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Fiabe inglesi di spettri e magie
Fiabe inglesi di spettri e magie
Fiabe inglesi di spettri e magie
E-book199 pagine2 ore

Fiabe inglesi di spettri e magie

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Info su questo ebook

Fate, folletti, spettri, dèmoni, streghe, maghi, dragoni e creature misteriose e meravigliose sono i personaggi che animano queste fiabe, voci delle molte culture diverse di cui consiste quella anglo-sassone. Tramite la Bretagna e la Normandia infatti poterono confluire in Inghilterra elementi di matrice latina e mediterranea, mentre dal cuore del continente europeo venne l’impronta di quei popoli guerrieri che portavano con sé mitologie e cosmogonie splendide e terribili.
Dalla Scandinavia le genti del Nord nevoso e scintillante con le loro navi vichinghe e i loro miti approdarono più volte sulle sponde inglesi. E a tutte queste presenze, che nel corso dei secoli dovevano portare con sé, oltre al ferro e al fuoco, anche la linfa di cultura tanto diverse e vitali, si aggiungeva quella magica delle popolazioni celtiche, che dalle coste atlantiche, tramite il Galles e la Scozia, giunsero a stabilire con la gente anglo-sassone un contatto di enorme valore e portata.
Di volta in volta amici e nemici, i Gaeli avrebbero regalato ai loro vicini migliaia di spunti meravigliosi che è oggi possibile ritrovare nelle fiabe e nelle leggende popolari inglesi, di cui dà un saggio questo affascinante volume.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2019
ISBN9788874132706
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    Anteprima del libro

    Fiabe inglesi di spettri e magie - Lorenzo Carrara

    Fiabe inglesi

    di spettri e magie

    A cura di

    Lorenzo Carrara

    Franco Muzzio Editore

    I edizione digitale Agosto 2019

    I edizione cartacea 1991

    © 2019 Franco Muzzio editore – Roma

    di Gruppo Editoriale Italiano srl – Roma

    L’autore dell’immagine di copertina è © Barnaby Edwards

    ISBN 978 88 7413 270 6

    www.francomuzzioeditore.com

    È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo effettuata, non autorizzata.

    Fiabe inglesi di spettri e magie

    Prefazione

    Siamo davanti ai megaliti di Stonehenge e guardiamo all’orizzonte il sole che scende a toccare la terra, illuminando di colori sanguigni una sottile fascia di cielo sovrastata da grandi viluppi di nuvole scure e dense di pioggia. In questo luogo magico, che è una delle porte dimenticate verso qualcosa di ancor più remoto del passato più remoto, si sentono vibrare strane presenze. Un tempo tutta l’Inghilterra ne era popolata, e le fiabe raccontate dagli uomini ne davano testimonianza. Quelle fiabe, queste fiabe, rintracciano ancora una volta i percorsi di una fantasia un tempo così strettamente legata alla vita stessa, così necessaria e presente in ogni gesto quotidiano. Oggi ne facciamo a volte motivo di studio, ma un tempo le fiabe erano parte della linfa vitale di intere popolazioni.

    In questo mondo ci capiterà di incontrare il Diavolo in persona, sulla via del ritorno verso casa, e di scoprire che in fondo sa anche essere un amabile compagno di viaggio. Oppure lo vedremo nascondere il viso, cupo e ghignante, fino al momento fuori da ogni tempo e spazio in cui ci si rivelerà, tracciando sulla nostra mano nuove linee che sconvolgeranno il nostro destino. E insieme a lui vedremo danzare davanti ai nostri occhi una sarabanda di creature inquietanti e meravigliose: fate e folletti, dragoni con occhi di fiamma, bogle e fantasmi, giganti, streghe buone e cattive, topi parlanti, conigli spettrali e sirene meravigliose. Vedremo i segni premonitori della nostra fine e assisteremo al compiersi dei disegni del fato. E rinasceremo ogni volta per una nuova avventura, per un nuovo incontro.

