La crisi finanziaria spiegata a mio figlio: Perchè sarà (im)possibile uscirne
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Questo scritto è appunto dedicato al tentativo di dare una risposta - si spera convincente - al quesito in questione; tentando al contempo di illustrare, nel modo più chiaro possibile, la cronistoria degli eventi che ci hanno trascinato in una vera e propria crisi di civiltà e dalla quale siamo ancora ben lontani dall'uscire.
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Anteprima del libro
La crisi finanziaria spiegata a mio figlio - Fabrizio Ambrogi
Ringraziamenti
DEDICA
La nostra prima volta vestivi ancora un’altra pelle,
e mentre capovolto davi vita ai tuoi primi perché,
i tuoi occhi, enormi oltre modo, ruotavano inquieti,
volendo dare contorno a quel velato nuovo mondo,
contrattualizzandomi.
Universi al contrario,
penombra viva contro luce morente,
nuova vita contro esistenza avuta.
Per entrambi nulla più sarebbe stato come prima,
mio piccolo nuovo uomo…
NOTA DELL’AUTORE
Non essendo avvezzo al mestiere dello scrivere, ma soltanto un po’ a quello del leggere, confesso che la principale difficoltà che ho affrontato in questo mio breve esercizio è stata essenzialmente legata al come iniziare
, soprattutto perché non ispirato da alcuna musa, né tantomeno colto da improvvise visioni a sfondo letterario.
Poiché l’unica voce che mi suggeriva di provarci, in realtà, era associata nel dare risposta ad un semplice quanto ridondante dubbio: siamo confusi perché in crisi o siamo sprofondati in crisi in quanto primariamente confusi? Il classico giochetto del " è nato prima l’uovo o la gallina?" è sempre un autentico evergreen, ma in questo caso, almeno personalmente, ho sempre avuto la limpida impressione di essere molto più confuso che in crisi, e considerando che quella che stiamo vivendo è forse il crollo più devastante che economia abbia mai avuto modo di subire, non riesco nemmeno lontanamente a misurare il disagio che al momento il mio animo sta tentando di fronteggiare. O meglio, quella che tendo ad avvertire è per lo più una indefinita forma di etereo malessere del quale riesco solo a percepirne l’insopportabile peso. Ma se questo non fosse un mero disagio ma più semplicemente paura?
Ecco, se proprio vogliamo scivolare nell’ordinario, direi forse che sia stata proprio la paura la vera musa ispiratrice di questo breve scritto.
INTRODUZIONE
Non è affatto un segreto che l’uomo, per sua specifica natura, sia in primis un animale assai curioso e che moltissime delle sue tappe evolutive abbiano avuto origine proprio nel tentativo di dare risposta ai suoi innumerevoli PERCHÉ?!
.
E i nostri figli, in questa particolare arte, non sono certo secondi a nessuno, riuscendone a sfornare – stando ad uno studio condotto di recente nel Regno Unito - fino a 250 al giorno che, al netto delle almeno otto ore di sonno di cui dovrebbero in teoria godere, li conduce alla invidiabile media di oltre 15 l’ora: uno ogni quattro minuti, giusto il tempo per riprendere fiato.
Ed in questa direzione, prendendo in prestito una frase del celebre scacchista Emanuel Lasker, mi piacerebbe poter sostenere che nel rapporto con questi piccoli mostriciattoli " esiste troppa scienza per poter essere considerato
un gioco e c'è troppo gioco per poter essere considerato una scienza." Il riferimento di Lasker, seppur chiaramente allacciato al classico gioco che lo rese famoso, può comunque, senza forzatura alcuna, essere esportato all’interno del rapporto genitoriale, potendolo così idealmente trasferire al di sopra di una scacchiera dalle singolari caratteristiche, dove non solo si gioca una estenuante partita quotidiana, ma soprattutto dove tu, padre o madre che sia, sarai sempre e comunque costretto a muovere con il nero. In altre parole, vivere in un costante inseguimento.
