Sono fermo,mi muovo. Montecatini Terme, una storia nella storia
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Anteprima del libro
Sono fermo,mi muovo. Montecatini Terme, una storia nella storia - Gianluca Giusti
Prefazione
Chi non desidererebbe visitare una città insieme a una guida qualificata, del tutto speciale, che ci conduca fra i sentieri più interessanti e segreti di un luogo ancora affascinante e inesplorato?
Sono fermo, mi muovo non è una guida turistica, non è un saggio né un romanzo, bensì un esperimento letterario unico che introduce il lettore curioso, quello che non si ferma di fronte al fatto esteriore né si accontenta di una spiegazione superficiale, ma che cerca la verità delle cose e nelle cose, in un percorso insolito attraverso le bellezze di una Montecatini Terme vista con gli occhi di chi ci vive, la respira ogni giorno e continua ad apprezzarla.
Lo scrittore si presta a fare da guida al misterioso ma simpatico Wilson, prospettando all’insolito personaggio una Montecatini che noi tutti vorremmo che tornasse a essere.
Ma chi è Wilson e perché accompagna silenziosamente Gianluca in un percorso quotidiano di una Montecatini che vive e non si mostra? Perché viene descritto come un Lord inglese? Perché l’autore indugia nell’accurata descrizione del suo abbigliamento sempre adeguato a eventi eleganti e raffinati? Non posso rispondere adesso a queste domande perché toglierei la suspense al libro e, svelando la sua identità, rovinerei la sorpresa che ogni buon racconto riserva sempre e solo alla fine. Lasciamoci invece trasportare leggeri nel racconto, seguiamo i passaggi di Gianluca e Wilson che ci portano verso viottoli e strade a molti sconosciute, per ricondurci sempre nei viali della nostra piccola ma grande bellezza. Ogni dubbio verrà sciolto e ogni domanda avrà la sua risposta, c’è solo da aspettare. Basterà arrivare all’ultima pagina, e il bello è che le pagine volano, tanto è intrigante la storia. Una storia nella storia, come il sottotitolo ci ricorda puntuale.
Quello che in realtà il libro si propone è di cercare di creare un rinnovato interesse per Montecatini. La curiosità per questa città che ha saputo affascinare il mondo. Vuol cercare, nel suo piccolo, di riportare qui il turista che eravamo abituati a incontrare in passato, quello che passeggiava lungo le nostre strade o che, seduto a un tavolino del bar delle terme, sorseggiava una bevanda o la miracolosa acqua delle nostre fonti. Il turista, o forestiero, come i cittadini amano chiamare il loro ospite, che noi montecatinesi ci auguriamo di incontrare nuovamente, confidando che la nostra città sappia ancora esprimere quel tesoro unico che attende solo di essere rivalorizzato ma che non può essere apprezzato da gite mordi e fuggi
.
Il libro è delicato, lo si legge col sorriso e con aria sognante.
Chi, come me, ha il piacere di conoscere Gianluca Giusti non esiterà a ritrovare nel suo scritto quella stessa simpatia e positività che lo caratterizza.
Chi è di Montecatini Terme, chi ha nel DNA quel A561 che connota quelli doc, sa che ciò che viene raccontato è tutto vero.
Il fascino di una città che non può livellarsi ad altre mete turistiche destinate ad accogliere solo gruppi low cost emerge attraverso i vari passaggi che lo scrittore ci propone col fiato corto, con la fretta di dover portare a compimento un’opera importante, come quella di rivalorizzare il nostro territorio, alla svelta, senza indugi né tentennamenti.
È una città che c’è, che vive e si muove pur stando ferma.
Il piacevole viaggio si compie in una settimana, Wilson riparte e finalmente Gianluca può fermarsi a riflettere. Nel lettore resta la speranza di rincontrare presto il raffinato personaggio che con la sua misteriosa presenza ha ridato dignità alla nostra città.
Mi auguro che il lodevole sforzo dell’autore di rendere così originale il cammino alla scoperta della Montecatini più autentica possa fungere da stimolo per i suoi abitanti affinché tornino a sperare e a credere che ancora tutto sia possibile, e possa avere altresì il giusto riconoscimento dalla città che nella sua staticità accoglie persone affezionate e meritevoli. Cittadini che sanno scavalcare col sorriso le barriere della critica quotidiana di una piazza inerme perché, come Gianluca Giusti, tuttora capaci di leggere nelle pieghe di un futuro incerto ancora tante opportunità di crescita e di rinascita.
Silvia Motroni
Silvia Motroni è montecatinese doc, avvocato penalista ed ex magistrato onorario. Attualmente siede in Consiglio comunale a Montecatini con delega ai grandi eventi turistici e sportivi dove presiede la commissione controllo delle società partecipate.
Preparati
Un fantasma dietro me
A fare cosa? Preparati a entrare in un giro vorticoso, dentro una città e nei suoi labirinti, poi nei labirinti della mente e dell’animo umano. Un roller coaster di emozioni che potranno solo travolgerti. Il sali scendi sarà impetuoso ma calmo nel suo incedere, devi solo seguire i passaggi.
