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La concordia fra i cittadini
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E-book252 pagine3 ore

La concordia fra i cittadini

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Info su questo ebook

Il volume delinea la storia della Società Unione e Mutuo Soccorso di San Marino dalle sue origini, che si collocano tra il 1874 e il 1876, agli anni Ottanta del Novecento. Tre sono i dati che caratterizzano il suo secolare percorso: il costante riferimento alla concordia e alla fratellanza; la capacità del sodalizio di essere al centro della vita politica ed economica della Repubblica, nonostante la sua sovrapposizione con altri enti assistenziali e previdenziali; il continuo e fecondo legame con la Cassa di Risparmio.
Nella trama narrativa del volume, le scansioni cronologiche si caricano di precisi significati, corrispondenti alle diverse fasi della storia del sodalizio. La prima si colloca nella seconda metà dell’Ottocento, quando la nascita della Società di Mutuo Soccorso serve a mantenere la pace sociale, ad eliminare il conflitto e a ribadire la forza politica di un ceto dirigente in cerca di consensi e riconoscimenti. Nei primi decenni del Novecento, con la presidenza di Pietro Franciosi, essa diventa uno strumento fondamentale per realizzare un processo di modernizzazione che investe ogni aspetto della vita della Repubblica. In tal senso, svolgono un ruolo importante anche la Società di Mutuo Soccorso Femminile e le altre associazioni operaie che nascono in questi anni. Il fascismo torna ad utilizzare il sodalizio come elemento di controllo, nonostante esso rimanga un punto di riferimento per ogni cittadino. Nell’ultimo periodo, quello del secondo dopoguerra, la Società di Mutuo Soccorso continua ad essere al centro delle vicende politiche ed economiche della Repubblica, dando un contributo vitale alla nascita del Welfare State sammarinese, ma è proprio tale evoluzione e una più generale trasformazione della società che impongono al sodalizio la ricerca di un nuovo ruolo.

L'AUTORE
Augusto Ciuffetti è ricercatore di storia economica presso il Dipartimento di scienze economiche e sociali dell’Università Politecnica delle Marche. È direttore della rivista «Patrimonio industriale», membro del comitato direttivo di «Ricerche storiche» e del consiglio scientifico di «Proposte e ricerche». È socio onorario dell’Istituto Europeo di Storia della Carta di Fabriano.
LinguaItaliano
Data di uscita15 giu 2017
ISBN9788898275533
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    La concordia fra i cittadini - Augusto Ciuffetti

    Augusto Ciuffetti

    La concordia fra i cittadini

    La concordia fra i cittadini

    di Augusto Ciuffetti

    Quaderni del Centro Sammarinese di Studi Storici, n. 39, 2014

    Collana fondata da Sergio Anselmi e diretta da Ercole Sori

    Editing Maria Chiara Monaldi

    © 2017 Bookstones

    via dell'Ospedale 11

    47921 Rimini

    www.bookstones.it

    Proprietà letteraria riservata

    Per informazioni e contatti: info@bookstones.it

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    isbn: 978-88-98275-53-3

    Opera approvata dai membri del Comitato Scientifico del Centro Sammarinese di Studi Storici, dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino: Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti, Michele Conti, Leo Marino Morganti, Stefano Pivato, Maurizio Ridolfi, Laura Rossi, Ercole Sori.

    Indice

    Abbreviazioni usate

    Presentazione, di Clelio Galassi

    Ercole Sori, Una stretta di mano: appunti sul mutuo soccorso in Italia tra Otto e Novecento

    Introduzione. Valore e significati di una società di mutuo soccorso

    Dalla Società Unione alla Società di Mutuo Soccorso (1874-1876)

    Nel solco della tradizione: i primi decenni di vita della Società (1876-1894)

    ​Verso il definitivo rinnovamento: la presidenza di Pietro Franciosi (1895-1917)

    ​La consorella: nascita e sviluppo della Società di Mutuo Soccorso Femminile

    Accanto alle società di mutuo soccorso: associazioni, cooperative e leghe di mestiere

    La Società Unione e Mutuo Soccorso dagli anni Venti alla seconda guerra mondiale

    Dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta: la ricerca di un nuovo ruolo

