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Perfect Girl
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E-book432 pagine5 ore

Perfect Girl

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Info su questo ebook

Autrice della serie bestseller That Boy

Keatyn ha deciso di non perdere più tempo dietro alle sciocchezze ed è fermamente decisa a capire chi, tra i ragazzi nella nuova scuola, meriti davvero il suo cuore. I baci travolgenti di uno di loro, per esempio, potrebbero essere un buon indizio... e con l’avvicinarsi del ballo della scuola, di sicuro ci saranno delle sorprese. Inoltre sono moltissime le novità in arrivo: feste esclusive, viaggi e shopping sfrenato. Ma Keatyn sa bene che non tutto è perfetto come sembra. Qualcuno che le è molto vicino, infatti, ha dei segreti. E Keatyn, a sua volta, non è ancora del tutto sicura di poter rivelare la verità sul suo passato agli amici. Per ora si limita a fingere di essere una ragazza normale, come se il suo stalker non fosse mai esistito e il pericolo di un suo ritorno fosse solo un’eventualità remota. Ma dentro di lei sa bene che tornerà a tormentarla. E, questa volta, potrebbe essere l’ultima.

Perfetto per i fan di Gossip Girl e Pretty Little Liars

Un’autrice bestseller di USA Today

«Nessuna autrice sa rendere i personaggi maschili così sexy come Jillian Dodd.»

«Preparatevi a tornare ai tempi del liceo tra drammi, cotte, feste scatenate e classifiche di popolarità.»

«Un avviso prima di iniziare questo libro: procuratevi del ghiaccio o un ventilatore!»

Jillian Dodd
è autrice bestseller di «USA Today». È cresciuta in una fattoria nel Nebraska e attualmente vive in Florida. La Newton Compton ha pubblicato la serie That Boy e Perfect boy, il primo capitolo della nuova Keatyn Series, di cui Perfect Girl è il seguito.
LinguaItaliano
Data di uscita5 giu 2019
ISBN9788822735119
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    Anteprima del libro

    Perfect Girl - Jillian Dodd

    Lunedì, 26 settembre

    Hai un lato selvaggio

    Francese

    Arrivo alla lezione di francese volando, sono al settimo cielo.

    Quando mi siedo al mio posto, Aiden dice: «Be’, niente male».

    Mi volto. Sono raggiante. Penso che oggi non riuscirò a smettere di sorridere. «Non è stato originale da morire? Il modo in cui me lo ha chiesto. L’ho adorato!».

    «Ti piace questo genere di cose? Essere al centro dell’attenzione». Alza gli occhi al cielo e ride, una risata sexy e profonda. «Lascia perdere. Non rispondere. È ovvio che ti piace. Si vedeva che ti stavi divertendo. Com’è che con me non balli mai in quel modo? Era molto sexy».

    «Oddio, ho fatto la figura della stupida?»

    «No, è piaciuto a tutti come sei stata al gioco. Sembravi sconvolta. Lo eri sul serio?»

    «Sì, non me l’aspettavo. Pensavo di essere nei guai. Anche quando il rettore ha cominciato a ballare, credevo fosse un qualche rito di iniziazione per matricole o cose del genere».

    «Hai un lato selvaggio».

    «Come tutti. Tu non ce l’hai?»

    «Adesso hai un ragazzo, quindi non lo saprai mai».

    «Se fossi selvaggia, questo non mi fermerebbe», ribatto.

    Mi fissa per un istante. «No, penso proprio di no», mormora alla fine.

    «Comunque hai ragione», dico. Non riesco a stare seduta dall’eccitazione. «Non tradirei mai, mi ha solo invitato al ballo della Rimpatriata. Non mi ha chiesto di essere la sua ragazza».

    Annie si siede e mi afferra il braccio. «È stato adorabile! Non posso credere che tu abbia ballato in quel modo con Jake! Whitney era furiosa! È stato fantastico!».

    «Poco prima che tutto iniziasse, Whitney mi stava dicendo che Dawson avrebbe invitato lei al ballo. E di come avessero legato durante il viaggio in limousine. Che sarebbero stati loro il re e la regina del ballo».

    Annie sospira. «Non fare niente per farla arrabbiare, Keatyn. Non è una bella persona».

    Annuisco. Perché credo proprio di saperlo.

    Cosa dicevo di Vanessa? Una storia vista e rivista.

