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Trenta giorni di segreti
Trenta giorni di segreti
Trenta giorni di segreti
E-book228 pagine2 ore

Trenta giorni di segreti

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Info su questo ebook

Poco dopo che il marito di Liv Walters, David, entra in coma, lei scopre che lui voleva lasciarla. Nel disperato tentativo di scappare dal suo matrimonio fallito, Liv si imbarca su una crociera sul Mediterraneo dove inizia un programma di trenta giorni di saggezza e abbraccia una nuova identità, Red.

Ma la vita nei panni di Red non è come sperava. Mentre David si riprende poco a poco, Liv non può più scappare dai demoni che la perseguitano e spera di risanare la sua relazione col marito.

Non ha idea che David vuole distruggerle la vita in trenta giorni.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 giu 2017
ISBN9781547503865
Trenta giorni di segreti

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    Anteprima del libro

    Trenta giorni di segreti - Geraldine Solon

    Ai miei più grandi tesori,

    Arnel e Stefan

    Prologo

    Sapevo che sarebbe successo e non potevo ignorarlo. Quando la persona che ami collassa proprio davanti a te con le palpebre intermittenti quanto una palla stroboscopica in discoteca, sai benissimo di dover chiamare aiuto, maledizione. Ma non lo feci. Rimasi lì in piedi, ad ascoltare le ondate d'aria che gli riempivano il petto, a contare i secondi prima che se ne andasse. Invece è rimasto, e io ero di nuovo Olivia Walters, l'infermiera che si prendeva cura di tutti tranne che di se stessa.

    Giorno 1

    Liv

    Nel mio garage non sono conservati solo ricordi e cianfrusaglie. Custodisce segreti, storie che conosciamo solo io e mio marito. Ciò nonostante, oggi, ho aperto casa mia a degli sconosciuti per liberarci di quello che non ci serve e tenere le cose essenziali.

    Conto il ricavato delle vendite ed esamino la pila di spese mediche di David in un contenitore. Non va nemmeno vicino alla cifra che ci serve.

    Un fischio mi fa sussultare.

    Mi giro e vedo Christopher Harris, il mio migliore amico dall’ultimo anno delle superiori. La sua comparsa farebbe accigliare David, che si lamentava spesso accusandomi di passare più tempo con Christopher che con lui. Sono contenta che il mio migliore amico sia qui a darmi conforto.

    Mi guarda sorpreso. Devi uscire da quella divisa.

    Christopher è così, diretto come un pugno.

    Lo sai che è comodissima. Corro ad abbracciarlo. Ti sei perso tutto il divertimento, la vendita dell’usato è finita.

    Scusa. Sfodera lo sguardo da cane bastonato. Scansa da una parte una ragnatela, starnutisce, studia le scatole e scuote la testa. Santa miseria, cos’è questa roba?

    Cianfrusaglie accumulate nel corso degli anni. Un sacco di spazzatura, come puoi vedere.

    Mia suocera esce dalla porta sul retro e appoggia due bicchieri di limonata sul tavolo.

    Christopher la saluta con due baci sulle guance. Diana, sei bellissima, come sempre.

    Mia suocera, sempre allegra, si sistema il vestito color cachi e fa un inchino. Mi sembrava di aver sentito la tua voce. Come stai, Christopher?

    Mai stato meglio. Ho appena ricevuto un messaggio, che è il motivo per cui ho fatto tardi. Mi guarda con un sorrisetto. Mi sento un uomo nuovo.

    Sei viziato. Gli fa l’occhiolino.

    Già, Christopher è sempre pronto per un’avventura. Porto delle sedie pieghevoli, così ci possiamo accomodare.

    Certo. Fra una settimana parto per una crociera sul Mediterraneo e devo eliminare questa. Trattiene il respiro per tirare in dentro la pancia.

    Mia suocera ride. Fa finta che vada tutto bene, nonostante il figlio si stia riprendendo dopo essere stato in coma. David è tornato a casa un mese fa e, dato che sono un’infermiera, ho preferito assisterlo a casa piuttosto che in un istituto, così posso tenerlo d’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro. Mia suocera mi dà molto più da fare rispetto a David. È lei che ha manie di protagonismo.

