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Passione veneziana: Harmony Collezione
Passione veneziana: Harmony Collezione
Passione veneziana: Harmony Collezione
E-book153 pagine2 ore

Passione veneziana: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il risveglio dal sogno di una notte può essere più dolce della notte stessa. Se la magia, al sorgere del sole, invece di dissolversi resta a scaldare il cuore.



Sorseggiare un delizioso prosecco, in Piazza San Marco, era esattamente il diversivo di cui Laura Green aveva bisogno. Ciò che non poteva prevedere, però, era che Domenico Chiesa, magnifico maschio veneziano, si prendesse la briga di sedurre proprio lei. La sua vacanza si trasforma così in un tour enogastronomico nei ristoranti più esclusivi della città, alla scoperta dei piatti tipici e dei vini più rinomati, in balia di un'attrazione alla quale né Laura né Domenico vorrebbero mettere fine. Lui, però, le ha nascosto un particolare, qualcosa che, una volta tornata in Inghilterra, potrebbe minare le certezze di Laura.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858947128
Passione veneziana: Harmony Collezione
Autore

Catherine George

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Passione veneziana - Catherine George

    successivo.

    1

    Il volo da Londra era puntuale.

    Meno male!, fu la magra consolazione di Domenico Chiesa. Fremette, sulle spine. Se non fosse stato Lorenzo Forlì in persona, il presidente della nota catena di alberghi della Forlì Group, a chiedergli di accogliere all'aeroporto una nuova ospite, lui avrebbe delegato qualcun altro.

    Impaziente, passò in rassegna i passeggeri che affollavano il terminal Marco Polo di Venezia; c'erano parecchie donne giovani con i capelli biondi, ma nessuna viaggiava sola.

    Finalmente intercettò una figura solitaria che trascinava dietro di sé un piccolo trolley.

    Poteva essere lei. Un cappello bianco ed enormi occhiali da sole le nascondevano il viso; a ogni modo era giovane, minuta e la coda di capelli che ondeggiava sulle sue spalle era decisamente bionda!

    «Signorina Green?» la apostrofò Domenico.

    «Sì?» La donna si volse adagio verso di lui.

    «Benvenuta a Venezia. Sono Domenico Chiesa, della Forlì Group» si presentò con un inchino appena accennato. «Il signor Lorenzo Forlì mi ha chiesto di venire a prenderla all'aeroporto.»

    «Davvero? Molto gentile da parte sua» si compiacque l'altra.

    Ancora più gentile da parte mia, borbottò lui tra sé, sempre più seccato. «Da questa parte, prego.» La precedette, sbrigativo, verso una biglietteria vicino all'uscita. «Le occorre un biglietto per il vaporetto. L'Aligaluna numero uno parte tra pochi minuti.» Le consegnò anche una cartina su cui era evidenziato il percorso per il suo hotel. «Non le sarà difficile trovare la Locanda Verona, signorina Green.»

    «Grazie di tutto, arrivederci» si congedò la donna.

    «Mi dispiace, purtroppo non...» Domenico smise di parlare, sbalordito; la signorina Green si stava già dirigendo verso la banchina.

    Rimase a fissarla con un certo disappunto. Voleva scusarsi di non poterla accompagnare ma, a quanto sembrava, lei non se lo aspettava nemmeno, o forse semplicemente non gradiva la sua compagnia.

    Aveva dovuto sospendere il lavoro per andare ad accoglierla all'aeroporto, le aveva prenotato l'albergo e, come di dovere, le aveva fornito le informazioni necessarie; e lei, invece, riservava tutta la sua gratitudine a Lorenzo Forlì che si era limitato a impartire ordini dal suo quartiere generale. A Firenze.

    La signorina Laura Green era molto scortese.

    Ignara di aver offeso il suo ospite, Laura conquistò un piccolo spazio lungo la ringhiera del vaporetto per godere del meraviglioso panorama. L'imbarcazione si mosse lenta lungo il Canal Grande, sul quale si affacciavano antichi e fragili edifici che sembravano appoggiarsi gli uni agli altri per sostenersi.

    Stupefacente!, commentò, estasiata. Era il suo primo viaggio a Venezia, eppure la città le appariva così stranamente familiare, come se ci fosse già stata.

    La sua eccitazione crebbe quando scorse, in lontananza, la famosa torre campanaria svettare su Piazza San Marco, alta, assieme al leone che si ergeva sulla sua colonna.