    Mi volto verso Aiden. «Sai, è merito tuo se io e Dawson siamo ancora insieme. Non ti ho mai ringraziato per averlo detto a Riley. Grazie, davvero».

    Il suo sguardo è indecifrabile. Annuisce e mi sorride, ma allo stesso tempo infila la matita nel quaderno, come se il quaderno fosse un Horcrux e lui stesse tentando di ucciderlo con una zanna di basilisco. Si avvicina e mi dice sottovoce: «Ti ho detto nella cappella che ho smesso di fingere di prenderti a pugni in testa col sacco da boxe».

    Sorrido. «Sono contenta, Aiden. Non mi piace quando litighiamo».

    Mi fa un sorriso dolcissimo, ma poi dice in tono piatto: «Ho smesso di litigare».

    Mi volto e cerco di concentrarmi sulla lezione.

    Ma non ci riesco.

    Ha rinunciato a noi, vero?

    Per quello ha detto a Riley che cosa aveva fatto Whitney.

    Dopo la crisi di nervi che ho avuto nella cappella, lo ha capito di sicuro.

    Una pazza come me non può essere il suo vero amore.

    La vita cambia e prende direzioni che non ti aspetti

    14:45

    Dopo l’allenamento di calcio, corro da Aiden, che si sta esercitando nei calci piazzati.

    «Ciao, ti andrebbe bene se stasera facessimo lezione in camera tua? Tutti stanno parlando del pranzo, del fatto che Dawson mi ha invitata al ballo… Se andiamo in biblioteca sono sicura che non combineremo niente, perché verranno tutti lì a parlare di quello».

    «Ehm», dice esitante. «Secondo me la biblioteca andrà benissimo».

    Lo guardo, divertita ma perplessa. Oggi si comporta davvero in modo strano. Forse dovrei lasciarlo andare in biblioteca a ricaricare la sua aurea, per così dire. Ma non è quello che voglio. È più facile avere a che fare con lui quando i suoi poteri sono indeboliti.

    «Ti prego», gli dico facendo il broncio.

    Sospira. «E va bene».

    Dopo la lezione di ballo, busso alla sua porta.

    Non risponde.

    Controllo il cellulare per vedere se è in ritardo.

    Nessun messaggio da lui.

    Busso di nuovo, magari era in bagno. Nessuna risposta, quindi mi siedo per terra nel corridoio. Stare seduta qui mi ricorda una delle mie prime sere in questa scuola. Chiudo gli occhi e ripenso alla festa. Quella sera Dawson mi aveva dato il peggior bacio della mia vita, io ero scappata via e mi ero seduta proprio in questo punto. Ricordo che Aiden si era seduto vicino a me. Io, cercando di non piangere, gli avevo detto che Dawson mi aveva rovinato le labbra. Allora lui mi aveva baciato per guarirle.

    Sembrava tutto perfetto.

    Adesso mi sembra assurdo. La vita cambia e prende direzioni che non ti aspetti. A quel tempo era come se vedessi il mio futuro con Aiden già scritto. Pensavo che parlasse alla mia anima, santo cielo!

    All’improvviso mi rendo conto che qualcuno si sta sedendo accanto a me. Apro gli occhi e lo vedo. È senza fiato, come se avesse fatto di corsa tutta la strada per arrivare qui.

    Devo lottare con tutte le mie forze per non mettergli una mano sul petto e sentire il suo cuore che batte.

    «Scusa, sono in ritardo».

    Annuisco. «Tranquillo, non è molto che aspetto».

    Fa un respiro profondo e mi fa uno dei suoi sorrisi accecanti. Uno di quei sorrisi che mi fanno venire voglia di trascinarlo in una piccola cappella nel bosco, dire: Lo voglio e fare di lui l’ultimo ragazzo che bacerò in vita mia.

    «Questa cosa è un déjà vu».

    «Che cosa?», chiedo, fingendo di non sapere esattamente di cosa sta parlando.

    «Non ti ricordi la sera della festa? Quando ti ho baciata proprio qui?», dice accarezzandomi le labbra con dolcezza. «Ho guarito le tue labbra».

    «Sì, Aiden, me lo ricordo», gli dico. Quello che non dico è che mi fa sentire triste. Triste, perché lui ha capito subito che non ero quella giusta per lui.

    Faccio per alzarmi, ma lui mi afferra per un braccio. «Perché non ce ne restiamo seduti qui a studiare? Ehm… la mia stanza è un casino».

