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Trinity. Mind
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E-book331 pagine5 ore

Trinity. Mind

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Info su questo ebook

Trinity Series

Autrice della serie bestseller Calendar Girl
N°1 nelle classifiche italiane

Sono un magnete per tutti gli uomini disturbati e ossessionati dal controllo. Chase, il mio ricco e potente colletto bianco, pensa di potermi proteggere… Ma non può. Nessuno può farlo. È stato chiaro sin dall’inizio quanto il mio stalker fosse pericoloso. Che le sue non fossero solo vuote minacce. Mi ha dimostrato più di una volta che avrebbe fatto tutto il possibile per farmela pagare e non ci sono limiti al suo desiderio malato e contorto di tormentarmi. Le rose, le foto, la biancheria rubata e soprattutto gli inquietanti messaggi avrebbero dovuto metterci in guardia e farci prendere delle precauzioni. Ero sicura che l’uomo che amo avrebbe potuto allontanarlo, magari persino riuscire a farlo catturare… Mi sbagliavo.

La nuova serie scandalosa numero 1 del New York Times
Tradotta in oltre 30 lingue
Un’autrice da 4 milioni di copie

«La paura di perdere qualcuno, l’amore e la speranza di trovarlo, la suspense per scoprire cosa sta succedendo. Colpi di scena che ti spiazzano e portano fuori strada. Audrey Carlan è una dea delle parole!» 

«La migliore serie di Audrey Carlan. Eccitante, originale, favolosa! Non riuscivo a staccarmene. Vai Audrey, non ti fermare!»

«Di nuovo senza parole! Ti prende dalla prima pagina e non ti lascia andare fino alla fine. È ufficiale, adoro Audrey Carlan.»
Audrey Carlan
È un’autrice di bestseller internazionali, al primo posto nella classifica del New York Times. Le sue storie ricche di oscurità e passione, tra cui la serie Calendar girl, sono state tradotte in 30 Paesi e hanno venduto oltre 4 milioni di copie. Vive in California con i suoi due figli e l’amore della sua vita. Quando non scrive, insegna yoga, degusta vini o è impegnata a leggere. Della nuova attesissima serie Trinity sono usciti Body e Mind, pubblicati dalla Newton Compton.
LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2018
ISBN9788822719201
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    Anteprima del libro

    Trinity. Mind - Audrey Carlan

    1933

    Titolo originale: Mind

    Copyright © 2015 Waterhouse Press, LLC

    The moral rights of the author have been asserted

    All right reserved

    Traduzione dall’inglese di Mariacristina Cesa

    Prima edizione ebook: maggio 2018

    © 2018 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-1920-1

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Audrey Carlan

    Mind

    Trinity Series

    Indice

    Capitolo uno

    Capitolo due

    Capitolo tre

    Capitolo quattro

    Capitolo cinque

    Capitolo sei

    Capitolo sette

    Capitolo otto

    Capitolo nove

    Capitolo dieci

    Capitolo undici

    Capitolo dodici

    Capitolo tredici

    Capitolo quattordici

    Capitolo quindici

    Capitolo sedici

    Capitolo diciassette

    Capitolo diciotto

    Capitolo diciannove

    Capitolo venti

    Ringraziamenti

    A Dyani Gingerich, Nikki Chiverrell e Carolyn Beasley,

    mie magnifiche sorelle nell’anima.

    Sarete sempre una parte del mio passato,

    una meravigliosa parte del mio presente

    e per sempre nel mio futuro.

    Grazie per la vostra forte presenza in questa trilogia.

    Vi vorrò sempre bene.

