristretto la fronte a un cipiglio.

    La luce stava svanendo e la stanza dal pavimento di pietra, già fresca di solito, iniziava a diventare fredda. Si allungò a toccare il sigillo alla base della lampada d’ottone sulla scrivania, che diffuse la sua fredda illuminazione nella stanza mentre lui mormorava il termine nanico che indicava la luce. Poi pronunciò l’incantesimo che regolava le alte colonne nere in ferro per il riscaldamento, ai lati della sua sedia. Come gran parte dell’arredamento della stanza, erano vecchie. Sentì l’odore del tessuto delle sue maniche che si tostava e abbassò di nuovo la temperatura. I suoi piedi ripresero a congelarsi, nonostante indossasse due paia di calze.

    Concentrato com’era sui dispositivi, a stento sentì un indeciso colpetto alla porta.

    «Sì, Affidabile?» rispose.

    Il suo segretario, Affidabile Mercante, sporse il suo viso da coniglio oltre la porta.

    «Vi chiedo scusa, Aureoregnante», disse, rivolgendosi al padrone con il suo titolo. «Intendevate unirvi ai vostri Aureogovernatori per il loro incontro trimestrale di questa notte?»

    «Sono stato invitato, questa volta?»

    Il segretario abbassò lo sguardo e arrossì. «Ah, non proprio, Aureoregnante. Ma sì terrà qui a Lungolago Koslin questo trimestre...»

    «Appunto. Quando?»

    «Secondo le minute dell’ultimo incontro», disse il segretario, avanzando nella stanza con un pezzo di carta, «alla dodicesima campana profonda». Mise il foglio sulla scrivania, indicando con un dito l’informazione scritta in basso.

    Il giovane Aureoregnante, il cui nome proprio era Determinato, socchiuse gli occhi quando notò che l’ultima voce del precedente ordine del giorno, incompleta, era il movimento Purezza Umana. Diede uno sguardo all’elaborato orologio di fabbricazione nanica nell’angolo. «Questo allora mi dà il tempo di leggere le minute». Ribaltò le carte per iniziare dalla prima facciata.

    Il segretario tossì. «E potrei suggerirvi una camicia pulita, Aureoregnante?»

    Determinato abbassò lo sguardo sui suoi polsini stropicciati, chiazzati di schizzi d’inchiostro e polvere. «Puoi. Fammene portare giù una. E la mia giacca verde. Se fa così freddo dentro, non voglio pensare a come sia per le strade».

    Per uscire si passava attraverso la Galleria degli Aureoregnanti e Determinato si accigliò davanti ai ritratti a grandezza quasi naturale dei suoi predecessori. Studiando storia all’Università di Antica Turfrae, aveva sperimentato una curiosa duplice consapevolezza di loro, vedendoli al tempo stesso come figure storiche e come suoi antenati. Avrebbe potuto indicare ogni errore che avevano fatto, ogni compromesso o concessione imprudente, e le loro motivazioni, giuste e sbagliate. Diede un’occhiataccia particolare alla sua trisnonna, dall’inappropriato nome di Prudenza, che aveva incaricato gli Aureogovernatori di raccogliere (e rendicontare) le tasse del regno nelle loro province e aveva accelerato la perdita di potere e influenza del ruolo di Aureoregnante.

    «E così io oggi sono qui», mormorò tra sé.

    «Chiedo scusa, Aureoregnante?» disse Affidabile.

    «Niente», disse Determinato.

    L’Aureogovernatore Lago aveva un municipio quasi di fronte al palazzo dell’Aureoregnante. Mentre Determinato attraversava la strada, il suono dei suoi passi rimbombava sul lastricato, l’eco affievolita dai rampicanti ornamentali che crescevano lungo le mura di entrambi gli edifici. Con Affidabile un passo dietro di lui, marciò su per gli scalini di marmo fino alla porta di Lago.

    Un valletto con indosso la livrea dell’Aureogovernatore si fece avanti come per fermarlo, ma Determinato si limitò a incrociarne lo sguardo, con le sopracciglia alzate, e continuò a camminare. L’uomo si fece indietro, alzando le mani in un gesto che stava a significare Non intendo farmi coinvolgere.