    Attualità di una società di mutuo soccorso

    Appendice

    Abbreviazioni usate

    ACP Atti del Consiglio Principe, a cura del Dipartimento Affari Interni, Archivio di Stato, Ufficio Commissione Istituzionale

    ASRSM Archivio di Stato della Repubblica di San Marino

    ASUMS Archivio della Società Unione e Mutuo Soccorso di San Marino

    MAIC Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Italia)

    QCSSS Quaderni del Centro Sammarinese di Studi Storici

    VCG Verbali del Consiglio Generale

    VCP Verbali del Consiglio Principe

    Presentazione

    La Società Unione Mutuo Soccorso, in collaborazione con l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, è lieta di dare oggi alle stampe un pregevole lavoro che analizza la storia della nostra associazione e dei suoi rapporti con la società sammarinese.

    Questo lavoro, che dobbiamo alla competenza del professor Ciuffetti, ci conduce attraverso un viaggio storico di ben due secoli, tanto lungo è l’arco temporale di attività della Società di Mutuo Soccorso.

    Negli ultimi decenni dell’Ottocento, in una San Marino ancora in forte difficoltà economica e sociale, nasce l’esigenza di nuove forme di sostegno – assistenziale e previdenziale – dei lavoratori. È il primo passo di quello che poi diventerà il moderno apparato di welfare sammarinese e nasce per volontà dei singoli, aggregatisi in un clima di concordia e pace sociale, con l’intento di fornire strumenti reali di supporto economico e un luogo dove potesse operare attivamente un sodalizio per i lavoratori sammarinesi.

    Successivamente, il racconto di Ciuffetti ripercorre l’evoluzione della Società nei primi decenni del Novecento, quelli della presidenza di Pietro Franciosi, durante i quali la S.U.M.S. diventa il perno di un processo più ampio di modernizzazione, in chiave democratica, non soltanto nel campo delle problematiche assistenziali ma anche in questioni di più ampio respiro riguardanti la gestione della Repubblica.

    L’associazione già nella prima metà del secolo era diventata un punto di riferimento imprescindibile per la cittadinanza, in grado di soddisfare esigenze sociali di vario tipo, non solo dal punto di vista assistenziale e previdenziale ma anche per quanto riguarda i consumi, l’istruzione e molti altri aspetti della vita quotidiana. Nascono il Magazzino Cereali e il Forno Normale (che diventeranno poi la Società Silo Molino Forno), che tanta parte hanno avuto per il sostentamento della popolazione sammarinese anche nel periodo bellico.

    In tempi più recenti, nella seconda metà del secolo scorso, la S.U.M.S. ha continuato a rivestire un ruolo centrale nella vita sociale sammarinese e il libro del professor Ciuffetti lo mostra bene, raccontandoci come evolvono il ruolo e le attività dell’associazione durante gli anni in cui San Marino vede gradualmente accrescere la propria stabilità economica e trasformarsi il tessuto sociale.

    Arrivati in questo XXI secolo, il ruolo sociale della S.U.M.S. è più che mai attivo e necessario, in una realtà come quella attuale che torna ad essere difficile, molto difficile per alcuni.

    Oggi abbiamo di fronte sfide nuove, cui la S.U.M.S. non intende sottrarsi, nella volontà e nella consapevolezza di rivestire un ruolo di sostegno cruciale per coloro che ne hanno bisogno.

    Oggi come allora, il ruolo della S.U.M.S. e la sua linea operativa sono per noi chiari: un supporto economico ed assistenziale laddove vi sia maggiore necessità, nel segno di una continuità con quell’azione, centrale nella vita politica ed economica della Repubblica, che caratterizza il nostro sodalizio da ormai quasi due secoli.

    Clelio Galassi

    Presidente S.U.M.S.