Questo, solo per anticipare quanto sia complesso – solitamente - offrire ai nostri figli spiegazioni verosimili ai loro inesauribili quesiti. In particolare nel caso in questione.
" Papà, che cosa significa crisi?"
Partiamo appunto dalla domanda che un non meglio definito pomeriggio di dicembre del 2016 ho sentito riecheggiare dal sedile posteriore dell’auto. Inizialmente, lo confesso, è stata una circostanza che ho fortemente sottovalutato, forse perché provenire da un bambino di appena cinque anni, o forse perché anch’io, fino a quel preciso istante, non mi ero mai spinto oltre qualche brevissima riflessione sulla questione specifica.
" Amore di papà, crisi significa che stiamo attraversando un momento di difficoltà".
Parola più, parola meno, credo che sia stato questo, nella sostanza, quello che devo aver detto nell’immediato. Ma già a distanza di un paio di rotatorie avevo già razionalizzato quanto, in realtà, fossi stato sbrigativo e soprattutto vago nella risposta. Non volendo quindi in nessun modo lasciar cadere la cosa, un po' per orgoglio personale ed un po' perché non raccontarla giusta ai bambini presenta più controindicazioni di un cartone di antibiotici a stomaco vuoto, mi sono ripromesso di tornare in un secondo tempo sull’argomento, soprattutto più organizzato mentalmente.
Ma in quel momento non immaginavo affatto a quale impegno, da lì a breve, mi avrebbe condotto quel mio eccesso di zelo, perché più tentavo di dare profondità alla faccenda e più mi rendevo conto di quanto il tutto diventasse sempre più complesso ed articolato. Invece di schiarirmi le idee, come ingenuamente pensavo, più passava il tempo e più mi rigiravo inutilmente su me stesso come un’aragosta in una nassa.
Ma non perdiamoci in ulteriori quanto inutili metafore ed andiamo per ordine.
CRISI ECONOMICA O COSA?
Di fatto, la netta sensazione che qualcosa, nell'aria, stesse improvvisamente cambiando, l'ho percepita brutalmente durante l’estate del 2016, quando ho iniziato a vedere cani e gatti portati a spasso nei classici passeggini per bambini. Sul fatto che un pastore maremmano portato in braccio potesse affaticare alla lunga il suo padroncino potevo anche non dubitare, ma il vederlo in carrozzina al pari di un bebè è stata una scena a cui non ero onestamente preparato.
In prima battuta, in effetti, la mia fantasia mi ha portato a pensare che questi arditi potessero essere animati dalla stessa lucida follia di coloro che infuriano sulle piste da sci indossando il costume di Superman o di Chewbecca, ma in realtà, la non sporadicità dell’evento mi ha quindi suggerito che sotto la cenere potesse esserci qualcosa di più che un inconfessato desiderio di attenzione.
La conferma dei miei timori, del resto, non ha tardato molto ad arrivare, giungendo puntuale a dicembre dello stesso anno, quando, non avendo io un account su Facebook e Whatsapp, nessuno dei miei amici sembra sia stato in grado di farmi gli auguri di Natale. Pur avendo scongiurato quel penoso " inoltra di improbabili messaggi vari, la cosa ha lasciato comunque il segno, avvalorando così l'ipotesi che stessimo subendo una profonda mutazione che nessuno, purtroppo, stava risparmiando. Senza contare che appena un mese dopo, su LinkedIn, ho ricevuto da almeno tre continenti diversi oltre un centinaio di auguri per il mio anniversario lavorativo, mentre solo la sera prima, in un ascensore super affollato, nessuno dei presenti era riuscito a rispondere al mio energico
BUONASERA!".
Potere dei social
o, più semplicemente, crisi sociale
?
Cronologia dei fatti
Possedendo un DNA nativo che è impossibile replicare, ogni crisi economica risulta di fatto unica nel suo genere.
Con l'obiettivo di voler forse rendere ancor più indimenticabili nel tempo i suoi devastanti effetti, ogni crisi che si