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La razionalità pratica di Aristotele
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E-book49 pagine37 minuti

La razionalità pratica di Aristotele

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Nell’Ottocento l’etica di Aristotele, che aveva dominato la cultura europea sin dagli inizi dell’era cristiana (il primo commento all’Etica Nicomachea risale ad Aspasio, II secolo d. C.), ebbe una breve eclissi, nel senso che fu temporaneamente soppiantata dall’etica di Kant e poi dall’utilitarismo e dalle scienze umane (antropologia, psicologia, sociologia). Ma quando, a metà del Novecento, ci si rese conto dell’incapacità delle scienze umane di dare giudizi di valore e quindi di orientare la prassi, venne riscoperta l’etica aristotelica, anzi la “filosofia pratica” di Aristotele, intesa come forma di razionalità non scientifica e tuttavia autentica, capace di orientare la prassi. Di qui la valorizzazione della “saggezza” a opera di Gadamer e della sua scuola, delle virtù in generale da parte di McIntyre e dei comunitaristi, della nozione di eudaimonia come piena realizzazione della capacità umane da parte di Martha Nussbaum e persino di un economista come Amartya Sen. Ma con la filosofia pratica di Aristotele è stata riscoperta anche la sua filosofia politica, che indica nella naturalità della polis la possibilità di un superamento dello Stato moderno ormai manifestamente in declino per la perdita dell’autosufficienza. Un’utilizzazione della politica aristotelica nella direzione di una società politica multinazionale si trova nel cosiddetto “gruppo di Chicago”, formato dal cattolico J. Maritain, dal protestante R.M. Hutchins, dall’ebreo M.J. Adler e da altri, autori nel 1951 di un progetto di costituzione mondiale.
A conferma dell’interesse che la razionalità pratica di Aristotele suscita ancora oggi, il dossier che qui presentiamo contiene interventi di un ambasciatore, Roberto Rossi, di un ingegnere, Faber Fabbris, di un’insegnante di liceo, Silvia Gullino, e di uno studioso alle sue prime esperienze di insegnamento universitario, Luca Grecchi.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788838246494
La razionalità pratica di Aristotele

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    La razionalità pratica di Aristotele - Enrico Berti

    nell’Università

    La razionalità pratica di Aristotele

    Enrico Berti

    Nell’Ottocento l’etica di Aristotele, che aveva dominato la cultura europea sin dagli inizi dell’era cristiana (il primo commento all’ Etica Nicomachea risale ad Aspasio, II secolo d. C.), ebbe una breve eclissi, nel senso che fu temporaneamente soppiantata dall’etica di Kant e poi dall’utilitarismo e dalle scienze umane (antropologia, psicologia, sociologia). Ma quando, a metà del Novecento, ci si rese conto dell’incapacità delle scienze umane di dare giudizi di valore e quindi di orientare la prassi, venne riscoperta l’etica aristotelica, anzi la filosofia pratica di Aristotele, intesa come forma di razionalità non scientifica e tuttavia autentica, capace di orientare la prassi. Di qui la valorizzazione della saggezza a opera di Gadamer e della sua scuola, delle virtù in generale da parte di McIntyre e dei comunitaristi, della nozione di eudaimonia come piena realizzazione della capacità umane da parte di Martha Nussbaum e persino di un economista come Amartya Sen. Ma con la filosofia pratica di Aristotele è stata riscoperta anche la sua filosofia politica, che indica nella naturalità della polis la possibilità di un superamento dello Stato moderno ormai manifestamente in declino per la perdita dell’autosufficienza. Un’utilizzazione della politica aristotelica nella direzione di una società politica multinazionale si trova nel cosiddetto gruppo di Chicago, formato dal cattolico J. Maritain, dal protestante R.M. Hutchins, dall’ebreo M.J. Adler e da altri, autori nel 1951 di un progetto di costituzione mondiale.

    A conferma dell’interesse che la razionalità pratica di Aristotele suscita ancora oggi, il dossier che qui presentiamo contiene interventi di un ambasciatore, Roberto Rossi, di un ingegnere, Faber Fabbris, di un’insegnante di liceo, Silvia Gullino, e di uno studioso alle sue prime esperienze di insegnamento universitario, Luca Grecchi.

    In the 19 th century Aristotle’s ethics, which dominated the European culture since the beginning of the Christian era, had a short eclipse, i. e. was temporary supplanted by the Kant’s ethics and then by the utilitarianism and the human sciences (anthropology, psychology, sociology). But when, at the middle of the 20 th century, the philosophers realised the incapacity of the human sciences to give judgements of value and therefore to guide the praxis, they rediscovered the Aristotelian ethics, nay the Aristotelian practical philosophy, conceived as a form of non scientific and nonetheless authentic rationality, capable of guiding the praxis. From here the revaluation of the practical wisdom by Gadamer and his school, of the virtue in general by MacIntyre and the Communitarians, of the eudaimonia notion as the fulfilment of human capacities by Martha C. Nussbaum and even by an economist like Amartya K. Sen. With the practical philosophy of Aristotle also his political philosophy was rediscovered, which indicates in the natural character of the polis the possibility of an overcoming of the modern State, now clearly declining because of the loss of its auto-sufficiency. An utilisation of the Aristotelian political philosophy in the direction of a multinational political society was present in the so called Group of Chicago, formed by the Catholic J. Maritain, the Protestant R.M. Hutchins, the Hebrew M.J. Adler and by others, who elaborated in 1951 a project of a world’s constitution.

    L’etica di Aristotele

    Roberto Rossi

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