    «Che bugiardo. La tua stanza è sempre perfetta». Sto per dire che questa è una delle cose che amo di lui, ma non lo faccio.

    Alza gli occhi al cielo e poi dice con fermezza: «Penso che sia meglio restare qui fuori».

    «Aiden, cosa c’è nella tua stanza?»

    «È solo… c’è qualcosa che non voglio che tu veda, okay?».

    Sorrido e mi chiedo cosa mi sta nascondendo, adesso sto morendo dalla curiosità.

    Mi alzo e apro la porta della sua stanza. Mi guardo intorno. «Sembra tutto normale».

    Anche lui guarda in giro per la stanza, come se la cosa che non dovevo vedere, adesso non ci fosse più… possibile?

    «Okay, mettiamoci al lavoro». Sistema lo zaino sul pavimento e tira fuori il libro di francese.

    Anch’io prendo il mio e lo metto sulla scrivania. «Che giornata pazzesca, ma anche stancante», dico buttandomi sul suo letto.

    Adesso sembra di nuovo nervoso.

    Si comporta davvero in modo strano. Mi aspetto che da un momento all’altro salti fuori una ragazza nuda, o una bambola gonfiabile, insomma qualcosa di imbarazzante. Guardo di nuovo in giro per la stanza. È tutto in ordine. Chiudo gli occhi. «Okay, ho fatto la prima pagina dei nostri compiti oggi durante la lezione di teatro. Se vuoi puoi copiarla, è soltanto ripasso di cose già fatte».

    «Ehm, okay, dammi un minuto».

    Lo sento mentre gira le pagine e comincia a scrivere.

    Apro gli occhi e guardo il soffitto.

    «Hai tolto le lucine, è strano».

    Alza lo sguardo dal libro e fa uno strano suono, come se stesse tossendo. Gli do un’occhiata e mi sembra che stia bene, quindi torno a guardare le luci. Poi mi accorgo che c’è qualcosa di nuovo sul soffitto. Stelle.

    «Aiden! Oddio! Hai appiccicato delle stelle sul soffitto. Sono di quelle che brillano al buio? Io le adoro! Le mie sorelline le hanno volute nelle loro camerette». Le osservo e mi accorgo che non sono messe lì a caso. Formano una figura. È difficile dirlo perché adesso si confondono con il soffitto.

    «Sì, formano una figura». Batte la matita sul libro e dice con tono irritato: «Sei stata tu a voler venire qui, quindi non dovremmo farci distrarre. Concentriamoci sul francese. Abbiamo un mucchio di compiti da fare».

    «No, prima voglio vedere le stelle. Spengo le luci solo per un minuto». Faccio per alzarmi ma, in un lampo, Aiden si siede sul bordo del letto e mi blocca.

    Gli occhi fissi nei miei. Mentre parla, l’oro nei suoi occhi sembra illuminarsi. Stanno cercando di dirmi qualcosa.

    Qualcosa che non riesco a capire.

    Alla fine, gli chiedo: «Cosa c’è?»

    «Non volevo che lo vedessi, ma so che non la smetterai di darmi il tormento».

    Gli faccio un sorrisetto. Adoro ottenere quello che voglio. «È vero. Adesso posso spegnere le luci?»

    «No. Questa volta faremo a modo mio. Sdraiati sul letto e chiudi gli occhi».

    Di solito non mi piace che mi dicano cosa fare, ma per questa volta ci sto.

    «Mi prometti di tenerli chiusi finché non ti dirò di aprirli?»

    «Promesso».

    «Okay», scende dal letto va alla porta e spegne la luce. Poi torna verso di me e chiude le veneziane delle finestre.

    Deve fare abbastanza buio per permettere alle stelle di brillare.

    Poi si sdraia accanto a me.

    Deglutisco nervosa perché, all’improvviso, mi rendo conto di essere sdraiata a letto con il dio di tutti i Fighi. La sua spalla e il suo braccio sfiorano il mio, e questo mi fa sentire scariche elettriche in tutto il corpo, come se fosse attraversato dalla corrente. Mi chiedo se anche il mio cellulare si sente così quando lo ricarico, se si sente vivo.

    Intreccia il suo mignolo col mio, come quando si fanno i giuramenti da bambini.

    «Adesso apri gli occhi», sussurra.

    Guardo il soffitto e vedo che le stelle formano davvero una figura, anzi una parola: Rimpatriata?

    La mia prima reazione è: oddio, com’è romantico.

