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Anteprima del libro
Non torneremo più - Sandro De Nigris
onde.
Un libro tra le mani
Continuo a guardarlo, qui tra le mie mani,la copertina lucida,il profumo di nuovo. Apro la prima pagina e leggo quello che io stesso ho scritto. Provo emozioni e sensazioni che già conosco , ma che ogni volta si rinnovano e mi stupiscono per la forza con cui mi entrano dentro.
Quello che troverete in queste pagine non è autobiografico , per fortuna. Ho trascorso gran parte della mia vita ad ascoltare e spesso preferito essere spettatore, piuttosto che attore o addirittura protagonista. Buona parte di quello che racconto è realmente accaduto a persone che ho conosciuto solo da lontano,in altri casi più da vicino,qualche volta davvero da molto vicino. Ho messo tutto in questo romanzo e l’ho fatto mio, raccontandolo con le immagini,le voci ed i colori di quegli anni, quelli della mia giovinezza. Nessuna fatica per me,anzi un immenso piacere. Ho un rapporto speciale con il passato,la nostalgia il sentimento più presente nel mio cuore in questi ultimi anni. Il resto lo fa la mia fantasia, maledetta fantasia ho pensato in qualche circostanza, benedetta la mia fantasia mi ripeto il più delle volte.
Chiudo il libro, torno tra di voi.
Una promessa da mantenere
Suono il campanello e aspetto qualche istante. Sto cercando di immaginare che volto ha la persona che mi verrà ad aprire. Penso ad una persona di mezza età, tipo suora - che so - la perpetua di qualche sacerdote magari. La immagino sorridente e disponibile che mi accompagna per i corridoi di un luogo silenzioso, con porte chiuse ed occhi muti che mi scrutano dalle feritoie; c’é odore di candeggina, di pulito, di disinfettato più che altro. Sto cercando di pensare il meno possibile, per non farmi coinvolgere dall’emozione, ho il pianto facile in certe situazioni.
Ho guidato per un’ora per arrivare sin qui; l’ho fatto, consapevole che mi sarei fatto del male ed infatti ho guidato lentamente, indeciso se proseguire o tornare indietro.
Non andarci
mi ha detto Lucia Ti conosco troppo bene e so che poi ci starai male
Cosa ne sa lei di Roberto. Lo ha incontrato poche volte, una di quelle in cui io ho capito che ormai lui era su di un altro pianeta, non più tra di noi; era la volta in cui mi ha detto che Lui
-parlando in terza persona, come se parlasse di un altro - Lui vive sempre con la madre, cerca di districarsi nel mondo del lavoro, fa quello che può…
Io sono arrivato a capire con un attimo di ritardo.
Lui chi ?
gli ho chiesto.
Roberto mi ha guardato con i suoi profondi occhi blù, piccolissimi ormai, tanto era gonfio, tanto grasso da sembrare una montagna.
Il tuo amico non c’è più Massimo, è morto per sempre
mi ha detto Forse non l’hai capito, ma io sono uscito…..sono fuori ormai
ed è andato via. Io fermo immobile. Lucia mi ha preso per un braccio e mi ha allontanato da quella mattonella sulla quale ero rimasto come pietrificato.
Le avevo raccontato della nostra amicizia, ma cosa può saperne lei in realtà di tutto quello che gli è successo, di tutto quello che ci è successo?
Ci sono delle volte che a raccontare una storia si fa fatica, per un motivo in particolare, o per tanti magari. Io faccio fatica a raccontare perché provo dolore, perché la situazione ce la siamo fatta sfuggire dalle mani: abbiamo vissuto velocemente questi anni, ognuno con le sue esperienze, chi più chi meno. Qualcuno non è cambiato per niente; beato lui, povero lui, continua il suo tram tram quotidiano, sempre uguale, sempre lo stesso da trent’anni a questa parte: il lavoro, la solita puntatina al bar. Le mogli, i figli, i guai non lo hanno cambiato; tutti ce lo abbiamo qualche guaio!