    Una stretta di mano: appunti sul mutuo soccorso in Italia tra Otto e Novecento

    Ercole Sori

    1. Semantica e semiologia

    Tra gli storici del mutualismo e delle origini del welfare state è ormai consuetudine affermare che le società di mutuo soccorso non sono state soltanto le cellule embrionali del movimento operaio organizzato e, in fin dei conti, dei partiti che ne sono stati espressione politica[1]. Era questa la voga storiografica che negli anni ‘50, ‘60 e ‘70 aveva dominato gli studi su queste organizzazioni[2], vuoi per rintracciare nel mutualismo il seme del futuro sindacalismo[3], vuoi per deprecare come quel seme non avesse fruttificato[4]. Oggi il mutualismo, nella storiografia italiana, interseca molti temi: politica, economia, precursori del welfare, sociabilità[5], struttura ed evoluzione delle mentalità collettive, genesi della cultura delle classi subalterne. Ma chiede anche di essere studiato su base locale poiché è dall’ambiente economico, sociale e culturale circostante che esso trae alimento e concreta forma[6]. La tardiva ricollocazione di questi sodalizi laici nel più ampio contesto della storia economica e sociale sarebbe stata, tuttavia, ben più tempestiva se si fossero ascoltati i suggerimenti provenienti anche solo dall’iconografia e dalle denominazioni impiegate dalle società mutue per autorappresentarsi.

    Prendiamo, dall'iconografia, le tradizionali due mani che si stringono a suggerire, com'è ovvio, l'idea di amicizia e di solidarietà. Ci si può domandare: tra quali soggetti sociali? Già qui le cose cominciano a complicarsi. Mani nude o polsi coperti da due maniche identiche sembrano alludere alla neutralità e all'universalità dell'apertura associativa ai diversi ceti e alle diverse classi sociali. L'apparizione, tra la mano e la manica, di un paio di polsini di camicia con relativi bottoni, può invece significare un restringimento dell'ambito sociale di riferimento al solo ceto medio o borghese. Viene infine il chiaro riferimento al carattere interclassista del patto associativo, trasposto in icona con due diverse vestizioni delle mani che si scambiano la promessa d'aiuto: il polsino con bottone, che sporge dalla giacca del borghese e la manica del giubbotto stretta attorno al polso dell'operaio.

    Anche le denominazioni parlano di culture e pratiche sociali con le quali le società di mutuo soccorso ambiscono a trasmettere la loro collocazione ideale e sociale. La qualifica più netta e ricorrente è operaia, dalla quale è possibile estrarre il diffuso acronimo S.O.M.S. Ma qualche volta le cose sono più sfumate nella lunga e incerta transizione attraversata, tra Otto e Novecento, dal mondo del lavoro in Italia, sospeso tra industria e artigianato, tra agricoltura e industria, tra territori economicamente progressivi e regioni arretrate. Ecco allora che le società di mutuo soccorso si specificano come operaia e artigiana, fra artisti e operai, agricola e operaia, tra operai e contadini o, più puntigliosamente per escludere la proprietà terriera grande e piccola, tra operai agricoltori e industriali. Carte intestate, manifesti e opuscoli sono spesso corredati di immagini contenenti i più diversi strumenti di lavoro e la sapiente iconografia di una società perugina, ad esempio, ritrae un pittore con tavolozza che stringe la mano a un fabbro, con relativa incudine sullo sfondo. Ma quando a prevalere è la tradizionale diffidenza tra il vecchio ceto artigiano e il nuovo ceto operaio della città e dei paesi, da un lato, e il mondo rurale, dall'altro, la denominazione si fa secca: agricola o unione contadini. Del tutto generaliste e socialmente inclusive sono le aggettivazioni generale e universale oppure le precisazioni che siamo fra operai-artisti e altre classi, fra artisti, operai e contadini o che la società è di maschi e femmine per artigiani e operai.

    La derivazione del moderno mutualismo dalle corporazioni d'arti e mestieri di origine medievale si rintraccia nella specificazione della categoria professionale alla quale la società di mutuo soccorso si rivolge: marinai, ferrovieri, fabbri, panettieri, ecc. È un modello di transizione che tiene ancora desti l'orgoglio e l'identità di mestiere a fronte del carattere associativo e trasversale, rispetto ai vari comparti economici, che il mutuo soccorso intende perseguire. Comunque, quest'ultimo è ormai maggioritario: nel 1904, in Italia, le società generali costituiscono il 72% del totale, contro un 28% di società professionali e categoriali[7].