    Mi ricordo di essere andata in crociera quando avevo la tua età, mi sono divertita tantissimo, racconta.

    Mentre loro continuano a chiacchierare, butto via la spazzatura.

    Ehi, Liv, che ne dici di venire con me, suggerisce Christopher.

    Alzo gli occhi al cielo. E chi si prenderebbe cura di David?

    Oh, posso pensarci io, interviene mia suocera.

    Non riesco a trattenere una risata. Mamma, ti lamentavi di non voler lasciare solo il gatto.

    Posso sempre portare Homer a stare con noi, dice con una scrollata di spalle, e mi rivolge un sorriso timido.

    Ti sei dimenticata che David è allergico ai gatti? le ricordo.

    Giusto. Vi lascio soli mentre vado a vedere come sta David. Se la svigna dalla porta sul retro.

    Mi sfogo con Christopher, Non si rende conto delle responsabilità che comporta accudire un malato.

    Ma non puoi fare da badante a tutti quanti.

    Lo so, lo so. Scoppio in lacrime. David era una persona talmente energica, non saltava mai la corsa mattutina o il trekking nel fine settimana. Odio vederlo così inerme e incapace di ricordare qualsiasi cosa.

    Cos’ha detto il dottore?

    Bevo un sorso di limonata e ingoio a fatica. Anche se mio marito parla e ha recuperato le forze, sembra perso in una dimensione parallela. Non si può sapere per certo se recupererà la memoria.

    "Dev’esserci un modo di trovare uno spiraglio. Anche se i conti medici si accumulano e il lavoro ti chiama, possiamo fare di meglio di una vendita dell’usato. Posso organizzare una raccolta fondi. Devi ricordarti di prenderti cura di te. Mi stringe il braccio. Sei esausta, sfinita e, cavolo, non fai sesso."

    Scoppio a ridere, ma l’allegria dura poco. Giusto.

    Tesoro, si saranno formate le ragnatele là sotto.

    Basta. Dai, aiutami a guardare cosa c’è in quelle scatole. Christopher riesce a scacciare le ombre grige della mia vita. Indico quelle rimaste in un angolo. "Non voglio finire su Sepolti in casa."

    Il pensiero lo fa sorridere. Va bene, io penso a queste due piccole.

    Fammi vedere prima di buttare via qualcosa, mi raccomando.

    Scuote la testa. "Tu sei una sepolta in casa."

    Apro una scatola e grido alla vista di un ragno che ne esce fuori. Mandalo via.

    Va tutto bene? urla mia suocera dalla cucina. Dovrebbe essere al piano di sopra con David, e non a origliare la nostra conversazione.

    Sì, solo un ragno.

    Christopher e io ridiamo.

    Mia cara, ne hai di cose da fare, mi dice.

    Non me ne parlare.

    Gira sottosopra l’altra scatola e taglia il nastro per aprirla. Prende una busta e inizia a leggere. ‘Caro David...’

    Ehi, quelle sono le nostre lettere d’amore.

    ‘Ero così tanto commossa...’ non sapevo che fossi una simile ipocrita all’epoca, mi rimprovera.

    Gli tolgo la lettera dalle mani e rimetto il contenuto nella scatola. Eravamo fidanzatini all’università, ti sei già dimenticato?

    Christopher sbatte le ciglia. "Siete fidanzatini da quando ho memoria."

    La mia mente scivola al giorno in cui io e David ci siamo conosciuti.

    Con le scarpe con i tacchi in mano, camminavo scalza nel dormitorio per andare in camera mia. Le lacrime che mi offuscavano la vista, non riuscivo ad aprire la serratura.

    Scusa, mi disse una voce maschile.

    Rifiutai di girarmi dopo che il ragazzo con cui avevo appuntamento mi aveva tirato un bidone.

    Mi si parò di fronte, con quegli occhi verdi pieni di dolcezza. Scusa, ma non potrei far pace con la coscienza se non ti chiedessi perché piangi.

    Non dissi una parola, mi limitai a guardarlo storto.

