La mente non oscura
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La mente non oscura - Gianluca Giusti
Gianluca Giusti
La mente non oscura
Per fare chiarezza sui miti della mente
Titolo: La mente non oscura
Autore: © Gianluca Giusti
Tutti i diritti sono riservati.
Editing: SaperScrivere
Impaginazione e copertina a cura di Antonella Monterisi
Indice
PREFAZIONE
Introduzione
Capitolo 1
Dove eravamo rimasti…
Anatomia del pensiero
La vera natura dell’intelligenza
È possibile che il nostro cervello non riconosca il non
Mezzo destro, mezzo sinistro, gli emisferi. Quale verità?
Il rapporto mente-corpo
A cosa è legittimo credere?
Capitolo 2
L’ipnosi regressiva. Regredire sì, ma dove?
Ipnosi…
Esiste davvero Mandrake?
L’affascinate mondo della persuasione
Esiste la persuasione?
E in caso positivo come possiamo definirla?
Occhio a queste domande
Il senso di colpa è una leva prodigiosa.
I principi di persuasione di Robert Cialdini
1. Principio della reciprocità (o regola del contraccambio
)
2. Principio dell’impegno e della coerenza
3. Principio della riprova sociale
4. Principio della simpatia
5. Principio dell’autorità
6. Principio di scarsità
Capitolo 3
Memorie fenomenali, fenomeno paranormale?
Perché la mente ci inganna?
La trappola dei bias cognitivi e fallacie logiche
Bias di conferma
Il Bias del gruppo
Fallacia di Gambler
Negligenza di probabilità
Bias dello sguardo selettivo
Bias dello status-quo
Bias della negatività
Effetto carrozzone (riprova sociale 2)
Bias di proiezione e del falso consenso
Bias del momento corrente
Effetto ancora o ancoraggio
Giustificazione-Razionalizzazione post-acquisto
Fallacie logiche
Fisica quantistica e poteri mentali, mah!
Conclusioni
Nota dell’autore
PREFAZIONE
(di Silvano Fuso)
Jean Charles de Menezes aveva ventisette anni e abitava in un edificio di tre piani a Scotia Road, nel quartiere Tulse Hill di Londra. In un appartamento dello stesso edificio, secondo Scotland Yard, si nascondevano tre individui di apparente origine araba sospettati di essere gli aspiranti terroristi suicidi che avevano preso parte a quattro attentati – fortunatamente falliti – organizzati il 21 luglio 2005 nella metropolitana e a una fermata di autobus. Jean Charles poteva essere uno dei sospettati (aveva gli occhi di taglio orientale
, dirà un agente di polizia).
È il 22 luglio 2005.
Esattamente due settimane prima, il 7 luglio, altri terribili attentati, sempre organizzati a Londra e purtroppo riusciti, avevano causato la morte di cinquantadue persone e circa settecento feriti.
Alle ore 9.20, Jean Charles prese l’autobus e scese alla Victoria line trovandola però chiusa a causa degli attentati falliti, organizzati proprio il giorno prima. Fece allora una telefonata per avvertire che sarebbe arrivato tardi al lavoro, quindi prese un altro autobus in direzione di Stockwell. Questo comportamento insospettì i poliziotti che lo stavano pedinando. Essi infatti non erano informati né si erano accorti della chiusura della stazione e dedussero che il cambio di direzione era un tentativo da parte di Jean Charles di far perdere le sue tracce.
A Stockwell il giovane entrò nella stazione, prese una copia di un giornale in distribuzione gratuita e usò la sua carta elettronica di abbonamento per passare i tornelli. A quel puntò senti il rumore di un treno in avvicinamento e iniziò a correre per evitare di perderlo. Secondo gli agenti, Jean Charles aveva cominciato a correre perché si era accorto di essere pedinato: per loro era oramai certo di essere all’inseguimento di uno dei colpevoli del fallito attentato del giorno prima.
Jean Charles salì in una carrozza mentre le porte cominciavano a chiudersi. Tre agenti affannati e sicuri di essere di fronte a un attentatore suicida lo seguirono. Uno degli agenti bloccò le porte per evitare la partenza del treno, gli altri due afferrarono il giovane, lo trascinarono sulla piattaforma e lo uccisero con sette colpi di pistola alla testa prima che si facesse saltare in aria con il treno e mezza stazione
.
In realtà il povero Jean Charles de Menezes, come tutte le mattine, stava semplicemente andando a svolgere il suo lavoro di elettricista ed era totalmente estraneo a qualsiasi attività terroristica. Non era neppure arabo, bensì brasiliano.