    Un uomo dai capelli grigi in un lungo soprabito blu, accompagnato da una giovane donna con un soprabito parecchio simile ma modellato per il suo fisico molto più sottile, stavano salendo lungo la scalinata interna. La donna sentì il suono dei passi di Determinato, a cui facevano eco quelli più leggeri e meno decisi del suo segretario, e si guardò alle spalle. La riconobbe come Cortesia Albericavi di Costa Occidentale, che accompagnava suo padre, l’Aureogovernatore di Costa Occidentale. Lei tornò a voltarsi senza rivolgergli neppure un cenno del capo.

    Le sue rare conversazioni con Cortesia erano solo servite a dimostrare che loro due non avevano nulla in comune, ma ne fu ugualmente seccato.

    Quando i due entrarono nella sala da tè in cima alle scale, era proprio dietro di loro, e rivolse la sua migliore occhiataccia aristocratica al valletto sulla porta che, come il suo collega al piano di sotto, non osò fermare davvero l’Aureoregnante.

    C’erano, ovviamente, solo sedie bastanti per gli Aureogovernatori e gli ospiti da questi invitati, perlopiù eredi, consiglieri o segretari. La padrona di casa, Felicità Lago, accolse la presenza dell’Aureoregnante con evidente emozione, e fece cenno ai valletti di andare a prendere altre due sedie.

    Dopo che il tè fu stato servito e sorseggiato, e i dolcetti speziati sbocconcellati, l’Aureogovernatore Lago mise giù la sua delicata tazza da tè e si appoggiò allo schienale della sedia, segno che ora si poteva iniziare a discutere di lavoro. Gli altri interruppero le loro conversazioni, nessuna delle quali coinvolgeva Determinato, e si voltarono verso di lei.

    «Durante il nostro ultimo incontro, stavamo parlando», disse lei nel suo stile languido, «di Purezza Umana».

    «E io stavo dicendo», disse brusco Costa Occidentale, «che dovresti tenere d’occhio il tuo ragazzo». La contea di Altecolline, la proprietà di Pietrargento, era situata nella Provincia di Lago.

    «Sei contrario a questa filosofia?» disse Tenace Fiume del Nord, gettando la testa indietro e fissando l’uomo anziano con le mani sui fianchi, allargando le narici.

    «Niente affatto», disse Costa Occidentale. «Tuttavia disapprovo il consentire a uno degli Aureosindaci di ottenere troppo seguito».

    Questo causò saggi cenni di assenso col capo in tutta la stanza.

    «Chi dice che io non lo stia controllando da dietro le quinte?» disse Lago.

    «Lo stai facendo?» chiese Fiume del Nord, con la fronte aggrottata. Fiume del Nord tendeva ad aver bisogno che gli si spiegassero le cose.

    Lago non rispose, limitandosi a rivolgergli un’occhiata vacua.

    «Non è solo la tua provincia a essere coinvolta, però», disse Millecolline, una donna anziana tremula e querula. «I nani della mia provincia sono venuti a chiedermi cosa sto facendo per proteggere loro e i loro beni. Ci sono molte miniere a Millecolline, lo sapete».

    Tutti erano molto ben consci delle miniere di Millecolline.

    «Cosa gli hai detto?» chiese Costa Occidentale.

    «Ho detto che avrei esaminato la cosa, ovviamente», rispose lei. Ci furono altri cenni di assenso. Era un pubblico affidabile.

    «Non vedo il problema», disse Fiume del Nord. «Non stanno facendo niente di male. Hanno diritto alle loro opinioni in base al Codice delle Volontà».

    «Hanno diritto alle loro opinioni religiose e filosofiche», disse Determinato. «Le opinioni politiche sono un altro discorso».Aveva cercato di trattenersi dal parlare, ma non poteva lasciar passare quell’affermazione. Aveva studiato intensivamente l’antico Codice delle Volontà, fondamento di tutte le leggi umane, all’Università di Antica Turfrae.

    Nessuno diede seguito alla sua obiezione.