    BESOS

    Bound – Eternally – Sister – of – Soul

    (Unite per sempre – anime sorelle)

    Capitolo uno

    Gillian

    Si è scoperto che, non appena i paparazzi vengono a sapere che hai tolto dal mercato uno dei più ambiti scapoli d’America, diventi famosa anche tu. Purtroppo. È un risvolto che non avevo proprio considerato quando ho acconsentito a sposare Chase Davis. No, vedere la mia faccia sbattuta su innumerevoli riviste scandalistiche non era decisamente una priorità nella mia vita. Ma la cosa peggiore è ciò che una simile fama si porta dietro. I contraccolpi. Sono stata etichettata in tutti i modi, da avventuriera a prima delle innumerevoli mogli che Chase avrebbe sicuramente avuto. Certo, una donna sola non riuscirebbe mai a soddisfare un magnate miliardario come Chase Davis. Gli serve sicuramente una vagonata di meretrici.

    «Guarda questo». Maria, la mia migliore amica e presto ex coinquilina, ridacchia dietro la mano mentre sfoglia l’ultimo, osceno rotocalco. «L’uomo d’affari dalla tripla

    M

    , il magnifico magnate miliardario Chase Davis, sposerà la tripla

    D Gillian Callahan».

    «Cosa?», strillo. «Fammi vedere». Maria mi lancia la rivista al di sopra della montagna di scatoloni pronti per il trasloco. Scorro le pagine e vedo Chase che mi stringe possessivo alla vita. È devastante nella sua bellezza, perfino immortalato di sorpresa al recente ballo di beneficenza cui abbiamo partecipato. Solo che, in quell’immagine, il mio seno è stato chiaramente modificato al computer perché è quasi il doppio di quello di cui mi ha dotato il buon Dio. Mi sento ribollire. «Mi hanno fatto delle tette enormi!».

    Maria ride e le rilancio la rivista in testa. «¡Puta!», mi offende in spagnolo.

    «Sono veramente stufa di tutta la spazzatura che i giornali scrivono su di me. Ci provo a non leggerli. Chase li ignora proprio. Se solo fosse così facile». Sospiro, infilando altri libri in una scatola già piena.

    «Cara bonita, non puoi permettere a degli sconosciuti di farti sentire una merda. Sei meglio di così». Sottolinea la sua affermazione tirandomi la coda in cui ho raccolto i capelli. «Uh, il Kamasutra. Mio!». Con le lunghe dita lo afferra dallo scaffale che stavo svuotando. «Che Dio mi perdoni se ti rubo il tuo libro del sesso». Alzo gli occhi al cielo facendo una linguaccia.

    Mi ignora e si avvia ballando in cucina. «Sai cosa serve a questa festa? Donne e vino! E… pizza!». Veloce come un lampo, sta già digitando un numero. Evidentemente quello di una delle nostre amiche, dato che va dritta al punto senza neanche dire pronto. «Perché non sei qui ad aiutare le tue migliori amiche con il trasloco, puta perezosa? Sì, troia pigra, esatto. Staccati dalla polla di Carson e porta qui tu culo subito». Riattacca e non aggiunge altro.

    «Non avrai davvero detto a Kat di interrompere un pompino a Carson?», ridacchio.

    «Proprio così. Ora tocca a Bree». Digita rapidamente e aspetta, tamburellando con le dita sul piano della cucina. Nel frattempo, tira su la sua gamba da étoile, afferra la caviglia e la distende dietro la schiena. Sembra una ballerina di gomma o un pretzel. Maestosa. Con grazia, la riporta giù. «Hai lezione?», chiede dolcemente. Troppa carineria per il nostro vulcano italo-spagnolo. Povera Bree, non immagina cosa le stia per arrivare addosso.

    «No?», prosegue Maria. Attende un attimo, poi, con voce aspra e dura, abbaia: «Allora porta qua quel tuo piccolo culo snodato e aiuta tus hermanas a imballare la roba. E non provare neanche ad accampare la scusa che stai con Phillip». Si ferma e resta in ascolto per un attimo. «¡Mierda! Lo sappiamo che la tua passera non è in azione da mesi. Porta il vino, va’». Riattacca.

