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In tre sotto l'ombrello
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E-book187 pagine2 ore

In tre sotto l'ombrello

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Info su questo ebook

E' un romanzo che racconta la storia d'amore tra due giovani, Roberto e Anna, nella splendida cornice della Penisola Sorrentina, tra azioni in elicottero, risate fra amici, riflessioni ed emozioni.

Un romanzo dallo stile semplice e lineare che esprime tutta la serenità tipica della gioventù, una gioventù il cui ricordo, nonostante il tempo che passa, rimane sempre nitido nella memoria.
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2018
ISBN9788827814499
In tre sotto l'ombrello

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    Anteprima del libro

    In tre sotto l'ombrello - Antonio Traficante

    633/1941.

    Prefazione

    È un racconto autobiografico dell’autore, di un’estate vissuta a Sorrento per l’antincendio boschivo con gli elicotteri.

    Parte I

    Capitolo I

    Una notte passata insonne; Roberto si alza quasi nervoso, guarda fuori della finestra e pensa che la giornata sarà afosa.

    Dopo essersi vestito, dà uno sguardo in casa per vedere se è tutto in ordine.

    Con l’auto preparata la sera prima, lascia il complesso residenziale (osservandolo con indifferenza); dopo aver attraversato la città ancora deserta, imbocca l’autostrada.

    La strada fino a Sorrento è lunga ed essendo domenica molti si riverseranno sulle spiagge.

    In breve l’autostrada deve sostenere un traffico consistente.

    Col passare delle ore il caldo raggiunge i limiti della sopportazione; si ferma solo per fare benzina e sgranchire le gambe.

    Nel pomeriggio esce a Castellammare e cercando di evitare alcuni ragazzini che gli vorrebbero pulire il parabrezza, anche se ne avrebbe bisogno per gli insetti spiaccicati, prosegue per la penisola Sorrentina.

    Ritenendo di essere in anticipo, si gode lo spettacolare panorama del mare ingrigito dal cielo velato che non è di quell’azzurro che era abituato a vedere negli anni precedenti, comunque ha sempre quella magica bellezza.

    Giunto a Meta di Sorrento, svolta per la strada che porta a Positano, una strada stretta che si arrampica sui monti Lattari; rischia di toccare gli alti muri che la costeggiano; prima di giungere alla costa che guarda il golfo di Salerno, svolta per Sant’Agata su due Golfi.

    A pochi chilometri da Sant’Agata, svolta a sinistra, prende una strada mal asfaltata che lo porta verso le Tore.

    La vegetazione nasconde delle ville.

    Alla fine giunge in un grosso piazzale, dove staziona l’elicottero antincendio.

    Il caratteristico ristorante, pur se aperto, sembra vuoto.

    Roberto è qui per dare il cambio ad Andrea; questo è seduto nella baracca delle radio, intento a controllare la schedina del Totocalcio, sua autentica mania.

    Si ferma con l’auto vicino al cancello dell’eliporto, suonando più volte per attirare l’attenzione.

    Gli va incontro il pilota di nome Gianmarco che non conoscendo Roberto gli si presenta.

    Andrea si distoglie dalla sua schedina solo quanto Roberto gli è vicino; una stretta di mano, parole superflue e poi le consegne.

    Subito dopo Andrea parte, sembra avere fretta di andarsene come se quel luogo lo soffocasse.

    Non appena Andrea è partito, Roberto va al ristorante e saluta i gestori suoi amici.

    S’intrattiene poco, poi va a Sant’Agata per cercare un albergo.

    Si ferma allo Jaccarino.

    Sale una prima scalinata e sulla destra si trova una piscina, sale ancora delle scale e si trova su un vasto terrazzo circondato da una grossa vetrata oltre la quale c’è il ristorante.

    Ammira una parte del golfo di Sorrento e una parte del golfo di Napoli.

    Alla fine entra nella hall che sembra deserta.

