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Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore
Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore
Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore
E-book244 pagine2 ore

Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore

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Info su questo ebook

Una matita e l’intelligenza artificiale, la sostenibilità ambientale e le pensioni, gli investimenti e la musica pop: l’economia muove e collega oggetti, problemi, idee e desideri come questi, continuamente modificandone la natura e le connessioni, in un’evoluzione incessante. Il Sole 24 Ore racconta ogni giorno questi cambiamenti, queste notizie prossime a noi o apparentemente lontane: un racconto momento per momento dalle pagine del giornale, dai lanci di agenzia, dalle schermate del sito, dai profili social, dalle voci della radio. Questo libro, con le sue estensioni video e audio, è la porta d’ingresso al nostro racconto.

“Come si legge Il Sole 24 Ore” è stato, fin dagli anni Ottanta, un libro di successo e un supporto prezioso per avvicinare i temi economici. Oggi “Capire l’economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore” riprende quella tradizione. Con articoli, segnalazioni, arricchimenti multimediali e link di approfondimento questo libro dà il via a un progetto di divulgazione dei temi che il Gruppo presenta ogni giorno, dall’economia alla finanza al risparmio, con uno sguardo attento alle interconnessioni con la sostenibilità e l’innovazione.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2023
ISBN9791254841716
Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore
Autore

Mauro Meazza

Mauro Meazza milanese, è al Sole 24 Ore da una trentina d’anni, più della metà dei quali trascorsi occupandosi di Norme & Tributi, scrivendo e parlando di Fisco, pensioni, giurisprudenza.

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    Anteprima del libro

    Capire l'economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore - Mauro Meazza

    1. Idee, tendenze, linguaggi

    Capire l’economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore

    DI FABIO TAMBURINI

    È un dato di fatto che l’intero mondo dell’editoria ha vissuto negli ultimi 40 anni cambiamenti epocali. Ogni momento della nostra vita e del fare impresa ha vissuto rivoluzioni copernicane, ma i giornali di più. Mi permetto un breve riferimento personale. Ho cominciato a fare il giornalista alla casa editrice Mondadori dei Formenton, nel gruppo delle testate specializzate che avevano come capofila il mensile Espansione, all’epoca punto di riferimento dell’informazione economica. Tra i miei compiti di praticante c’era quello di andare in tipografia, nel centro di Milano, zona Porta Venezia, e affiancare il linotipista che batteva sulla tastiera di una macchina compositrice i testi inviati dai giornalisti. Ne uscivano caratteri di piombo che componevano le parole e le righe. Un altro tipografo le ordinava in colonne, che a loro volta venivano raccolte in pagine, inchiostrate e stampate. Il mio compito era verificare che le righe non risultassero capovolte e che le colonne fossero in sequenza. Poi, ne venivano ricavate le lastre da mandare in stampa. Oggi, in qualunque luogo mi trovi, su una spiaggia o da un rifugio di montagna a 2mila metri, basta una linea telefonica per collegarmi con il computer portatile, vedere e aprire ogni pagina del giornale, intervenendo per modificare quanto necessario prima di chiuderle e affidarle alla caporedazione centrale per l’invio alla stampa.

    Una rivoluzione epocale, a cui senza alcun dubbio ne seguiranno altre. E non avverranno nei prossimi 40 anni. È facile prevedere che i cambiamenti saranno ancora più clamorosi, non fosse altro perché l’intelligenza artificiale cognitiva, ChatGpt, è in agguato. Però sono pronto ad accettare una scommessa: Il Sole 24 Ore è sopravvissuto alla rivoluzione tecnologica che ha caratterizzato il passaggio tra i due secoli e sopravviverà anche ai radicali cambiamenti in arrivo, perché la macchina non riuscirà mai a sostituire la fantasia, le capacità, il patrimonio di relazioni e di emozioni dell’uomo. E il brand Il Sole 24 Ore, il secondo giornale che si legge per primo, sarà puntuale all’appuntamento con i lettori portando in dote un patrimonio sempre più ricco di esperienze e di conoscenze.

