Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nacqui tre volte
Nacqui tre volte
Nacqui tre volte
E-book235 pagine3 ore

Nacqui tre volte

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In che modo è possibile intrecciare una narrazione con l’esposizione di riflessioni di carattere spirituale ed esoterico? Semplice: scegliendo di scrivere un’autobiografia! No, non è una cosa concessa a tutti. È necessario, al contrario, aver deciso a monte di condurre una vita che sia già aperta a determinate visioni. Solo così si può scegliere di andare a fondo e squarciare il velo che separa la cosiddetta “realtà” dal mondo dell’invisibile. Tra gli eventi che hanno segnato la vita di Tommaso Bucciarelli, sarà possibile trovare le descrizioni e le funzioni dei sette Chackra, le filosofie del tempo e dello spazio, l’effetto dell’ego sulle scelte ed un appassionante, avvincente dialogo diretto, in cui l’autore si rivolge direttamente a noi. Perché? Perché ha molto da dire, molto da insegnare e molto che deve ancora essere del tutto chiarito. Scrivere significa anche questo: non limitarsi a dare risposte, ma impegnarsi per porre le giuste domande. E quando saremo arrivati all’ultima pagina, chiuderemo questo libro con alcuni quesiti in più. Il che, inevitabilmente, ci renderà un po’ più filosofi…
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2017
ISBN9788893841405
Nacqui tre volte

Leggi altro di Tommaso Bucciarelli

Correlato a Nacqui tre volte

Ebook correlati

Biografie e memorie per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Nacqui tre volte

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nacqui tre volte - Tommaso Bucciarelli

    Bucciarelli

    Nacqui tre volte

    Si vede ciò che s’è

    EDIFICARE

    UNIVERSI

    © 2017 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it

    I edizione dicembre 2016

    ISBN 978-88-9384-046-0

    I edizione elettronica febbraio 2017

    ISBN 978-88-9384-140-5

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri

    Sii paziente

    Sono perso nei miei pensieri e mi accorgo nuovamente d’esser stato sempre disgiunto dalla razionalità collettiva, e oggi, che so d’aver visto le cose oggettivamente con gli occhi chiusi, mi trovo senza indicazioni nel labirinto che a me appare più un deserto, nel quale mi sento totalmente libero. E in un labirinto non lo si è, quindi esso è un deserto sempiterno.

    No!

    Le mura nella sabbia le pongo io, sorrette dalla mia voglia d’apparire in modalità positiva e ampliate dal mio ego.

    Sì, l’ego c’è. Non è un negativo.

    L’ego è parte della nostra vita, e aiuta il nostro stato umano. Quello che oggi in tanti lo sentono o intendono capirlo in maniera formalmente ovvia, è un composto d’energia.

    Vi fu uno scienziato che lo fece comprendere alla massa. Uno che oggi conoscono un po’ tutti. Non si può certo dire che fu il primo, ma l’oramai famosissimo Einstein, sul quale girano leggende e idiozie formalmente non riconosciute, fu la voce che implose nella gerarchia ideale, squarciando gli assolutismi materiali.

    Mentre ti scrivo (sì, proprio a te sto scrivendo, tu che leggi, rappresenterai il voi che spero) passa un signore che a occhio ha una settantina d’anni e mi guarda per un secondo con l’accenno d’un sorriso. Io, come mi capita da sempre, cerco di studiare le persone che circondano la mia essenza, supponendo di comprendere le loro modalità mimiche anche se non sono sceniche. M’impegno a verificarne lo scopo e, in alcuni casi, è possibile che provi anch’io a farglielo raggiungere.

    Ora lui non mi guarda più, mentre io sto osservando la sua camminata che lo allontana da me.

    Come ti avevo detto prima, sono perso nei miei pensieri, e l’anziano è negli stessi.

    È quasi certo che quello che hai letto sinora ti lasci in parte perplesso.

    Perché lo starò leggendo?

