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Deka Merone. La leggenda del drago marrone
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E-book117 pagine1 ora

Deka Merone. La leggenda del drago marrone

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Info su questo ebook

Da Griselda a Ser Ciappelletto, da Fra’ Cipolla a Chichibio e Calandrino, 10 autori ripercorrono, in chiave fantasy e riviste per bambini e ragazzi, le più belle storie raccolte nel Decamerone di Boccaccio.
La città di Florentia è devastata dalla peste. Un druido, due nani, una giullare, una mutaforma, una paladina, una mezzorca, una sacerdotessa, un bardo e un monaco cercano di risolvere la situazione, raccontando le loro storie al millenario Drago marrone, arrabbiato con gli esseri umani per la loro cattiveria. Riusciranno a convincerlo a non distruggere il mondo, fermando la pestilenza?
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2018
ISBN9788833170466
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    Anteprima del libro

    Deka Merone. La leggenda del drago marrone - Gli Astri

    Introduzione

    «Io intendo di raccontare novelle, o favole o parabole o istorie che dire le vogliamo, raccontate da una onesta brigata nel pistilenzioso tempo della passata mortalità fatta».

    Incipit del manoscritto originale del Deka Merone

    Fu nell’anno 1348 dell’antica datazione che la penisola di Ausonia e il Continente occidentale vennero colpiti da una terribile epidemia, tristemente nota negli anni a seguire come la mortifera pestilenza.

    Nessuno riuscì a capire, all’inizio, le cause di questa tremenda sciagura: alcuni sostenevano che la peste fosse stata mandata dagli dei per punire le malefatte degli uomini mortali; altri, invece, pensavano che la malattia fosse il frutto di una orribile congiunzione dei corpi astrali.

    Fatto sta che il morbo, sorto all’improvviso nelle Lande orientali, si propagò in poco tempo nelle Terre dell’Ovest diffondendo ovunque dolore e disperazione; e tormentando la popolazione debole e indifesa…

    La terra divenne arida; le piante si seccarono e non produssero più frutti, provocando carestie e costringendo molti sventurati a patire la fame. Le acque dei fiumi che attraversavano le verdi pianure divennero malsane, causando la moria di molti pesci; vapori mefitici cominciarono a circondare case e villaggi, portando angoscia e malattie.

    Molto odiosa per tutti gli abitanti delle terre emerse fu una forma nefasta di febbre che si manifestava in modi diversi: ad alcuni cominciava a sanguinare il naso; altri invece avevano la pelle ricoperta di pustole note come «gavoccioli». In seguito, il corpo si ricopriva di macchie nere o livide e il malato perdeva tutte le forze e le sue facoltà mentali: la sua vita perdeva totalmente di significato, ridotto com’era al pari di una larva.

    La Scienza e la Medicina sembravano impotenti di fronte a questa piaga, che rischiava di mettere in ginocchio l’intera civiltà. Riferiscono gli storici dell’epoca, infatti, che per curare quelle infermità «né consiglio di medico né virtù di medicina alcuna pareva che valesse o facesse profitto; anzi, la natura del morbo era tale che il contagio si diffondeva molto rapidamente: e il numero degli ammalati divenne presto grandissimo».

    Nel corso della Storia, accade di frequente che, quando nessun senno né umano provvedimento riesce a risolvere i problemi della gente, viene in soccorso un aiuto soprannaturale; lo storico è così chiamato a narrare di fatti prodigiosi e di personaggi straordinari. Ed è proprio di quanto accadde durante gli anni tragici della peste che oggi vi andrò a raccontare...

    Personaggi principali

    Bastet viene dai deserti orientali ed è una creatura circondata da un alone di mistero. Ha sembianze femminili umane, ma può all’occorrenza trasformarsi in gatto. I suoi occhi riflettono la luce e vedono nell’oscurità; talvolta scruta nel futuro e propizia la buona fortuna. Ha sempre con sé uno strumento musicale chiamato sistro, fatto a forma di arco. Indossa abiti semplici, ma porta una collana il cui pendente ha la forma di un occhio umano ornato da una lacrima di falco, che le consente la visione sottile di cose e situazioni. Si aggira con passi leggeri, come se camminasse su una nuvola, stimolando il fluire di energie positive negli ambienti in cui si muove.

    Ha una bellezza raffinata: è elegante, flessuosa, agile, ben proporzionata, silenziosa nello spostarsi. Il suo sguardo è imperscrutabile, come se fosse collegato a un’altra dimensione, dalla quale riceve particolari influenze che le consentono abilità psichiche e fisiche fuori dal comune: la seconda vista (fissa le persone in modo particolare e riesce a leggerne i segreti più profondi) e la capacità di arrampicarsi ovunque, oltre che essere un’abile cacciatrice.

    Faith è una giovanissima paladina appena uscita dalla famosa Accademia dei paladini di Eagletown; è ansiosa di raddrizzare torti, di vivere meravigliose avventure e di mettere al loro posto i malvagi.

    Esperta nell’arte dell’equitazione volante (gira il mondo in sella al suo cavallo alato Rigel) e in quella della spada a una mano e mezza, è un tantino mascolina e pronta a risolvere le questioni «a botte», quando serve; tuttavia, apprezza moltissimo anche l’intelligenza e l’astuzia, come si vedrà nella storia che andrà a raccontare.

