Vieni da Me
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Weird - racconto lungo (43 pagine) - Se quel tremendo errore fosse stato ideato da qualcos'altro?
Se non fosse solo colpa nostra? Se quel tremendo errore fosse stato ideato da qualcos'altro?
Se il nostro male nutrisse un essere invisibile, tu come vivresti?
"Vieni da me"
"No!"
"Vieni da me!"
"Non voglio!"
"Oh sì tu lo farai. Prima o poi tutti verranno da me"
Chiofalo Roberto pianse per la prima volta il 31 ottobre del 1985, intorno alle 3 del mattino, in un ospedale della provincia di Latina. Ha una passione per ogni tipo di forma d'arte creativa oltre che al cibo, i viaggi e tutto ciò che può farlo sembrare un essere felice. Nell'attesa dell'inevitabile si diverte a scrivere canzoni che di rado finiscono su qualche palco e nelle orecchie di una manciata di ascoltatori. Ha un breve racconto nel cassetto che una volta spolverato (sia il racconto che il cassetto) potrebbe esser letto da un'altra ventina di persone.
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Anteprima del libro
Vieni da Me - Roberto Chiofalo
A cura di Luigi Pachì
Delos DigitalRoberto Chiofalo
Vieni da Me
RACCONTO LUNGO
ISBN 9788825424317
© 2023 Roberto Chiofalo
Edizione ebook © 2023 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
Collana a cura di Luigi Pachì
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Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.
Indice
Copertina
Il libro
L'autore
Vieni da Me
1. Orgoglio
2. Controllo
3. Distrazione
4. Successo
5. Impari
6. Ordine
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Il libro
Se quel tremendo errore fosse stato ideato da qualcos'altro?
Se non fosse solo colpa nostra? Se quel tremendo errore fosse stato ideato da qualcos'altro?
Se il nostro male nutrisse un essere invisibile, tu come vivresti?
Vieni da me
No!
Vieni da me!
Non voglio!
Oh sì tu lo farai. Prima o poi tutti verranno da me
L'autore
Chiofalo Roberto pianse per la prima volta il 31 ottobre del 1985, intorno alle 3 del mattino, in un ospedale della provincia di Latina. Ha una passione per ogni tipo di forma d'arte creativa oltre che al cibo, i viaggi e tutto ciò che può farlo sembrare un essere felice. Nell'attesa dell'inevitabile si diverte a scrivere canzoni che di rado finiscono su qualche palco e nelle orecchie di una manciata di ascoltatori. Ha un breve racconto nel cassetto che una volta spolverato (sia il racconto che il cassetto) potrebbe esser letto da un'altra ventina di persone.
1. Orgoglio
Un cielo più monocromatico che mai, privo di nuvole, ma con mille puntini luminosi per stelle. Una luna viva a metà compiva il suo dovere alla perfezione riflettendo un sole che sembrava non avere intenzione di tornare. Un’immensità nera sovrastava la città; palazzi a perdita d’occhio si perdevano fino l’orizzonte.
Dal punto più alto del grattacielo più alto il rombo dei motori, la civiltà e il caos urbano somigliavano più al respiro del vento tra le fronde di un albero.
Due pozzi profondi capaci, pare, di attingere direttamente al centro della terra, fissavano come occhi inumani, senza espressione, quel danzare di luci ipnotiche che si accendevano e spegnevano, che nascevano e morivano nelle strade sotto di essi. Dalle finestre vibranti di quelle gabbie, create dalle persone, chiamate casa, si intravedevano esseri semplici impegnati a sopravvivere ognuno nei propri panni, ognuno sui propri passi.
A vestire i due pozzi c’era una pelle – se si può definire tale – bianca, pallida. Due fori piccoli quanto una moneta, esattamente dove avrebbero dovuto esserci le orecchie, fungevano da corridoio per le percezioni, giungendo direttamente al centro di un cranio. Un cranio, in cui avrebbero dovuto echeggiare i pensieri, le idee e le paure di un essere comune; e che invece era vuoto, silenzioso, spento.
Una forte folata di vento arrivò inattesa da una direzione indefinita. Ciò non turbò minimamente quell’essere dall’espressione vuota, immobile. Non umana.
Se avesse avuto lunghi capelli, sarebbe stato possibile scambiarlo per una strana bandiera dei pirati. Ma non aveva capelli, né peli; e per asta solo un esile corpo di ossa bianche come il latte.
Qualcosa in lui si mosse, qualcosa attirò la sua attenzione, per i corridoi scivolò una percezione. Dal fondo dei pozzi prese vita uno strano luccichio, sempre più intenso e accecante. Sotto i fori che aveva al posto delle orecchie, qualcosa si agitò, si allargò. Diamine, sembrava stesse sorridendo. Non aveva denti e labbra ma, cavolo, quello era proprio un sorriso.
Una finestra del palazzo di fronte aveva attirato la sua attenzione. La luce della stanza si era appena spenta; probabilmente gli abitanti dell’appartamento erano andati a dormire, o forse erano usciti per unirsi alle danze sottostanti. Tutto nella norma, ma lui sapeva cosa stesse per accadere. Loro se ne sarebbero presto resi conto. Molto presto, quando ormai sarebbe stato troppo tardi.
Un pullman pieno di turisti passò sulla via più affollata della città. Gente proveniente da tutto il mondo, con le loro faccine sorridenti, bambini urlanti e ragazzi a caccia di esperienze da ricordare con donne desiderose di recuperare le avventure perse durante la loro giovane età. Quando erano state troppo impegnate a fare le brave ragazze. Tutti, ma proprio tutti, armati delle loro macchine fotografiche ben cariche.
Tutti, ma proprio tutti, a scattare frenetici in ogni direzione. Nessun dettaglio del centro città sarebbe