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Cabaret nel ghetto di Varsavia
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Cabaret nel ghetto di Varsavia
E-book62 pagine49 minuti

Cabaret nel ghetto di Varsavia

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Info su questo ebook

Descrizione del libro:

Cabaret nel ghetto di Varsavia.

Melody Palace

Teatro, canzoni e umorismo per sopravvivere all'inferno

Durante la Seconda guerra mondiale il popolo ebraico sviluppò un'intensa attività culturale nei campi di concentramento, nei campi di sterminio e nei ghetti. Teatro, musica, cabaret, opera sono stati gli assi della resistenza spirituale che ne hanno permesso sopravvivenza.

Questo libro è dedicato all'umorismo ed al cabaret ebraico, la forma teatrale che riunisce testi, canto e ballo in un unico spettacolo.

L'umorismo ebraico è un modo per elaborare il dolore e la sofferenza. In quell’istante magico in cui appare il lampo di una battuta, la fame scompare, scompaiono le mense popolari, il lavoro forzato, il tifo, i morti sui marciapiedi, il mercato nero, le tessere annonarie, le deportazioni verso Est e le infinite sofferenze vissute per un solo motivo: essere ebrei.

Attraverso l'umorismo, il popolo ebraico è stato in grado di preservare la propria dignità e sentire di essere ancora esseri umani nonostante tutti i tentativi nazisti di distruggere in loro tutte le tracce di umanità.

L'umorismo ha potuto trasformare il pessimismo in ottimismo. La rassegnazione in speranza. Il presente in futuro.

Attraverso l'umorismo il popolo ebraico ha compiuto il suo supremo lavoro di sabotaggio: la sopravvivenza. Ha impedito che le proprie debolezze fossero più forti dei punti di forza.

L'umorismo è l'arma segreta del popolo ebraico. I nazisti non hanno capito perché i nazisti non hanno avuto senso dell'umorismo. Perché il tedesco è uguale all'yiddish, ma senza senso dell'umorismo.

L'umorismo prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale è stato uno spazio di libertà all'inferno, in cui era possibile essere ottimisti e lasciare il pessimismo per tempi migliori.

Le persone che non ridono sono morte prima di morire. Il popolo ebraico ha potuto ridere per sopravvivere.

Ogni giorno c'era un solo pensiero: solo un altro giorno. In quei giorni oscuri in cui il futuro non era più quello che era stato e in cui tutti speravano che il domani sarebbe stato migliore, l'umorismo era la chiave per consentire la sopravvivenza.

In questo libro troverai una serie di canzoni, frasi, battute e monologhi, che ritraggono in modo vivido e indelebile quei giorni sinistri dell'Olocausto in cui un popolo ha cercato di sterminarne un altro con procedure industriali.

Uno spettacolo che, attraverso un sorriso, ti consente di esercitare la memoria, di evitare di dimenticare e di assicurare che la storia non si ripeta. Non con il popolo ebraico o con nessun altro.

Acquista questo libro e prova la miscela agrodolce che significa ridere e soffrire allo stesso tempo!

parole chiave:

Umorismo, olocausto, umorismo ebraico, barzellette ebraiche, teatro ebraico, scholem aleijem, Tevie il lattaio, canzoni ebraiche, barzellette, barzellette brevi, buone battute

LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2020
ISBN9781071526569
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    Cabaret nel ghetto di Varsavia - Lázaro Droznes

    CABARET NEL GHETTO DI VARSAVIA.

    Melody Palace

    Teatro, canzoni e umorismo per sopravvivere nell’inferno.

    È uno spettacolo di cabaret ebraico nel ghetto di Varsavia con un cast formato da tre attori:

    AIZIK SAMBERG. Presentatore e monologhista.

    JONAS TURKOV. Attore

    MARYSIA AIZENSZTADT. Attrice e cantante.

    Il presentatore AIZIK SAMBERG saluta il pubblico inchinandosi cerimoniosamente. Porta la fascia da braccio bianca con la stella di David.