    Forse non siete mai stati nella terra d’Inghilterra, ma essa è stata in voi. Ed è in tutti noi, da sempre, come una costellazione di immagini archetipali dense di pathos: i suoi Re Artù e i suoi Robin Hood, i suoi unicorni e i suoi dragoni, le sue Avalon e Camelot e tanti tanti altri luoghi e personaggi a noi familiari. Poche nazioni hanno avuto come l’Inghilterra il privilegio di trovarsi al crocevia di culture tanto diverse quanto quelle che hanno dato il loro inestimabile contributo alla straordinaria miscela anglosassone. Con le invasioni dei Romani prima e dei Normanni poi, poterono confluire elementi culturali di matrice latina e mediterranea, mentre dal cuore del continente venne la forte impronta dei Sassoni e degli Angli, popoli guerrieri che portavano con sé mitologie e cosmogonie splendide e terribili. Dalla Scandinavia, le genti del Nord nevoso e scintillante, con le loro navi vichinghe e i loro miti, approdarono più volte sulle sponde di Albione per fare razzia o creare degli insediamenti. E a tutte queste presenze, che nel corso dei secoli dovevano portare con sé, oltre al ferro e al fuoco, anche la linfa di culture tanto diverse e vitali, si aggiungeva anche quella più magica delle popolazioni celtiche, che dalle coste atlantiche, tramite la Bretagna, la Cornovaglia, l’Irlanda, il Galles e la Scozia, giunsero a stabilire con la cultura anglosassone un contatto di enorme valore e portata. Di volta in volta amici o nemici, i Gaeli avrebbero regalato ai loro vicini migliaia di spunti meravigliosi che è oggi possibile ritrovare nelle fiabe e nelle leggende popolari inglesi.

    Il soprannaturale

    In Inghilterra, durante il XVII e il XVIII secolo, i racconti tradizionali di argomento fantastico e soprannaturale vennero attaccati con determinazione dalla Chiesa, che li considerava menzogne o opere del Diavolo, ma anche dalle persone colte e dai letterati, che seguivano dettami del nuovo materialismo scettico. Il progressivo fenomeno di inurbamento, con le sue enormi conseguenze sul piano delle abitudini di vita e delle tradizioni, doveva poi contribuire a sua volta al progressivo inaridimento di questa vena narrativa così legata alla vita rurale. Ma nella fantasia popolare il mondo soprannaturale è sempre stato una realtà viva e presente, nella quale trova spazio una infinita varietà di luoghi, creature e accadimenti.

    Volendo operare una selezione e riunire gruppi di fiabe con un comune denominatore ci si trova di fronte all’inevitabile questione della parziale sovrapposizione delle tematiche. Vedremo infatti che certi personaggi hanno una spiccata tendenza a comparire un po’ dovunque, e che alcune circostanze possono ripresentarsi in più fiabe, con connotazioni diverse. E così la lettura di questa raccolta, che non aspira a essere esaustiva né mira al rigore di una trattazione scientifica, ci pone nelle condizioni del visitatore curioso che gironzola per una esposizione di quadri e a volte ripassa dove è già stato, per rivedere da un’altra prospettiva lo stesso soggetto. Abbiamo comunque abbozzato una ripartizione in sette stanze, per cercare di mettere una parvenza di ordine là dove in effetti è il magico disordine della fantasia a farla da padrone e ad avere l’ultima parola.

    Presenze magiche – Sono quelle degli elfi, dei folletti e delle fate, che nella tradizione anglosassone vengono indicati con il nome collettivo di fairies. Si tratta di creature generalmente associate con l’ambiente naturale; considerano il colore verde una propria prerogativa esclusiva e a volte mostrano di risentirsi se gli umani ne fanno uso. Possono essere benigni o maldisposti nei confronti dei mortali, e spesso sono alquanto suscettibili e permalosi. A questo gruppo di creature si accosta sovente un’altra categoria di esserini buffi e dispettosi, che a seconda della regione di provenienza sono chiamati brownies, pixies o bogles; sono di piccole dimensioni, interamente ricoperti di peli e con il viso profondamente solcato da un fitto intrico di rughe. A differenza delle fate e dei folletti il loro colore dominante è il marrone, che sembra indicare la loro natura terragna. Sono in genere spiccatamente dispettosi, e il loro gran divertimento è tormentare gli esseri umani con ogni sorta di tiri birboni.

    Spettri, spiriti e fantasmi. La storia e la letteratura inglesi sono piene di racconti riguardanti fantasmi di ogni tipo, tra i quali figurano anche creature incorporee che è possibile udire e odorare ma non vedere.