    La risata che mi sale alla gola è a metà tra un nitrito e un rantolo. Oddio, questa donna è fatta per me. Sa esattamente come alleggerirmi la vita, togliendomi dai riflettori sotto cui mi ritrovo da una settimana a questa parte, da quando, cioè, è stato ufficializzato il mio fidanzamento con Chase. In tutta questa corsa a ostacoli, poi, non abbiamo fatto nessun passo avanti per identificare il mio stalker. Dopo l’annuncio delle nozze, siamo stati inondati da omaggi floreali. Una persona, però, mi ha mandato due dozzine di rose appassite con un biglietto. Parole agghiaccianti.

    Gillian,

    è la peggiore decisione della tua vita. Segnati le mie parole.

    Sei mia… stronza!

    A ripensare a quella frase sento brividi gelidi lungo la schiena che si posano come acido nello stomaco. Con la pelle d’oca, respiro a fondo. Un paio di giri di respirazione yoga e riesco a scacciare l’aura negativa facendo il pieno di pensieri positivi. Chase. Il mio fidanzato. La vera di diamanti intorno al dito come promemoria di cosa mi aspetta. Una vita con l’uomo dei miei sogni.

    Il drin del cellulare sul tavolo mi riporta al presente. Controllo il display. La felicità che mi trasmette il nome di Chase è istantanea.

    Da: Chase Davis

    A: Gillian Callahan

    L’appartamento di Maria è pronto quando vuole. Prima è, meglio è. Voglio al sicuro te e la tua sorella pazza.

    «Ria, Chase dice che il tuo appartamento è pronto!», grido mentre digito un grazie in risposta al mio amore.

    Maria squittisce di gioia e si mette a saltellare in cucina. A rendere tutto ancora più buffo sono i micropantaloncini che indossa e il reggiseno sportivo che le fa ballonzolare il seno enorme in un modo davvero osceno.

    «Ehi, sorella! Metti via quelle cose, rischi di cavare l’occhio a qualcuno». Rido, mentre lei sogghigna maliziosa.

    «È stato molto carino da parte sua prepararmi un appartamento a pochi passi dal vostro attico. Strano, però: non abbiamo ancora parlato del dinero». Mi mordo il labbro, a disagio. «Che c’è? Il canone d’affitto sarà controllato, vero?». Batte a terra il piede in gesto di sfida. «Me l’avevi promesso. Non dividerò la casa con un’altra chica pazza. E, Cristo, non mi trasferirò da Tommy, anche se non se lo vuole mettere in testa», si lamenta.

    «No, non sarà affatto costoso». Cerco di fare la vaga, ma mi scocca un’occhiata di traverso e solleva il curatissimo sopracciglio di ebano. Non sopporto quel gesto. È fastidiosamente cool.

    «E quanto andrei a pagare al mese, signora Davis?». Il tono con cui utilizza quello che tra poco sarà il mio nome è disgustosamente dolce. Brutto segno. Quando inizia così, di solito significa che c’è un orso dagli artigli enormi in agguato dietro l’angolo.

    «Ehm, in effetti, meno di quanto paghi qui», rispondo, nella speranza che aspetti di fare pressione su Chase per la questione.

    Appoggia un fianco delicato contro l’isola, inclina la testa di lato e tende le labbra in un sorriso falso: «Quanto di meno, bonita? ¿Cien? ¿Doscientos?»

    «Ehm, forse meno». Salto su e, con il piede, spingo nell’angolo lo scatolone di libri. Nel tentativo di ignorarla, lo chiudo e ci scrivo sopra in quale appartamento va: l’attico.

    «¿Cuatro? Quanto, Gigi?». Ancora non ha tolto la mano dal fianco.

    «Niente», borbotto con una smorfia il più rapidamente possibile, per poi fiondarmi in cucina a prendere del vino. All’improvviso sono prosciugata. «Che sete! Dov’è che avevamo messo il vino?», chiedo cercando di cambiare discorso, ma una mano gelida mi afferra per un braccio e mi fa girare.

    «¿Nada? Cioè, niente dollari? Free? Gratis?». Il suo tono sta diventando pericolosamente stridulo.