    Ma poi inizio a sentirmi male.

    Come se stessi per vomitare.

    Ecco perché non voleva che venissi nella sua stanza.

    Non voleva che vedessi la scritta.

    Non voleva farmi sapere che si sdraierà accanto a un’altra ragazza. Che le prenderà la mano. Che lei dirà di sì e lo bacerà.

    Mi alzo di scatto dal letto, afferro il mio libro e lo zaino e mi precipito verso la porta.

    Nella fretta, inciampo nella sedia della scrivania.

    Per un istante è come se io e la sedia stessimo ballando, poi la sedia scivola via da me e io finisco rovinosamente a terra.

    Mi alzo alla svelta e raccolgo lo zaino. «Okay», dico a Aiden, che si sta alzando dal letto per aiutarmi. «All’improvviso non mi sento bene. Scusami, devo andare. Chiama Annie se hai bisogno di aiuto col francese».

    Esco di corsa dalla stanza e chiudo la porta dietro di me.

    Corro lungo il corridoio, fino alle scale. Poi mi rendo conto che mi sento male sul serio. Guardo il mio ginocchio. Sta sanguinando e mi ha già macchiato tutta la calza.

    Zoppicando scendo le scale, poi mi siedo sul terzultimo gradino per controllare la ferita.

    Fa male.

    Fa tanto male.

    A questo punto non riesco a capire cosa fa più male. Il ginocchio o il cuore, quando penso a Aiden con un’altra ragazza.

    Lo so che non è un pensiero razionale, ma non posso farci niente.

    Comincio a sentire caldo… sto per svenire.

    Esamino il ginocchio più da vicino.

    Proprio sotto la rotula c’è un taglio largo e profondo che sta sanguinando abbondantemente.

    Qualcosa mi dice che dovrei provare a fermare il sangue. Mi levo l’altra scarpa e la calza, la userò per bendare la ferita.

    Poi vedo un’ombra sopra di me, alzo lo sguardo e vedo Jake.

    Si china davanti a me e controlla il ginocchio. «Accidenti, sanguina davvero parecchio».

    «Svieni quando vedi il sangue?»

    «No, ma devi andare in infermeria. Cos’hai fatto?»

    «Ho provato a ballare con una sedia, ma non è stata un buon partner», dico facendo una specie di risatina.

    «Bello», dice, poi mi prende fra le braccia, mi solleva e mi porta nella sua stanza, dove mi sistema sul letto.

    «Volevo bendarlo», gli dico mostrandogli la calza.

    «Non farlo, Monroe. Le tue calze sono di lana e le fibre potrebbero finire dentro la ferita. Così poi dovranno ripulirla prima di metterti i punti». Va al suo armadio perfettamente ordinato e organizzato e prende un asciugamano.

    «Sei così preciso», gli dico osservando la sua stanza.

    «Non so come ho fatto a condividere la stanza con Dawson per tanti anni. Lui non si rifà neanche il letto». Scompare nel bagno in comune, sento che apre l’armadietto e fa scorrere l’acqua, poi ritorna e si siede vicino a me. Tiene una bottiglia di vodka in una mano e un asciugamano bagnato nell’altra.

    Beve un sorso di vodka e poi mi passa la bottiglia. «Buttane giù un bel sorso. Questo ti farà male».

    Prendo un piccolo sorso. «Non potrà essere peggio di così, no? Mi fa già male da morire».

    Mi toglie scarpa e calza e poi appoggia l’asciugamano bagnato sul ginocchio.

    «Jake!», grido e bevo un bel sorso di vodka. «Fa male!».

    Sentiamo Dawson aprire la porta della sua stanza.

    «Ehi, Dawes!», urla Jake. «Vieni qui».

    Butto giù un altro sorso, devo essere pronta a come reagirà il mio cuore quando vedrò Dawson. Ho paura che, dopo quello che è appena successo con Aiden, non sarò felice di vederlo.

    Invece lo sono.

    Tanto felice.

    Quando Dawson mi vede seduta sul letto di Jake con una bottiglia di vodka in mano, mi fa un enorme sorriso. «Sarà meglio che voi due non facciate festa senza di me».

    Jake solleva la mia calza intrisa di sangue, adesso sembra un enorme Tampax usato.

    «Santo cielo. Che schifo! Cos’è quello?», chiede Dawson.

    Jake si china e toglie l’asciugamano bianco – be’, adesso è fucsia – dal mio ginocchio.