Ripenso a quel giorno che sono tornato al paese, dopo due anni. Sono rimasto fermo in stazione per più di un’ora prima di decidermi ad avviarmi verso casa. Sapevano tutti che uscivo e che sarei arrivato; mia madre mi aveva detto di non preoccuparmi, che a mio padre sarebbe passata in qualche modo. In stazione però non c’era nessuno ad aspettarmi. E’ che quando si è giovani si fanno delle cazzate, certe volte talmente grosse che ti costano due anni di galera. Quando sono arrivato vicino alla porta di casa mi è mancato il coraggio. Sono tornato indietro.
Per strada ho incontrato il padre di Nicola, con la sua bicicletta. Mi ha guardato, quando mi ha riconosciuto si è voltato dall’altra parte.
Sono tornato in stazione ed ho fatto un biglietto per Roma. Chissà che mi era passato per la testa, tornare a casa. A ventidue anni potevo già ritenermi un avanzo di galera…….che cazzata una rapina armato di taglierino.
Roberto se l’è cavata con poco, solo favoreggiamento, ma sua madre a momenti ci restava secca. Io ricordo ancora lo sguardo di mio padre quando i carabinieri gli spiegavano l’accaduto, poi non l’ho più visto, niente processo, niente visite; ha tenuto lontano anche mia madre. Aveva ragione lui; certi errori si pagano a caro prezzo. Solo mia sorella Benedetta è venuta a trovarmi un paio di volte, mi ha scritto spesso; non era facile venire fino Pescara.
Ho inserito il gettone ed ho fatto il numero.
Pronto
Ciao Roby, sono Massimo
Ma…Massimo
Un attimo di silenzio Ue Nicò, dove sei? No mamma, è per me
l’ho sentito gridare. Dove sei ?
ha fatto ancora a bassa voce.
Sono in stazione
gli ho detto.
In stazione qui ?
Si
gli ho risposto.
Arrivo
ha fatto lui.
Dopo meno di cinque minuti era già lì, ma era arrivato prima il rombo del suo vespino scarburato, lo stesso di due anni prima, lo stesso di sempre.
Ci siamo guardati un attimo fermi ad un metro l’uno dall’altro. Poi gli ho dato una pacca sulla spalla.
Stai bene rasato
gli ho detto.
Anche tu con i capelli lunghi
mi ha risposto. Quando sei uscito ?
Ieri
Ci siamo seduti sul gradino, lo stesso sul quale ci sedevamo quando aspettavamo il treno per andare a scuola, che era in città.
Abbiamo fumato in silenzio; ogni tanto ci guardavamo per riconoscerci.
Certo che l’abbiamo fatta grossa
ha detto lui.
E si !
gli ho risposto Cos’hai fatto tutto questo tempo?
" Niente al solito; in campagna con mio padre "
Gli altri come stanno ?
Tutti bene, Nicola si è fidanzato, Fabio è più coglione del solito. Da quando non ci sei tu, ci siamo persi, o meglio
io" mi sono perso da loro; eri tu il collante Ho letto la solita malinconia nei suoi occhi, la sua maledetta timidezza. Poi ha alzato gli occhi al cielo.
RRRRobertoooooo" ha detto, la stessa parola, lo stesso modo di allungarla all’infinito, lo stesso tono che usavo io tutte le volte che volevo prenderlo in giro.
Abbiamo riso.
So che ti sei quasi laureato
mi ha fatto lui.
Mi manca poco; dovevo passare il tempo in qualche modo la dentro
E la ruota?
Finito Roby, appena dentro ho capito che sarebbe stato più facile smettere che continuare
Dicono che di solito, dentro sia il contrario
" Per me, no! ho capito subito che l’alternativa a smettere era solo smettere, quindi…..ho studiato, sempre; ho studiato anche la notte"
E tu ?
Mio padre mi ha fatto penare…., ogni tanto scappa qualche canna, niente di più
Meglio così
gli ho risposto.
Ti accompagno a casa?
"Ci sono già stato, ma non sono entrato; non ce l’ho fatta, Roby ; ho un biglietto per Roma"
"Non