Questo drammatico episodio di clamoroso errore investigativo mi è venuto in mente leggendo le pagine di La mente non oscura. Il bel libro di Gianluca Giusti mette infatti bene in evidenza quali siano i meccanismi attraverso i quali funziona la nostra mente e quali siano gli inganni in cui essa può cadere, molto più facilmente di quanto solitamente pensiamo. Gli stessi inganni (o detto più tecnicamente bias cognitivi) che portarono gli agenti di Scotland Yard a fraintendere completamente il comportamento del povero Jean Charles, fino al punto di sacrificarlo invano. Per fortuna i nostri inganni mentali non sempre hanno conseguenze così drammatiche, anche se spesso possono essere piuttosto pericolosi.
Il nostro cervello è un oggetto meraviglioso. Esso è una massa molliccia e grigiastra di poco meno di un kilogrammo e mezzo, apparentemente abbastanza insignificante. Si possono distinguere due emisferi: il destro e il sinistro. I due emisferi a loro volta sono suddivisi in lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale. Ciascun lobo è caratterizzato da numerosissime aree, ognuna specializzata in diverse funzioni specifiche. A livello microscopico è costituito da oltre cento miliardi di cellule. Queste cellule, chiamate neuroni, consentono la trasmissione delle informazioni da un’area cerebrale all’altra. Permettono inoltre, attraverso i nervi, la comunicazione tra il cervello e le varie parti del nostro corpo e viceversa. Ogni neurone è caratterizzato dai cosiddetti dendriti che consentono di ricevere le informazioni. Ogni neurone comunica poi con gli altri attraverso una struttura a coda chiamata assone. Ciascun neurone scambia informazioni con migliaia di altri neuroni generando in tal modo un numero straordinario di connessioni.
È proprio questo formidabile numero di connessioni a rendere il cervello l’oggetto più complesso dell’universo e a consentirgli di fare tutte le cose straordinarie che riesce a compiere. Tra tutte queste cose vi sono però, inevitabilmente, anche errori, fallacie, inganni e false credenze. È piuttosto curioso osservare che molte di queste false credenze riguardino proprio il funzionamento del cervello e del suo prodotto, ovvero la mente. Appare oramai evidente alla comunità scientifica che ciò che chiamiamo mente altro non è se non il prodotto dell›attività cerebrale. La scienza moderna lascia infatti ben poco spazio alle visioni dualistiche che ipotizzano l›esistenza di entità immateriali di volta in volta chiamate anima, spirito, soffio vitale, ecc.
Per sua natura la scienza è alla ricerca di interpretazioni naturalistiche della realtà e per questo motivo esclude ogni entità o intervento di natura metafisica. Questa non è però una presa di posizione pregiudiziale ma, al contrario, una conclusione raggiunta a posteriori, constatando la straordinaria efficacia di questo tipo di metodo di indagine della realtà. L’approccio metafisico porta infatti ben poco lontano. Al contrario l’umile osservazione dei fatti (corroborata da un rigoroso uso della logica), tipica della scienza, ha consentito di ampliare in modo straordinario le nostre conoscenze.
A molta gente rimane difficile accettare l’approccio scientifico perché teme che questo porti a una arida
visione materialistica del mondo e possa far perdere all’uomo i cosiddetti valori che contraddistinguerebbero la sua natura. Personalmente ritengo questi timori completamente infondati. Non vedo in che modo una visione naturalistica della realtà possa influire sui nostri valori. L’essere consapevoli del fatto che il suono sia semplicemente un insieme di vibrazioni di diversa frequenza, non rende meno affascinante, drammatico e coinvolgente il Requiem di Mozart. I nostri valori li stabiliamo noi e possiamo sceglierceli come ci pare. Pretendere di trovare i nostri valori nella realtà è una clamorosa illusione, anch’essa inevitabilmente creata dal nostro cervello.
Le stesse neuroscienze, che studiano faticosamente il cervello, la psicologia dello sviluppo e l’antropologia cognitiva suggeriscono l’esistenza di una sorta di programmazione biologica che spiega come mai molte persone restano legate a interpretazioni magiche, animistiche e finalistiche della realtà naturale.
Il nostro cervello non è affatto una tabula rasa che verrà progressivamente riempita dall’esperienza e dall’insegnamento che riceveremo. Fin dalla nascita possediamo modelli innati che ci consentono di fornire un’interpretazione di quello che ci accade intorno. Alla base di queste interpretazioni vi è l’applicazione inconsapevole di alcune procedure rapide ed economiche, ma che spesso possono condurre a valutazioni errate. Tali procedure sono state definite dallo psicologo Herbert Simon (1916-2001) euristiche. Le euristiche sono scorciatoie mentali, che abbiamo acquisito evolutivamente, che spesso sono utilissime alla sopravvivenza, ma che altrettanto spesso ci fanno commettere errori. Una tipica euristica è il ragionamento per analogia che spesso ci porta a confondere causalità e semplice correlazione o addirittura a confondere cause ed effetti. Queste erronee valutazioni sono evidenti nel pensiero magico, nelle superstizioni, nelle medicine alternative (pensiamo all’omeopatia e alla legge dei simili
), ma sono sempre in agguato anche nell’ambito scientifico e anche la persona più razionale non ne è affatto immune.
