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Ho ucciso e altri racconti (Tradotto): Salmo.  Il fuoco del khan. L'incursione. La corona rossa. L'eruzione stellata. Ho ucciso
Ho ucciso e altri racconti (Tradotto): Salmo.  Il fuoco del khan. L'incursione. La corona rossa. L'eruzione stellata. Ho ucciso
Ho ucciso e altri racconti (Tradotto): Salmo.  Il fuoco del khan. L'incursione. La corona rossa. L'eruzione stellata. Ho ucciso
E-book102 pagine1 ora

Ho ucciso e altri racconti (Tradotto): Salmo. Il fuoco del khan. L'incursione. La corona rossa. L'eruzione stellata. Ho ucciso

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Info su questo ebook

Sei racconti di Michail Bulgakov, l'autore del Maestro e Margherita (1940), scritti tra il 1920 e il 1925, due dei quali sono usciti per la prima volta in italiano nella prima versione cartacea di questo libro, nel 1990.
LinguaItaliano
Data di uscita17 ago 2018
ISBN9788898467419
Ho ucciso e altri racconti (Tradotto): Salmo.  Il fuoco del khan. L'incursione. La corona rossa. L'eruzione stellata. Ho ucciso

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    Anteprima del libro

    Ho ucciso e altri racconti (Tradotto) - Bulgakov

    Michail Bulgakov

    Ho ucciso e altri racconti

    Salmo. Il fuoco del khan. L’incursione. La corona rossa. L’eruzione stellata. Ho ucciso

    a cura di Bruno Osimo

    Copyright © Bruno Osimo 2020

    Titolo originale dell’opera: Я убил

    Traduzione dal russo di Bruno Osimo

    Bruno Osimo è un autore/traduttore che si autopubblica

    La stampa è realizzata come print on sale da Kindle Direct Publishing

    ISBN 9788898467877 per l’edizione cartacea

    ISBN 9788898467419 per l’edizione elettronica

    Contatti dell’autore-editore-traduttore: osimo@trad.it

    Traslitterazione

    La traslitterazione dei nomi è fatta in base alla norma ISO 9:

    â si pronuncia come ‘ia’ in ‘fiato’ /ja/

    c si pronuncia come ‘z’ in ‘zozzo’ /ts/

    č si pronuncia come ‘c’ in ‘cena’ /tɕ/

    e si pronuncia come ‘ie’ in ‘fieno’ /je/

    ë si pronuncia come ‘io’ in ‘chiodo’ /jo/

    è si pronuncia come ‘e’ in ‘lercio’ /e/

    h si pronuncia come ‘c’ nel toscano ‘laconico’ /x/

    š si pronuncia come ‘sc’ in ‘scemo’ /ʂ/

    ŝ si pronuncia come ‘sc’ in ‘esci’ /ɕː/

    û si pronuncia come ‘iu’ in ‘fiuto’ /ju/

    z si pronuncia come ‘s’ in ‘rosa’ /z/

    ž si pronuncia come ‘s’ in ‘pleasure’ /ʐ/

    Sommario

    Salmo

    Il fuoco del khan

    L'incursione

    Nella lanterna magica

    La corona rossa

    Historia morbi

    ​L'eruzione stellata

    Ho ucciso

    Nota del traduttore

    Opere di Bruno Osimo nella stessa collana

    Opere di Leskov nella stessa collana

    Opere di Tolstoj nella stessa collana

    Opere di Dostoevskij nella stessa collana

    Opere di Čechov nella stessa collana

    Questa collana

    Affiliazione del curatore

    Salmo

    1923

    Inizialmente sembra un ratto che gratta alla porta.  Ma si sente una voce molto cortese:

    « Posso entae? »

    « Avanti, prego. »

    Cantano i cardini della porta.

    « Vieni e siediti sul divano! »

    [Dalla porta.] « Come fazzo a camminae sul pac ché? »

    « Cammina tranquillo e non scivolare. Allora, che c'è di nuovo? »

    « Niente. »

    « Ma come, chi era che stamattina singhiozzava in

    corridoio? »

    [Pausa pesante.] « Eo io. »

    « Perché? »

    « La mamma me le ha date. »

    « Che cos'hai fatto? »

    [Pausa di tensione.] «Ho dato un mosso all'oecchio  a Sukka.»

    «Però.»

    «La mamma dize che Sukka è un bibbante. Mi fa i dispetti, mi ha peso i soldini.»

    «Non importa, non sta scritto da nessuna parte che per un soldino si mordano le orecchie alla gente.  Allora sei uno sciocchino.»

    [Offeso.] «E io con te non zi zoco.»

    « Tanto meglio.

