Auschwitz “…la libertà ha il sapore di un’albicocca secca”
Di Carlo Mia
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Anteprima del libro
Auschwitz “…la libertà ha il sapore di un’albicocca secca” - Carlo Mia
Indice
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CONCLUSIONE
Carlo Mia
AUSCHWITZ
…la libertà ha il sapore di un’albicocca secca
Youcanprint Self-Publishing
ISBN | 9788827828946
Prima edizione digitale: 2018
© Tutti i diritti riservati all’Autore
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Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
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www.youcanprint.it
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INTRODUZIONE
E’ molto tempo che avevo in progetto di scrivere un libro inerente la Shoàh, con particolare riguardo ad Auschwitz, che ritengo possa essere da tutti unanimemente riconosciuto come il simbolo, di questa immane tragedia umanitaria.
Premetto che, ogni forma di dittatura, in qualsiasi parte del mondo sia avvenuta nel corso dei secoli o stia avvenendo ai giorni nostri, per modi e ideologie politiche, sia sempre da condannare.
La libertà dei popoli è il mantra dei popoli
, cioè la loro espressione sacra.
La complessità della cosa e il non trascurabile pensiero di non esserne all’altezza, di scrivere cose banali, di fronte all’importanza del racconto, ha però sempre un po’ frenato il mio entusiasmo.
Poi una sera, in un programma di intrattenimento, sentire parlare della sua drammatica esperienza, la senatrice Liliana Segre, mi ha convinto di provare a realizzare questo mio sogno nel cassetto, nel mettermi alla prova, in un campo senza dubbio difficile, ma nel contempo affascinante.
Così è nato il libro, che oltre a darmi una grande emozione mentre lo scrivevo, mi ha fatto vivere, una notevole esperienza personale, fatta di ricerca, di ricordi storici, di racconti sentiti nel corso degli anni, ai quali ho aggiunto le mie sensazioni sui fatti.
Ho insomma mixato la storia con il cuore, di chi ha vissuto da spettatore e che si augura non si ripetano MAI più
fatti del genere, in nessuna parte del mondo.
Spero pertanto, che il risultato sia una gradevole lettura, che lasci lo spazio sia alla riflessione, sia all’interrogarsi sull’esigenza della costruzione di una pace duratura e globale e per ciò, della conservazione della nostra memoria storica.
Si può vivere il presente, guardando al futuro, senza conoscerne il passato?
CAPITOLO 1
Iniziava su di un treno alla stazione centrale di Milano, dove solitamente la gente si recava per partire per il mare o per la montagna, la tragica avventura che ho vissuto.
In tutti noi la destinazione ignota, lasciava più di un sospetto, sull’esito finale di quel viaggio.
Non si può neanche immaginare, cosa fosse quel viaggio
.
Caricati sui vagoni, nei sotterranei del Binario 21 e spediti ad Auschwitz sul convoglio numero 6.
Era il 30 gennaio del 1944.
Quando si arrivava ad Auschwitz, c’era una grandissima confusione.
I cani tenuti da robusti guinzagli, abbaiavano mostrando le loro possenti dentature.
I tedeschi urlavano, impartendo ordini, nella loro lingua incomprensibile.