    Invece c’è una ragazza seduta, quasi nascosta da un pilastro: lei si alza, lo osserva dalla testa ai piedi aspettando che Roberto le dica qualcosa.

    Lui fa lo stesso, nota che è carina e ha la sensazione che deve essere anche simpatica.

    Dopo un breve silenzio le chiede se c’è una camera per un periodo abbastanza lungo.

    Lei risponde che non ci sono problemi ed è subito trasportata dalla curiosità femminile.

    Dopo aver saputo che Roberto lavora con l’elicottero gli chiede se ci fosse la possibilità di fare un volo panoramico.

    Roberto sorridendo le risponde Vedremo.

    Per lei quella parola è come un no, ma dopotutto se lo aspettava.

    Lo accompagna e gli fa vedere una camera matrimoniale; per Roberto va bene.

    In camera si dà una lavata al viso e si mette un po’in ordine.

    Ritornato alla hall per riprendere il suo documento, la giovane al banco glielo porge.

    Roberto nel prenderlo le dice: «Adesso che conosci il mio nome è giusto che io sappia il tuo.»

    Lei sempre sorridendo: «Mi chiamo Anna.»

    Roberto: «Nome comune ma mi piace.»

    «Invece per me è monotono, purtroppo non l’ho scelto io.»

    «Quale nome ti sarebbe piaciuto?»

    «Non lo so forse Eliana, Cinzia… non Anna.»

    «Sembra che tu dia troppa importanza a questo.»

    «Può darsi, non ne faccio un dramma ormai c’è.»

    «Sembra che lo dica con rassegnazione, per me è sempre un bel nome e non lo dico per consolarti.»

    Anna cerca di soffocare una risata, senza riuscirci.

    Roberto rimane per qualche istante in silenzio, poi:

    «Sei strana, non so che pensare… forse dovremmo conoscerci meglio: che ne diresti se una sera t’invitassi a cena?»

    «Perché no, ho la sensazione che in te ci sia qualcosa da scoprire.»

    «Per esempio?»

    «Questo non lo so, tutto dipende dalla sera che mi porterai a cena.»

    «Corri più di me negli inviti, ma non mi dispiace, uscendo con te sono certo di fare bella figura.»

    «Solo per questo che t’interesso, dovrei sentirmi offesa ma non ci riesco.»

    Roberto si accorge di aver fatto una gaffe, diventa rosso in viso; balbettando.

    «No, non era questo che intendevo, non fraintendermi; adesso che penserai di me?»

    «Di tè penso che mi piaci sempre più e quella frase l’hai detta senza volerlo.»

    Lui tira un sospiro di sollievo e dice: «Sei comprensiva. Adesso devo proprio andare, potrebbero fare una richiesta di elicottero, ci vediamo.»

    Ritornato all’eliporto, vede che il piazzale davanti all’entrata è pieno di gente venuta da Sorrento e dintorni per fuggire dalla calura.

    Non ha il tempo di scendere dall’auto che si sente chiamare; è il vecchio amico Giorgio (un tecnico che lavora alla torre della RAI poco distante dall'eliporto; è un patito di tutto quello che vola).

    Sono anni che si conoscono e il loro rapporto di amicizia è cordiale.

    Giorgio gli si avvicina e con accento romano misto al napoletano dice: «Mannaggia a miseria, sono contento di rivederti, come va?»

    Roberto stringendogli la mano: «Bene, meglio di così non può andare, ti vedo in buona forma, sbaglio… o hai messo un poco di pancia?»

    Giorgio: «È la vecchiaia.»

    «Ti senti vecchio, la verità è che ti piace la buona cucina, non lo puoi negare.»

    «Ormai mi conosci bene…»

    Sono interrotti da Gianmarco che vuol presentare i suoi genitori, arrivati da poco da Bologna.

    Nel frattempo si è fatto buio e tutti decidono di cenare al ristorante.