    Annuisco. «Non ti arrabbiare, ti prego. È Chase. Non vorrà mai soldi da te. È più ricco di Dio… e perfino di Oprah Winfrey!».

    Maria scuote il capo. «Bonita, non funzionerà. Non accetto l’elemosina».

    Le afferro il braccio e lei sussulta. Abbiamo entrambe quella reazione se qualcuno ci tocca con forza. È un benefit aggiunto di chi ha subìto abusi per anni. «Lo so, lo so. Lo capisco. Davvero. Ma è Chase e non sente ragioni. Quando provo a discuterci usa quel suo corpo sexy come il peccato contro di me. Contro davvero, letteralmente!».

    Gira la testa e si porta una mano alla bocca, nel debole tentativo di reprimere una risatina. «Veramente?».

    Confermo e le spiego che ne abbiamo già discusso. Ho detto a Chase che Maria non avrebbe mai accettato un’elemosina. Una manciata di orgasmi dopo, è riuscito a farmi promettere che l’avrei convinta. Maria è a terra e si contorce come se fosse vittima di un Taser. Le potrebbe succedere davvero, se non la smette di prendermi in giro. Ecco un’altra aggiunta alla mia vita quotidiana. Ora porto sempre con me spazzola, rossetto, portafoglio, cellulare con localizzatore

    GPS

    e un Taser tascabile; gli ultimi due come gentile omaggio del mio fidanzato ossessionato dal controllo. Utili, naturalmente, nel caso in cui la mia guardia del corpo alta due metri, che chiamo affettuosamente Rambo, venga annientata da qualche forza della natura o trattenuta in altri modi.

    Maria è ancora sul pavimento a ululare.

    «Falla finita, Ria. Non hai idea di cosa sia in grado di farmi quell’uomo. Farebbe venire una suora senza neanche toccarla!».

    «Ma davvero? Racconta!».

    Faccio un salto di un metro per la sorpresa. Kat ridacchia alle mie spalle mentre Maria continua a inspirare cercando di smettere di sghignazzare. Non avremmo mai dovuto dare le chiavi di casa a queste qui.

    «Cristo, Kat, che cavolo! Mi hai spaventata. Con questa storia del maniaco ho già i nervi a fior di pelle», la sgrido nel debole tentativo di farla sentire in colpa.

    «O forse, più che dal maniaco, dipende da un tipo alto, tenebroso e bellissimo. Giusto, sorella?». Maria spicca il volo come un uccello e le dà il cinque. Stupida agilità da ballerina. Il più delle volte mi sento alta e allampanata. Solo Chase mi fa sentire una belva sexy. Anche le altre due mie migliori amiche sono graziose. Maria, quando è al centro del palcoscenico, salta come un moderno ninja ma, nel quotidiano, inciampa in ogni buca del marciapiede, perfino in quelle più evidenti.

    «¡Perfecto!», concorda Maria togliendole di mano le due bottiglie di vino. «¡Gracias!».

    «Dimmi qualcosa di più di come Chase ti manipola per farti fare quello che vuole». Un ghigno malizioso si apre sul bel viso di Kat. I suoi occhi color caramello brillano divertiti mentre si appoggia all’isola della cucina. Quando si gira a guardarmi, i capelli le sfiorano il braccio sinistro oscillando come un acchiappasogni.

    «Siete incorreggibili». Le rivolgo la mia migliore occhiataccia, ma non funziona.

    «Perché sono incorreggibili?». Bree entra in cucina con disinvoltura, la pizza in una mano e il vino nell’altra. I capelli dorati perfettamente lisci le scendono sulla schiena come un mantello. Quando arriva lei, è come se entrasse una ventata di aria fresca.

    Maria applaude allegramente e libera Bree della pizza.

    «Solo verdure, impasto sottilissimo e passata di pomodoro, senza tutta quella cremosa roba all’aglio che fa tanto ingrassare!», puntualizza.

    Maria saluta le manie salutiste di Bree alzando il dito medio e prepara i piatti.

