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I Piombi Neri
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I Piombi Neri
E-book63 pagine49 minuti

I Piombi Neri

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Info su questo ebook

Venezia, ottobre 1776.
Alvise Contarini, professore di arti magiche alla Scuola Grande di San Giuliano nota delle presenze sospette aggirarsi nel parco dell'istituto. Decide di andare a controllare ma viene aggredito. Inizia una lunga ricerca per capire chi fossero i maghi che l'hanno tramortito e cosa volessero da lui. Finisce così per indagare sui Piombi Neri, un'antica congrega di maghi malvagi che, a quanto pare, non si è estinta come tutti credevano.
LinguaItaliano
EditoreNero Press
Data di uscita1 ago 2021
ISBN9788885497597
I Piombi Neri

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    Anteprima del libro

    I Piombi Neri - Marcello Vivaldi

    PiombiCoverNP

    Innesti

    Marcello Vivaldi

    I PIOMBI NERI

    Fantasy storico/magico 

    ambientato a Venezia nel 1776

    NPdigitalEbook

    I Piombi Neri

    di Marcello Vivaldi

    Immagine di copertina elaborata a partire da:

    © AdobeStock_211582656 by Csák István- stock.adobe.com 

    ISBN:9788885497597

    Nero Press Edizioni

    http://neropress.it

    © Associazione Culturale Nero Cafè

    Edizione digitale agosto 2021

    Ogni anno nel mondo nascono bambini e bambine dotate di un Dono: capacità particolari che non esiterei a definire magiche. È perciò nostro dovere e giovamento creare un luogo dove questi bambini possano crescere ed educati nel leggere, scrivere, far di conto ed usare al meglio queste capacità per il bene loro e di tutta la nostra Serenissima Signoria.

    Gianbattista Gradenigo 1310, Fondatore della Scuola Grande di San Giuliano

    I Piombi Neri

    Una luce intensa e bianchissima illuminò lo studio, poi il fragore del tuono sembrò far tremare l’intera costruzione. Per qualche istante il boato parve riecheggiare tra le pareti dello studio, facendo gemere le pietre con un cupo tintinnio, poi i rumori del temporale si rimpadronirono della stanza.

    Ricominciarono il persistente ululato del vento e lo scrosciare pressoché continuò della pioggia.

    Che tempo da lupi.

    Il professore rimase un istante a fissare la notte scura oltre la finestra e le ondate continue di pioggia contro i vetri piombati, poi ricominciò a spingersi sulla sedia a dondolo.

    La pendola di ciliegio, affissa sopra al camino, rintoccò le dieci della sera.

    Alvise Contarini decise che aveva lavorato abbastanza. Posò il plico di fogli che stava leggendo, si allungò sulla sedia quasi fosse un lungo gatto scuro, si stropicciò gli occhi e si alzò. Fece qualche passo e raggiunse la scrivania al centro dell’ampio ovale che era il suo ufficio. Si sedette sulla poltrona e cominciò a passare in rassegna l’ordinato insieme di lettere sistemate nella scatola argentata che fungeva da portacarte. Erano per lo più delazioni provenienti da ogni parte del mondo. Ricordi dei suoi giorni da membro attivo del Consiglio dei Dieci.

    Nonostante sia passato parecchio tempo i miei novellisti continuano a rapportare con precisione e continuità.

    Sorrise all’idea che i soldi spesi per avere informatori capaci stavano dando ancora i loro frutti. Prese una penna, la intinse nel calamaio e cominciò ad appuntare alcune bozze per le risposte.

    Una potente saetta colpì il parafulmine della torre di astronomia e nuovamente fece vibrare i vetri di tutta la scuola. Alvise ebbe un sussulto, poi una folata di vento improvvisa aprì una delle finestre inondando la stanza d’aria umida e dal forte odore di pioggia. Gli infissi avevano perso la loro battaglia contro il fortunale e si erano spalancati cozzando con violenza contro il muro. Il vento impetuoso entrò ruggendo, portando nuvole d’acqua gelida e scompaginando le lettere e i fogli posti con cura sulla scrivania.

    «Dannazione!» gridò il professore osservando il suo lavoro che si spargeva nello studio in modo anarchico.

    Alvise aprì uno dei cassetti della scrivania, ne estrasse una bacchetta di legno laccato e la agitò sussurrando alcune parole latine. In un istante fogli e lettere tornarono sul tavolo impilandosi gli uni sugli altri prima che il vento li facesse volare fin dentro al camino.

    Riconquistato l’ordine, il professore depositò un pesante fermacarte sulla pila di fogli poi si avvicinò alla finestra spalancata. L’aria fredda e bagnata di quella notte tempestosa lo investì, risvegliandolo dal torpore in cui il camino caldo e i gesti ripetitivi l’avevano indotto.

    Non tutto il male viene per nuocere.

    Decise che forse era giunta l’ora di andare a letto. Osservò il panorama scuro e bagnato che si estendeva oltre la sua stanza: un mondo nero, in cui l’acqua della pioggia si riversava come una cascata nella pozza scura di una laguna. Solo in lontananza si scorgevano i bagliori di Venezia. La luce sul campanile di San Marco, le lanterne sulle navi e i fuochi dell’arsenale.

    Alvise afferrò i due battenti e li riavvicinò per chiuderli.

    Cosa?

    Nel buio acquoso della notte, scorse un bagliore ben più vicino rispetto alla luce della città. Riaprì la finestra, per accertarsi di non aver preso

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