La leggenda di Ser Raphael
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In un medioevo immaginario, ser Raphael, “un valoroso cavalier errante, che non era né di nobili origini né di famiglia cavalleresca, la cui fama aveva varcato persino i confini del mondo conosciuto e le cui prodezze vagavano ormai per ogni terra e ogni popolo, entrando nei cenacoli, nelle case e nei racconti attorno al fuoco”, si trova suo malgrado a dover affrontare il peggior nemico con cui si sia mai scontrato. Un avversario invincibile in grado di mettere in ginocchio colui che “nessuna spada, né sortilegio, erano mai riusciti a scalfire”.
Il “Parco Insonne”, “il celebre bosco nel quale la natura non dorme mai”, si rivelerà una terribile malattia che spingerà l’intrepido cavaliere ad intraprendere insieme col suo inseparabile scudiero Osnolfa e al fedele destriero Omtir un viaggio attraverso terre fantastiche inesplorate, in cerca di una miracolosa via della guarigione. Nel corso delle avventure i nostri eroi si imbatteranno in personaggi stravaganti al limite dell’impossibile: un misterioso oste, un enigmatico curatore, un bizzarro inventore, un’accattivante signora.
Il libro è la trasposizione fantasiosa di una delle innumerevoli forme attraverso cui il male suole manifestarsi agli uomini, insinuandosi con facilità nelle loro vite senza alcun preavviso, ad ogni battito di tempo. E’ la lotta di un uomo contro una malattia capace di insediarsi anche nei cuori delle persone a lui vicine.
“La leggenda di ser Raphael” si rivelerà nel corso della lettura una fiaba piuttosto triste, ma capace di regalare ai lettori anche qualche sorriso: un modo di affrontare con ottimismo e con tenacia anche le peggiori infermità. Una storia di coraggio, fedeltà e ingegno che rende omaggio agli eroi dei nostri tempi, coloro che, giorno dopo giorno, lottano per superare le difficoltà, proprio come i personaggi di questo racconto. Il linguaggio semplice ma curato, lo stile scorrevole e il ritmo avvincente fanno di questo breve romanzo una piacevole lettura.
Alfonso Rotunno
Alfonso Rotunno è nato a Treviso nel 1978. Vive in Spagna dal 2003 con la moglie e il figlio. Ama viaggiare. Laureatosi in Conservazione dei Beni culturali nel 2004, appassionato di folklore, manga e sport, si dedica alla liuteria e ai suoi scritti, che abbracciano la letteratura per ragazzi, il fantasy e il mystery, e trovano sovente ispirazione in leggende esistenti o tradizioni popolari. Negli ultimi anni ha pulito e raffinato il proprio stile, rendendolo più familiare e adatto al pubblico in questione.Finora ha pubblicato La leggenda di Ser Raphael (Besa Editrice), finalista del Premio Carver 2006, Le nebbie di Pelolungo (Edigio’), e i seguenti racconti: La visita (Bocados Sabrosos, Editorial ACEN, 2011), Licaone, la volpe e l’uva (Lupus in fabula, Priuli & Verlucca, 2012), La casa (Miedo, Gli occhi di Argo, 2012), En aquel baúl (Porciones Creativas, Diversidad Literaria, 2012), Parientes (Antologia Pupilas de unicornio, Ediciones Comoarte, 2012), El día en que Giandoménico derribó un Boeing 747 (Digitools, 2013).
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Anteprima del libro
La leggenda di Ser Raphael - Alfonso Rotunno
Come tutte le fiabe degne di memoria, anche questa inizia con un…uhm…
…C’era una volta…
No, perdonatemi, mi correggo, in questo caso forse ci starebbe meglio un…uhm... vediamo… si, perchè no…ecco…
…Viveva una volta, in un medioevo, ormai lontano teatro di miti e leggende straordinarie, cornice fantastica di vicende che videro protagonisti magnifici eroi, sopravvissuti nello spazio e nel tempo attraverso le labbra dei cantastorie e l’inchiostro degli scrittori, …
Dunque, dov’ero rimasto, uhm…, ah si, dicevo: "Viveva una volta in questo tanto decantato medioevo, un valoroso cavalier errante, che non era né di nobili origini, né di famiglia cavalleresca, ma che, dopo essersi distinto per le sue capacità, per il suo spirito d’iniziativa e per il suo coraggio, aveva acquistato così tanta fama e notorietà, nonché stima e riconoscimenti, da venir proclamato cavaliere da sua Maestà in persona.