    Alcune famiglie ospitano fantasmi che trattano con irriverente familiarità, come si trattasse di congiunti dalle abitudini un po’ eccentriche. A volte gli spiriti dei defunti appaiono manifestando intenzioni benevole nei confronti dei propri familiari ancora vivi, ma più spesso sono costretti alla propria scomoda esistenza dalle malvage azioni compiute nei loro confronti, come nel caso del famoso fantasma di Lady Hobby. Altri spettri sono gli spiriti inquieti di coloro che sono morti di morte violenta per mano propria o altrui. Tra le migliaia e migliaia di racconti esistenti sul soggetto delle apparizioni spettrali, che potrebbero da soli riempire parecchi grossi volumi, abbiamo voluto scegliere quattro esempi molto diversi fra loro, per avere un assaggio di alcune fra le più significative varianti sul tema.

    I giganti – Sono di solito esseri di aspetto umanoide, enormi e crudeli, figli delle divinità pagane, ma possono anche essere uomini di dimensioni eccezionali e di grande forza fisica. Spesso la loro sagacia non è proporzionata alla loro mole, ma vi sono svariati esempi di giganti buoni, difensori dei più deboli. A volte la loro figura si confonde con quella altrettanto corpulenta degli orchi, che però sono invariabilmente malvagi. Rappresentano le forze della natura, che l’uomo si sforza di soggiogare.

    Il Signore delle Tenebre – Il Diavolo, come abbiamo visto e vedremo, mette lo zampino in un gran numero di fiabe e racconti popolari, assumendo ogni volta le forme che più fanno gioco ai suoi propositi maligni. Ma nella tradizione popolare la figura del Demonio conserva spesso quella connotazione laica che aveva avuto nel Medioevo: l’immagine che viene descritta con una punta di ammirazione è quella di un personaggio dotato di grande forza fisica, dai tratti nobili e dai modi cortesi e accattivanti, capace di suonare e cantare con gusto e di intrattenere amabilmente i propri ospiti. Ma resta pur sempre un avversario temibile e agguerrito, pronto a lunghe attese pur di veder giungere a compimento i propri oscuri disegni, capace di mettere in campo trucchi e stratagemmi che a volte riescono dove tentazioni e lusinghe non si rivelano sufficienti.

    Avvertimenti e premonizioni – I misteri della vita e della morte sono l’argomento del gruppo di fiabe e racconti più vasto e meno definibile fra quelli che trattano la materia del soprannaturale. Vi troviamo descritta una infinita varietà di segni premonitori di morte e sventura, che si manifestano sotto forma di sogni, apparizioni, incontri, visioni e accadimenti magici. L’elemento trascendente è sempre in primo piano e crea una linea di demarcazione netta fra queste fiabe e quei racconti che si basano su credenze popolari molto vive e diffuse ma più legate ai fatti comuni della vita quotidiana, come la convinzione superstiziosa che la rottura di uno specchio abbia per conseguenza diversi anni di calamità.

    Streghe, magie e sortilegi – Le streghe sono quasi esclusivamente figure malvage, che traggono il proprio potere da quello del Principe delle Tenebre e rappresentano il corrispettivo femminile del classico ruolo negativo solitamente appannaggio di orchi, demoni e giganti. Ma qui troviamo anche una fiaba a proposito di una strega pentita, che cerca di sfuggire alla vendetta del Diavolo, il quale gioca quasi sempre un ruolo di comprimario nelle fiabe che parlano di magie e sortilegi. Come quando, evocato dallo sciocco apprendista stregone, rovescia barili e barili d’acqua fino a far quasi affogare l’incauto protagonista dell’avventura. E nel racconto che narra la storia delle ragazze possedute pare quasi di poter toccare la sua oscura presenza, che si manifesta con l’apparente follia delle tre giovani.

    Dragoni e creature meravigliose – I draghi, animali immaginari nati dalle fantasie più oscure dell’uomo, svolgono un ruolo importante nelle fiabe popolari. Solitamente sono creature orrende e feroci, che seminano terrore e distruzione nella regione dove decidono di risiedere e vengono regolarmente uccisi da valenti cavalieri dopo un lungo combattimento. In una delle fiabe qui raccontate potrete trovare una variante relativamente insolita e meno cruenta di questo tema, nella quale il drago è in realtà una fanciulla vittima dell’incantesimo di una strega. Ma nei racconti della tradizione trovano posto anche altri animali, di natura oltremondana ma con sembianze più familiari, che possono di volta in volta rivelarsi amici o nemici dell’uomo. Generalmente si tratta di creature spettrali, le cui apparizioni sono foriere di sventura.