    Alzò le mani al cielo. Ti ho vista al bar che aspettavi qualcuno e...

    Mi hai seguita, lo interruppi.

    Sì, cioè, no... non per il motivo che pensi tu. Infilò la mano in tasca. Una bella ragazza come te non dovrebbe essere triste. Voglio tirarti su di morale.

    I nostri sguardi si incrociarono e, da quel giorno, capii che David era uno da non lasciarsi scappare.

    Christopher schiocca le dita. Ehi, mi stai ascoltando?

    Eh? Scusa. Metto le lettere da una parte.

    Sono sicuro che c’è qualcosa che vuoi fare per te stessa, vero?

    In realtà... Ho deciso di iniziare un programma di trenta giorni di saggezza che dovrebbe aiutarmi a tirare avanti in questo momento difficile.

    Caspita, come sei profonda. Spiegami meglio di cosa si tratta.

    Devo appuntarmi le cose che apprendo ogni giorno per trenta giorni consecutivi.

    Christopher prende una ciocca dei miei lunghi capelli biondo fragola e me la sistema dietro le orecchie. Sembra utile.

    Già. Ti invidio, amico mio. Ogni mattina vorrei potermi svegliare in un posto diverso e sentirmi di nuovo viva.

    Tesoro, prendi in considerazione il mio invito. Pensa, io e te su una nave da crociera, ci divertiremmo da pazzi, per non parlare delle risate.

    Con un ghigno, rispondo, Porto dentro quella scatola di lettere d’amore. Forse posso leggerle a David prima di andare a dormire.

    Mentre Christopher mi saluta, sento un peso sulle spalle sapendo che sarà un’altra notte muta. Non sopporto di guardare David, che mi rivolge solo sguardi vuoti e non lascia trasparire nessuna emozione.

    ***

    La sera, a letto, faccio le coccole a David e gli pettino i capelli, sottili e castani.

    Raccolgo le lettere e i biglietti e mi avvicino a lui. Tesoro, ho trovato le lettere che mi scrivevi all’università. Ti ricordi come firmavamo? Tu dicevi sempre, ‘Ti ho amata per primo’ e io rispondevo, ‘No, io ti ho amato dal minuto in cui ti ho visto’, e tu contestavi, ‘Ma io ti ho vista per primo.’ Eravamo inseparabili. Scoppio a ridere; il sapore delle emozioni è agrodolce.

    David mi guarda e ripete, Lettere.

    Apro una busta e salta fuori una foto di David e me.

    Ignoro la sua espressione priva di vita e aggiungo, Questa me la ricordo. Avevamo giocato a tennis e tu eri stato fenomenale. Gli appoggio la testa sulla spalla e vedo un blocchetto. Quando saremo vecchi, potremo rileggere queste lettere e mostrarle ai nostri figli e ai nostri nipoti...

    Negli ultimi sei anni, ho provato a rimanere incinta, ma senza successo. I dottori ci hanno detto di essere pazienti nonostante i miei tre aborti spontanei. Forse non è destino che abbiamo figli e nipoti.

    Dentro la scatola c’è un blocchetto. Riconosco la calligrafia di David. Sembra sia stato scritto di fretta.

    Trenta giorni prima di lasciare mia moglie.

    Ho le mani paralizzate. C’è scritto davvero così? Rileggo l’appunto. Un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Corro in bagno a vomitare fino all’ultimo pezzo delle lasagne che ho mangiato stasera. Mi bagno il viso con l’acqua e vado in iperventilazione. Perché David voleva lasciarmi? Merda, ero una brava moglie. Sono una brava moglie.

    David giace sul letto, ignaro e incurante del mondo, mentre io mi sdraio di nuovo di fianco a lui. Una parte di me vorrebbe soffocarlo con un cuscino, un’altra parte vorrebbe chiedergli perché.

    So che è tardi, ma prendo l’iPhone e mando un messaggio a Christopher. Vengo in crociera con te.

    Poi rimetto nella scatola tutte le lettere, blocchetto compreso, e la sigillo ancora e ancora finché non è completamente ricoperta di nastro adesivo.