Da persona illustre qual era, aveva sempre messo i propri servigi a difesa dei deboli e degli oppressi, affrontando a testa alta e senza timore alcuno le bramose ingiustizie dei prepotenti. Col passare degli anni il suo nome e la sua figura si diffusero nelle terre più lontane, la sua fama varcò i confini del mondo allora conosciuto, per giungere - dicono - persino in cielo. Le sue prodezze vagavano ormai per ogni terra ed ogni popolo, entravano nei cenacoli, nelle case, nei racconti attorno al fuoco, nelle fiabe per bambini e nei viaggi dei pellegrini. Non esisteva taverna o compagnia teatrale, nè corte o castello feudale, che non sentissero pronunciare il suo nome e narrare le sue gesta in ogni giorno dell’anno.
…ehm, scusatemi di nuovo, mi sono perso… dunque stavo raccontando qualcosa… si… ma dove ero arrivato? Uhm…
Ma certo che sciocco! Il cavaliere!... Come avrò fatto a dimenticarmelo? Allora, il cavaliere… si… ehm… il cavaliere… uhmm… si chiamava…uhm… sì, il cavaliere si chiamava Ser Raphael. Proprio così. Le gesta di questo grandioso uomo, conosciuto come Ser Raphael, scaldavano i cuori della gente e soprattutto dei bambini nelle gelide notti d’inverno. Al solo udire il suo nome, alcune persone spalancavano gli occhi e aggrottavano la fronte per lo stupore, altre sorridevano e si rallegravano, altre ancora aprivano i loro cuori al prossimo e venivano invase da uno strabiliante senso di bontà e generosità. Quando lui sostava in un villaggio, questo immediatamente entrava in festa.
Ma c’è di più. La voce della sua venuta si spargeva tanto velocemente che presto l’intera contea ne era al corrente, cosicché la festa si estendeva come una enorme goccia di rugiada su di una foglia. I contadini, gli artigiani, i cortigiani, i soldati e persino i principi e i re si sentivano talmente al sicuro quando Ser Raphael transitava per le loro terre, consapevoli che in quel momento erano protetti da qualunque forma di pericolo, da uscire dalle loro case e dai castelli senza scorta e senza timore alcuno, persino nelle notti più buie. Nessuno si sarebbe mai azzardato a commettere un crimine o un’ingiustizia. Difatti non vi era malvagio o creatura diabolica che non conoscesse e temesse la forza di Ser Raphael. Non vi era spada né sortilegio che fossero mai stati in grado di scalfirlo. I ladroni ed i predoni, i criminali più violenti, gli assassini e pure tutti i demoni e le creature malvagie della terra tremavano al pensiero di incrociare Ser Raphael sul loro cammino. Girava voce che persino i draghi, simbolo della forza più grande e del coraggio più immenso, temessero il valore di questo cavaliere.
Da quando difatti uno della loro stirpe, ribellatosi al trattato di pace con gli umani, ebbe la sventura di attaccare il remoto regno di Campania, leggendaria terra di origine del nostro eroe, e, minacciando di sterminare tutta la popolazione se non gli fossero stati donati tutti i tesori del regno, di scontrarsi con lui perdendo inevitabilmente nello scontro ali, coda e corna, lo stesso Grande Re Drago in persona aveva preferito portare gli omaggi al guerriero per la vittoria, temendo che la collera di quest’ultimo potesse estendersi su tutto il lignaggio dei draghi. La celebrità delle sue imprese eroiche serviva inoltre da deterrente psicologico per chiunque fosse intenzionato a compiere azioni malvagie. Tutto il mondo perciò stava attraversando un’epoca di pace e serenità. Questo almeno, fino agli inizi della nostra storia. Va precisato difatti che quella che vi sto per raccontare è una fiaba piuttosto triste.