    «Keatie!». Dawson si avvicina di corsa al letto, si siede con delicatezza vicino a me e mi abbraccia. «Cos’hai fatto?».

    Mi appoggio al suo petto e mi sento al sicuro. Al sicuro e felice. Felice che lui voglia me e nessun’altra. «Sono caduta».

    Afferra la bottiglia di vodka, beve un sorso e poi mi bacia. «Hai bisogno di punti».

    «Ma smettetela voi due, non ho bisogno di punti. Basteranno un paio di strip. Fai una corsa fino agli spogliatoi a prenderne qualcuno. Sono sicura che andranno benissimo».

    Mi ripassa la bottiglia e mi dice serio: «Hai bisogno di punti. Le altre cose non tengono sul ginocchio. Bevi».

    Prendo un altro sorso. «Ma perché la vodka?»

    «Perché ti farà male», risponde Jake.

    «Sul serio? Non ho mai avuto bisogno di punti. La parte peggiore non è la ferita? Fa già male. Tanto». Sento che sto per piangere.

    Piangere per tutto quello che fa male.

    Jake si tira indietro i capelli e mi mostra una piccola cicatrice lungo l’attaccatura. «Sei punti». Poi il polso. «Quattro punti». Poi indica il suo ginocchio, sopra c’è una sottile linea bianca. «Otto punti».

    Dawson mi indica una cicatrice sopra il sopracciglio destro. «Quattro punti. Camden mi ha tirato una mazza da golf». Poi mi mostra il gomito. «Cinque punti, giocando a baseball».

    Tocco la piccola cicatrice sul sopracciglio, è deliziosa. «Non è tanto male».

    Si china e mi bacia con dolcezza.

    Io lo ricambio con un bacio profondo. Non m’importa se Jake ci sta guardando. Voglio che sappia quanto lo apprezzo. Quanto ho adorato il modo in cui mi ha invitata al ballo. E quanto apprezzo il fatto che è sempre dolce e perfetto con me. E quanto sono contenta che non sia un dio sexy.

    Jake prende un asciugamano pulito, lo mette sopra la ferita e lo fissa con delle fasce da polso. Mentre lo fa, Dawson mi bacia per cercare di distrarmi, ma faccio lo stesso una smorfia e un piccolo grido di dolore sulle sue labbra.

    «Io direi ancora un po’», dice Jake a Dawson.

    Dawson mi passa la bottiglia. «Un bel sorso questa volta».

    E questa volta ne bevo davvero una bella sorsata. Voglio che il dolore se ne vada.

    Dawson si alza. «Dobbiamo portarti in infermeria». Mi solleva e mi porta fino al centro studentesco e nell’ambulatorio dell’infermiera.

    Jake dice all’infermiera: «Abbiamo bisogno di punti».

    «Be’, portatela dentro e diamo un’occhiata», replica lei. Mi ricordo di averla incontrata durante il giro di orientamento. Sembra una dolce nonnina che non farebbe male a una mosca.

    Toglie le bende e l’asciugamano. «Oh, povero tesorino, è davvero un brutto taglio». Sorride a Jake, in modo quasi sexy, e gli fa: «Avevi ragione. Ha bisogno di punti».

    Pulisce la ferita, facendomi male da morire. Stringo forte la mano di Dawson, mentre le lacrime iniziano a scendere sulle guance.

    Poi la osservo mentre prepara una siringa.

    «A cosa serve quella?», chiedo nel panico a Jake e Dawson. «Sono vaccinata contro il tetano e comunque la sedia non mi sembrava arrugginita».

    Quando esce dalla stanza, Dawson mi spiega: «È l’anestesia, deve addormentarti il ginocchio per metterti i punti».

    Jake aggiunge: «Per quello ti ho dato la vodka. Così non ti farà male».

    Jake ha mentito.

    Anche con la vodka fa male. Tanto.

    Medica la mia ferita con un cotton fioc un migliaio di volte e ogni volta il medicinale brucia come il fuoco il mio povero ginocchio ferito.

    Poi la osservo con terrore mentre mi infila un ago con del filo blu nella pelle.

    Nascondo la testa nella spalla di Dawson. Gli tengo la mano in una stretta mortale, mentre Jake mi prende l’altra mano e me la stringe ogni volta che l’infermiera mi dà un punto.

    Alla fine dice: «Ecco fatto. Così dovrebbe andare bene. Cinque punti». Copre la ferita con una garza e snocciola una serie di istruzioni che non riesco ad afferrare.

