Madame Sourdis: E altri racconti
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Info su questo ebook
Émile Zola
Émile Zola (1840-1902) was a French novelist, journalist, and playwright. Born in Paris to a French mother and Italian father, Zola was raised in Aix-en-Provence. At 18, Zola moved back to Paris, where he befriended Paul Cézanne and began his writing career. During this early period, Zola worked as a clerk for a publisher while writing literary and art reviews as well as political journalism for local newspapers. Following the success of his novel Thérèse Raquin (1867), Zola began a series of twenty novels known as Les Rougon-Macquart, a sprawling collection following the fates of a single family living under the Second Empire of Napoleon III. Zola’s work earned him a reputation as a leading figure in literary naturalism, a style noted for its rejection of Romanticism in favor of detachment, rationalism, and social commentary. Following the infamous Dreyfus affair of 1894, in which a French-Jewish artillery officer was falsely convicted of spying for the German Embassy, Zola wrote a scathing open letter to French President Félix Faure accusing the government and military of antisemitism and obstruction of justice. Having sacrificed his reputation as a writer and intellectual, Zola helped reverse public opinion on the affair, placing pressure on the government that led to Dreyfus’ full exoneration in 1906. Nominated for the Nobel Prize in Literature in 1901 and 1902, Zola is considered one of the most influential and talented writers in French history.
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Anteprima del libro
Madame Sourdis - Émile Zola
Émile Zola
MADAME SOURDIS
E ALTRI RACCONTI
© TIEMME
www.tiemme.onweb.it
Ebook Letteratura
Ottobre 2017
In copertina
Dipinto di Mara Gessi
€ 3,00
Vietata la riproduzione, la divulgazione e la vendita
senza autorizzazione da parte dell'Editore.
UUID: 266cb5ec-b3f6-11e7-a83b-49fbd00dc2aa
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Indice
Intro
Prefazione
MADAME SOURDIS
LA NEVE
LA MORTE DI OLIVIER BÉCAILLE
A NINON
Cenni critici
Ringraziamenti
Émile Zola
MADAME SOURDIS
E ALTRI RACCONTI
Traduzione e commento di Luciano Montanari
TIEMME EDIZIONI
Intro
La novella Madame Sourdis, pubblicata e tradotta in russo nel 1880 nella rivista di San Pietroburgo Le Messagger de l’Europe
, apparve in Francia nel 1900 ne La grande Revue
. Per immaginare questa novella, l’autore si sarebbe ispirato a elementi della vita di un suo amico scrittore. È la storia di una coppia originale
, che non ha fatto niente per vivere insieme; l’uomo che vede la gloria, la donna che si nasconde… Seguono i tre racconti: La neve, La morte di Olivier Bècaille e A Ninon, nonché un’appendice di Cenni critici. La traduzione, la Prefazione, le Note e l'apparato critico sono di Luciano Montanari.
Prefazione
Prefazione
La novella Madame Sourdis , pubblicata e tradotta in russo nel 1880 nella rivista di San Pietroburgo Le Messagger de l’Europe
, apparve in Francia nel 1900 ne La grande Revue
. È un’evocazione della pittura e del personaggio-artista. Per immaginare questa novella, l’autore si sarebbe ispirato (d’obbligo in questi casi il condizionale) a elementi della vita di un suo amico scrittore.
Lo stile di Émile Zola è, come per Oscar Wilde, Voltaire, Molière... uno stile senza tempo, caratteristico dello scrittore. In questa novella ci descrive semplicemente ed efficacemente il mondo della celebrità, in una maniera inedita e tuttavia pertinente. Si ha l’impressione che ogni frase sia importante, ogni dettaglio avere valore.
È la storia di una coppia originale
, che non ha fatto niente per vivere insieme; l’uomo che vede la gloria, la donna che si nasconde. Poi, arriva il momento del risveglio per quest’ultima, la quale poco a poco prende il posto dominante nel ménage famigliare, travolgendo di giorno in giorno suo marito. Si assiste, pressoché rattristati, allo spettacolo di un uomo senza personalità tanto è sommerso da sua moglie, non prendendo più decisioni, finendo con uno spirito infantile. Questa caduta è l’esempio stesso dello stile dello scrittore: in una frase riassume la storia, mettendo l’accento sulla sua morale.
Émile Zola ci fa capire candidamente che il pericolo può venire di là, dove non lo si attende. Un eccellente classico del genere.
La neve non è una vera e propria novella, vale a dire una storia con vari personaggi, bensì un piccolo affresco, con tante leggere pennellate per descrivere il fenomeno della neve che cade su Parigi. Alla stessa maniera di Edoard Manet – amico e anche lui uno che amava bighellonare per la capitale francese –, Zola dispone un certo ordine al suo dipinto
: gruppi di ragazzi di strada, attenta analisi dell’abbigliamento e degli strumenti musicali, pigmenti vivi e puri, contrasti e masse oscure. Zola è affascinato dalla città, di cui sa cogliere la grande bellezza, anche se, in questo caso, la città stessa passa in secondo piano, poiché è la neve l’autentica protagonista.
La novella La morte di Olivier Bècaille ha qualcosa di veramente spettacolare. Durante la storia si sente
ciò che ci narra il protagonista, il quale vede e avverte ogni cosa, pur essendo morto. È la metafora della decisione del protagonista di perdere «definitivamente ogni identità sociale» e perciò rassegnandosi alla vacuità di un’esistenza indistinta, nemmeno attenuata dalla disillusa accettazione ironica – ma a suo modo quasi giocosa – esibita in analoghe circostanze da quel suo discendente diretto che sarà Il fu Mattia Pascal pirandelliano. Ci trasmette la sua paura, la sua collera per non riuscire a risvegliarsi, né a muoversi. Olivier è in una bara, morto, e nel medesimo tempo ci racconta quello che vede. L’aumento dell’angoscia di Olivier è definito con limpidezza. Ci si mette agevolmente nei suoi panni, e tutto è a sua volta inquietante e assai palpitante.