    I criteri divisori non sempre provengono dal mondo del lavoro. Talvolta si tratta di differenze di genere, e allora abbiamo una società maschile o femminile ma, quando questa atavica contrapposizione venga superata in nome dell'emancipazione della donna, la società ci tiene a qualificarsi come d'ambo i sessi. Altre volte nel nome del sodalizio si ravvisa il dichiarato tentativo di superare le minute discriminazioni che segmentano la pur piccola comunità locale, cui la S.M.S. assicura che si sta occupando di entrambi gli abitanti del capoluogo e del borgo. In qualche caso può essere un particolare stato di bisogno o di rischio a stimolare la mutualità (fra sordomuti o mutua grandine) oppure la comune condizione di emigrati, che spinge una comunità trapiantata all'estero e proveniente da una medesima area italiana a costituirsi in società di mutuo soccorso.

    Per quanto riguarda la cornice ideologica, gli echi della rivoluzione francese sono ancora udibili quando il termine fratellanza (fraternité) sostituisce quello di società. Qui e in altre dizioni l'impianto secolarizzato della stragrande maggioranza di società di mutuo soccorso traspare dall'assenza di simboli religiosi o dalla interposizione dell'aggettivo democratica, mentre le poche società che continuano a far riferimento alla lunga tradizione caritativa delle chiese, fatta di opere pie e confraternite laicali, recano la dizione cattolica di San…, o si rivolgono ai soli evangelici. Se nell'iconografia cattolica una croce può far capolino dietro la stretta delle due mani, il frequente patrocinio accordato dagli esponenti laici (massoni?) della locale classe dirigente liberale, con l'evidente intento di propugnare l'interclassismo o di coltivare il loro collegio elettorale[8], si esprime con formule paternalistiche e benpensanti come fra gli onesti marinai, Onestà e lavoro, Concordia.

    Qualche volta al tema della mutualità si affianca quello, più prosaico, dell'emancipazione dal bisogno mediante una cooperativa di consumo. Ma non di solo pane e sicurezza si vive e allora, oltre che mutua, la società può qualificarsi anche come corale. Infine, i tempi nuovi e le avvisaglie crepuscolari del mutualismo volontaristico basato localmente si percepiscono in una S.M.S. la cui insegna prosegue con la dizione …e delle casse e degli istituti di previdenza, nella quale fa capolino il moderno sistema di sicurezza sociale nazionale[9].

    2. Uno sguardo all'Europa

    L'Inghilterra, il paese che, tra Sette e Ottocento, sperimenta per primo le iniziali forme di industria moderna e le connesse e profonde trasformazioni sociali, è anche il paese ove le associazioni operaie di mutuo soccorso hanno la diffusione più ampia e precoce. Ne nascono di due tipi. Al primo appartengono le cosiddette società degli amici ( frendly society), che derivano direttamente dalle antiche corporazioni d'arti e mestieri[10] e dalle confraternite religiose. Hanno compiti assistenziali, come pagare indennità di disoccupazione, di malattia e di vecchiaia, far fronte alle spese funerarie o sussidiare vedove e orfani. Col tempo esse finiscono per assomigliare sempre più a piccole società di assicurazione ma talvolta falliscono, se non hanno ben calcolato il rapporto attuariale e probabilistico tra le quote pagate dai soci e le prestazioni cui essi hanno diritto. Al secondo tipo fanno riferimento le unioni di mestiere (trade's unions), nelle quali la finalità mutualistica, pur presente, viene subordinata alla difesa degli interessi operai mediante azioni rivendicative e di lotta. Durante gli scioperi, tutti i fondi dell'associazione vengono impiegati per risarcire gli scioperanti del mancato salario ed è con la solidità finanziaria della trade's union che si misura la capacità di resistenza dei lavoratori in lotta per ottenere migliori condizioni retributive e di lavoro. Per tali motivi le trade's unions, com'è noto, sono all'origine di una organizzazione sindacale di tipo moderno, che prende piede in Gran Bretagna nella prima metà dell'Ottocento e si diffonde poi in tutta Europa.