    «La loro filosofia dà ai frustrati e ai sottoccupati tra le classi di Rame qualcosa da fare con le loro energie in eccesso», disse Rupi del Sud, un uomo di mezza età col volto segnato dagli elementi. «Non vedo cosa ci sia di male».

    «È facile per te dirlo», vibrò Millecolline. «C’è già tanto da fare nella tua provincia».

    «Non è colpa mia se sulle tue colline non cresce molto grano», ribatté Rupi del Sud. «La maggioranza dei piantagrane che ho io scendono dal confine in cerca di lavoro che non ho».

    La discussione si dissolse in un copione di lamentele che risalivano tre generazioni tra le due province confinanti, e ci volle un po’ di tempo prima che Lago riuscisse a riportarla in carreggiata.

    «Stavamo discutendo», disse, «di Purezza Umana». Per il suo standard, stava parlando in modo enfatico. «E, Consolazione, anche a me arriva molta della tua gente, a proposito. Buoni lavoratori, in genere». Millecolline si pavoneggiò per il piccolo, per quanto ambiguo, complimento, e lanciò un’occhiataccia a Rupi del Sud, ma smise di lamentarsi.

    «Forse», disse Beltà Seiforre, l’unico Aureogovernatore a non aver parlato fino a quel momento, «dovremmo discutere del perché ci sia tanta gente frustrata, per cominciare».

    «È colpa di Koskant», disse immediatamente Rupi del Sud. «Se non avessero bloccato il commercio nel golfo...»

    «Pessimi raccolti...» aggiunse Millecolline.

    «Avidi nani maledetti dai Nove», disse Fiume del Nord. «E quei centauri al di là del mio fiume...»

    Uno dopo l’altro, ogni Aureogovernatore riuscì a trovare una ragione per cui non fosse sua la colpa se la gente non prosperava. Seiforre ascoltò con pazienza, voltando la testa da un oratore al successivo. Quando il suo sguardo incrociò quello di Determinato, fece fluttuare appena una palpebra, e proprio nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono. Nonostante l’angoscia per come la riunione stava procedendo, lui dovette stringere le labbra per impedirsi di sorridere.

    Quando la litania di lamentele scemò, Seiforre disse: «Penso sia meraviglioso che voi tutti abbiate fatto così tanto per debellare i problemi che la vostra gente affronta, cosicché sono rimasti solo fattori al di fuori del vostro controllo. Davvero, meraviglioso. Dunque immagino che l’unica domanda rimasta da farsi sia: faremo fronte comune in merito a questo movimento Purezza Umana, o... studieremo ulteriormente l’argomento e ce ne occuperemo in maniera individuale?»

    In genere teneva il viso fermo, presumibilmente per non rovinarsi il trucco, e la sua voce era modulata con attenzione, perciò a molti degli Aureogovernatori era sfuggito il sarcasmo, pensò Determinato. Di certo era sfuggito a Fiume del Nord, ma a Fiume del Nord sarebbe sfuggito l’essere stato colpito con un sacco pieno di pietre. Lago, pensò, avrebbe dovuto notarlo, ma la sua espressione rimase immutata mentre riprendeva il controllo della riunione.

    «Grazie, Beltà, è esattamente la domanda che abbiamo di fronte. Ascoltiamo l’opinione dei convenuti e, se opteremo per una risposta comune, potremo decidere in seguito quale sarà. In ordine di anzianità, dunque, Consolazione?»

    «Individualmente», disse Millecolline. «Dopo tutto ognuno di noi ha problemi differenti nella propria provincia».

    Lago si rivolse a Costa Occidentale, il secondo più anziano, con un’espressione interrogativa. Anche lui votò per una reazione individuale.

    E così Rupi del Sud. «Vediamo», disse Lago, «chi c’è dopo?» Si voltò verso Seiforre. «Beltà?»

    Artigli da gatto, pensò Determinato. Le due donne avevano all’incirca la stessa età, ma Lago sembrava di parecchi anni più anziana.