    Questa è la domanda che t’improvvisa proprio ora che hai letto la stessa.

    Sono in parte complesso, ma sto scrivendo per accompagnarti alla conquista dell’equilibrio.

    No, non sono io che mi arrogo il diritto di poterti far capire con esattezza ciò che una quantità inesauribile di persone cercano da anni di scoprire, ma sono certo che se ti raccontassi ciò che ho vissuto e visto amplieresti la tua apertura mentale.

    Sai, molte persone lo hanno fatto inventando storie che di base arricchivano il sorriso o la risata, ed il comprenderle è risultato per tanti inutile, perché si poggiavano su ciò che era alla loro base considerandolo bello e… tutto. Ma il tutto non era solo sulla base.

    Molti altri lo hanno fatto incentivando le nostre paure, ed è su quelli che la maggior parte delle persone ha colto, perlomeno in parte, il fatto che la metodologia era incentivata non solo sulla base ma, anche se non era totalmente comprensibile per tanti, c’era un messaggio importante per la nostra comunità.

    La serietà vince spesso, anzi, quasi sempre, perché i sorrisi e le risate sono quelle che cerchiamo sempre, quindi chi ce le fa scaturire non è considerato profetico o saggio. Il saggio è serio, giusto?

    Non rispondere a me, rispondi a te stesso.

    Intanto l’anziano si siede in una panchina a una ventina di metri da me. Ha un giornale in mano, ma non riesco a leggere che giornale sia. Mi pare un quotidiano.

    Ora alza lo sguardo e… sì, mi guarda. E sorride. Ma anche stavolta un secondo solo, e torna a poggiare il suo viso compiaciuto nel riflesso inesistente del giornale.

    Ora passano due ragazzini che stanno giocando. Sento altre voci e, girandomi, vedo che non sono solo due, ce n’è un altro con due ragazzine. S’avvicinano al monumento e vi si mettono sotto, dove c’è un gradino. Credo siano dodicenni.

    Lo so che ti starai chiedendo dove io sia, ma credo non sia ancora il momento giusto per dirtelo.

    I ragazzini scherzano e ridono. Da quello che capisco stanno imitando i cantanti di X Factor, o un talent del genere. Suppongo questo perché uno ripete: Io sono Fedez, io sono Fedez.

    Sia chiaro, io non ho nulla contro questo tipo di programmi, ma non posso dire d’esserne un appassionato.

    Ovviamente cerco di carpire anche le loro modalità comportamentali. Io non ne necessito, ma c’è qualcuno che sappia con estrema certezza cos’è che gli serve per la sua crescita intellettualmente energetica? Sarà per questo che tento di studiare le tante persone che incontro in questa vita materiale?

    Potrei esser considerato in pazzoide, ma aspetta d’arrivare al mio messaggio per te, poi valutami.

    Sono tante le cose che voglio dirti, ed ho idea che le troverai o sfocatamente ottimistiche, o velatamente idiote, ma ti sentirai in buona parte cresciuto aleggiando tra le mie righe che compongono l’immagine, naturalmente non in alta definizione perché quella l’aumenterai tu con la tua parte onirica, di ciò che ho vissuto nel mio viaggio.

    Accompagnami e non aver estremo timore. La cintura l’avrai allacciata sino a che vorrai tenermi la mano. La cintura è la mano che mi stai tenendo, e voglio informarti del fatto che sei anche tu, sì proprio tu, ad aiutarmi a scrivere. Queste righe che hai letto e le prossime, esistono solo perché tu gli hai dato l’impulso.

    Lo farai. Purtroppo non posso sentirlo, ma la speranza m’incute la certezza dell’atto.

    Evolveremo la vita a tanti altri. Siamo strettamente liberi, e aiuteremo senza ampliare troppo il noi stessi. Faremo la nostra strada.

    No. Non correre, altrimenti spezzi la nostra cintura. Non posso dirti tutto subito. Devi viverlo con me.