    AIZIK SAMBERG

    Damen und Herren,

    Benvenuti al MELODY PALACE, un cabaret nel ghetto di Varsavia. Uno spazio di libertà all'inferno dove possiamo essere ottimisti e lasciare il pessimismo per tempi migliori. L'umorismo finisce dove inizia il ghetto o dove finisce l’umorismo inizia il ghetto? Bisogna riderci su. Chi non ride è morto prima di morire. Se non ridiamo di noi stessi, è la Parca che riderà. Il futuro non è più quello che era prima e speriamo tutti che domani il futuro sia migliore. E per questo abbiamo l'umorismo ebraico, che è una forma di dolore, di sofferenza. Ridiamo per sopravvivere. L'umorismo è la nostra arma segreta. I nazisti non lo capiscono né lo capiranno. Sapete perché? Perché i nazisti non ce l'hanno. Perché il tedesco è uguale all'yiddish, ma senza senso dell'umorismo.

    Qui dentro, recuperiamo la nostra dignità, siamo di nuovo esseri umani, scompaiono la fame, le mense per dei poveri, i lavori forzati, il tifo, i morti sui marciapiedi, il mercato nero, le tessere annonarie, le deportazioni.

    Il nostro umorismo trasforma il pessimismo in ottimismo. La rassegnazione in speranza. Il presente in futuro. Sopravvivere è la nostra suprema opera di sabotaggio. Non dobbiamo permettere che le nostre debolezze siano più forti di noi.

    La cosa più straordinaria di questo cabaret è che possiamo dire ciò che detto fuori di qui significherebbe la morte immediata. A me per averlo detto e a voi per averlo ascoltato.

    In questo Cabaret moriamo di risate ... letteralmente. Non è uno scherzo. Abbiamo avuto ospiti che sono venuti qui per ascoltare le loro ultime battute, sapendo che sarebbero state le ultime. Stiamo facendo battute mentre siamo sul patibolo. Ballando sul patibolo.

    Nel frattempo, lo spettacolo deve continuare. Mi ricorda una vecchia storiella dei tempi dei romani, di quando un prigioniero viene gettato come cibo per i leoni. Quando il leone affamato si avvicina ad annusare, il prigioniero disperato gli dice.

    -Signor Leone. Questo è un errore. Non sono cristiano. Io sono ebreo. Non lo capisce? "Shmah Israel Adonai Eloeinu. Adonai Ejad. -

    Il leone annusa di nuovo e risponde:

    -Per me non c'è nessuna differenza.

    Subito dopo, il leone inizia a giocherellare facendo finta che lo perdonerà, ma all'improvviso, e con una sola zampata, lo uccide e lo mangia a grandi morsi. Così stanno facendo i nazisti. Hanno giocherellato con noi per quasi due anni e, all’improvviso, decidono di iniziare la deportazione. Da un momento all’altro.

    Quando Hitler salì al potere, le battute su Hitler divennero furiose ed infastidirono il Führer in modo estremo. Deciso a ridurre la diffusione delle battute, Hitler stabilì di arrestare Werner Finck, un famoso cabarettista berlinese, convocandolo alla Cancelleria.

    Entra JONAS TURKOW presentandosi come HITLER e vestito con stivali ed uniforme marrone. Si rivolge a AIZIK SAMBERG, che si alza, si mette sull’attenti ed alza la mano nel saluto nazista.

    -Heil Hitler, mein Füher

    -Gli ebrei non possono salutare con l’Hitler Gruss. Non aggravi la sua condizione. -

    -Jawol Mein Führer.

    -Non può nemmeno dirmi Mein Führer. Non sono il suo Führer.

    -Capito, Herr Hitler.

    -Qual è il suo nome, maiale ebreo.

    -Werner Finck, Mein Führer.

    -Lei è trattenuto in custodia protettiva.

    -È così. Non mi sono mai sentito più protetto.

    -Di chi è la colpa della guerra?

    -Degli ebrei.

    -Molto bene!

    -Degli ebrei e dei fornai.

    -Dei fornai che fanno beiguelej? Perché?

    -Perché degli ebrei?

    -Con voi ebrei non si può parlare. Perché rispondete a tutto con domande?

    -Perché no?

    -Ora le domande le farò io. Voglio sapere chi sta inventando le battute che minacciano il III Reich e danneggiano la nostra volontà di vincere. Questa battuta è sua?

    Un giudice ha condannato un ariano ad una settimana per aver rubato ad un ebreo. Ma ha dato all'ebreo cinque anni per aver messo in tentazione il tedesco portandosi appresso

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