    Fianco a fianco, Kat e io le rivolgiamo uno sguardo freddo. «Che c’è? Non ha senso eccedere in carboidrati e grassi quando le calorie si possono bere», commenta Bree con un sorriso, sollevando la bottiglia di Soul Sister, il Pinot nero che adoriamo e che non poteva avere nome più azzeccato: Anima Sorella. Certo, ne abbiamo bevuti di migliori. Quello che mi serve Chase è di una bontà commovente, ma per noi quattro è il simbolismo che conta. E poi a dodici verdoni a bottiglia non fa neanche tanto male al portafoglio. Inoltre è unico, perché lo produce l’azienda vinicola Save Me San Francisco, nella città in cui abitiamo, ed è di proprietà della band alternative Train. Quando un vino ha una storia simile alle spalle, ha ancora più attrattiva.

    Bree tira fuori la sedia rossa e ci si butta a sedere, stringendo il ginocchio al petto. Indossa leggings, una maglietta larga e stivali Ugg. La chiama eleganza casual. Io invece pigiama. Tutte e quattro abbiamo opinioni molto diverse in fatto di stile. Loro pensano che io preferisca lo snobismo dei vestiti di sartoria e delle gonne. In realtà, lo scopo è apparire inaccessibile e professionale. E poi, amo le etichette del reparto occasioni. So già però, con mio grande rammarico, che perfino questo cambierà una volta sposato il mio Paperon de’ Paperoni.

    Chase mi ha recentemente informato che mi rifornirà il guardaroba da capo. All’inizio, mi infastidiva che giudicasse il mio abbigliamento, ma vedere la sua euforia nel dettare a Dana, la sua assistente, l’elenco degli acquisti, mi ha fatto sentire amata, accudita e… speciale. Non sono stati i soldi o i vestiti a convincermi: è che Chase vuole farmi sentire legata a lui in ogni modo possibile. Ha specificamente richiesto a Dana, di cui faccio una gran fatica a non essere gelosa, di comprarmi indumenti abbinati o comunque coordinati ai suoi. Mi piace l’idea di mostrare un fronte unico ai vari eventi, soprattutto vista la mia nuova e non desiderata fama. L’ultima cosa che voglio è metterlo in imbarazzo. Mi ha detto e ripetuto che sarebbe orgoglioso di avermi al suo fianco anche con indosso un sacco di iuta, ma io so la verità. Gli piace il lusso. Molto.

    In quanto ad abbigliamento è uno snob certificato. Non solo non indosserebbe mai roba di negozio, ma vuole tutti vestiti su misura perché si adattino alla perfezione al suo corpo tonico. Come me, ama mostrarsi sempre perfettamente in ordine, ed è una delle cose che mi attraggono di lui. Solo io posso vedere il vero Chase, quello che c’è sotto tutti quegli strati, sia in senso metaforico che fisico.

    Purtroppo, però, non sono riuscita a convincerlo che non farò le cose di corsa. Per quanto desideri fortemente stare con lui e diventare sua moglie, il pensiero ancora mi spaventa a morte. Impegnarmi con un uomo, dargli il potere di decidere della mia vita, mi mette ansia. È uno dei motivi, anche se non il principale, per cui gli ho chiesto di aspettare un anno. Nelle ultime settimane mi ha fatto capire che vorrebbe decisamente anticipare. Il giorno della proposta, aveva addirittura in mente una fuga d’amore, per sposarci il giorno successivo. Non era male come idea, in effetti. Tuttavia, dentro di me c’è ancora qualcosa che vuole la fiaba. Avevo avuto il mio cavaliere in Armani scintillante e ora volevo il matrimonio principesco. Niente di grandioso o audace. Solo la sua famiglia, i nostri amici, le mie amiche, Phillip e la piccola Anabelle. Volevo vederla vestita da damigella mentre lanciava petali in aria.

    «Stai ancora pensando ai mezzi di persuasione di Chase per farti fare quello che vuole?», ride Maria, ma la ignoro completamente.