    Ricorda che quando leggi un libro, guardi un dipinto o una scultura, vedi un film o un’opera teatrale, ascolti un canto accompagnato musicalmente o le due cose separate, tutto ciò che consideri arte non è che la natura amplificata con la parte sentimentale e passionale.

    Quando guardi il cielo, a volte anch’esso t’esalta.

    Quando vedi un frutto con la pianta che lo sorregge, provi un benessere che non sai spiegare.

    Se sei al fianco di un fiume neutro, quindi non inquinato, capita, questo soprattutto quando è una bella mattina e il sole t’accarezza, che compaia a tua insaputa un lieve sorriso sul tuo volto.

    Camminando in un bosco, anche se non hai modo di contattare nessuno, non ti senti solo, ma circondato d’opere vitali pregne di positività; e anche gli animali che vi sono li senti come amici.

    Sei nel mare, magari su una barca che effettua un giro turistico, e non ascolti ciò che dice la guida, non guardi gli altri visitatori, non hai altri interessi. Succede. Sei rapito dalla vitalità che esprimono le onde che danno identità diverse agli scogli.

    Capita che sulla barca o su uno scoglio, nonostante sia solo e ti appaia lontana la vicinanza d’ogni essere vivente, la tua serenità interiore s’aggrada.

    Succede e capita, capita e succede.

    L’implosione dei nostri sentimenti è data dalle fonti artistiche che la natura energetica ci presenta, e noi diveniamo artisti quando la interpretiamo soggettivamente.

    Noi siamo tutti, e non qualcuno sì qualcuno no, artisti che magnificano le loro vite respirando senza imposizione alcuna le loro emozioni.

    L’arte e l’amore fluiscono enfatizzando la ritmica che creiamo noi.

    L’arte non è una ‘cosa’ oggettiva che ha materialmente una qualche appartenenza.

    Sono da poco entrato nel mio appartamento e sto scrivendo ora ciò che vivo e che voglio farti apprendere.

    Ti chiederai come sia stato possibile che io ti abbia scritto mentre ero fuori, su una panchina, vedendo passare l’anziano e i ragazzini, ed io voglio esprimertelo con certezza assoluta: avevo l’iPhone in mano e stavo scrivendo su Pages, una App nella quale sono ora sul MacBook. Prima d’entrare e sedermi sulla sedia nella quale sono, ho preso l’ascensore insieme a un signore. Come immaginerai l’ho studiato durante quei pochi secondi di compagnia, ma non fissandolo sul volto. Quello l’ho fatto di sfuggita. Ho poggiato la mia vista per lo più sulle sue scarpe, e quelle mi hanno raccontato che aveva i piedi affaticati. Erano sì di un cuoio morbido e avvolgevano il fondamento gonfio, portandomi a ipotizzare che aveva fatto un lavoro pesante. Ho alzato lievemente lo sguardo e c’erano dei pantaloni assolutamente lindi, che mi hanno fatto intendere lievemente che è stato pesante ma non fisicamente e, raggiungendo il giaccone di pelle, ne ho avuto la conferma. Voltai lo sguardo per un secondo per non attirarne il suo e vidi allo specchio dell’ascensore che i suoi occhi fissavano il nulla dinnanzi a sé. Non era spensierato. Sentii che era affranto da un evento, e tornai alle sue scarpe. Quando uscì dall’ascensore, gli diedi il buon pomeriggio, ricevendo un Hmmm come risposta.

    Non slacciare la cintura. Non lo fare. Se hai retto sino a questa riga, significa che cerchi qualcosa, e la troverai solo se rimarrai al mio fianco.

    Non sono il saggio, ma uno che vuole raccontarti quello che ha vissuto; non immediatamente, ma delicatamente.

    … questo è il problema

    Scusami. Mi ero nuovamente perso nelle mie inesauste riflessioni, che hanno generato un’altra volta domande che si rispondono con il punto interrogativo.