    Quel patrimonio che ci ha permesso di uscire nel modo migliore anche da anni di gravi difficoltà, come conferma la chiusura in utile del bilancio 2022, per la prima volta dopo tanti, troppi anni. Un utile piccolo, ma significativo di una inversione radicale nonostante le difficoltà della pandemia, della guerra in Europa, dell’inflazione a due cifre. Rivendichiamo con fierezza di essere il giornale indispensabile per chi vuole capire l’economia, la finanza, le norme, la politica, italiana e internazionale. Ma anche uno strumento di lavoro irrinunciabile. E lo resteremo. Per questo abbiamo deciso di aggiornare e ripubblicare il libro Come si legge il Sole 24 Ore, che in passato ha avuto un grande successo e ha accompagnato generazioni di lettori, e intitolarlo proprio Capire l’economia (e non solo) con Il Sole 24 Ore. L’impegno è di sommare alle conoscenze specifiche la visione d’insieme, quella che permette di capire dove va il mondo, il senso della nostra quotidianità e della nostra vita, troppo spesso travolta da informazioni frammentate, superficiali, infondate e strumentalizzate. Questo è e rimarrà Il Sole 24 Ore, in prima linea nella nuova informazione digitale ma con la forza e la saggezza di una ricchezza, quella della conoscenza e dell’esperienza, che nessuno potrà sostituire. E sempre nel rispetto della regola numero uno: I fatti separati dalle opinioni. Per quanto riguarda i fatti la condizione necessaria è che siano veri (e come tali vanno sempre pubblicati), mentre le opinioni meglio se contrapposte perché la dialettica è motore del mondo. In questo siamo fieri della nostra diversità rispetto a un’altra formula di giornalismo, la curvatura dei fatti in funzione delle opinioni, che purtroppo ha preso troppo spazio, caratterizzando schieramenti opposti.

    DI ALBERTO ORIOLI

    Uno smartphone ha 643 componenti: è progettato in California, ma i singoli pezzi vengono per lo più da Singapore e Taiwan, il litio delle batterie viene sempre dalla Cina, i 17 metalli che fanno parte delle cosiddette terre rare, indispensabili per i circuiti però arrivano anche dall’Africa; sono assemblati in Cina, a Shenzen; i profitti vanno per il 65% agli Stati Uniti.

    Raccontare l’economia ormai è questo e significa raccontare, giorno dopo giorno, interconnessioni sempre più complesse seguendo il doppio registro tra materie prime e distribuzione dei guadagni.

    Nel mezzo c’è l’organizzazione delle produzioni, la ricerca e l’innovazione, la copertura finanziaria, la ricerca dei mercati di sbocco.

    Già Milton Friedman usava la matita per rappresentare l’esempio delle interconnessioni del mercato: la grafite della mina di provenienza tedesca o americana o ancora canadese o dello Sri Lanka; lo stelo in legno di pioppo o cedro europeo o americano; la fascetta a protezione della gomma di derivazione siderurgica sia europea sia made in Usa. E poi la gomma di provenienza orientale per lo più. E magari anche le colle per assemblarla e le vernici per colorarla. E quindi il lavoro per realizzarla, i macchinari per gestire le lavorazioni.

    Capire l’economia

    Ecco l’intreccio del mercato tra costi e prezzi, tra entrate e suddivisione dei guadagni. Ed ecco quindi l’economia, l’economia reale e le sue relazioni tra gli interessi. Che possono essere collaborative o di scontro. Che possono diventare simbolo di confronto di idee, di frontiere, di innovazione, ma possono tradursi in simbolo di conflitto se scatta il protezionismo delle produzioni o l’influenza dei rapporti di potere della geopolitica. Non è forse stata anche una guerra del gas il conflitto che la Russia ha voluto portare in Ucraina?

    Le interconnessioni creano le cosiddette catene del valore, vale a dire le diverse fasi della produzione di beni e servizi che originano nel reperimento delle materie prime, passano dai semilavorati in paesi con costi di produzione vantaggiosi, e approdano alle rifiniture del manufatto finito. Nel mezzo diventa sempre più rilevante il peso della logistica: durante la pandemia i container, che sono le cellule fisiche dell’export, sono rimasti boccati nei porti cinesi e hanno creato drammatici colli di bottiglia negli approvvigionamenti di mezzo mondo.

    La valutazione dei costi di produzione e del livello ottimale delle marginalità per le imprese (l’area dei profitti e della competitività) porta anche a gestire la connessione tra robot e lavoro umano con l’orizzonte del medio periodo. Nella manifattura 4.0 la prevalenza delle macchine è una tendenza inarrestabile. Soprattutto perché gli investimenti nella trasformazione digitale dei processi di produzione sono ancora in corso e la fase di introduzione dell’intelligenza artificiale è allo stato embrionale, ma già è evidente come la prevalenza delle macchine sia il destino di molti dei settori del made in Italy con cui il bello e benfatto dell’Italia va nel mondo.