    «Oh, tocca a me?» disse Seiforre. «Dimenticavo che sei un po’ più giovane, Felicità. Per quel che vale, io penso che dovremmo fare fronte comune, ma temo di essere già in inferiorità di voti».

    Lago si limitò ad annuire e votò per l’azione individuale. Prevedibilmente, Fiume del Nord, il più giovane dei sei, fece altrettanto.

    «Allora è deciso», disse Lago. «Ognuno di noi disporrà per sé, anche se manterremo aperta l’opzione di discutere una posizione comune al nostro prossimo incontro. Che si terrà nella tua provincia, ritengo, Tenace».

    Fiume del Nord annuì, dandosi un’aria di importanza. «Sì, mi attendo di vedervi lì in un quarto di anno», disse.

    «Molto bene», disse Lago. «Come sempre, siete tutti invitati a fermarvi per la cena. Oh, Determinato, mi spiace, caro, non ti attendevo e dunque non ho dato disposizioni adeguate».

    Quella era una scusa debole e trasparente per escluderlo dalla cena, dove senza dubbio si sarebbero discussi i veri argomenti della serata. Anni di addestramento a non fare scenate sovrastarono la familiare, rabbiosa impotenza che gli faceva bruciare gli occhi.

    «Non serve scusarsi, Lago», disse, usando il nome della sua affiliazione anziché il suo per enfatizzare la distanza tra loro, ma senza menzionare il suo titolo dato che lei non aveva usato quello di lui. Si inchinò di due centimetri scarsi. «Sono ben fornito al di là della strada. Andiamo, Affidabile».

    Lei si inchinò a sua volta, appena un po’ più profondamente, e distolse del tutto l’attenzione da lui. Né altri gliene diedero alcuna, a eccezione di Seiforre, che si inchinò al suo passaggio. Lui si sporse verso di lei, coperto dal brusio delle conversazioni in atto, e sussurrò: «Gradirei che parlassimo».

    «Sesta campana», sussurrò lei di rimando. Lui annuì e uscì dalla stanza.

    «Bene,» disse Determinato ad Affidabile mentre attraversavano la strada buia, «è stata una scintillante serata colma di preziosi progressi».

    Il piccolo segretario non commentò.

    Capitolo 2: Beltà

    A metà tra l’alba e il mezzogiorno del giorno seguente, proprio quando la sesta campana profonda suonò dalla torre astronomica dell’Alto Tempio, un domestico accompagnò Beltà nell’ufficio di Determinato. Lei si tolse il semplice mantello che indossava sopra gli abiti eleganti e lo diede all’uomo perché lo appendesse.

    Non era, aveva sempre pensato Determinato, davvero bella, se la si guardava da vicino, ma si presentava così bene che probabilmente in molti pensavano che tenesse fede al proprio nome.

    Non era richiesto dal protocollo, ma Determinato si alzò e girò attorno alla scrivania per stendere l’avambraccio accanto a quello di lei nel tradizionale saluto degli Alti Aurei. Fece cenno all’Aureogovernatore di sedersi di fronte alla scrivania e tornò dietro di essa.

    «Beltà, è un piacere vederti, come sempre», disse, mentre la porta si apriva per far entrare Affidabile.

    Lei gli rivolse un grazioso cenno del capo. Il segretario si sedette con discrezione su una sediolina su un lato dell’ufficio, tenendo pronti matita e blocco per appunti.

    Gli occhi di Beltà osservarono le pareti attorno a lei per qualche istante. «I libri sono nuovi, non è vero?» chiese.

    «Anche molte delle librerie», disse Determinato. «Mio zio era...» Fece una pausa, cercando un modo per descrivere con tatto il precedente Aureoregnante.

    «Più interessato ai cavalli», suggerì Beltà.

    «E al vino», mormorò Determinato.

    «Una sventurata combinazione, come si è poi visto», disse lei. «Almeno per lui».

    Anche per me, pensò lui, ma non lo disse.

    «Ho avuto l’impressione, Beltà», disse Determinato, passando agli affari, «che potremmo avere argomenti di cui discutere».