    Penso che la vodka stia cominciando a fare effetto.

    Dawson mi riporta al suo dormitorio e mi adagia sul letto.

    Jake mi accarezza il braccio. «Sei stata coraggiosa, Monroe. E ti ha dato anche gli antidolorifici. Hai fatto centro».

    «Grazie per esserti preso cura di me», gli dico mentre torna nella sua stanza, passando dal bagno comune.

    «Cinque punti», dice Dawson. «Notevole».

    Mi bacia vicino al ginocchio, su lungo la coscia fino alla mia bocca in attesa. Mi dà un bacio delizioso, poi mi dice: «Sei stata davvero coraggiosa».

    Alzo gli occhi al cielo.

    Ride. «Avrei dovuto chiedere l’anestesia per la mia mano. La stringevi così forte che pensavo l’avresti uccisa». Solleva la mano fingendo che sia molle e senza vita.

    «Ecco perché Jake mi stringeva l’altra mano ogni volta che mi metteva un punto».

    «Stava provando a distrarti».

    Si solleva appoggiandosi al braccio e mi sorride. «Sembra proprio che a tutti sia piaciuto il modo in cui ti ho invitata al ballo».

    «È stato fantastico, divertente, eccezionale. Mi è piaciuto da morire. Sono così eccitata all’idea di andare al ballo con te. Non pensavo mi avresti invitato. È stata una sorpresa».

    Arriccia il naso. «Pensavi che avrei permesso a qualcun altro di portati al ballo con quel vestito indosso? Scordatelo».

    «Ti piace il mio vestito?»

    «Lo adoro. Come adoro il tuo loft e come ho adorato tutto il week-end». Mi accarezza il viso e i suoi occhi marroni mi fissano con una tale dolcezza. Il suo sguardo è completamente diverso da quello che gli ho visto quella sera alla Caverna. Non c’è più dolore.

    Avvicino le mie labbra alle sue e lo bacio con passione.

    «Dawson, ti ricordi quella sera alla Caverna? Quando mi hai detto che il tuo scopo era portare Whitney al ballo della Rimpatriata?»

    «Da allora sono cambiate molte cose».

    «Lo so, ma abbiamo passato un week-end favoloso e tu mi hai persino aiutato a scegliere il vestito e non mi hai mai detto che volevi andarci con me».

    «Solo perché, durante il viaggio di ritorno, quando siamo tornati a prenderti, abbiamo deciso che avrei dovuto chiedertelo davanti a tutti. Avevamo programmato tutto. Volevo farti una sorpresa».

    «Mente ero seduta ad aspettarti, Whitney mi ha detto che avevate legato durante il viaggio in limousine. Che negli ultimi tre anni eravate sempre andati insieme al ballo, che non avresti voluto farti fotografare con me e che sareste stati eletti re e reginetta del ballo. È anche per questo che non ho voluto accettare la chiave. Non ti credevo ancora».

    Sorride. «Adesso mi credi?»

    «Sto cominciando».

    Martedì, 27 settembre

    Non può essere un dio

    07:00

    Non ho preso un antidolorifico prima di dormire per via di tutta quella vodka, quindi stanotte alle tre mi sono svegliata con il ginocchio che pulsava. Ho cercato di riaddormentarmi per due ore, poi mi sono arresa.

    Verso le cinque sono andata zoppicando in bagno e ho preso un antidolorifico. Mi sono preparata, sperando che mi avrebbe aiutato a dimenticare il dolore. Non ha funzionato. Adesso però, mentre sto andando alla riunione del Comitato per le Attività Sociali, mi sento rilassata e libera dal dolore.

    Mi siedo e abbasso la calza per controllare che la garza sia a posto.

    Aiden si siede vicino a me. «Cinque punti, eh?»

    «Sì», rispondo biascicando un po’ le parole.

    «Perché sei scappata via dalla mia stanza fingendo di stare bene, quando era ovvio che ti eri ferita?»

    «Mi veniva da vomitare. Non mi ero accorta del taglio finché non l’ho visto sanguinare».

    Peyton e Brad iniziano la riunione, Aiden smette di parlare.

    Ascolto Peyton che parla dei dettagli per l’after party. Mi interessa, anzi, non vedo l’ora, ma non riesco a tenere gli occhi aperti.

    Forse potrei chiuderli solo per un minuto.