    Attraversò la piazza ammirando con rispetto reverenziale la stravaganza orientale della Basilica; non vedeva l'ora di esplorare quel tesoro nascosto! In quel momento, però, la sua priorità era trovare la Locanda Verona.

    Cartina alla mano, Laura si fece strada tra la folla di turisti e la moltitudine di piccioni che passeggiavano indisturbati sul selciato della piazza; secondo il percorso tracciato dal signor Chiesa, il suo albergo era situato oltre una rete di strette stradine e un susseguirsi di ponti che attraversavano il Canale.

    Dopo aver sbagliato direzione solo un paio di volte, alla fine individuò il ponte che faceva al caso suo e approdò davanti al proprio albergo.

    La Locanda Verona era una piccola pensione con pareti color ocra e tipiche finestre veneziane, ma, più importante di qualsiasi altra cosa, almeno per lei, i suoi prezzi erano sorprendentemente abbordabili, nonostante la sua posizione centrale.

    La donna alla reception la accolse con un sorriso amichevole. In un inglese corretto si presentò come Maddalena Rossi, la moglie del proprietario e, assolte le formalità d'obbligo, condusse l'ospite nella sua stanza, all'ultimo piano.

    «Non è molto grande, ma ha il bagno privato, signorina Green» le disse. «Spero che si trovi bene.»

    «Sarà sicuramente così» le assicurò Laura guardandosi attorno.

    Travi di legno a vista rivestivano il soffitto a volta, la stampa di un Botticelli faceva bella mostra di sé sopra il letto e un paio di porte finestre, strette e smaltate, si aprivano su un giardino pensile e, oltre a esso, il Canale.

    «La vista è magnifica!» Trattenne il respiro per l'emozione. «Mille grazie, davvero!»

    La signora Rossi le ricordò che il vitto non era compreso nel prezzo dell'albergo. «Ci sono molti ristoranti e locali qui attorno. Alla reception troverà tutte le indicazioni necessarie.»

    Dopo la telefonata alla madre per comunicarle il suo arrivo, Laura si occupò delle valigie. Fece una rapida doccia, pettinò i capelli in una treccia morbida, indossò un semplice abito nero e lasciò l'albergo non senza aver informato la signora Rossi della sua destinazione.

    Con gli occhi che le brillavano per l'emozione, uscì nella calda sera e ripercorse la strada a ritroso attraverso le pittoresche calle fino a Piazza San Marco.

    La sua meta era il Café Florian, dove, da quanto sapeva, era possibile sedersi e ascoltare un'orchestra al prezzo di un caffè.

    Un cameriere la guidò a un tavolino all'aperto; nel poco italiano scolastico che aveva ripassato durante il viaggio, Laura ordinò una cena piuttosto parca. Più tardi, forse, avrebbe fatto follie; quella era la sua prima sera a Venezia e non intendeva badare a spese.

    Per il momento, tuttavia, desiderava solo rimanere lì, seduta nella magnificenza della piazza inondata di luce ad ascoltare le conversazioni multilingue che si mescolavano alla musica.

    Osservò, affascinata, lo spettacolo itinerante delle persone che si godevano la passeggiata serale: le coppie che si scambiavano effusioni, i gruppi numerosi che si attardavano a parlare, i molti bambini che facevano parte della scena.

    Colse ogni minimo particolare con immenso piacere, tanto assorbita da quella vivace sfilata da non registrare il suono del proprio nome.

    «Signorina Green?» ripeté una voce rauca e profonda. «Buona sera.»

    Laura si voltò di scatto per sorprendere lo sguardo di Domenico Chiesa fisso sul suo viso. «Buona sera» ricambiò il saluto.

    «Sono passato al suo albergo, la signora Rossi mi ha detto che l'avrei trovata qui. Spero sia tutto di suo gradimento.» Le sorrise con un calore e un fascino assai lontani dall'atteggiamento scontroso che aveva mostrato all'aeroporto.

    Ora che aveva tempo da dedicargli, Laura scoprì che Domenico Chiesa ne valeva la pena: spalle ampie, fianchi stretti, capelli scuri ondulati di un taglio perfetto come l'abito che indossava. E, senza gli occhiali scuri, i suoi occhi a mandorla rilucevano come due acquemarine sorprendentemente azzurre.

    «Mi scusi, non l'ho sentita arrivare» si giustificò.

    «E io l'ho spaventata. Per farmi perdonare posso offrirle del vino o un caffè?»

    Laura esitò qualche istante. In fondo, perché no?, rimuginò tra sé. Inoltre, nessuna donna dotata di buonsenso avrebbe rifiutato una simile compagnia maschile in un contesto del genere: la luna, la musica... «Grazie, gradirei un caffè macchiato» accettò volentieri.