Ho una missione da compiere. Non so in quanto tempo, ma so che devo farlo. Non so come partire, figuriamoci come arriverò alla fine. Forse distrutto. Non so molte altre cose, ma qualcosa mi dice che sarà un viaggio incredibile. Cercherò di entrare per uscire e alla fine ne usciremo insieme. Divertimento assicurato. Non posso promettere nulla, solo che tu non corri nessun pericolo: io, forse, quello di non riuscire ma che importa, che avventura sarebbe altrimenti! Che ci sto a fare qui, maledizione!
Il tempo stringe, anzi mi costringe. Mi sembra che tutto sfugga veloce mentre mi guardo indietro e vedo che non mi rincorre nessuno. Forse non interesso a nessuno. Mi sto preparando, sento l’adrenalina fin sopra i capelli, sto affogando nella sovraeccitazione.
Dopo cambierà tutto. Dopo sì, dopo sì che susciterò interesse. Dopo non sarà più la stessa cosa.
Continuo a sfregarmi le mani, smetto e ricomincio. Si stanno letteralmente consumando.
E poi? Poi non saremo più gli stessi.
Dipende tutto da me. La tensione sale.
Sono pronto?
Ancora una volta non importa, questo è il mio compito, il destino che batte i suoi colpi.
Devo fare quello che devo. Indugiare non serve. Lo farebbe un altro altrimenti.
Tocca a me, nessuno può farlo meglio e voglio farlo io.
Sono fermo ma sto per muovermi. Manca poco.
Non mollarmi adesso, sei qui, non puoi che andare avanti anche tu.
Ok! Si parte.
Ma qualcosa m’inquieta. Avverto dietro me una presenza, qualcosa o forse sarebbe meglio dire, qualcuno.
Il bello è che non mi sento né impaurito e ancor meno minacciato. Mi domando solo chi sia e cosa voglia. Non sono un soggetto così interessante, perché ha deciso di piazzarsi proprio dietro di me? Lo lascio fare e dal momento che non sembra nascondere nessuna mannaia sotto la giacca, inizio ad allentare le difese. Se mi trovassi in compagnia dell’assassina di Profondo rosso o, peggio ancora, della reincarnazione di Jack lo squartatore, sarei già morto. Tutto a suo tempo, prima o poi scoprirò qualcosa in più. Comincio le mie indagini sbirciando con più attenzione. La timida entità vince allora il suo imbarazzo, cominciando a farsi notare un pò meglio.Non posso credere a quello che vedo, e sono sicuro non ci crederai nemmeno tu.
Ora sì, possiamo partire.
Non puoi insegnare niente a un uomo, puoi solo aiutarlo a trovare le cose dentro se stesso
Galileo Galilei
Lunedì
Strane regole d’ingaggio
Anche se il timore avrà sempre più argomenti,
tu scegli sempre la speranza
Seneca
L’ingratitudine ha forme molte diverse. La mia è rotondeggiante, blu e ha un suono implacabile: si chiama sveglia. Non l’amo per nulla, ma devo riconoscerlo: fa bene il suo lavoro.
Sto per risponderle, è un fatto inconscio, governato da movimenti standard, sempre un filino vandalici. L’ho appena maltrattata e per colpa di come la tratto, domani mattina si vendicherà di nuovo. Con quel trillo, che mi lascia ogni volta mezzo tramortito, faccio fatica a pensare lucidamente. Suona sempre quando glielo dico io e picchia duro, perdindirindina. Io la ricevo passiva cercando di non ucciderla, poi tutto passa.
Mi alzo e dove vai quando ti alzi? In bagno. Già. Sarebbe il posto più bello del mondo se al passaggio successivo non ci fosse da fare i conti con lo specchio. Mi guardo e a stento mi riconosco, ma sì, sono io. Devo solo lavarmi la faccia, sistemarmi un po’ e uscire. Facile, no? Non resta che muoversi.
Esco dalla camera e mi accorgo di una cosa. Rinciucchettito dal sonno, per un attimo mi era passata di mente. Sono solo. Giulia, mia moglie, è partita per Cuba. Quello che resta della sua famiglia è lì, e dopo la morte della mamma, restavano alcune faccende da sbrigare. Inutile andare in due. Io ho troppo da fare qui, risolvere quello che devo, uscire da questa incredibile situazione. Siamo sotto Natale, tra pochi giorni tornerà, oppure, potrei partire io. Forse dovrei. Quello che conta ora è che devo cavarmela da solo. Per quanto mi manchi, sopravvivrò.
Ci siamo conosciuti all’Avana quasi diciotto anni fa, durante una delle mie scorribande transoceaniche. Avevo molta più grinta ed energia allora, tutto era facile. Prima non dormivo e quasi me ne vantavo, ora non dormo e m’incavolo come una spia. Poi, dopo una lunga attesa, quando finalmente riesco a prendere sonno, ci pensa quel coso blu a guastare la festa.
Maledetta nevrosi.