    «Beh, Determinato», disse lei, cogliendo il suo suggerimento e usando il suo nome proprio, «questa è la mia situazione. Ho l’unica provincia a non avere confini esterni, per non menzionare il fatto che è piena di rocce e che se si spianassero i picchi le sue dimensioni raddoppierebbero. Dipendo, pertanto, dal buon cuore dei miei vicini, ma sono altresì influenzata dai loro problemi e dalle loro decisioni sbagliate. Se Fiume del Nord offende i centauri, diventa più arduo per me vendere loro il cuoio. Se Rupi del Sud maltratta i suoi lavoratori portuali e loro scendono in rivolta, diventa più arduo per me spedire vino a Koskant. E se c’è un generale malcontento civile e gli gnomi e i nani mantengono un basso profilo, a me costa di più acquistare attrezzature. Nessuno di questi problemi è irrisolvibile. Non alzo le mani al cielo incolpando chiunque altro, come alcuni Aureogovernatori che potrei nominare. Ma rendono tutto più difficile. Di conseguenza, sono a favore dell’unità nazionale, il che significa che sono inevitabilmente a favore di un forte Aureoregnante».

    «Sfortunatamente, tu e io sembriamo essere gli unici», disse Determinato mestamente. «Convincere gli altri è come cercare di vendere meloni marci».

    «Lo è. Perciò dobbiamo lavorare con ciò che abbiamo, e cercare di farlo diventare più simile a ciò che vogliamo. Non posso sistemare le province di tutti gli altri, ma farò quello che posso per la mia».

    «Stai facendolo molto bene», disse lui. «La nuova scuola di magia, le scuole in generale...»

    «Dispongo di fondi limitati», disse lei. «Mi sono chiesta, come posso creare la maggiore prosperità nel minor tempo con i fondi che possiedo? E poi ho visto quel che sta facendo la giovane Vittoria giù a Koskant, e la risposta è stata ovvia. Istruisci la gente, fallo bene, e tutto il resto diverrà più semplice».

    «Ma devo supporre», disse lui, «che i tuoi laureati stiano andando in altre province?»

    «Faccio del mio meglio per creare impegni appropriati per i miei laureati», disse lei. «Ma sì, c’è un certo flusso in uscita. Tendono a mandare soldi, però, perciò non è una cosa del tutto negativa».

    «Se annunciassi un’iniziativa per migliorare l’istruzione nell’intero regno...»

    «Incontreresti ogni genere di opposizione, ma sì, è una buona idea. Forse potresti destinarvi, diciamo, un ottavo delle tasse del regno?»

    «Perché non un sedicesimo?» controbatté lui. «Delle tasse che mi giungono effettivamente, vale a dire. Se venissi fermata da un bandito, chiedo scusa, da un Aureofunzionario in una delle aree più remote del regno di Denning, dichiarerebbe di star raccogliendo le tasse per mio conto, ma se insistessi ammetterebbe che mi fa risparmiare il ricarico amministrativo che avrei se le mandasse davvero a me. Dopo tutto, direbbe, il denaro tornerebbe indietro, o altrimenti sarebbe per definizione sprecato».

    «Molto generoso». Lei sorrise.

    «Davvero. Eppure, come dici, l’istruzione è il punto migliore da cui iniziare a spendere i soldi che abbiamo, e dovrebbe iniziare anche a combattere questa cosa senza senso di Purezza Umana, dato che si basa sulla pura ignoranza e stupidità».

    «Non riesco a capire bene se sei a favore di Purezza Umana o meno», disse l’Aureogovernatore con un’espressione seria sul volto.

    «Sì, beh. I nani possono pure essere dei piccoli stronzi arraffasoldi, ma almeno sai sempre cosa vogliono. Negoziano duramente ma correttamente. E i centauri sono persone decenti, per la mia esperienza. Preferirei molti di quelli che ho incontrato a parecchi umani, non esclusi gli altri Aureogovernatori. Purtroppo, quando l’Aureosindaco di Altecolline dice alla gente comune che tutti i loro problemi sono colpa di qualcun altro, parla a orecchie che vogliono sentire. E quando suggerisce di picchiare gli zoocefali e gli gnomi

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