Un’euristica particolarmente potente, precoce e universale, è la tendenza a vedere il mondo in termini di scopi e disegni intenzionali, stabiliti da agenti animati, ai quali spesso viene conferita una natura metafisica. Numerosi esperimenti hanno mostrato che i bambini tendono spontaneamente ad attribuire finalità non solo agli artefatti umani (le forbici servono a tagliare
) e alle parti degli esseri viventi (gli occhi servono a vedere
), ma anche a fenomeni e oggetti naturali inanimati (le nuvole servono a far piovere
). Tale tendenza è stata chiamata da Deborah Keleman teleologia promiscua, in quanto genera una confusione di domini. I vantaggi evolutivi di tale tendenza sono evidenti: meglio cauti che morti. Se si vede un ramo spezzato è più prudente considerarlo il segno del recente passaggio di un predatore o di un nemico piuttosto che il risultato di un evento fisico naturale, come il vento. Lo psicologo Justin Barrett (n. 1971) ha osservato «Se scommetti che quel qualcosa è un agente e non lo è, ci perdi poco. Ma se scommetti che quel qualcosa non è un agente e poi si rivela esserlo, potresti essere diventato il suo pranzo». La teleologia promiscua spiega, tra l›altro, come mai tante persone hanno difficoltà ad accettare l›evoluzionismo biologico e restano ancorate a posizioni creazioniste.
Altri studi evidenziano l’esistenza di un dualismo intuitivo che ci fa trattare come entità separate gli oggetti fisici e gli oggetti mentali. Con la conseguenza di poter concepire corpi privi di mente e menti prive di corpo. Da tale dualismo deriverebbero tutte le credenze soprannaturali: divinità, spiriti, sopravvivenza dopo la morte. Si evidenzia inoltre una ipertrofia del sistema che tratta gli oggetti animati
con la conseguente tendenza a inferire e attribuire desideri e obiettivi anche laddove questi non esistono affatto.
Ognuno di noi porta con sé queste tendenze spontanee, radicate nel più profondo del nostro cervello, che ci spingono molto spesso a trarre conclusioni completamente erronee. Per fortuna la parte razionale del nostro cervello, sia pure a fatica, ci consente di comprendere l’erroneità di tali conclusioni. Ma si tratta di una comprensione difficile perché non spontanea e per nulla naturale. Le conquiste della scienza sono infatti profondamente controintuitive e si raggiungono solamente con una grande sforzo da parte della razionalità.
Se non possiamo eliminare la nostra parte irrazionale (e nemmeno sarebbe auspicabile farlo), dobbiamo però essere consapevoli della sua esistenza e imparare a convivere con essa, riconoscendo i tiri mancini che essa ci tende. Libri come quello di Gianluca Giusti forniscono un utilissimo contributo in tal senso.
Nelle pagine che seguono il lettore potrà rendersi conto da solo e in modo assolutamente piacevole di quanti errori e false credenze circolino intorno alla mente, al suo funzionamento e, soprattutto, a certe presunte capacità che spesso le vengono attribuite. Dai miti sui ruoli dei due emisferi cerebrali alle presunte meraviglie dell’ipnosi regressiva, dalle tecniche di persuasione fino alle improbabili relazioni tra poteri paranormali e meccanica quantistica, il lettore viene accompagnato per mano, con un linguaggio semplice e colloquiale, in un intrigante viaggio che consente di distinguere ciò che si crede da ciò che si sa.
Sono certo che molti lettori rimarranno stupiti nell’apprendere che la realtà, messa in luce dalla scienza, è spesso molto diversa da ciò che hanno, in perfetta buona fede, sempre creduto. Dopo un certo comprensibile sconcerto sono però sicuro che il lettore intelligente non potrà che gioire di tale scoperta. Rendersi conto dei propri errori è infatti il primo passo per migliorare. Se ci pensiamo un attimo, questo è proprio ciò che fa la scienza: progredisce continuamente, grazie ai suoi eccellenti meccanismi auto-correttivi.
La cosa più sorprendente è che anche la scienza sia un prodotto del cervello. Con tutti i suoi limiti, le sue debolezze e i suoi conflitti interiori, il nostro cervello ha la straordinaria capacità non solo di comprendere la realtà esterna, ma anche sé stesso. La mente non oscura ci aiuta a capire come.