Quando ci siamo incontrati, io e la Giulia, quasi abbiamo litigato, poi le mie doti diplomatiche hanno prevalso e, tornata la calma, non ci siamo lasciati più. Quelle strane regole d’ingaggio. Quelle che cambiano la vita, magari hai anche una botta di culo e perché no? La cambiano in meglio.
Mi sono sposato contro tutto e tutti. Tutti quelli che spaventati dalla novità mi davano solo, disperato e in rovina nel giro di sei mesi. In questi casi le persone più perspicaci, fenomenali per il loro senso dell’ottimismo, si fanno sotto a decine. In primis i parenti. Quelli hanno sempre qualcosa da dire e di solito mai, in positivo. I parenti e certi amici sono soliti, al momento giusto, tirar fuori i primi due master in cui si sono per qualche ragione specializzati: 1) quello di soffiare potenti vortici contrari nel motore della tua vita; 2) La somministrazione strategica della parolina: vedrai. Facci caso! Ogni volta che qualcuno ti spara contro un: vedrai, il senso di disagio tende implacabilmente ad aumentare. Spesso a livelli intollerabili. - Ti sposi con una cubana? Succederà questo, vedrai! - Ma che ti dice il cervello? Succederà quest’altro, vedrai! - Vi do qualche mese, poi succederà questo, quest’altro e quest’altro ancora, vedrai! Più, a seguire, altri dieci mila vedrai, sparati con una potenza di fuoco degna del primo film della saga di Rambo. E già, con i vedrai, la fantasia, abbonda. Per me era arrivato il momento che tanto aspettavo. Quello di dare le spalle a tutti coloro che, con la forza dei polmoni di Maiorca¹, non vedevano l’ora di soffiarmi in faccia quegli stramaledetti vortici contrari poco prima citati. Poi di scansare con movimenti misurati, come il più elegante dei toreri ancora in circolazione, la raffica micidiale di tutte le loro ben auguranti, vedrai-pallottole. Operazione riuscita!
Subito dopo sono andato incontro al mio futuro. Mia moglie è bellissima, il suo colore è bellissimo. Poi mi sopporta. Un duro lavoro che qualcuno deve pur fare, e ha deciso di farlo lei. Oggi però ho smussato molti angoli. Frau Blücher² mi troverebbe poco più che un odioso smidollato. Grazie a mia moglie ho conosciuto a fondo Cuba e la sua realtà quotidiana, addentrandomi nel fermo immagine di una società che il normale turista non può conoscere. Per questo il mio libro Cuba istruzioni per l’uso è così particolare e profondo. Grazie a lei non mi sono perso, caso mai, mi sono ritrovato.
Le cubane non hanno un carattere facile, sono un diapason in perenne vibrazione. Le mie capacità di assorbimento e rimbalzo ci hanno tenuto in un equilibrio tale da renderci complementari. Ne è valsa la pena.
Continuo a camminare sul filo ma almeno per ora, riesco a stare sopra. Ormai ci sono abituato, basta non cominciare a guardare di sotto. Ho anche l’acquaio di cucina intasato. Una scocciatura, ma fino a un certo punto. È la scusa per fare colazione fuori e per vedere Mario, un caro amico guarda caso idraulico. Mi ha detto che passa stasera. Ci conto, è un tipo serio. Ci vediamo poco ma ogni tanto l’acquaio fa festa e l’occasione arriva. Quindi fantastica giornata in arrivo, non resta che aprire la porta e scappare fuori. Ho un ripensamento dell’ultimo minuto: da dove diavolo mi è uscito fuori, perdindirindina? Esiste ancora qualcuno che dice robe simili? Se sono a questo punto, c’è poca speranza, devo solo aggiungere al momento giusto un, mannaggia lì pescetti o un poffarbacco, e la spada affilata del valoroso Achille³ non avrà pietà. Un colpo deciso e tanti saluti alla mia testa vuota.
Prima ho detto che ero solo ma non lo sono per niente. Quella strana presenza, che ieri ha fatto la sua comparsa, è tornata già di primo mattino a girarmi intorno. Più dietro che intorno a dire il vero, e dov’è ora, cioè alle mie spalle, trovo che sia in una posizione decisamente sconveniente.
Deve togliersi di lì e mi sforzo, almeno per ora, di essere paziente.
La città mi travolge che sono le otto e trenta.
Sono nato e vivo a Montecatini. La città delle terme, una volta terme d’Europa. Ho cambiato diverse case e zone ma sono sempre qui. Ora sono a sud, vicino all’autostrada, vicino all’Ipercoop, vicino al centro, vicino a tutto. Per piacere e per lavoro posso dire di aver girato davvero mezzo mondo ma alla fine il boomerang, dopo un lungo percorso, torna sempre a casa. È più forte di me.
Siamo nei giorni prima di Natale, un bel periodo. Il mio preferito. L’inverno è nell’aria, la stessa che mi arriva fredda nel muso. Sono un tipo strano. Preferisco il caldo al freddo ma se c’è una cosa che mi manda fuori