    «Dunque, signorina Green...» Domenico si sedette al suo tavolino e si occupò delle ordinazioni. «Qual è la sua prima impressione di Venezia?»

    Lei lasciò vagare lo sguardo per la piazza. «Ho visto spesso Venezia nei documentari televisivi, ma... dal vivo è tanto bella da togliere il respiro.»

    «Sono felice che le piaccia.»

    «Se non mi piacesse sarei davvero incontentabile!» Sorseggiò il proprio caffè. «Un amico mi ha consigliato di fare la prima sosta qui, al Café Florian

    «Ottima scelta» concordò lui. «Ma, per favore, mi chiami Domenico.»

    «D'accordo. Io sono Laura.»

    «Desideri altro caffè?» le chiese lui all'improvviso.

    «Era delizioso, ma no... grazie.»

    «Allora un bicchiere di vino bianco» le propose Domenico, convincente.

    Di nuovo Laura non ebbe modo di rifiutare. Probabilmente lui eseguiva solo le istruzioni di Lorenzo Forlì, ricordò tra sé. Era al corrente, infatti, che Lorenzo aveva incaricato un proprio dipendente di occuparsi del suo soggiorno a Venezia.

    «Cin Cin!» brindò Domenico. «Conosci bene il signor Forlì?»

    «L'ho incontrato un paio di volte da un'amica... Lui è sposato con la sorella. Ma tu... vivi a Venezia?»

    «Da quando sono nato. E la signorina Green, invece?»

    «La mia famiglia abita in campagna, in un paesino del Gloucestershire, ma io lavoro e abito a Londra.»

    «E che cosa fai, Laura?» Domenico ascoltò con lusinghiera attenzione la descrizione che lei fece del proprio lavoro: impiegata nel settore marketing in una banca di Londra.

    «Tu dove lavori?» Ora toccava a lei fare domande.

    «Oh, io lavoro qui, in un albergo. Infatti...» aggiunse, «il dovere mi chiama» disse con un certo rammarico. «Prima, però, permettimi di riaccompagnarti in albergo.»

    Laura scosse il capo: gli aveva già detto troppe volte quella sera. «Grazie, ma vorrei fermarmi qui ancora un po' ad ascoltare l'orchestra» declinò l'offerta gentilmente.

    «Allora, buonanotte!» replicò Domenico, asciutto, senza insistere oltre.

    «Buonanotte.» Laura lo vide allontanarsi, divertita da quel suo fare sostenuto e in un certo qual modo arrogante. Lo seguì con lo sguardo fino a quando scomparve dalla sua visuale.

    Di nuovo sola, scoprì di non riuscire più a godersi la serata come prima. «Il conto, per favore» domandò al cameriere.

    «È già stato tutto pagato, signorina» la informò l'altro.

    Colta alla sprovvista, Laura gli elargì una lauta mancia, gli augurò la buonanotte e ritornò lentamente al proprio albergo.

    La mattina successiva si svegliò di buon'ora.

    Era a Venezia!, esultò dalla gioia. Sgattaiolò fuori dal letto e si stiracchiò davanti alle finestre osservando il panorama.

    Per prima cosa la colazione; la cena della sera precedente era stata tutt'altro che abbondante e... gliel'aveva offerta Domenico, le venne in mente a un tratto.

    In agenda aveva un giro di ricognizione dei negozi prima di fare acquisti.

    Armata di cappello e occhiali da sole, si avventurò per le gioiellerie di Piazza San Marco e le boutique di abiti griffati poco distanti. Non mancò il tour alle famose Mercerie, che la condusse fino al Ponte di Rialto. Gironzolò senza meta per i colorati mercatini alimentari, incantata dai richiami della miriade di bancarelle.

    Quando però i suoi piedi incominciarono a lamentarsi, Laura perse tutto il suo entusiasmo per lo shopping. Nel caldo del pomeriggio il ritorno in albergo le sembrò terribilmente lungo.

    Si ritemprò con una doccia e si concesse un riposino che ben presto si trasformò in una lunga siesta, tanto che quando si svegliò era ormai sera.

    Contrariata con se stessa per aver sprecato tutto quel tempo dormendo, balzò dal letto quando vide una busta sbucare da sotto la porta.

    Domenico Chiesa la invitava a cena quella sera stessa, lesse Laura sul biglietto spalancando gli occhi per lo stupore. Sarebbe passato

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