    Plutarco pensava che le anime degli illuminati, dei saggi, tornassero sulla Terra per fare da guida ai vivi. E le fiabe popolari, come tanti frammenti della saggezza degli antichi, sono davvero degli spiriti guida che ci vengono dalla profondità dei secoli per indicarci verità riposte e dimenticate, per darci il senso della prospettiva della nostra stessa immagine. Questa nostra epoca, che pure cerca con proterva sistematicità di illuminare ogni angolo oscuro della nostra vita, non è riuscita a far svanire il dubbio, l’inquietudine, la paura, che sono difficili da placare quanto i demoni che abitano il cielo e i mondi sotterranei. Nel mondo incantato delle fiabe, che così volentieri abbraccia e accoglie in sé fantasia, mistero e magia, troviamo il conforto di poter toccare e chiamare per nome tutto ciò che sgorga ribollendo dagli abissi dell’uomo e della natura.

    Il tempo non ha cancellato le tracce di chi ci ha preceduto. Molte si sono conservate e tornano a cercarci quando noi torniamo a cercarle. Le nostre mani, così simili a quelle che spingevano l’aratro e gettavano il seme nel solco, a quelle che levigavano la pietra e modellavano l’argilla, sfogliano ora un libro. Tra le sue pagine, nascosti fra le righe come fossero cespugli e felci di un fragrante sottobosco, personaggi della fantasia ci aspettano per fare ancora una volta lo sgambetto alla nostra ragione, per dirci che non sono mai morti e che noi, con loro, siamo anzi più vivi che mai, e più vicini che mai al luogo dal quale veramente proveniamo.

    Todi, 30 gennaio 1991

    Lorenzo Carrara

    Presenze magiche

    Il fattore e il bogle

    Si racconta che molto tempo fa viveva un bogle, piccino e tutto ricoperto di peli, che si divertiva un mondo a tormentare i poveri fattori con ogni genere di tiro birbone. Ma c’è fattore e fattore. Anche Jack era uno di loro, ma non uno di quelli che se ne vanno in giro a cavallo tutti ben vestiti mentre altri faticano al posto loro. Era solo un contadino la cui famiglia, fin da prima dell’arrivo dei Romani, aveva ricavato di che sopravvivere lavorando con tenacia alcuni piccoli appezzamenti di terra avara. Jack viveva con la terra attaccata alla suola degli stivali, il suo odore nelle narici e la sua consistenza fra le dita.

    Le difficoltà della vita rafforzano gli uomini. Jack era un uomo di carattere tenace e avveduto, ed era un osso ben duro da masticare per chi cercava di metterlo nel sacco, come il bogle ebbe modo di constatare a proprie spese quando decise di rivolgere a Jack le sue perfide attenzioni.

    Ogni contadino cerca sempre il modo di estendere i propri appezzamenti, e Jack non faceva eccezione. Vicino al suo fazzoletto di terreno si stendeva un campo sul quale egli aveva messo gli occhi da diversi anni, sapendo che alla morte del proprietario la terra sarebbe stata messa in vendita al migliore offerente. Così, quando questa eventualità si verificò Jack era già pronto con i suoi risparmi; ben presto l’acquisto fu combinato e il fattore poté tornare alla sua casetta, dove quella stessa sera sedette accanto al fuoco, sfregandosi le mani callose e ripensando soddisfatto al buon affare concluso.

    Ci sarà un gran raccolto, l’anno prossimo, e questa volta sarà tutto mio egli disse parlando tra sé e sé ad alta voce.

    Il raccolto ci sarà, ma non sarà tuo rispose una vocetta roca dall’altra parte del focolare.

    Jack alzò lo sguardo davanti a sé, stupito. Nella vecchia sedia di legno all’altro lato del focolare, seduto con le gambe incrociate, c’era un bogle – un tipetto tarchiato, grinzoso, con un viso scuro e pieno di rughe come il cuoio vecchio e una zazzera di capelli grigi simili alla criniera di una vecchia giumenta. Jack indovinò dalle sue dimensioni che doveva trattarsi di un bogle, perché era alto non più della metà di un uomo normale.

    Non sarà tuo, Jack ripeté il bogle. Sarà mio. Quel campo è sempre stato della mia famiglia, e sempre lo sarà.

    Adesso è mio ribatté Jack, riprendendosi finalmente dalla sorpresa. L’ho comprato e pagato, e ho le carte che lo provano.

    Carte! grugnì il bogle.

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