    «Ehi, Bree, pensi che Phil mi accompagnerebbe all’altare?». Ricompongo i ciuffi rossi sfuggiti dalla coda.

    Bree si illumina. Dio, quanto è bella. Ha qualcosa di effervescente. Una pelle impeccabile e un’abbronzatura naturale, grandi occhi blu e un perfetto naso alla francese, leggermente all’insù. «Penso che ne sarebbe onorato. Davvero. E Anabelle sarebbe la damigella, giusto?».

    Annuisco con enfasi. «E naturalmente anche le mie tre sorelle». Annuiscono tutte, felici.

    «Ancora non riesco a credere che te l’abbia chiesto così presto. Cioè, parliamo di qualche mese, pochissimo tempo». Arriccia le labbra pensierosa. «Non voglio dire che non sia convinto o chissà cosa, è solo che… perché questa fretta?». Beve un sorso di vino.

    Mi stringo nelle spalle, accettando il bicchiere che mi passa Maria. L’aroma di ciliegia, susina e mirtillo mi esplode sulle papille gustative. «Francamente, quando lo sai, lo sai e basta. È quello giusto, non ha senso aspettare».

    Maria e Kat annuiscono. Bree si morde il labbro giocherellando con i capelli, arrotolandosi una ciocca intorno al dito. Si trattiene dal parlare. È sempre così quando fa quel gesto. Di sicuro le passa qualcosa per la testa.

    La guardo socchiudendo gli occhi. «Qualcosa da aggiungere, Bree?»

    «Ehm… no, no». Scuote il capo e addenta la pizza. La bocca piena non la libererà tanto facilmente dall’amo, però. È ovvio che ha qualcosa da dire e voglio sapere cosa.

    «Avanti, parla. E non mentire. Lo sai che ho il radar per le bugie».

    Bree alza gli occhi al cielo e fa un profondo respiro. «Bene, allora… Se è quello giusto, perché il fidanzamento di un anno?».

    La sua domanda mi scava sgradita nell’inconscio. Conosco la risposta, ma non voglio riaprire la ferita. Non è che dubiti che sia quello giusto per me. Il mio cuore batte per Chase. La sua presenza permea tutta l’aria intorno a me. Quando non c’è, lo percepisco. Per abitudine, strofino con il pollice il simbolo del suo amore che porto all’anulare, facendolo girare all’infinito.

    «A volte si desidera solo il tempo per esserne sicure. Come ha detto Kat, me l’ha chiesto quasi subito. Non voglio che se ne penta in seguito». Le tre donne più importanti della mia vita mi guardano come se mi fossero spuntate le corna, gli occhi grandi come padelle. «Siamo stati molto sotto pressione», aggiungo sulla difensiva. «Tra il lavoro che ho quasi perso, il ritorno della Stronza e ora lo stalker…». Scuoto il capo e lascio cadere quelle parole, sapendo che contengono un grande fondo di verità, anche se non è tutto. A essere sincera con me stessa, ho bisogno di dare a Chase il tempo di essere sicuro che sia me che vuole per sempre. La Gillian Callahan con i suoi traumi e le sue cicatrici.

    «Gigi, non puoi dire sul serio. Stai aspettando a sposare Chase perché vuoi dare a lui la possibilità di tirarsi indietro?», chiede Kat sconcertata.

    «¡Estúpido!», si intromette Maria, bevendo un grande sorso di vino.

    «Non ci credo!», concorda Bree stupefatta.

    «Neanch’io», esclama una voce profonda e calda dietro di me. Mi sento gelare il sangue ma l’imbarazzo mi infiamma comunque le guance. Quante volte ho sentito quella voce. Nei miei sogni, sussurrata tra i capelli, invocarmi nel ruggito del piacere.

    Il mio amore.

    L’unico.

    Il mio Chase.