    Fiammetta è una nana, prosperosa, ma ben definita; ha un carattere rustico, come tutti i membri della sua specie. Si favoleggia che un suo avo fosse un elfo (e questo spiegherebbe le orecchie a punta accentuate, tipiche della sua famiglia); ma, essendo questa un’onta troppo pesante da digerire, anche solo farne un accenno scatena risse.

    Fiammetta è dedita, come buona parte delle fanciulle della sua stirpe, al combattimento; maneggia con grazia letale il martello da guerra: non è proprio il caso di farla arrabbiare. Gli stretti rapporti commerciali della sua famiglia con le altre razze le hanno permesso di conoscere il mondo e gli usi di altri popoli; ha finito per apprezzare in particolare quei bizzarri esseri umani, con la vita corta e la voglia di vivere smisurata.

    Durante l’avventura che lei affronta assieme agli altri nove membri del gruppo per scongiurare la peste, Fiammetta stupisce tutti affrontando il tema dell’amore (da una rustica come lei non ce lo si aspettava proprio...): la storia impossibile tra un nobile elfo e una dama umana, che ha come protagonista Fedrius degli Alberi grigi.

    Keléyl, di lei si dicono molte cose; la più diffusa è dovuta al suo brutto carattere e le male lingue spifferano che sia la figlia di una temibile orchessa. Ma per quanto il carattere di Keléyl sia iracondo e a tratti violento, questo non è dovuto alla sua origine, ma banalmente alla sua indole. Alta e dal fisico robusto, vive tra le montagne circondata da boschi, facendo il lavoro più bello del mondo: la curatrice di draghi. Con queste bestie magiche e sacre, anche il suo astio perenne verso il mondo trova pace e conforto.

    La lontananza dagli umani è per lei una priorità, poiché solo così può essere se stessa, libera di distruggere quello che la circonda nei momenti di nervosismo e di accoccolarsi davanti al fuoco quando ha voglia di riposarsi; e vicina ai suoi unici amici fissi, due enormi gatti delle foreste. Così tra draghi feriti, zanne da aggiustare e squame da medicare, dopo il tramonto adora stare davanti al fuoco, dilettandosi a raccontare storie, dove anche il suo lato più romantico trova sfogo. La sua voce diviene gentile, i modi aggraziati e, come per magia, il suo animo trova pace. Gatti, draghi e ogni animale che dà vita ai boschi si accoccolano ad ascoltare i suoi racconti, creando l’auditorio più bizzarro che si sia mai visto. Perciò non lasciatevi intimorire dai suoi modi bruschi e dal suo sguardo torvo; fate come fanno i draghi: concedetevi un momento di riposo dalle vostre scorribande e affidatevi alle parole di Keléyl, non vi deluderà.

    Kiyomi è una giovane miko, lavoratrice nei templi shintoisti, che ha deciso di conoscere il mondo al di là dei confini del suo paese. Indossa sempre la classica veste da sacerdotessa con i pantaloni rossi larghi, una maglia bianca e i capelli neri e lisci legati da un nastro.

    Seppur dal viso giovane e ingenuo, nasconde un segreto che intende svelare solo a tempo debito: come le antiche sacerdotesse del passato, ha ereditato capacità oracolari ed è in contatto con gli elementi della natura. I demoni? Esistono, e ve ne darà una prova nella sua storia che, diciamocelo, si tramanda proprio nel suo tempio.

    Mya è una giullare di corte. Sembra che abbia 12 anni, ma il suo visetto paffuto e le guance rosate, insieme a due occhi profondi e intelligenti, tradiscono qualche anno in meno. Nessuno sa per certo da dove viene, ma lei racconta che con il padre ha attraversato gli oceani, a bordo di una nave mercantile. Fatto sta che lì ha imparato a saltare e a ballare, a fare acrobazie sempre più difficili e a giocare con disinvoltura con bandiere, palline minuscole e clavette. Per questo, vive e pure bene (mangia a sbafo, come racconta lei stessa!) nelle corti più ricche delle varie città-Stato dello stivalone, il territorio dove si svolgono le storie di questo libro.

    Insomma, Mya è un saltimbanco, un’abile prestigiatrice. Molti pensano che abbia dei poteri magici, che la fanno sembrare una ragazzina, mentre avrebbe invece più di ottocento anni! Quando sente queste voci in giro, Mya ride a crepapelle e i campanelli che porta sulla sua uniforme variopinta e sul suo strano copricapo risuonano vivaci.

    Nurin è un nano appartenente alla stirpe dei Neidar, una razza di semiumani che ama vivere all’interno delle caverne scavate nei rilievi; ha occhi neri e una capigliatura castana: i suoi lunghi capelli sono raccolti in trecce dalla struttura assai complessa e che – assieme ai folti baffi – simboleggiano la sua virilità e il suo coraggio.

    È un abile fabbro e un esperto conoscitore delle gemme e dei metalli preziosi; ma la sua abilità principale è quella del combattimento: non si separa mai dal suo martello da guerra, che sa usare con straordinaria maestria durante gli scontri e le battaglie.

    Persidio è un amante della compagnia e uno studioso dell’animo umano. Non porta mai armi con sé, perché la sua lingua risulta più affilata di una spada. Lui stesso racconta di essersi spesso liberato dai nemici grazie all’intelletto e la capacità di ammaliare con le parole.

    Rineoh è un giovane druido delle Terre dell’Ovest: orfano, allevato in un monastero ed educato a diventare un maestro bibliotecario, in

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