    Nessuno può toccare questa scatola, annuncio, guardando di traverso David per vedere se reagisce in qualche modo. La nascondo sotto ai miei vestiti, nel nostro armadio, dove è al sicuro e io posso dimenticare. Sì, esatto. L’unica cosa che voglio è dimenticare che David è stato in coma, dimenticare le spese mediche, che aveva in mente di lasciarmi e dimenticarmi di essere Olivia Walter, la moglie di David.

    Giorno 2

    Liv

    Mia suocera mi abbraccia forte prima che Christopher e io ci imbarchiamo sull’aereo per Barcellona. Dopo avermi visto camminare su e giù in camera mia come un animale in gabbia, Diana ha insistito che partissi. Lei e la badante faranno i turni per accudire David mentre sono via.

    Non preoccuparti, è al sicuro con me, mi bisbiglia. Le sue parole riportano a galla un ricordo.

    David mi teneva gli occhi coperti con le mani. Solo qualche altro passo e siamo arrivati.

    Una ventata d’aria fredda mi sfiorò il viso. Dove mi porti?

    David mi strinse la mano. Voglio che il nostro primo appuntamento sia speciale.

    La sua voce sensuale e il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva mi rimasero impressi.

    Siamo arrivati. David tolse le mani, e di fronte a me si parò un cielo rosa che ammantava il sole dorato.

    Rimanemmo in silenzio. Il modo in cui mi teneva la mano mi fece sentire al sicuro.

    Non avevo detto che volevo tirarti su di morale? Mi prese il viso tra le mani, venne verso di me e appoggiò le sue labbra sulle mie.

    Tenevo gli occhi chiusi e avrei voluto che quel momento non finisse mai.

    Mia suocera mi libera dal suo abbraccio. Al sicuro? Al sicuro è come mi sentivo quel giorno, in spiaggia. Sentirmi al sicuro è ciò che mi ha spinto a sposare David. Al sicuro è la sensazione che ho sempre associato a lui prima di leggere la lettera.

    Ma sono qui per dimenticare.

    ***

    Il volo da San Francisco a Barcellona è tranquillo, ma non riesco a chiudere occhio. La nave da crociera è lì ad aspettarci, con la sua presenza maestosa. Mentre ammiro la nave ausiliaria, un’ondata di entusiasmo mi pervade.

    Christopher socializza con altri passeggeri, ma mi tiene stretta sottobraccio. Dovrei dirglielo? Ha sempre pensato che David fosse troppo debole per me, che fossi io a tenere a galla lui. Non capivo cosa intendesse finché non ci siamo sposati ed ero io a portare i pantaloni. Ma diceva anche che, finché ero felice, quella era l’unica cosa importante.

    Andiamo in cabina e lasciamo le valige da una parte. Ci accoglie una stanza decorata in stile marinaresco con due letti a una piazza e mezza.

    Christopher si stravacca sul letto che dà sull’oceano. La Dolce Vita.

    Fuori dalla finestra, il sole sta ancora tramontando, e io spero che il mare possa spazzare via i ricordi e cancellare quello che ho letto.

    Christopher oscilla i fianchi. Cosa vuoi fare? Nuotare? Possiamo andare a prendere il sole in piscina. Andare a giocare a bowling o al casinò. Decidi tu, Liv.

    E se andassi a dormire? Mi tolgo le scarpe.

    Dormire? esclama sorpreso. No, no, no. Ce ne andiamo a divertirci, signorina. Andiamo a bere e divertirci come se non ci fosse un domani.

    Scoppio a ridere. Divertirsi. Sì, è quello lo scopo di tutto questo. Sette giorni con nessuno a cui pensare se non me stessa e senza sentirmi in colpa per qualcosa. Eppure continuano a balenarmi alla mente immagini del proposito di David e mi gira la testa. Ho bisogno di un drink.

    Così mi piaci. Christopher batte le mani. Ti ho promesso che sarebbe stata una vacanza da ricordare. Apre la lampo della mia valigia. Ti scelgo io un vestito. Tira fuori due abiti, uno nero e uno rosso. Mi metto quello rosso. Concentrato,

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