    Sono sdraiata sul letto di Aiden e sto guardando il soffitto. Lui mi accarezza il mignolo e mi racconta quel sogno erotico di cui avevamo parlato. Io sono eccitata dal suo sogno e lui lo sa, rotola sopra di me, mi solleva e mi stringe forte al suo petto, poi dice: «Visto che è solo un sogno, possiamo anche farlo perché tecnicamente non è un tradimento».

    Poi mi bacia. Un bacio profondo, con la lingua. Un bacio di cui non lo credevo capace. Sento che il mio corpo è pervaso di fuoco ed energia. Quando mi morde il labbro inferiore e lo tira con dolcezza, sento il fuoco che mi brucia in mezzo alle cosce. Lui è sopra di me, ma si tiene sollevato come se stesse facendo le flessioni. Io gli accarezzo le braccia, i muscoli che sono tesi per lo sforzo.

    Lui si abbassa lentamente e mi bacia il collo, senza lasciare che nessun’altra parte del suo corpo tocchi il mio. Poi i suoi fianchi bloccano i miei sul letto e lui infila le gambe in mezzo alle mie.

    La sua lingua indugia sul mio collo, poi sul petto e poi scende fino a…

    «Boots», sussurra con un sorriso. «Mi sa che stavi dormendo».

    «Oh, mi dispiace», rispondo senza fiato. Non riesco a togliermi dalla testa la sensazione della lingua e dei fianchi di Aiden.

    Ascolto Brad, che dà altri dettagli sulla festa.

    Aiden si china verso di me. «Riserverai un ballo per me all’after party?»

    «Non so», lo stuzzico. «Sai ballare?».

    Abbassa la testa. Non sa ballare!

    Mi sento male, in imbarazzo per lui. «Santo cielo. È per quello che vuoi ballare solo lenti? È tutto quello che sai fare?».

    Non può essere un dio, adesso ne sono certa.

    Felice Rimpatriata a lui e a chiunque abbia deciso di invitare. Anche se sono un po’ sorpresa di non aver sentito dire niente in giro e di non aver visto le stelline sul soffitto sulla pagina Facebook di qualche ragazza.

    «Farò i compiti di francese prima della lezione, così mi potrai insegnare a ballare».

    «Aiden, non mi va di ballare. Mi fa male il ginocchio».

    «Io ho fatto molto più del mio dovere entrando a far parte del Comitato per le Attività Sociali. Non avevo certo tempo e voglia di farlo, ma l’ho fatto perché me lo hai chiesto. Quindi sei in debito con me».

    Mi fermo a prendere un latte macchiato mentre vado a lezione di storia; lungo le scale penso al fatto che il mio subconscio sia convinto che vivere un sogno nella vita reale non sia un tradimento.

    La cosa mi preoccupa.

    Ma poi ci ripenso. Se uno facesse finta di sognare o comunque fosse in uno stato di coscienza alterata, allora sarebbe un tradimento o no?

    Questa sembra una domanda adatta a Brooklyn. Se mai gli parlerò di nuovo.

    Certo, se fosse così, qualcuno avrebbe già usato questa scappatoia prima di me, quindi direi che non regge.

    Poi ho una specie di déjà vu. Credo di aver detto la stessa identica cosa a Aiden nel sogno e lui ha risposto: No, tu sei diversa dagli altri, pensi fuori dagli schemi, per te non è tradire.

    Mi chiedo se Afrodite era brava a letto.

    Voglio dire, sappiamo che era una grande seduttrice, ma dopo averli sedotti, era sempre la migliore?

    All’improvviso sento il bisogno di scoprirlo.

    Passione, nudità e sesso

    Storia

    Io e Riley stiamo lavorando a uno stupido progetto di storia.

    Titolo: In che modo i trasporti hanno contribuito alla Rivoluzione industriale?

    Ma chi è che ha queste trovate geniali?

    La risposta è molto semplice: Un’estesa rete di trasporti ha permesso la Rivoluzione industriale.

    Progetto finito.

    Invece no.

    Dobbiamo perdere tempo a ritagliare figurine di treni, autostrade, macchine e navi da incollare su un poster. Io dovrei cercare alcune statistiche con il mio cellulare.

    Invece ho appena googolato: Afrodite era una brava amante?. Appena premo invio, Riley mi prende il telefonino per controllare le statistiche.

    Vede la mia ricerca e dice: «Cosa cavolo significa?».

    Nascondo il viso fra le mani. «Sta’ zitto».