    Chiudo gli occhi mentre con le mani forti mi stringe alla vita, appoggiandomi al suo petto solido e caldo. Il profumo legnoso e agrumato lotta con quello della pizza vegetariana che aleggia nell’aria. La tensione sale di pari passo con la sua stretta. «Perdonatemi, signore. Devo scambiare due parole con la mia fidanzata». La sua voce è tutta cortesia e buone maniere ma, quando mi giro, lo sguardo è lava ardente. C’è il bianco del fulmine dietro quel blu, e temo la tempesta in arrivo.

    «Non ti abbiamo sentito entrare», dico nel quasi inutile tentativo di evitare una discussione che, so per certo, sarà emotivamente devastante.

    «Ovviamente». Si avvia a passo deciso verso la porta. Prende il mio cappotto e mi fa cenno di girarmi.

    «Aspetta. Vuoi uscire? Ma le ragazze…».

    Stringe il mio braccio, inesorabile. «Le ragazze capiranno», conclude a denti stretti, la mascella contratta.

    «Dove andiamo?». Strattono via il braccio, irritata.

    «A casa. Nell’attico», ribatte.

    Mi trascina sul pianerottolo ma io, divincolandomi, mi blocco. «Non puoi presentarti qui e portarmi via solo perché lo dici tu. Stavo preparando il trasloco e mi stavo divertendo».

    Chase si sposta il cappotto dai fianchi e vi pianta i pugni. «Bene. Vuoi tornare dentro e continuare la conversazione sul perché la donna che amo non si fida di me?».

    Gli prendo il viso tra le mani e me lo porto all’altezza degli occhi. «Chase, no». I suoi occhi bucano i miei con pura sincerità e qualcos’altro. Paura, forse? Faccio un profondo respiro e appoggio la fronte alla sua, desiderando che capisca, pregandolo affinché capisca. «Sei l’unico uomo di cui mi fido. Di cui mi fiderò sempre».

    Mi solleva il mento e mi accarezza il labbro con il pollice, seducente. L’ondata di calore mi travolge fino alle punte dei piedi. «E tu sei l’unica donna che amerò mai. Ti voglio nella mia vita, come mia moglie. Prima è, meglio è. E ora che so il motivo per cui hai preso tempo, non aspetterò. Un mese. È il massimo che posso concedere».

    «Un mese? Chase, non puoi dire sul serio». Lo guardo negli occhi cercando disperatamente di guadagnare più tempo.

    «Sono più che serio, Gillian, non sono un uomo paziente. Pensavo che tu volessi più tempo per essere sicura. E ora che so che pensi che il tempo serva a me, non sono più propenso ad aspettare. Ci sposeremo tra un mese. Non continueremo a negoziare».

    Si volta e mi prende per mano. Mi fermo e lo tiro. «Non puoi farlo!». Mi ci vuole tutta me stessa per non battere i piedi a terra e fare una scenata.

    «Invece posso e lo faccio». Il tono è piatto e intransigente.

    «Ma il matrimonio…». Per quanto cerchi di trattenerle, le lacrime mi offuscano la vista.

    Chase mi infila le mani tra i capelli dietro la nuca. Poi tira via l’elastico e lascia che i riccioli ricadano liberi e selvaggi sulla schiena. Li ama sciolti per le sue dita avide. «Avrai tutto quello che hai sempre sognato. Me ne accerterò. Dana ti darà una mano».

    «Non voglio aiuto dalla tua assistente perfetta», ringhio.

    Le sue labbra hanno uno spasmo a quel lampante moto di gelosia. «Lo so che non lo vuoi, ma con così poco tempo ti servirà. È molto efficiente. Dille solo cosa vuoi e lei lo farà avverare».

    «Tutto quello che voglio?», ribatto con molta più spavalderia di quanto sia capace di solito in sua presenza.

    «Oh, piccola, mi piace il tuo modo di pensare. Da ora in poi, ti voglio così. Diventerai la signora Davis e avrai miliardi a disposizione». Si avvicina per darmi un bacio, ma mi allontano.

    «Ma che dici? C’è il contratto prematrimoniale!».