    [Pausa.] Quando viene papà, glielo dico. [Pausa ] ». « Così ti spaa. »

    « Ah sì? Allora non lo faccio il tè. Tanto, se poi mi fucilano... »

    « No, tu fai il tè. »

    « E tu lo bevi con me? »

    « Con i zoccolatini? Eh? »

    « Certo. »

    Due corpi umani accoccolati, uno grande e uno piccolo. La teiera bolle emettendo un suono musicale  e un cono di luce calda illumina una pagina di Jerome  K. Jerome.

    « La poesia l'avrai dimenticata, no? »

    « No, non l'ho dimenticata. »

    Su, dilla. »

    « Dunque... Compeò e scappe... »

    « Per il frac. »

    « Pe il fac e canteò di notte... »

    « Un salmo. »

    « Un salmo... E mi pendeò... un cane... »

    « Non... »

    « Non fa nulla... »

    « Ce la faremo. »

    « Faemo. Ze la. »

    « Appunto. Quando il tè fischia, lo beviamo. Ce la faremo. »

    [Profondo sospiro.] « Ze la faemo. »

    Suono. Jerome. Vapore. Cono. Il parquet riluce.

    « Sei solo. »

    Jerome cade sul parquet. La pagina si spegne.

    [Pausa.] « Chi te l'ha detto? »

    [Quieta evidenza.) « La mamma. »

    « Quando? »

    « Quando ti attaccava il bottone. Cuziva. Cuze e dize a Nataska... »

    « Ops. Aspetta, aspetta, non girarti se no ti scot to... Aiu. »

    « Scotta, aiu. »

    « Prendi il dolcino che vuoi. »

    « No, io voglio quello al zoccolato. »

    « Soffia, soffia e non muovere le gambe. »

    [Voce di donna fuori scena.] « Slavka! »

    Bussano alla porta. I cardini cantano piacevol mente.

    « È ancora da lei! Slavka, vieni a casa. »

    « No, no, stiamo bevendo il tè. »

    « L'ha appena bevuto. »

    [Tranquilla sincerità.] « Io... non l'ho bevuto. »

    « Véra Ivànovna, venga a bere il tè. »

    « Grazie, l'ho appena.. »

    « Venga, venga, non la lascio andare... »

    « Ho le mani bagnate... sto stendendo la biancheria».

    [Un difensore non richiesto.) « Non povae a tiae  mia made pe il baccio. »

    « Va bene, non la tiro... Véra Ivànovna, si sieda... »

    « Aspetti, finisco di stendere e vengo. »

    « Meraviglioso. Non spengo il fornello. »

    « E tu, Slavka, bevi e vieni a casa. A dormire. Non la disturba? »

    « Non distubbo. Non spocco. »

    I cardini emettono un suono spiacevole. Coni in varie direzioni. La teiera è muta.

    « Hai già sonno? »

    « No, non ho za sonno. Accontami una fiaba. »

    « Hai già gli occhi piccoli. »

    « No, piccoli no, accontamela. »

    « Su, vieni da me, posa la testa qui. Così. Una fia ba? Che fiaba vuoi che ti racconti? Eh? »

    « Quella del bimbo, di quel... »

    « Del bimbo? Ragazzo mio, ma quella è una fiaba difficile. Va bene, per questa volta. Dunque, c'era una  volta un bambino. Piccolo, aveva più o meno quattro  anni. A Mosca. Con la mamma, E questo bambino si  chiamava Slavka. »

    « Uuuh... Come me? »

    « Un bimbo piuttosto bello, ma era, purtroppo, un attaccabrighe. E faceva a botte con quello che gli ca pitava: pugni, calci, persino galosce. Una volta sulle  scale una bambina del numero otto, una bella bambina , tranquilla, buona, la picchiò in faccia con un li bro. »

    « È stata lei a cominciae... »

    « Aspetta. Non è su di te la fiaba. »

    « E un altro Slavka? »

    « Completamente diverso. Allora, dov'ero arriva to? Sì... Naturalmente a questo Slavka le davano tutti  i giorni, perché effettivamente non si può lasciare che  i bambini si picchino. Slavka però non si perse d'animo.  E un giorno finì per litigare con Surka, un altro  bambino e, senza pensarci tanto, gli morse un orec chio e gliene mangiò mezzo, Si sollevò un baccano!  Surka urla, poi le danno a Slavka e urla anche lui. In  qualche modo incollarono l'orecchio di Surka con la  colla. Naturalmente Slavka lo misero in castigo... E  d'un tratto... suonano alla porta, Viene un signore  completamente sconosciuto con un'enorme barba  rossa e occhiali blu e domanda con un vocione: 'Scus i è Slavka?' Slavka risponde: 'Sono io Slavka',  Slavka, sono il sorvegliante di tutti gli attaccab righe e ho il dovere, caro il mio Slavka, di allonta narti da Mosca. Nel Turkestan.' Slavka vede che le  cose si mettono male e si pente onestamente.

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