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Ci vediamo fuori luogo
Ci vediamo fuori luogo
Ci vediamo fuori luogo
E-book86 pagine1 ora

Ci vediamo fuori luogo

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Questo è un percorso fatto di piccoli episodi che si rivelano grandi. E’ la storia di Martina, un personaggio di fantasia, protagonista della propria semplice ma complicata vita. In questo libro percorriamo insieme a lei sensazioni probabilmente simili alle nostre, che forse non riusciamo a raccontare a nessuno, neanche a noi stessi, perché ci fanno paura, ci fanno sentire vulnerabili, ma leggendole, nella loro semplicità, possiamo accorgerci che non sono poi così strane, non sono poi così stupide, anzi, ci rendono incredibilmente umani.

Martina è come noi, alterna la paura di cose piccolissime, insignificanti, a grandi atti di coraggio, da cui non può esimersi, ma che, anzi, la fanno sentire una guerriera.

“Più che dove andremo a finire, dovremmo chiederci dove andremo a ricominciare”
LinguaItaliano
EditoreAloha srl
Data di uscita3 dic 2018
ISBN9788885569058
Ci vediamo fuori luogo

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    Ci vediamo fuori luogo - Ginevra Roberta Cardinaletti

    felice.

    CAPITOLO ZERO

    COSA HAI PENSATO?

    Peggio delle cose che ho fatto senza pensare, ci sono le cose che ho pensato senza fare.

    * * *

    Chissà come hai interpretato il titolo di questo libro, pensaci un attimo. Ci vediamo fuori luogo può avere una duplice interpretazione. Una possibilità è quella di intenderlo come un invito: «Vediamoci fuori luogo», cioè «Incontriamoci fuori dagli schemi, al di là dei margini». In questa accezione è quasi un’esortazione all’originalità, alla non-omologazione, all’uscire dai cliché, dunque un fuori luogo in antitesi con il luogo comune.

    Una seconda possibile lettura è il vedersi fuori luogo come constatazione: «Ci sentiamo inadeguati». In questo caso ha un significato forse più negativo, in cui si avverte un senso di disagio nella propria diversità.

    Il primo è un proposito, il secondo è una constatazione della sensazione che proviamo, ma c’è qualcosa che accomuna queste due chiavi di lettura: la diversità e la possibilità di sentirsi meglio. Forse la chiave di lettura più completa risiede proprio in una sintesi tra le due, nel rendere la propria diversità come il proprio punto di forza, trasformare il senso di inadeguatezza in consapevolezza, margine di miglioramento, spunto per un cambiamento, non un cambiamento di noi stessi, ma del nostro modo di percepirci, di guardarci, di comprenderci.

    L’aspetto più importante è proprio la trasformazione. Si può trasformare tutto, dal modo di guardare il mondo, al modo di percepire noi stessi, e l’aspetto fondamentale è che questo si può fare senza snaturare il proprio essere, la propria indole, la propria personalità. Anzi, al contrario, si può attuare una trasformazione che ci valorizzi, che ci faccia comprendere meglio noi stessi, individuare le nostre caratteristiche, la nostra unicità, fino ad arrivare non solo ad accettarci, ma ad ammirarci. Sì, ammirarci, perché è facile ammirare qualcun altro, ma è strano farlo con sé stessi, è difficile anche da dire: «Mi ammiro molto», suona strano, vero? Eppure siamo degni di ammirazione e spesso siamo gli ultimi ad accorgercene. Per far questo dovremo passare probabilmente attraverso un’altra importante azione: il perdono. Dobbiamo auto-assolverci. I sensi di colpa sono lo scoglio più grande, sono il bastone tra le ruote che ci mettiamo da soli, pensiamo che siano gli altri a farlo, ma in realtà siamo noi a interpretare i pensieri, le parole, i gesti degli altri, siamo noi il filtro tra il mondo esterno e noi stessi. Siamo noi a decidere quanta importanza e quanto credito dare a uno sguardo di uno sconosciuto, siamo noi a interpretarlo come giudizio, come disapprovazione.

    Soprattutto siamo noi a decidere che il giudizio di un genitore, di un collega, di un amico, di un parente, sia più fondato del nostro, sia degno di farci cambiare idea su noi stessi.

    Siamo noi a decidere di credere che gli altri ci conoscano meglio di noi.

    Siamo noi che decidiamo, è una questione di scelta: oggi mi vesto di bianco o di rosso, oggi mi taglio i capelli o li tingo di blu, oggi decido che per la mia vita decido io e non chiunque altro.

    Allo stesso modo, quindi, possiamo decidere di attuare questa trasformazione, che non è un cambiamento di vita, ma è invece un cambiamento che può cambiarci la vita, cioè può cambiare il nostro modo di vivere la stessa vita, può cambiare il nostro mondo interiore e allo stesso tempo il nostro modo di percepire il mondo esteriore.

    E’ un grande cambiamento, senza apparentemente dover cambiare niente. E’ come indossare un paio di occhiali e mettere finalmente a fuoco ciò che ci circonda. O meglio, è come togliere gli occhiali da sole e riuscire finalmente a vedere il colore reale di ogni cosa, anche di noi stessi.

    E’ proprio questo il percorso che racconto in queste pagine. Un percorso fatto di piccoli episodi che si rivelano grandi.

    Non impartisco insegnamenti, né leggi, né soluzioni, semplicemente racconto come e quanto si possa imparare dalla vita di ogni giorno, dalle nostre vite normali, senza imprese eclatanti, ma semplicemente imparando a osservare, accogliere, mettersi in discussione, cambiare ciò che non sentiamo nostro, apprezzare ciò che di nostro ci piace, e infine, giorno dopo giorno, imparare a costruire la vita che amiamo.

    Questo, dunque, non è un manuale, è la storia di Martina. Martina è un personaggio di fantasia, è la protagonista della propria semplice ma complicata vita, come tutti noi. Ora per me è reale, mi sono affezionata a lei nel raccontare la sua storia, l’ho ammirata, commiserata, mi ha fatto sorridere, mi ha commosso e mi ha fatto sperare.

    Qui la racconto attraverso gli anni soffermandomi però non sui momenti cruciali della sua vita, ma su quegli episodi che sembrano di poca importanza e che, invece, lei si porta dentro per tutta la vita. Sensazioni probabilmente simili alle nostre, che non riusciamo a raccontare a nessuno, forse

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