    La competenza di robot sembra sempre più precisa e vasta tanto da indurre una competizione con la competenza umana; soprattutto in una sfida che la deve vedere associata al talento e alle aspirazioni di chi deve affacciarsi nel mercato del lavoro. Economia allora significa anche formazione, perché l’indirizzo di studi è decisivo per i cittadini e lavoratori di domani. L’obiettivo deve rimanere quello di valorizzare al massimo il capitale umano del nostro Paese. E ormai tutti sanno che l’Italia è carente nelle materie scientifiche; nel senso che sono troppo pochi gi studenti nelle materie stem, anche se poi sappiamo bene che l’Italia è presente nel mondo con straordinarie eccellenze proprio nel mondo della scienza e di quella più di frontiera.

    Nella valutazione degli investimenti conta molto la fiducia, forse la materia prima immateriale più preziosa per l’ottimale sviluppo dell’economia. La fiducia deriva dalla stabilità politica, dall’efficienza dell’amministrazione, dalla brillantezza della cultura e della ricerca, da situazioni sociali distese e non conflittuali, da una coscienza collettiva di un Paese che conosca il suo effettivo potenziale. L’economia si intreccia con la psicologia collettiva o con la sociologia. E anche il racconto quotidiano ne deve tenere conto.

    Capire l’economia

    Ci sono anche connessioni all’apparenza più astratte come è quella tra il tasso di inflazione e i tassi di interesse che ne sono l’antidoto. Se una banca centrale alza i tassi fa lievitare il costo del denaro e penalizza (o fa ritardare) gli investimenti e raffredda economie surriscaldate. Ciò indurrà nuova ricchezza per le banche, ma significa anche che farà aumentare il costo dei mutui anche se l’obiettivo è quello di abbattere l’inflazione che, invece, riduce il valore delle buste paga e dei risparmi e ha l’effetto della tassa più iniqua perché colpisce il lavoro soprattutto e le fasce di popolazione più deboli e povere.

    Capire l’economia

    https://www.qrfy.com/cFpLu3WL8O

    SOCIAL MEDIA Il Gruppo 24 Ore è presente sui maggiori social media – Facebook, Twitter, Instagram ecc. - con account collettivi, di testata o di settore, e con account su temi specifici e singoli programmi. Dai social vengono anche proposti webinar e podcast. Protagonista di questo video è Marco lo Conte, social media coordinator del quotidiano.

    Se aumentano i tassi di interesse ci sono contraccolpi anche nella finanza pubblica, nei conti degli Stati. Soprattutto se sono molto indebitati come è quello italiano. Per rinnovare i titoli in scadenza del debito sovrano bisogna aumentare i rendimenti e dunque la quota di finanziamenti che serve a coprire i costi dello Stato verso i risparmiatori (oggi siamo a quota 77 miliardi).

    Capire l’economia

    I costi dello Stato verso i risparmiatori ammontano a circa 77 miliardi

    E sono le entrate fiscali a pagare quegli interessi. E questo ci porta a un’altra connessione: la relazione – la più politica – tra guadagni, risparmio e fisco.

    Se ancora adesso l’evasione fiscale è cifrata intorno ai 100 miliardi significa che c’è un problema enorme. Problema economico naturalmente. Ma la connessione da esplorare, in questo caso, è tra l’economia e l’etica.

    DI DANIELE BELLASIO

    Nel mezzo del cammin di una scuola elementare e degli anni 2010 una mamma e un papà chiedono alla maestra: Ma secondo lei non scrive troppo male nostro figlio? Siamo preoccupati, sarà mica disgrafico?. Risposta: Avete ragione, ma non fatevene un cruccio più di tanto, vostro figlio da grande non scriverà mai, e certamente non a mano.

    All’inizio del cammin di un liceo e degli anni 2020, siamo sempre a Milano, non centro e non periferia. Riunione di classe. Il professore di italiano spiega, pensieroso ma ottimista, che la sfida della scuola oggi è trovare nuovi mezzi, nuovi linguaggi per spiegare la letteratura a generazioni che stanno perdendo il senso del testo scritto e dunque del testo letto: Sta diventando tutto video e audio… e la scuola ovviamente non può non tenerne conto. In fondo – aggiunge il professore – è un ritorno all’origine della letteratura: anche Omero non hai mai scritto l’Iliade e l’Odissea, anzi, molto probabilmente non c’è stato alcun Omero, l’autore infatti è in realtà un insieme di autori, cioè di raccontastorie che hanno recitato poemi, raccolti poi in testi compiuti, grazie ad algoritmi ante litteram, una sorta di wiki-epica frutto di intelligenze artificiali molto umane e messe in rete.

    Capire l’economia

    Alla fine di un campionato (e della scuola) inizia il

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