Buona lettura!
Introduzione
Insegnate a vostri figli come pensare, non cosa pensare
.
Richard Dawkins
Carissimo lettore, ben ritrovato!
Magari ci conosciamo per la prima volta, oppure hai avuto la buona idea di leggere mio primo libro OscuraMente; comunque sia, mi fa davvero piacere condividere con te questa seconda parte dell’avventura legata al nostro cervello e alla nostra mente.
Perché?
Per il semplice fatto che tutto ciò che riguarda questo argomento è un’avventura straordinaria; ma chiariamo un punto: il cervello è davvero il luogo simbolo dei misteri e dei poteri, grazie al quale possono avvenire cose meravigliose? Eventi inspiegabili o fenomenali, spesso appannaggio esclusivo di pochi eletti in grado di produrre fenomeni straordinari?
In realtà di robe straordinarie ne avvengono a decine compresi molti poteri e molti misteri ancora da scoprire; ma nessuno di questi, vi garantisco, è così speciale da andare al di là delle leggi fisiche conosciute. Ancora meno, per essere subito precisi, da meritarsi l’ambito gagliardetto di potere paranormale
. Quello che avviene nella nostra scatola cranica è tanto bello quanto disponibile a ognuno di noi per migliorare la propria vita e il proprio mondo; solo che, mentre per alcuni questo processo avviene naturalmente, per altri, sarebbe raccomandabile più raziocinio e riflessione.
Come scopriremo nel corso di questo libro, ci sono due cose da dire: da una parte, la nostra mente può lavorare in maniera produttiva, e garantire cose come creatività, immaginazione, estro, calcolo, ragionamento; dall’altra, scivola spesso su clamorose bucce di banana, traendoci quindi in inganno o lavorando in maniera approssimativa e superficiale.
Siamo esseri riconosciuti a volte raziocinanti ma, allo stesso tempo e quasi incomprensibilmente, altre volte terribilmente non raziocinanti. Il cervello rimane però un luogo simbolo, ed è appunto per questo che dovremmo conoscerlo un po’ più a fondo; perché? Ovvio, perché è sulla scarsa conoscenza della nostra mente e dei fenomeni naturali che spesso si fondano credenze e falsi miti.
Eppure, la nostra mente è la ricchezza più grande che abbiamo. In quel chilo e mezzo di materia cerebrale ci siamo noi, il nostro mondo, la personalità, la nostra vita. È il cervello che fa di noi creature uniche, a volte capaci di imprese straordinarie, le sole che possono vivere e apprezzare una condizione unica nel mondo animale: il progresso.
Possiamo quindi ricominciare. La nostra nuova avventura ripartirà da dove riparte, di solito, ogni nuova storia: dal punto in cui è finita quella precedente. Che altro dire?
Buona lettura.
Se un uomo non si batte per le proprie idee, o non vale l’uomo, oppure non valgono le sue idee
.
E. Pound
Capitolo 1
A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio
.
Oscar Wilde
Dove eravamo rimasti…
Con OscuraMente avevo analizzato e dimostrato perché il famoso mito, secondo cui useremmo solo il 10% del nostro cervello, non solo è inesatto da un punto di vista scientifico, ma è usato prevalentemente da chi vuole spacciare, per autentici, presunti poteri paranormali che di autentico non hanno nulla. Questa storia del mondo parallelo
è una delle tante leggende, peraltro dura a morire, e che da tempo immemore accompagna l’uomo nel suo lungo cammino sul pianeta.
È la solita sbobba, cambiano solo le ciotole con cui viene servita.
Non dimenticare mai che sono circa centocinquant’anni che vengono studiati i presunti possessori di tali capacità, e ogni volta che il controllo predisposto rispetta i corretti criteri scientifici, magicamente le fantomatiche doti extra
non si presentano.
Devo riconoscere, però, che è davvero bello credere al paranormale e in particolare ancora più bello è il suo paesaggio pieno di affascinati pseudo meraviglie. Queste credenze mi fanno ricordare un po’ Lucignolo e il paese dei Balocchi: il primo rappresenta il tipo accattivante, dotato di chissà quale ammaliante fascino in grado, con il suo savoir-faire misterioso, di esercitare una specie di influenza irresistibile sui vari Pinocchio della situazione. Peccato solo che l’aura mistica che accompagna tutto questo percorso fiabesco si finalizzi, spesso, con il triste e realistico passaggio di denaro da una tasca all’altra. Ogni volta che si parla di vile pecunia la metafisica, per una qualche ragione, non ha più tutta questa