    Intento nell’ampliare un’introduzione priva di refusi ed esplicativa, mi sono convinto, con un punto interrogativo sempre presente, di non dover fare la scelta approssimativa della personalità del protagonista che sta scrivendo.

    Un appassionato di narrativa, sia lettore che scrittore, cerca d’immaginare l’apparenza del protagonista, e lo studia a fondo, anche inconsapevolmente, nei comportamenti, nelle parole che vengono pesate, nella sua immagine, e vengono immaginate anche, a volte, le sue mimiche. Lo scrittore può poter credere di crearle lui, ma il lettore non si abbassa all’estrema materialità del fatto. Il protagonista vive sin quando il lettore gli dà l’impulso. Molti potranno dire che se lo scrittore non si fosse prodigato nella stesura del testo, il lettore non avrebbe potuto far nulla, ma è anche vero che se lo scritto rimane chiuso in un cassetto o in un hard disk, anch’esso non avrebbe fatto nulla.

    La nostra vita è una comunità nella quale tutti vanno rispettati e nessuno dovrebbe sentirsi superiore; cosa che la storia e il presente elimina questa concezione bollandola utopica. E, in effetti, non è che noi tutti dobbiamo sentirci pari, ma accettare la crescita l’uno dell’altro, rimarcando equilibratamente anche l’ego. Esso ci fa impegnare sulle cose rendendole importanti ai nostri occhi, anche se alla vista altrui risultano idiozie o cose di poco conto, ed è da quelle visioni distorte che nasce il fenomenale.

    Serve qualche citazione? Charlie Chaplin, che diede origine all’attenzione ai filmati muti con gag esilaranti. La sua comicità lo rese celebre e si consacrò con Il monello nel 1921. Di corti ne avevi fatte già assai, ma fu di lì che passò dalla comicità all’ironia, arrivando al tragicomico in Tempi moderni e ampliandolo ne Il grande dittatore, nel quale fa un monologo verso la fine del film che ho voluto sentire e vedere tante volte, anche in lingua originale, cosa che spesso faccio per denotare ed apprezzare lo stile dell’attore. In quel caso vengo spinto dal coraggio che interpreta il protagonista e il suo fautore, perché girò quel film nel 1940, poco prima dell’entrata dell’America in guerra, interpretando colui che ne fu il responsabile, rendendolo idiota ed impregnandolo di un colui che vede solo se stesso, e che gioca con un mondo plastificato prendendolo a calci e divertendosene. Esagerando il suo lessico incomprensibile, sino a che un uomo che gli somiglia esteticamente in maniera spiccicata, non viene confuso per l’erroneamente idolatrato. Ed è a colui che fa fare un monologo, con la telecamera fissa sul suo viso per tutti quegli interminabili secondi che compongono un minuto e mezzo circa, che è cosa difficile per chiunque abbia studiato l’interpretazione, esibendo l’emozione che dà l’impressione provasse davvero.

    Lui fu particolare e credette in se stesso.