    Scuote il capo, ma sono certa di aver capito male. Nessun uomo così ricco si sposerebbe senza prima tutelare il proprio capitale. «Non serve. Quello che è mio è tuo, piccola».

    «No, no, no», nego e indietreggio. Chase mi segue, schiacciandomi contro il muro. Mi manca il fiato quando mi si avvicina e irradia su di me il suo potere. È viva e pulsante questa energia magnetica che mi circonda.

    «Oh, sì». Chase mi afferra un fianco pressandomi con il suo corpo scolpito. Poi mi infila l’altra mano tra i capelli, sempre dietro la nuca, e mi tiene ferma. È uno dei suoi punti preferiti per afferrarmi e controllarmi. «Stai per diventare più ricca di quanto abbia mai sognato». Mi mordicchia le labbra.

    «Lo dici come se fosse un mio desiderio. Non voglio e non ho bisogno dei tuoi soldi, Chase. Solo di te». Lo afferro forte per le spalle, ricorrendo ai gesti per esprimere quello che mi riesce difficile dire a parole.

    «Mi sconvolge». Ride, poi mi cattura le labbra. È un bacio feroce, possessivo, potente. Ansimo. Lui ne approfitta e mi infila l’abile lingua in bocca. Il sapore di cannella solletica e mi risveglia le papille gustative mentre quella lingua diabolica gioca con la mia. Il familiare fuoco che arde tra noi si accende all’istante. La mano sul mio fianco si sposta per afferrarmi il sedere mentre le labbra divorano e saccheggiano. È troppo e troppo poco allo stesso tempo. Volano scintille e un peso mi grava tra le cosce. Il sesso mi si bagna, ansioso di unirsi alla sua controparte. Ardo sempre di desiderio se mi è accanto e mi tocca, ma quando mi sta così vicino senza penetrarmi il desiderio si fa bisogno fisico.

    «Voglio…», mi esce in un sussurro che lui ingoia.

    «Lo avrai». Mi solleva e gli stringo le gambe intorno ai fianchi mentre mi preme la rocciosa erezione tra le cosce. Siamo al centro del pianerottolo, appena fuori dal mio appartamento. Riesco a sentire le risate delle mie amiche oltre la porta.

    «Cristo, Chase, non si può», cerco di dire tra i baci umidi e intossicanti.

    Per tutta risposta mi stringe il sedere più forte e mi porta poco più giù, verso le scale. «Si può e si fa. Non ti negherai di nuovo». Sembra arrabbiato, ma so che non lo è. Si fa prendere dall’innegabile qualcosa che ci spinge l’uno contro l’altra nei momenti meno opportuni.

    «Chase», lo ammonisco, ma è troppo tardi. È già riuscito a slacciarsi i pantaloni e a tirare fuori il cazzo turgido e duro. Se ne sta lì enorme e scuro, pronto a dare piacere. Vederlo così, grande e orgoglioso tra le mie cosce, vicinissimo ma non ancora abbastanza, mi fa aumentare la salivazione. Voglio sentire quel sapore unico, maschio e umido sulla lingua, sulle labbra, nella bocca.

    «Oddio, ho bisogno di te», mi azzardo a guardarlo nella foschia del desiderio.

    «Piccola, mi fai impazzire quando implori». Mi tira su la gonna larga di jersey. Senza aspettare, sposta gli slip di pizzo e mi penetra in un’unica potente spinta. Schiaccia i fianchi contro i miei. Le sue labbra soffocano il mio grido. Con Chase, non sono mai stata capace di trattenermi: tira fuori una parte inesplorata di me. Mi stacco con respiri profondi e affannosi mentre esce e rientra di nuovo.

    «Amore». Il mio sussurro riecheggia tra le pareti di cemento mentre fisso senza vedere la spirale di scale sopra di noi.

    Chase mi preme le dita nella carne morbida dei fianchi, ma senza fami male. «Piccola, non vedo l’ora di farti mia. Voglio che il mondo intero sappia che ti possiedo». Le sue parole sono rozze e volgari. Sa che il termine possesso è letale per me e,

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