Il testo è scritto in maniera ammirevole, lo stile è incomparabile. Da vero naturalista, Émile Zola dipinge tutta lo sviluppo psicologico dell’opera. Il testo è raccontato in prima persona, e ciò non lascia alcun dubbio al lettore sull’essere del narratore. Nell’ultima parte, le ellissi permettono di accelerare il ritmo della narrazione molto raccolta fino a quel momento.
A Ninon fa parte di quei racconti giovanili un po’ messi in ombra dalla mole dei romanzi (ben 20) del ciclo dei Rougon-Macquart, cui Zola deve la sua fama. Eppure, soprattutto in questa tenera narrazione e dalla loro prosecuzione emerge la grande qualità del romanziere, eccellente nella caratterizzazione di luoghi e ambienti cittadini e di campagna, e in ugual modo nelle introspezioni. Sono soprattutto la fantasia e la creatività le qualità che affascinano costantemente l’interesse del lettore.
In A Ninon quasi non si riconosce l’autore de L’Assomoir, Germinal, La Terra, ecc., dove sono così ben descritte le aberrazioni, le miserie umane, le sopraffazioni.
Nei romanzi che compongono il famoso ciclo dei Rougon-Macquart , ancora oggi di maestosa consistenza, Zola non risparmia alcun ceto sociale, anche se mostra una certa indulgenza nei confronti delle classi sociali più povere. Quei romanzi assai crudi, riescono sempre a sconvolgere il nostro animo gettandoci in catapecchie dove ci si sente investiti dal tanfo dell’umidità e dall’immondizia, e in taverne dove la gente si frastorna con l’alcool e non pensa a nient’altro. E proprio in quelle descrizioni si legge il pensiero di uno dei più grandi scrittori europei che, attraverso la descrizione dell’agonia dei suoi personaggi, anela a una società più giusta che liberi la massa dall’ignoranza e dalla miseria. Zola subisce dure critiche dai conservatori, i quali vedono in lui un sovversivo
. La speranza di un riscatto dell’essere umano infastidisce molto coloro che vorrebbero vedere per sempre un mondo suddiviso in classi sociali dal destino predefinito. Ma egli sa scrivere anche pagine molto romantiche, proprio nel periodo in cui, a Parigi, egli realmente combatte la povertà e subisce delle cocenti umiliazioni! Tuttavia, in A Ninon si intravedono già le cause prime della futura e imponente massiccia opera del grande romanziere realista. E ancora, in questo racconto, scopriamo il profumo dell’amore e il modo di intendere l’arte interpretando il vero (da qui il Naturalismo
, poi trasportato anche in Italia soprattutto da Giovanni Verga e trasformato in Verismo
), trovando anche molti cenni autobiografici, che hanno particolarmente l’accento della sincerità. Zola affrontò il conflitto fondamentale del suo tempo, la lotta fra le classi, offrendone un quadro assai veritiero e impietoso. Tuttavia non soffocò il suo infinito sentire poetico, dipingendo anzi molte vicende con accorata soavità, con illimitata tenerezza, con grande spiritualità. Ha saputo sostituire all’analisi classica dei caratteri e della psicologia, uno studio più moderno degli istinti e dei temperamenti.
Luciano Montanari
N.B. Talune abbreviazioni sono state rese necessarie poiché gli stessi autori francesi usano tale sistema; e sono stati altresì mantenuti alcuni termini tipicamente francesi:
Mme = Madama
Mlle = Mademoiselle
M.= Monsieur
rue = Via
Boulevard = Viale alberato cittadino
MADAME SOURDIS
MADAME SOURDIS
I
Ogni sabato, regolarmente, Ferdinand Sourdis veniva a rinnovare la sua provvista di colori e di pennelli nella bottega di papà Morand, un pianterreno nero e umido, situato su una stretta piazza di Mercoeur, all’ombra di un antico convento trasformato in Collegio comunale.
Ferdinand, che arrivava da Lille, si diceva, e che da un anno era sorvegliante
al Collegio, si occupava di pittura con passione, rinchiudendosi, dedicando tutte le sue ore libere a degli studi che non mostrava a nessuno. Sovente, gli capitava d’essere servito da Adèle, l’unica figlia di papà Morand, la quale dipingeva a sua volta dei fini acquerelli, dei quali si parlava molto a Mercoeur. Egli faceva la sua ordinazione:
«Tre tubetti di bianco, vi prego, uno di ocra giallo, due di verde veronese
.»
Adèle, ovviamente al corrente del piccolo commercio di suo padre, serviva il giovane uomo, domandando ogni volta: «E poi?»
«Per oggi è tutto, mademoiselle.»
Ferdinand faceva scivolare il suo pacchetto in una delle sue tasche, pagava con la goffaggine di un povero che teme sempre di subire un affronto, poi se ne andava. Tutto questo durò per un anno, senza altri avvenimenti. La clientela di papà Morand si componeva in tutto di una dozzina di persone. Mercoeur, che contava meno di ottomila anime, godeva di una grande reputazione per le sue concerie, ma le belle arti vi vegetavano.
C’erano quattro o cinque monelli che imbrattavano, sotto l’occhio pallido di un Polacco, un uomo secco dal profilo di un uccello malato; poi le sorelle Lévêque, figlie del notaio, che dipingevano a olio
, ma ciò causava scandalo.
Un solo cliente contava, il celebre Rennequin, un giovanotto del posto, un enfant du pays, che aveva avuto