Senza trucco
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Anteprima del libro
Senza trucco - Mara Marchesi
trucco
PRIMO CAPITOLO
Milano, 6 febbraio, due anni prima
La chiamavano vipera, banalmente.
Eleonora Allievi entrò nel suo ufficio in via Larga a Milano e sedette alla scrivania, sfiorandone i bordi in radica tinta mogano. Voltò lo sguardo verso la finestra e scorse nell’oscurità il cielo, che aveva appena terminato di gocciolare. Forse per oggi era finita. Poi osservò con insistenza lo schermo del PC, quasi ad accertarsi che fossero davvero le 22,00; quindi, scuotendosi da quello stato di concentrazione, afferrò il telefono e chiamò un taxi per rientrare nel suo appartamento in corso Como. L’appuntamento con Luca era saltato.
Non riusciva a credere di aver superato con successo la riunione sui costi fissi aziendali; distraendo un paio di colleghi, Alessandro Mariani e Davide Volpi, con lo stratagemma dell’ampia scollatura, e sfuggendo così alle loro consuete domande circostanziate e pressanti, mentre Ludovico Fornari, direttore dell’Ufficio Acquisti, aveva visto ridurre significativamente il suo budget, che era stato in precedenza sfacciatamente gonfiato da costi improbabili. Eleonora pensò che in tempi brevi, lei stessa ne avrebbe subito le conseguenze, ma non riusciva a immaginare quando e come Fornari si sarebbe vendicato. Il successo ottenuto non significava nulla nello scacchiere aziendale; aveva conquistato l’approvazione della sua accurata analisi dei costi fissi – ed era solo l’inizio – per estendere la dirigenza anche al settore acquisti.
Decise che la giornata in ufficio fosse giunta al temine e, con un gesto delicato e deciso, chiuse il portatile e lo infilò nella borsa color moka acquistata al duty free dell’aeroporto di Abu Dhabi, al termine della sua ultima vacanza con Luca. L’avevano trascorsa quasi sempre sdraiati sulle spiagge profumate di oli e spezie, e dagli orizzonti rarefatti, soggiornando al Freedom Luxury Hotel. Eleonora avrebbe continuato lo studio dei dati contabili sugli acquisti nel salone del suo attico, seguendo nel frattempo un buon film, e gustando una buona cena a base di gamberetti e mousse di zucca caramellata, secondo le disposizioni che aveva dato la mattina a Irina. Quest’ultima era la sua fidata domestica, molto giovane ma già bravissima in tutto e che conosceva bene i suoi gusti leggeri e raffinati.
Prese lo specchietto e ritoccò il trucco con pochi gesti precisi. Uscì dall’ascensore al piano terra e strizzò l’occhio al portiere, che ricambiò arrossendo leggermente, come ogni sera, prima di attraversare l’uscita del palazzo della Vasile S.p.a., dove un taxi l’aspettava pazientemente. Pensò di aver dimenticato di presentare richiesta al fine di ottenere un autista personale, al quale confidare segretamente quei fatti che non poteva raccontare agli altri dirigenti o alle assistenti, sempre pronte a tradire e accodarsi al manager più potente.
Mentre l’autovettura proseguiva verso casa, Eleonora osservò lo scorrere delle immagini della città, le luci alternate dei semafori, i passanti stanchi diretti verso qualche meta sognata da ore. In piazza Gae Aulenti intravide le luci degli uffici spegnersi una a una. Alcune formavano nell’oscurità delle strisce quiete, come se volessero resistere fino ad addormentarsi da sé.