    In Francia il movimento del mutuo soccorso è più lento a svilupparsi, anche perché durante la Rivoluzione e il Primo Impero le élites politiche nazionali pensano che in queste forme associative di base possano rivivere istituti come le confraternite e le corporazioni, relitti di un contestatissimo e ormai trascorso ancien régime. Esse, invece, ricevono un forte impulso durante il tumulto politico e sociale che percorre la Francia e l'Europa nel 1848. Tra questa data e il 1851 sorgono numerose società di mutuo soccorso, ma quasi sempre esse prendono la forma di società segrete, con finalità quasi esclusivamente politiche e cospirative, tanto da indurre le autorità governative a scioglierle. Anche dopo il 1852, con la fine della seconda repubblica e la nascita dell'impero ereditario di Napoleone III, le società di mutuo soccorso conservano un cordone ombelicale con il mondo della politica. In Francia il mutuo soccorso si occupa principalmente di assicurare ai lavoratori iscritti un soccorso economico in caso di malattia. Una legge del 1850 vieta alle società mutue di occuparsi di pensioni, anche perché molte di loro sono fallite per l'impossibilità di garantire a tutti gli associati ciò che avevano promesso. Le società di mutuo soccorso più grandi sono obbligate a versare i loro fondi di riserva a una Cassa Depositi Centrale, controllata dal governo, che così si procura disponibilità finanziarie a buon mercato con cui alimentare il circuito degli investimenti pubblici.

    In Germania le società di mutuo soccorso hanno origini medievali e fin da allora esse assomigliano a quelle che nasceranno nell'Ottocento, perché attecchiscono in un settore d'attività economica, le miniere, molto diffuso nei territori tedeschi e nel quale i lavoratori sopportano fortissimi rischi di invalidità e morte. Tra XVI e XVIII secolo, in alcune città tedesche, si possono trovare le cosiddette casse malattia che cercano di coprire il rischio più diffuso e temuto tra i lavoratori. Nei territori tedeschi, particolarmente in Prussia e, dopo il 1870, nell'Impero germanico, è lo Stato a farsi promotore autonomo di un avanzato sistema di sicurezza collettiva dei lavoratori. Per avanzato, tuttavia, deve intendersi un sistema di previdenza e legislazione sociale sostanzialmente paternalistico, calato dall'alto. Nel 1881 Bismarck avvia, con il suo famoso proclama imperiale, una politica di assicurazioni obbligatorie per i lavoratori maschi che si compone di tre provvedimenti legislativi. L'assicurazione contro le malattie (1883) raggruppa una pletora disparata di società artigiane di mutuo soccorso, organizzazioni volontarie, associazioni di mestiere, gilde e organismi analoghi. Il quadro previdenziale si completa poi con l'assicurazione contro gli infortuni (1884) e contro l'invalidità e la vecchiaia (1889). Lo scopo di Bismarck è puntellare socialmente lo Stato prussiano-tedesco[11]. Proprio perché nell'Impero germanico vige un regime autoritario, ostile alle libertà democratiche e all'ascesa politica di una borghesia sconfitta dopo il 1848 e relegata al solo compito di modernizzare l'economia, lo Stato intende mostrarsi amico dei lavoratori, legandoli a sé e togliendo spazio e argomenti alle forze politiche progressiste e al movimento operaio organizzato. Qui le società di mutuo soccorso si chiamano unioni nazionali di mestiere, ramificate in unioni locali. La centralizzazione ne agevola il controllo statale e mostra come il tema della difesa sociale confini pericolosamente con quello del controllo sociale che la classe dirigente intende mantenere sugli strati operai e popolari in funzione di stabilizzazione sociale, mantenimento dell'ordine e prevenzione del disordine.

    Un'idea del ritardo con cui si diffonde il mutualismo in l'Italia durante il XIX secolo è data dai seguenti numeri (Tab. 1):

    Tab. 1. Numero di iscritti alle associazioni mutualistiche in alcune aree europee, 31.12.1873

    Fonte: A.M. Girelli, Le origini della previdenza sociale a Roma: dalle strutture corporative alle società di mutuo soccorso, in Dalla corporazione al mutuo soccorso, cit., p. 565.

    3. In Italia

    Nella prima metà dell'Ottocento l'associazionismo mutualistico langue in Italia in virtù delle forti limitazioni che subisce qualsiasi istanza associativa, soprattutto se popolare e legata al mondo del lavoro. Nel clima di restaurazione post-rivoluzionaria, i governi guardano con sospetto ogni progetto di organizzazione e difesa del ceto

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