    Ordinano un piatto di spaghetti alle vongole, seguito dal pesce alla brace.

    Più tardi i genitori di Gianmarco, stanchi per il viaggio, vanno a dormire nel loro camper.

    Roberto, dopo poco lascia la compagnia e ritorna all’albergo ancora illuminato da molte luci.

    Si ferma sulla terrazza di fronte al ristorante, volgendo lo sguardo verso il golfo che di notte sembra una meraviglia, con le luci che si riflettono nel mare.

    Avrebbe voglia di sedersi e godersi quel panorama, come l’aria tiepida e ventata, pensando al caldo che ha sofferto durante il viaggio.

    Nella hall con lo sguardo cerca Anna, inutilmente, al suo posto c’è il portiere di notte; prende la chiave e va a dormire.

    Il mattino seguente l’allarme del suo orologio lo sveglia.

    Aspetta un po’ per alzarsi.

    Dopo aver lasciato l’albergo, a piedi va a Sant’Agata, fa colazione al bar pasticceria Fiorentino (gli piace fare colazione con le paste ancora calde), compra un giornale e presa l’auto va alle Tore.

    Trova Gianmarco e i suoi genitori seduti sulla panca vicina alla baracca delle radio.

    Il sole, prima tiepido e poi sempre più forte, illumina tutto il piazzale invitando gli anziani genitori di andare al mare verso Marina del Cantone vicino a Massa Lubrense.

    Roberto dopo aver predisposto per il volo l’elicottero, decide di andare a trovare e salutare Vincenzo, capo vivaista forestale e la sua famiglia.

    A piedi ci vogliono pochi minuti.

    Non fa molta strada: lo vede davanti al magazzino del vivaio che cura il pergolato, in compagnia del vecchio cane da caccia Ringo che sta scavando nella terra come se cercasse qualcosa.

    Vincenzo appena si accorge di lui smette di potare e lo saluta con una forte stretta di mano; scambiatisi alcuni convenevoli, Roberto gli chiede se la moglie Concetta e le figlie Giovanna e Patrizia sono in casa.

    Vincenzo risponde di sì e Roberto si avvia verso casa percorrendo la stradina da poco asfaltata che ha una forte pendenza.

    Giunto alla fine della salita, si ferma e osserva ancora una volta il golfo di Napoli.

    Dopo questo breve indugio, affronta una breve discesa e con difficoltà riesce a non correre per la pendenza, superata una semicurva, attraversa un piccolo cancello e vede che nulla è cambiato; ai lati della stradina i fiori e i prati ben curati danno una sensazione di pace e il lungo pergolato che segue offre una piacevole ombra.

    La graziosa casa di un piano rialzato ha davanti un prato, coperto dal pergolato, con delle sedie a sdraio e un tavolino da giardino; guardando tutto questo, gli affiorano bei ricordi.

    Si avvicina alla porta a vetri che porta in casa, è socchiusa e non riesce a vedere dentro per il riflesso dei vetri, bussa e senza attendere la risposta entra.

    Ci sono Concetta e Giovanna che stanno preparando dei carciofi sottolio, mentre Patrizia sta stirando.

    Non aspettandolo sono sorprese; una sorpresa che fa loro piacere.

    Roberto si accorge che le figlie di Concetta si sono fatte ancora più carine.

    Dopo gli abbracci, Giovanna conoscendo le sue abitudini prepara una bibita a base d’orzata.

    Lui, prendendo il bicchiere la ringrazia con un sorriso.

    Resta un po’ a chiacchierare con le ragazze del loro lavoro e altre cose futili.

    Si accorge che si è fermato più del dovuto.

    Mentre sta per andarsene, Concetta lo invita a cena per la sera seguente; poiché il marito sarebbe andato a pesca, avrebbe potuto offrirgli del buon pesce fresco; egli accetta volentieri.