Da: Fabio Lucchesi, direttore generale
A: Stefano Vasile, amministratore delegato della Vasile S.p.a.
e-mail del 10 febbraio
Caro Stefano,
succede che la nostra dirigente al Bilancio, Eleonora Allievi, per la seconda volta si è imposta su un collega, in questo caso Ludovico Fornari, durante una riunione sui costi aziendali, mettendolo all’angolo e tagliandogli il budget, gonfiato senza troppi scrupoli. Si rivela essere, come si diceva quando l’abbiamo inserita nell’organico dirigenziale, una vera vipera. Intendiamoci, il suo comportamento in sé è corretto e sorprendente. E ai fini del bilancio, utilissimo. A mio avviso, ha lavorato ottimamente. Tuttavia, ho notato che fa uso anche di stratagemmi, mi vien da dire, originali, come distrarre i colleghi utilizzando un abbigliamento provocante, diventando oggetto di chiacchiere invidiose. Ti confesso che, alla vista dei colleghi sudaticci e leggermente ansimanti, ho riso interiormente, e forse un lampo divertito mi è anche sfuggito, ma non credo sia stato notato. Ritengo opportuno estendere anche agli acquisti la dirigenza di Allievi, spostando ad altro compito Fornari, possibilmente in altra sede.
Ci vediamo a Portofino
A presto
Fabio
Milano, 15 febbraio
Ore 9,45. Entro nel mio ufficio oltrepassando gli open space e una serie di visi falsamente sorridenti, mi chiedo cosa stia accadendo. In piedi, accanto alla lavagna a fogli mobili, lo sguardo imperscrutabile, Fabio Lucchesi, il direttore generale, mi attende; vengo assalita da una leggera agitazione: spero di non aver combinato qualche guaio.
Eleonora
pronuncia il mio nome in modo affabile e mi rassereno.
La sua voce ha un tono accogliente. Oggi indossa l’abito grigio e una cravatta color lampone, intonata con il mio rossetto. Inizia a parlare e annuncia di avermi assegnato la dirigenza agli acquisti. Che fine avrà fatto Fornari?, mi chiedo con una punta di preoccupazione. Ne sarò informata velocemente. Sarà sufficiente seguire la scia dei veleni per venirne a conoscenza. Ringrazio Fabio che mi saluta con un sorriso, indugiando qualche attimo alla porta, prima di andarsene con passo deciso, lasciando dietro di sé una scia di profumo di ebano asiatico. Sono soddisfatta.
Mi siedo alla scrivania e chiamo Luca, gli racconto della promozione. È felice per me, mi ha proposto di partire per una breve vacanza, insieme.
Aeroporto Milano Malpensa, 22 febbraio
Mentre attendo l’arrivo di Luca, bevo un caffè al bar dell’area check-in, mi siedo a un tavolino e ricevo un messaggio.
È suo.
Ele c’è un problema in ufficio, ti spiegherò meglio. Non posso partire, scusami. Tu non rinunciare. Ci sentiamo presto
.
Alzo lo sguardo e fisso la coppia di signori sulla sessantina seduti al tavolo accanto, che stanno chiacchierando di nipoti e vestitini da hip hop; cerco di spostare dalla mente un pensiero spiacevole che sembra essersi incuneato con decisione e scendere nel bel mezzo dei polmoni, accorciandomi il respiro. Ho una prenotazione per l’Hotel Playa di Ras al Khaima, quattro notti a partire da stasera. Il volo parte tra due ore… Sì, non rinuncio. Mi dirigo verso il check-in riservato alla first class. Poi in sala d’aspetto. Leggerò qualcosa in attesa d’imbarcarmi. A Luca risponderò quando coglierò la parola chiave del suo messaggio.
Il volo è stato confortevole, animato dall’episodio di un passeggero che ha appiccicato il suo chewing-gum sugli occhiali di uno steward, dopo essersi scolato una decina di gin tonic. Le due poltrone a disposizione mi hanno reso il volo ancora più comodo e ho gustato volentieri la doppia porzione di budini di riso alla violetta. L’assenza di Luca è stata un vantaggio, in termini di comfort. All’arrivo in aeroporto piove, c’è agitazione tra i tanti pulmini pieni di turisti in partenza per i vari resort. Un ragazzo in camicia e cravatta tiene tra le mani un cartello su cui è scritto il mio nome con caratteri molto tondi: è l’autista assegnatomi dall’Hotel Playa, salgo su un’auto nera con i vetri