    «Non hai appena trascorso un fantastico week-end insieme a mio fratello?»,

    «Certo, e allora?»

    «Sei ancora ossessionata dal dio di tutti i Fighi».

    «Assolutamente no. Ho solo maturato un interesse scolastico per la mitologia greca».

    «Stronzate».

    Alzo gli occhi al cielo e faccio finta di mettere via il cellulare ma, appena lui si alza per riempire la sua bottiglia d’acqua, lo sbircio.

    Afrodite rappresenta il potere dell’amore. Il tipo di amore al quale non si può sfuggire.

    Ci credo che ammaliava così tanti ragazzi.

    Lei domina tutti i vari aspetti dell’amore, del desiderio, della bellezza e del sesso.

    E, oh mio Dio…

    È considerata la maestra del piacere. Simboleggia la passione, la nudità e il sesso.

    Ehi, aspettate, c’è di più…

    Una volta iniziata una relazione con lei, i poteri di Afrodite vanno oltre l’amore e il sesso per arrivare a includere l’amicizia profonda e la connessione delle anime.

    Ommioddio!

    Ecco perché pensavo che lui parlasse alla mia anima. È solo un trucchetto amoroso. Può farlo con chiunque, gli basta un sorriso!

    E ora, grazie alle mie ricerche, l’ho scoperto.

    Non sono pazza.

    Riley dice: «Credo di sapere come voglio invitare Ariela al ballo della Rimpatriata».

    Mi illumino, sono eccitata per lui. «Come?!».

    «Be’, voglio farlo durante la partita di venerdì sera. Mentre io sono in uniforme e lei indossa quell’adorabile gonnellino da cheerleader. Cosa mi consigli?»

    «Non hai appena detto che lo sapevi?»

    «So dove e quando, ma non so come. Qualcosa che tutti i suoi amici possano vedere. E poi stavo pensando che sarebbe carino se le dessi qualcosa da conservare. Per ricordo di questo momento».

    «Quindi niente dolci o palloncini».

    «Appunto».

    «Potresti scriverlo sul suo megafono».

    «Ma lei lo vedrebbe?»

    «Probabilmente no. Inoltre potrebbe finire nei guai. Mmm… cos’altro c’è?». Mi concentro. «Lo so! Potresti cambiare il cartellone attraverso cui passa la squadra. Potrei aiutarti io».

    Scuote la testa. «Non può conservare della carta strappata».

    «Giusto».

    «Voglio farla sciogliere. Voglio che pensi che è una cosa dolcissima».

    Lo fisso stupita. «Chi diavolo sei tu e cosa hai fatto al mio amico?»

    «Finiscila e pensa. Cos’altro c’è in campo?»

    «Il tabellone?»

    «Ha solo numeri».

    Mi viene un’idea: «Il pallone! Potresti scriverlo sul pallone poi, mentre vi riscaldate, potresti chiamarla e lanciarle il pallone. Dopo potreste firmarlo tutti e due e scriverci la data. Sarebbe carino avere un ricordo da conservare. A proposito, anche a me piacerebbe avere un ricordo di come Dawson mi ha invitata al ballo. Potresti restare nella mia stanza, a petto nudo e con la M dipinta sopra?».

    Mi dà un colpetto sul naso. «Guarda che l’ho fatto solo per te. Ero molto imbarazzato a farmi vedere senza maglietta».

    Rido. «Queste sì che sono stronzate. Se te lo permettessero andresti in giro senza maglietta tutto il giorno».

    Mi fa un sorriso malizioso. «Sarei più contento se mi lasciassero andare in giro senza pantaloni… quello sì che farebbe colpo».

    Dalla crème di Hollywood alla spazzatura

    Matematica

    Mentre dovremmo fare i nostri esercizi di matematica, verso la fine della lezione, dò un colpetto a Logan che siede davanti a me.

    «Ehi, ho sentito che farai i provini per lo spettacolo teatrale. Che parte vorresti?»

    «Quella del Principe Cattivo. Sai, il tipo che rovina tutto alla ragazza da quattro soldi che vuoi interpretare tu». Mi guarda dall’alto in basso, come se fossi spazzatura, e poi mi volta le spalle.

    Mi mordo le labbra e mi gratto la tempia.

    Devo ammettere che non ho mai ricevuto una risposta simile da un ragazzo. Nella mia vecchia scuola, be’, ovunque in realtà, i ragazzi che non conoscevo sembravano

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