In precedenza ho accennato alle origini non nobili di Ser Raphael. Egli, infatti, nacque da famiglia modesta di semplici contadini, poveri, ma pieni di onestà. Nonostante la sua umile condizione, fin da piccolo Raphael ebbe modo di viaggiare e sognare le avventure che in futuro lo avrebbero reso celebre. Fu uno dei primi a metter piede nel nuovo continente molti secoli prima del famoso Cristobal Colon. Il padre, difatti, desideroso di abbandonare la propria condizione sociale, alla ricerca di fortuna e di avventura, intraprese un lungo viaggio verso il nuovo mondo, allora conosciuto solo nel mito e nella fantasia, tentando l’impresa impossibile e portando con sé tutta la famiglia, moglie e figli compresi. Vendette il suo terreno e coi soldi comprò i materiali per costruirsi una caracca.
Qui la leggenda inizia a mescolarsi con la verità. C’è chi giura che l’infante, e ancor non celebre cavaliere, fu il primo a raggiungere quella terra, e chi, al contrario, asserisce che la nave non arrivò mai in nessun porto. Certo è che fu proprio nel corso di quella strepitosa avventura d’oltremare che iniziarono le gesta che resero Raphael l’eroe che è diventato. Si narra che, armato di un semplice bastone da pesca, fronteggiò le creature marine più insidiose che cercarono ininterrottamente di far affondare l’imbarcazione. La sua forza e il suo coraggio non conoscevano limiti fin dall’infanzia. I più ritengono che le avesse ereditate dal padre.
Celebre la leggenda secondo la quale, dopo esser giunti nel nuovo continente, insieme col fratello e la cognata, nel corso di un’esplorazione dello sconosciuto territorio in cui erano sbarcati, furono assaliti da una efferata banda di predoni autoctoni, dalle pelli nere, alti almeno due metri e con enormi braccia muscolose in grado di spaccare perfino la roccia. Erano in sei o sette, armati di pugnali, arco e frecce. Mentre cercarono di assalire la donna, il padre di Ser Raphael gli fu addosso in un baleno e prendendone uno per il collo e l’altro per gli occhi, li sbatté entrambi al suolo, riempiendo loro la bocca con la scura terra del luogo. In un attimo venne aggredito alle spalle da altri due, ma con una forza imponderabile si sollevò su sé stesso e, ruotando come un tornado, li rovesciò contro degli alberi. I restanti indigeni, terrorizzati ed ammansiti, si inginocchiarono mettendosi al suo completo servizio.
Queste comunque sono solo voci. Non dimentichiamo che non esistono prove tangibili sull’effettività del raggiungimento della loro meta. Io, in fondo in fondo, credo proprio di si.
Dicevo, comunque, che Ser Raphael ebbe modo, oltre che di viaggiare, anche di sognare le avventure che un giorno lo avrebbero visto protagonista. In precedenza ho accennato ai fratelli di Ser Raphael. Lui era il maggiore d’età, e, in quanto tale, si prendeva sempre molta cura dei fratellini più piccoli, Luc e Teresa. Raccontava loro che un giorno sarebbe diventato un celebre guerriero senza macchia, avrebbe difeso gli oppressi dai malvagi, e, finché lui fosse vissuto, non ci sarebbero più state ingiustizie nel mondo. Un giorno avrebbe cavalcato un destriero audace, e col suo fisico prestante avrebbe incusso timore e riverenza negli animi della gente. Si immaginava al centro di imprese incredibili, lottando contro dragoni, contro crudeli alberi animati, spezzando le spade più invincibili. Sarebbe stato nominato cavaliere dal re in persona. Il tutto sempre in groppa a Omtir ed accompagnato dal suo fidato scudiero Osnolfa.
Così fu, e Raphael