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L'ha detto internet!
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E-book95 pagine1 ora

L'ha detto internet!

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Info su questo ebook

Bufale, clickbait, insidie dietro l'angolo dei social: il mondo delle notizie digitali negli ultimi anni ha proposto un sottobosco nel quale solo chi possiede gli strumenti e le conoscenze adatti sa difendersi. Un saggio sul nuovo modo di fare notizia, per sapersi orientare in un mondo dove non tutto è come sembra e dove l'autorevolezza delle fonti di informazione è messa in discussione come non mai.
LinguaItaliano
Data di uscita16 feb 2017
ISBN9788826025056
L'ha detto internet!

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    Anteprima del libro

    L'ha detto internet! - Arianna Michettoni

    BIBLIOGRAFIA

    Introduzione

    Ogni giorno si producono sempre più notizie, e in modi sempre diversi: oggi è possibile raccontare una storia, un dato, un'intervista attraverso mezzi nuovi che non siano basati esclusivamente sulla parola, ma che possano essere raccontati anche da video, foto, audio, mappe, grafici, per un pubblico più vasto distribuito su varie piattaforme e al quale si offrono contenuti prima impensabili. Non basta più riproporre i classici prodotti giornalistici in rete, l’informazione online ha una dimensione del tutto nuova: prevede nuovi strumenti, nuovi contenuti, un diverso modo di raccontare storie e di approcciarsi al lettore. La caratteristica del giornalismo in rete è la possibilità di fare di ogni singola pagina una sorta di piccola homepage nella quale trovare l'articolo desiderato ma anche una panoramica del resto dei contenuti, aiutando così il lettore arrivato da link sparsi per la rete a trovare ciò che senza il passaggio obbligato dalla pagina principale si sarebbe perso. E se ai più, in passato, questo è apparso semplicemente un modo diverso di consultare lo stesso prodotto declinato su altri mezzi, in realtà si tratta di un'innovazione in grado di cambiare l'intero panorama informativo: è infatti la trasformazione del prodotto-giornale in contenuto adattabile al mercato di internet, dove la società in Rete sta imparando a comunicare, a informarsi, a condividere cultura. Significa riconvertire non soltanto mezzi di produzione, ma soprattutto i mestieri, le attitudini. I giornali continuano a suscitare sempre meno interesse tra i giovani: i cosiddetti nativi digitali sono cresciuti davanti ad uno schermo – computer, smartphone o tablet che sia – e dunque poco avvezzi ad altre metodologie di consumo, abituati ai dispositivi mobili e ad aggregatori (a prevalere come fonte e aggregatore di news sono i social network, diventati una risorsa affidabile e usuale per gli utenti) per il reperimento e la lettura delle notizie. D'altra parte, quindi, è necessario prendere in seria considerazione gli aspetti positivi di questa rivoluzione, e dunque saper vedere in Google una risorsa e non una minaccia, ripensare i contenuti per le nuove piattaforme, avere più canali di ditribuzione news su mobile, interagire con il resto dell'offerta e coi propri lettori e offrire strumenti in grado di organizzare la lettura nel caos informativo, adeguandola alle esigenze e ai gusti degli utenti e dei propri contatti. Tutti i processi di massa vanno ripensati a misura di individuo. Ad evolvere radicalmente è anche il mestiere giornalistico in rete, impegnato ormai in un processo di scrittura, lettura, aggregazione e conversazione che non può prevedere soltanto la semplice produzione testuale, ma anche un orientamento al digitale e un lavoro sui social network. Le redazioni sono costrette a ripensare ai loro metodi di produzione e di processo di scelta e divulgazione delle notizie, e il giornalismo a fare una riflessione su sè stesso: si può fare giornalismo senza giornali? E si può farlo senza essere giornalisti? È il tema degli user generated content, che forti di mezzi alla portata di tutti hanno amplificato concezione e area di lavoro della produzione giornalistica, fino a rendere i confini fra amatori e professionisti molto più elastici – quanto meno nella percezione dei lettori – e hanno definito nuove forme di giornalismo, che cercano di fare a meno delle strutture redazionali e di imporre un nuovo processo di produzione, condivisione e lettura delle notizie per approcciare a un racconto più fluido e senza intermediari. Superata l’idea del lettore passivo e del giornalista come depositario unico e incontrollato dell’informazione, vi è ormai uno scambio quasi paritario tra queste due figure, che può diventare fruttuoso in termini di credibilità nella produzione e nella verifica delle notizie. In un presente editoriale dove le notizie sono a disposizione di chiunque – quanto a produzione e diffusione – l'area di lavoro, lettura e discussione risulta quindi notevolmente cambiata. Non è solo il lettore a cercare la notizia, ma anche – se non soprattutto – il contrario: l'interesse dei media online per il settore del giornalismo fa sì che le news arrivino sui social network, annullando l'apertura della prima pagina di carta o dell'homepage come abitudine per la consultazione routinaria delle notizie. Vi è poi l'esigenza di adattare il proprio prodotto al mezzo: sul mobile è necessario essere coincisi, e la rivoluzione contenutistica portata dai social media sta influenzando le esigenze degli utenti e modificando la struttura base della notizia, con contributi in grado di richiamare attenzione e generare dibattiti. Il giornalismo, per lungo tempo, è stato guidato da un tipo di produzione monodirezionale; oggi l'utente ha il controllo assoluto sulla fruizione del prodotto, anche grazie ai social network che hanno reso più facile la possibilità di creare e condividere notizie. Ma un'offerta così ampia potrebbe portare all'indecisione, all'incapacità di giudizio, e può essere l'opportunità per il giornalismo di fare da filtro e aiutare l'utente a navigare e a scegliere tra un'infinità di contenuti - il ruolo del giornalismo sarà essenziale nel ricreare ordine e senso. È giornalista chi è in grado di dare un valore aggiunto ai processi di disvelamento delle voci incontrollate, di verifica dei fatti, di analisi e racconto di un contesto.

    Il rapporto tra giornalisti e social network è ormai diventato quasi naturale, sia per quanto riguarda il processo di raccolta, che di discussione e condivisione delle notizie. Si tratta di piattaforme aperte, ottimizzate per contenuti pubblici, adatte al bisogno di coinvolgere gli utenti sia prima che dopo la lettura e far si che il proprio prodotto venga condiviso. E che ben soddisfano anche la poca disponibilità dei lettori a pagare per le news: i quotidiani hanno dovuto fronteggiare la concorrenza dei nuovi canali, che gli utenti utilizzano come uno dei mezzi di reperimento e condivisione delle news. I social network sono diventati centrali nella vita in rete di buona parte degli utenti web e sono sempre più spesso usati come chiave d’accesso ad altri siti. I lettori non arrivano più agli articoli nel modo tradizionale, ma grazie a post che si trovano su Facebook, Twitter o grazie a link ottenuti con una ricerca su Google. Ma con più utenti disposti a distribuire like e condividere e l’urgenza della rapidità di pubblicazione, il rapporto tra accuratezza e velocità è in precario equilibrio: se orientate alla condivisione, vi sono storie senza verifiche che si lasciano circolare incontrollatamente perchè dall’alto potenziale di contatti, inficiando l’accuratezza giornalistica. Vi è una tendenza ormai naturale alla lettura in tempo reale e alla condivisione con i propri contatti, e l’ascesa dei social network ha inevitabilmete condizionato la produzione delle news e le ragioni per le quali vengono concepite: quando la verità è al centro di un articolo allora si può parlare di

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