    Altre citazioni? Ce ne sarebbero un’infinità, passando per la musica e i testi dei Pink Floyd all’estro dei Queen con Freddie Mercury, nella scienza Albert Einstein, uomo che da ciò che ho letto, aveva un ché del filosofo, oppure la Montessori, ma v’è stata anche Oriana Fallaci, donna che volle conoscere appieno una delle malattie peggiori dell’umanità: le guerre. Lei cercò di raccontarci tutto in maniera narrativa e giornalistica scrivendo anche di come le stava vivendo lei, intervistando personaggi importanti, dissipando le sue paure e azzardando in maniera anche eroica. Mi dispiacque quando lessi i suoi ultimi due libri perché, vivendo appieno ciò che accadde l’11 settembre del 2001, alloggiando a New York, ampliò la sua collera verso l’Islam fomentandone quanto prima l’odio nella gran parte del paese, a mio viso non totalmente giustificato, esibendo un suo cambiamento di prospettive rispetto al suo passato, che io penso sia stato legato anche al cancro ai polmoni che la stava perseguitando. A condurmi morbidamente nelle tempeste che già davano le prime avvisaglie sociali, fu Tiziano Terzani, che non ebbe possibilità come giornalista in Italia e si trasferì in Germania, partendo e girando poi tante guerre e vivendo una decina d’anni in Giappone. A me rincresce che lui non sia ancora completamente apprezzato e conosciuto perché è esposto poco all’opinione pubblica, e anch’io lo conobbi con estremo ritardo, quando era morto da poco nel 2004, sentendo e vedendo in Che tempo che fa di Fabio Fazio, il figlio Folco, che parlava dell’ultimo libro del padre, scritto in gran parte sotto dettatura, accennando che di suo c’erano solo alcune domande fatte senza organizzazione alcuna, e sottolineando che Tiziano voleva lasciare la sua vita con i ricordi, cercando di aiutare tutti nella crescita personale e che per lui l’unica rivoluzione positiva e senza alcun danno era quella interiore. Il titolo è La fine è il mio inizio.

    Questi nomi, in parte gruppi, hanno creduto realmente in ciò che stavano facendo ed hanno raggiunto l’eccellenza, alcuni più popolarmente, altri intellettualmente, ma tutti hanno usato, chi moderatamente e chi estremamente, l’apporto dell’ego.

    Diamo vita alle nostre emozioni perché sono loro a darne a noi, ma non accettiamole mai eccessivamente, altrimenti ci sfuggirebbe la serenità equilibrata che ognuno di noi cerca.

    Tutti i sentimenti si possono vivere positivamente, e tu potresti pensare che alcuni si debbono eccedere, essendo il nostro bene. Ma il vivere nell’esasperazione delle positività ci regala l’espansione delle negatività, e se ciò accade serve l’accettazione sia dell’una sia dell’altra.

    Accontentarsi.

    Io mi accontento anche della solitudine che spesso mi è accanto, e ne comprendo, o cerco di farlo, anche l’utilità.

    Non ti dirò in quale città sono ora, ma ritengo giusto che tu sappia che ti sto scrivendo sul MacBook poggiato su una scrivania, e che ogni tanto distolgo lo sguardo dallo schermo e mi guardo intorno, vedendo la camera nel disordine assoluto e cercando l’interpretazione anche negli oggetti, tanti, che mi circondano. Ho il ricordo del signore in ascensore, dei ragazzini e della bella giornata nella quale iniziai a scriverti, consigliandoti di non slacciare la cintura. La previdenza è sicurezza. Starai aspettando gli accenni al racconto reale che voglio farti appieno. Quella che è la parte più importante della mia vita, e che ne ha dato cambiamenti che il mio cuore valuta accrescimenti.

    La mia promessa permane, ma dovrai attendere ‘accontentandoti’ per tante pagine d’essere la mia sola compagnia quando leggi, perché le cose che vivo e studio, raccontandotele, sono parte della mia continua crescita che spero s’imponga anche alla tua persona, con la mia compagnia che s’aggrada e ti porta a fare ragionamenti interiori, toccando la tua razionalità che è circondata dall’aura spirituale.

    È fondamentale che tu lo sappia. Accennerò gran parte di ciò che ho studiato negli anni con gli Egizio Esseni, anticipandoti che li sento tutti come miei fratelli, ed utilizzo questo termine nonostante non abbiano mai dichiaratamente espresso il fatto d’avere un’appartenenza religiosa. C’è chi ha alcuni legami con delle credenze, ma non le sovrappone ai cammini spirituali che ha intrapreso. Anche grazie a loro ti sto scrivendo.

    Il fatto sul quale ero dubbioso era l’essere o il non essere, indeciso se utilizzare una terza persona inventando la parte materiale della storia che voglio raccontarti, fantasticando un personaggio simile a

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1