    Ritornato all’eliporto, trova Gianmarco intento a leggere un manuale sulle valanghe; mentre gli racconta della visita alla famiglia di Vincenzo, vede ritornare i genitori del pilota in anticipo, anche se manca poco a mezzogiorno.

    Vanno tutti al ristorante per pranzare e tra un discorso e l’altro Gianmarco comunica che tra meno di una settimana avrà il cambio, dopo un breve riposo, andrà a Lucca.

    A Roberto dispiace, si trova bene con lui; purtroppo il lavoro è fatto così.

    Dopo un pranzo leggero, tutti decidono di riposare, mentre Roberto va in pineta per una passeggiata.

    La fitta pineta a stento fa passare il sole e il vento infrangendosi sulle cime degli alberi crea un rumore simile al rombo di una cascata.

    Roberto è pieno di serenità mentre percorre il lungo viale che divide la pineta.

    È solo con la natura, mentre la vicina civiltà sembra lontana; le lucertole al suo passaggio fuggono e le cicale cessano di frinire.

    Gli piace questa pineta che è l’unico polmone della penisola Sorrentina; abbandonata a se stessa, gli aghi caduti dei pini si spezzano sotto i suoi piedi, dimostrando come tutto sia secco: basterebbe un niente perché bruciasse.

    Purtroppo per legge, la pineta appartiene al comune di Sorrento e in piccola parte a quella di Piano, ma gli amministratori si disinteressano di questo patrimonio.

    Lo scorso anno, dall’elicottero, il monte Tore sembrava uno smeraldo tra l’azzurro del mare e il cielo, non si stancava mai di ammirare quel manto verde.

    Quest’anno sarà lo stesso ma per quanto tempo ancora?

    Dopo una passeggiata di circa un’ora, ritorna all’Eliporto e il sole nel punto più alto lo avvolge tormentandolo.

    Attorno non c’è nessuno per la calura, e il silenzio è rotto solo dal guaito di un cane.

    Mentre da lontano giunge il suono delle corriere, la radio collegata col servizio foreste di Napoli tace, è buon segno, significa che non ci sono incendi.

    Quando l’eliporto comincia a essere in ombra, le figlie del gestore del ristorante escono a giocare con il loro cane di pochi mesi Arturo che per una caduta, è rimasto guercio ed è zoppo.

    Intanto la campana dell’antica chiesa di Sant’Agata batte le cinque del pomeriggio; tutto sembra tornare a vivere.

    Roberto da seduto che era sulla panca (costruita tempo addietro dal personale dell’antincendio) si stende su questa, poi vedendo Gianmarco si risiede per fargli posto.

    Più tardi, volendo comprare delle ciabatte, prende l’auto per andare in paese ma dopo poca strada incrocia un veicolo della forestale, per la velocità gli sfreccia accanto senza riuscire a vedere chi c’è dentro; dallo specchietto retrovisore si accorge che si è fermata, fa retromarcia e affiancato l’altro veicolo, vede il Maresciallo Fasulo, il quale faceva servizio gli anni precedenti con l’elicottero, e Filippo addetto alle radio e di appoggio all’elicottero: sono tutti dei buoni amici e sono contenti di rivedersi.

    Ritorna con loro all’eliporto e presenta Gianmarco che s’intrattiene con Fasulo, mentre con Filippo si siedono nella baracca delle radio e si raccontano le novità dopo la fine dell’antincendio dell’anno precedente.

    Dopo aver saputo che Roberto alloggia allo Jaccarino, Filippo gli chiede perché ha cambiato (aveva sempre preso in affitto la casa di Vincenzo il vivaista).

    Roberto risponde che ora c’è Gianmarco e poi di sera desidera vedere gente nuova.

    Il sole al tramonto dipinge il cielo che si confonde col mare di meravigliosi colori, Fasulo e Filippo vanno via.

    Roberto s’intrattiene ancora con Gianmarco e i genitori di lui che partiranno per Vulcano il mattino seguente e dopo averli

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